martedì 10 dicembre 2019

Invito a colazione











Doriana era invidiosa di Ida, come lo era stata delle sue sorelle e della sua amica del cuore. Fin da piccola le era è piaciuto comandare: essendo nata quando i genitori erano ormai anziani, le era stato tutto consentito. Non vi racconto la delusione che provò quando non riuscì a vincere un concorso all'Università: si vedeva già ad occupare un posto di comando. Per essere indipendente economicamente cominciò a fare supplenze nelle Scuole Medie. L’unica cosa che le piaceva era interrogare gli alunni:
- Voi non capite niente, urlava al povero torturato di turno.
A casa quando correggeva i compiti, la sua grande soddisfazione era sottolineare in rosso gli errori.
Grazie all'eredità di una anziana zia comprò un appartamento in città. Appena entrò di ruolo come insegnante, prese un'aspettativa di un anno, per poter lavorare come collaboratrice in una piccola casa editrice. In quel periodo le mancavano un po’ gli studenti con cui poter sfogare il suo odio verso il mondo, così ingiusto con lei. Si lamentava spesso, non solo del lavoro, ma anche degli uomini che frequentava:
- Sono tutti sfigati, diceva.
Una mattina Doriana litigò ferocemente con uno dei suoi capi, la sera era talmente arrabbiata col mondo che perse la testa e buttò fuori di casa l’unico uomo che forse l’aveva amato. L’indomani fu licenziata e l’uomo a cui lei teneva tanto non si fece più vivo, né quel giorno né mai più.
Dopo la breve esperienza lavorativa rientrò a scuola e si rassegnò a insegnare per tutta la vita.
Ida e suo marito conobbero Doriana il giorno del trasloco:
- Buon giorno, sono Ida la nuova vicina del terzo piano.
- Io sono Doriana. Quanti siete voi? Domandò Doriana con un tono un po’ arrogante.
- Siamo in cinque, la nostra casa era diventata troppo piccola, dopo la nascita del terzo figlio.
- Tre figli! Disse Doriana sconvolta, temendo che la sua quiete sarebbe finita.
Doriana cominciò subito a odiare Ida e i tre figli. Il pomeriggio, quando i bambini, rientrando dalla scuola, correvano o lasciavano cadere sul pavimento qualche giocatolo, Doriana era pronta a prendere il palo della scopa e a batterlo contro il soffitto.
- La volete smettere di fare baccano, urlava come impazzita.
Una mattina un rumore insolito svegliò Doriana, la quale indossò l'accappatoio e salì in fretta le scale.
Appena Ida aprì la porta, Doriana l’aggredì dicendo:
- Siete pazzi a fare tutto questo chiasso all'alba, io vi denuncio.
- Quale rumore? I bambini sono fuori col babbo. Forse ti ha dato fastidio il rasoio elettrico che uso per depilarmi le gambe? Ti sei resa conto che sono quasi le dieci del mattino? Rispose Ida, piuttosto innervosita.
- Anche se fossero le dieci, fatte lo stesso troppo rumore, disse Doriana scendendo le scale.
Gli anni passarono in fretta e presto i tre figli di Ida se ne andarono di casa, chi per lavoro, chi per studio. Doriana fece un sospiro di sollievo quando cessarono i rumori fastidiosi al piano di sopra. Ma nemmeno il silenzio le diede pace, era diventata insofferente verso chi le stava intorno; in quel periodo decise di anticipare la pensione per non avere più a che fare con alunni e colleghi, i quali negli ultimi anni le erano diventati estremamente noiosi.
Il primo inverno da pensionata fu terribile per lei. La mattina girava smarrita per le stanze di casa in vestaglia, solo una volta la settimana, verso mezzogiorno, si vestiva e usciva a fare la spesa e a sbrigare commissioni.
Un giorno Doriana incontrò Ida nell'androne del palazzo.
- Come stai, adesso che sei in pensione? Le domandò Ida.
- Male, mi manca la scuola, le uscì di bocca, prima di rendersi conto di quello che stava dicendo.
- Forse potresti fare un po' di volontariato, le propose Ida sorridendo.
- Non ci penso nemmeno, rispose Doriana con una voce stridula e insofferente che denotava una sorta di odio verso tutte le persone che vedeva felici e spensierate.
Ida invece non ci fece caso a quella brutta smorfia di Doriana e disse:
- Vuoi venire domani a colazione da me? Ho invitato altre due vicine del condominio di fronte, sono un po' più vecchie di noi, ma simpatiche e arzille.
- Grazie, ma non credo di farcela. Controllerò i mie impegni e ti farò sapere più tardi, rispose Doriana.
Mentre saliva le scale si domandò:
- Come farà Ida a essere sempre così affabile e disponibile?
Il pomeriggio si arrovellò per decidere se accettare o meno l’invito; da una parte non voleva avere niente a che fare con le vecchiette, ma dall’altra si sentiva così triste, al pensiero di stare di nuovo la mattina da sola, che alla fine inviò un messaggio a Ida confermando la sua presenza.
L'appuntamento era alle dieci, Doriana si vestì con cura e salì al terzo piano.
Le due vedove ottantenni erano già sedute intorno al tavolo, Ida stava preparando il tè e sistemando una piantina che le donne le avevano portato.

Mentre prendevamo il tè parlarono, prima del quartiere dove abitavamo e dei disastri dell'alluvione del '66, poi le due donne cominciarono a raccontare di sé: si rammaricarono di non essere riuscite ad abitare da sole con i loro mariti, essendo i soldi pochi, erano state costrette a vivere in casa con i suoceri.

- Mia suocera aveva un brutto carattere, mi odiava, era gelosa di me, inoltre per risparmiare non voleva riscaldare la casa. Quando è nata mia figlia temevo il peggio e ho dovuto comprare una stufetta di nascosto, disse Fiorenza la più vispa.
- Anche mio suocero ci  rendeva la vita impossibile: la sera arrivava ubriaco e picchiava la moglie, a volte vomitava in cucina e io dovevo pulire, disse Frida con una voce debole, dovuta sia alla timidezza che alla sua salute cagionevole.

Ida ascoltava con interesse i racconti delle vicine, Doriana all’inizio si sentiva a disagio, ma ben presto cominciò a fare domande alle vicine, forse perché si vide in un futuro vicino anziana e sola.
- Quando morì mio marito mi chiusi in casa e non volevo più uscire. Mia figlia si era da poco sposata, ma non potevo mica farla ritornare a casa. Meno male che Frida venne a trovarmi con la sua canina e mi convinse a prendere un cane. E stata la cosa più intelligenti che io abbia fatto. Furia, la mia cagna, mi costrinse a uscire di casa due volte al giorno, disse Fiorenza.

Dopo l’invito a colazione, Doriana si sforzò a uscire di casa più spesso, un giorno andò a trovare Fiorenza nella biblioteca del quartiere dove la donna andava a leggere e a prendere libri in prestito, un altro giorno si recò al centro sociale che frequentava Frida, dove, tra le altre cose, due volte la settