Il nome Mariano mi era balenato in testa fin da quando ero bambina. D'estate, il pomeriggio, mentre tutti facevano la siesta, frugavo nei cassetti del cassettone della camera da letto di Francisco Defaus Marés, mio nonno materno. Il cassetto che più stimolava la mia curiosità era il primo, dove c'erano i documenti notarili, la maggior parte dei quali erano testamenti. Mi arrampicavo su una sedia e tiravo fuori le scartoffie. Mi emozionavo a leggere storie e quei documenti ne contenevano tante. Dei più antichi, quelli del Settecento non capivo quasi nulla perché l'inchiostro era sbiadito e la grafia contorta e indecifrabile, invece quelli dell'Ottocento erano scritti con una grafia più chiara, più facili da leggere. Uno, datato nella prima metà dell'Ottocento citava un certo Mariano Defaus Segarra. Ma quello che più aveva attirato la mia attenzione era stato un testamento del 1887 in cui erano menzionati mio bisnonno Francisco e i suoi fratelli, Mariano, María e Isidro Defaus Moragas. Tutti i beni erano andati a Francisco, l'erede universale, mentre gli altri figli ricevettero ben poco, Teresa Moragas, la moglie, nulla. In altre carte notarili del 1898, anno in cui morì José Defaus Ballesté, compaiono di nuovo i nomi di Mariano e dei fratelli.
All'inizio
degli anni Sessanta, quando avevo circa
sei anni, ogni tanto mi
ammalavo di tonsillite e dovevo stare a letto per diversi giorni,
così inventavo storie straordinarie, le mie preferite erano i viaggi
in
mare, il mio letto diventava
la mia nave. Quando
vogavo la mia barca con una
gruccia non potevo
immaginare che nel secolo scorso un fratello del
mio bisnonno avesse
attraversato l’Oceano.
Nella mia famiglia non c'erano viaggiatori, né avventurieri,
eravamo tutti, e lo siamo
ancora, gente piuttosto
mite
e sedentaria. Per
secoli, per quanto ho potuto scoprire, la maggior parte dei miei
antenati era
nata e morta a
Malgrat, paese costiero
della provincia di Barcellona.
Fino a qualche mese fa, nessuno sospettava che uno di loro si fosse
imbarcato e fosse approdato
oltreoceano. Tuttavia, in casa Defaus non c'era alcun documento che
lo dimostrasse. Nessuno ci aveva
mai parlato del parente
che era
partito per
Cuba.
A diciotto anni ho lasciato il paese per andare a
Barcellona a studiare all'Università
e a ventuno sono partita
per L’Italia. Per
molto tempo mi sono
dimenticata
dei miei antenati, finché un giorno, quando avevo circa
cinquant'anni e vivevo ancora all'estero, scrissi un racconto su un
episodio che mio padre, allora vedovo e ultranovantenne, mi raccontò
sui nonni di mia madre. Poi
mio padre morì e
per alcuni anni non pensai più alla famiglia Defaus. Finché,
alla fine di febbraio
del
2023, non ho
ricevuto un messaggio da María Rosa Comas Defaus, una delle mie
cugine residente a
Malgrat, che mi diceva che
Jordi Defaus, un altro
cugino, aveva ricevuto
un messaggio sui social
di una ragazza cubana
che gli diceva
che avevamo antenati
comuni, subito
ho
scritto
sulla chat di
Jordi. Mio cugino mi rispose
che la ragazza cubana, Lilién Catalá Defaus, era figlia di una
pronipote del fratello del
nostro bisnonno e che stava
cercando le prove che
dimostrassero che
il suo
antenato era nato a
Malgrat, per poter
ottenere i documenti
per l'espatrio di sua madre Lidia e delle sorelle, Elena, Nelida e
Felicita. Le ho subito scritto attraverso i social:
-
Ciao,
sono Josefina Privat Defaus, una cugina di Jordi Defaus, sono nata a
Malgrat, ma vivo in Italia da molti anni. Ho saputo da Jordi che
abbiamo antenati comuni. Sono molto felice che Mariano Defaus
Moragas, il bisnonno di tua madre, fosse il fratello di Francisco
Defaus Moragas, il mio bisnonno (anche di Jordi). Non sapevo che un
membro della nostra famiglia fosse andato a Cuba.
- Ciao,
sono felice di conoscerti.
Deve essere tardi in Italia, c'è il fuso orario.
- Non ti
preoccupare,
non è tardi, sono le dieci di sera, inoltre sono in vacanza perenne,
da quando un
anno fa sono
andata
in pensione.
-
Sei stata molto gentile a scrivermi! Qui sono le cinque del
pomeriggio. Jordi è una persona speciale. E’ stata una emozione
fare la sua conoscenza e ora è lo stesso con te.
- Sì, Jordi è
molto gentile, mi ha raccontato del tuo trisnonno Mariano, ma vorrei
saperne di più.
- Beh, la storia ti piacerà, te la racconto
io: Mariano Defaus Moragas arrivò a Cuba a 17 anni nel 1873 e...
...
quando trionfò la rivoluzione di Fidel Castro, la famiglia di
Mariano perse la casa e le terre, espropriate dalla legge del nuovo
governo.
- Ci sono molti discendenti di Mariano a Cuba?
-
La famiglia Defaus è numerosa, ma il cognome Defaus è unico a Cuba.
Tutti i Defaus del Paese siamo parenti...
- Non ci posso
credere. Noi non ne sapevamo nulla!
- Non vedo l'ora di
raccontare di te a mia madre e alle zie, le pronipoti di Mariano.
-
E io non vedo l'ora di parlare di te con i miei fratelli.
- Ho
saputo da Jordi che la casa dove è nato Mariano esiste ancora.
-
Sì, ma ha subito molti lavori di ristrutturazione, credo che la
facciata risalga ai primi del Novecento.
- Sono contenta che la
casa sia rimasta alla famiglia, perché ha un grande valore
affettivo.
- Abbiamo ancora una Madonna di legno molto antica,
ti manderò una foto.
- Mi piacerebbe vederla. Conservatela
sempre. I ricordi non hanno prezzo.
- Mariano è stato molto
coraggioso ad allontanarsi dalla famiglia a diciassette anni.
-
Immagino quanto gli sia mancato l'abbraccio della
madre, la compagnia dei fratelli e sorelle e il mare
che tanto amava...
- Voi sapete perché lasciò
Malgrat?
- Mariano disse ai figli che era
venuto a Cuba perché non voleva arruolarsi nell'esercito, suppongo
che in un certo senso l'abbia fatto per preservare la sua vita.
-
Forse c'è un altro motivo, mi sembra strano che Mariano, il
primogenito ed erede delle proprietà della famiglia Defaus, sia
scappato a Cuba.
- Non lo so... cercheremo di
scoprirlo insieme. Questa ricerca è iniziata perché volevo che mia
madre ottenesse la nazionalità spagnola, che le spetta
per diritto di sangue, in modo da poter viaggiare e visitare sua
sorella Nélida e la sua famiglia negli Stati Uniti... E alla fine ho
trovato qualcosa di più prezioso.
- Chiederò ai miei fratelli
e cugini, per vedere se sanno qualcos'altro. Ti scriverò se salta
fuori qualcosa.
- Grazie. Sono riuscita ad
avvicinarmi al passato della famiglia e penso
che possiamo rimanere collegate e conoscerci meglio.
Questo mi rende molto felice.
- Rende felice anche me.
-
Sono in contatto con l'archivio di Malgrat, con Maria Teresa Gibert,
una donna che mi ha aiutata a ottenere i certificati
che testimoniano l'origine catalana di Mariano.
- Credo
che mia sorella conosca bene Maria Teresa, è una
cugina di sua nuora. Glielo domanderò, come ti
ho detto prima vivo in Italia da più di quarantacinque anni e
ho perso di vista molte persone del paese. A
luglio andrò a trovare Maria Teresa, non vedo l'ora di incontrarla.
-
Molto bene. Per adesso,
un grande abbraccio.
- Sì, continueremo a parlare, un abbraccio
anche da
parte mia.
La
sera stessa sono andata a guardare i miei social e ho trovato un
messaggio di Lidia, la madre di Lilién, che mi diceva la
stessa cosa della figlia,
che stava cercando i membri della famiglia catalana del bisnonno e
che stava inviando messaggi a tutti coloro che avessero
il cognome Defaus.
Per tutta la vita mi sono lamentata che la
mia famiglia fosse
piuttosto
monotona, per quanto riguarda la genealogia: sia da parte di mio
padre che di mia madre, tutti i miei antenati provenivano dallo
stesso paesino,
Malgrat, per secoli si sono sposati tra loro e non hanno mai lasciato
la zona.
Per questo è stato emozionante per me scoprire che avevamo famiglia
a Cuba.
Quella
sera, prima di andare a letto, ho
detto a mio marito:
- Ho delle
cugine
cubane
e nessuno me ne aveva mai
parlato!
Il
giorno dopo ho chiamato
mia sorella, che, alla
morte dei miei genitori, aveva
ereditato la casa e tutti i documenti della famiglia Defaus.
-
Maria Carmen, che tu sappia, abbiamo
parenti Defaus a
Cuba?
- Non credo, ce lo avrebbe detto nostra madre.
-
Ebbene, una ragazza cubana mi ha scritto dicendo che è
una discendente del
fratello del nostro bisnonno Francisco.
- Non ci credo! Sei
sicura
che quella ragazza non si sia sbagliata?
- La ragazza ha le
prove che Mariano Defaus Moragas è arrivato a L'Avana
nel 1873 e che proveniva da Malgrat.
-
C'è qualcosa di sospetto qui! Se tutto è vero, la storia di Mariano
potrebbe essere un segreto che la nostra famiglia aveva ben nascosto
e non voleva che
nessuno sapesse,
disse mia sorella.
- Dobbiamo scoprirlo!
Quello stesso
giorno, María Carmen si recò nella casa della
nostra infanzia, chiusa
da diversi anni, per cercare
di trovare qualche
indizio per risolvere l'enigma, aiutata dal figlio e la
nuora. In fondo a una scatola di ottone, su un ripiano della
credenza
della
sala da pranzo, trovarono la fotografia di un uomo sulla trentina,
con uno sguardo profondo, occhi chiari, barba e baffi, capelli corti
e ondulati, che indossava una giacca scura, una camicia bianca e una
cravatta. Quel ritratto color seppia era stato scattato da un
fotografo de L'Avana,
in uno studio fotografico chiamato J.
A. Suarez y compañía,
al 64 della Via
O'Reill. Nella
foto non c’era
alcuna data. Entrambe
abbiamo dedotto che si trattava di Mariano Defaus Moragas. Chi altro
poteva essere?
- Perché nessuno si era accorto che la
fotografia proveniva da L'Avana?
Le
dissi.
- Nessuno
ci aveva fatto caso
perché era nascosta in fondo alla scatola dove i nostri nonni
tenevano le fotografie
e nel corso degli anni coloro che conoscevano la storia di Mariano
sono morti, mi rispose
mia sorella.
Mia
sorella ritrovò
anche il testamento del 1887 in cui José Defaus Ballesté lasciava
ai figli i suoi beni. Era lo stesso testamento che avevo sfogliato da
bambina.
Scrissi
nuovamente a Lilién raccontandole le nostre scoperte e lei mi disse
che anche le sue ricerche avevano ottenuto buoni risultati, grazie a
María Teresa Gibert, che
faceva parte
del gruppo Amics
del arxiu de Malgrat. Non
conoscevo María Teresa, ma non mi ci è voluto molto per conoscerla,
attraverso i messaggi che mi ha inviato sui miei social:
-
Ciao, sono María Teresa, tu non mi conosci ma io sono di Malgrat e
conosco tua sorella e tua cognata. Sono una volontaria dell'archivio
comunale e amo gli studi
genealogici. Abbiamo
un legame comune: i cugini cubani. Lilién mi ha scritto chiedendo
informazioni su Mariano Defaus Moragas, il bisnonno di sua madre.
Avrei potuto darle indicazioni su come muoversi, come faccio sempre,
ma è stata così gentile ed educata che le ho detto: ci penso io. Ho
saputo da Lilién che vi scrivete.
- Ciao, piacere di
conoscerti. Sì, mi
sto scrivendo
con
Lilién. Lei
mi ha detto che hai trovato quello che stavi
cercando.
- Ho avuto difficoltà perché quando è nato Mariano
(1856) non c'era l'anagrafe e ho dovuto consultare i libri
parrocchiali, ma purtroppo molti di essi sono stati bruciati durante
la Guerra
Civile.
-
Che sfortuna! E cosa hai fatto?
- Mi ha aiutato Mossén
Salvador de Malgrat, che
mi ha consigliato di
consultare
gli archivi della diocesi di Girona. Se
Mariano era
stato battezzato, doveva
anche essere stato
cresimato e
questo veniva
fatto dal vescovo.
- Che buona idea! E ci sei riuscita?
-
Sì, Mariano nel
1857
ha ricevuto la
cresima dal
vescovo di Girona. L'ho
trovato anche nell’elenco
del censimento
del gennaio 1873, l'ultimo anno in cui ha vissuto con la sua famiglia
a Malgrat, negli anni successivi non compare più.
- Sono felice
che tu ce l'abbia fatta.
- Beh, alle
cugine
è stata chiesta anche un'altra cosa, che è stata la più difficile
da ottenere: un certificato del tribunale
da attestare che
in quegli anni la Spagna non aveva Registro
Civile.
A Malgrat non hanno voluto farmelo,
ho dovuto chiederlo a Madrid.
- Oh mio Dio, quante procedure!
-
Per fortuna adesso
hanno
tutto, possono
richiedere la
nazionalità spagnola.
- Hai fatto un buon lavoro, le
cugine cubane
ti saranno grate
tutta la
vita.
- Non so perché mi sono imbarcata
in questa faccenda, qualcosa dentro di me mi diceva che avevano
bisogno del mio aiuto.
- Sei
stata
molto
brava,
hai fatto bene a
seguire il tuo
istinto e aiutare gli altri.
Ho
incontrato personalmente Maria Teresa nell'estate del 2023, donna
intelligente e gentile,
la quale mi raccontò
che si era
impegnata con grande
determinazione per
ottenere ciò che sembrava impossibile. Una volta avute
le quattro copie del certificato della
cresima,
sono state inviate
a Lidia, una delle pronipoti di Mariano, ma non per posta, bensì
tramite una persona cubana che si trovava a Madrid in quel momento,
poiché le cugine
temevano che i documenti si perdessero nei meandri degli uffici
postali cubani. Le
cugine hanno presentato
la domanda al consolato spagnolo de L'Avana,
ma sono ancora in attesa di una risposta.
Lilién, trentenne di
Pinar
del Río
piena di entusiasmo, ha
creato un
gruppo Whats App per riunire tutti i cugini
Defaus sparsi per il
mondo. All'inizio eravamo in sei, le tre zie di Lilién, Lidia,
sua madre, lei e io, poi si sono aggiunti i cugini catalani, Jordi,
M.Rosa, Teresa e Montse e diversi
cugine
cubane,
Mariela, Idania, Dinorah, Drialis, Nydia, Amy, Wendy, Adilen... e
alcuni cugini: Emilio, Osvaldo, Juan e Gilberto. Adesso,
nel gruppo siamo
venticinque, tutti discendenti dei coniugi Teresa Moragas Gibert e
José Defaus Ballesté, sposati negli anni Settanta del XIX secolo.
La maggior parte dei
pronipoti cubani
attualmente abita
a Cuba, ma alcuni sono
emigrati
negli
Stati Uniti. A volte è un po' complicato parlare con così tante
persone, all'inizio mi
girava la testa quando
scrivevamo tutti allo
stesso momento,
ma ora abbiamo imparato e siamo più disciplinati.
Del nostro gruppo fa
parte anche Maria Teresa Gibert, che dopo varie ricerche genealogiche
ha scoperto
di essere una nostra lontana cugina.
Il giorno in cui ho scritto
a Lilién ho capito che nella mia vita c'era una storia da
raccontare. Ognuno dei cugini cubani mi ha fatto
conoscere storie e
aneddoti che i loro antenati si erano tramandati a voce. María
Teresa, consultando l'archivio per ore e ore, mi ha aiutato a
ricostruire la vita, le abitudini e gli eventi più importanti degli
abitanti di Malgrat, alla fine del XIX secolo.
Nel
gruppo WhatsApp condividiamo, oltre ai racconti dei nostri genitori e
nonni (cubani e catalani), vecchie fotografie di Malgrat, Las Ovas,
Pinar del Río e della farmacia Sarrá de L'Avana,
un video
della zona in cui si trovava la tenuta Esperanza (oggi rimane solo il
grande serbatoio dell'acqua della villa), immagini della stazione di
Las Ovas, dove Mariano prendeva il treno, che purtroppo qualche anno
fa è stata distrutta da un tornado, canzoni del cantante cubano Rigo
Duarte che descrivono il villaggio di Las Ovas, vecchie cartoline,
documenti del comune
e annunci
funebri. Non so perché ho iniziato a scrivere la storia di Mariano,
ma so che qualcosa dentro di me mi ha spinto a farlo. La ragione è
forse racchiusa nelle parole di un personaggio di un libro di Care
Santos, una
scrittrice
catalana
contemporanea:
I
romanzi servono a riportare in vita i morti, a ritrovare
tutto ciò
che abbiamo perso.
Vi
chiederete perché ho scritto la storia in spagnolo e non in
catalano. Ecco alcuni motivi: non tutti coloro a cui ho dedicato la
narrazione sapevano la
lingua catalana,
inoltre Mariano, dall'età di diciassette anni, senza dimenticare la
sua lingua madre, adottò il castigliano come lingua propria e nella
mia immaginazione l'ho sentito pronunciare il melodico
spagnolo di Cuba; ho fatto tutti i miei studi primari e superiori
durante la dittatura franchista, per questo mi è più facile
scrivere in castigliano, la lingua ufficiale di
allora,
il catalano non veniva
insegnato a scuola. In ogni caso, il catalano è la mia lingua madre
e continuerò ad amarla per tutta la mia
vita; sappiate che
quando avrò terminato la traduzione di questo racconto in italiano,
inizierò la versione in catalano.
Per diversi mesi, ogni
mattina mi sono
svegliata presto
pensando a Mariano, ai suoi genitori, ai fratelli, alla moglie, agli
amici, ecc. e dopo aver fatto colazione mi sedevo al
mio tavolo e iniziavo a
scrivere le sue gesta.
Una volta terminato un capitolo, lo inviavo ai
cugini Defaus, più o meno ogni due settimane.
Mariano e i
personaggi che lo circondano (alcuni reali e altri frutto della mia
fantasia) sono tornati, mi hanno accompagnato settimana dopo
settimana, spero che anche voi, quelli che state
leggendo queste pagine,
vi lascerete
coinvolgere
e affascinare
da questa
storia.
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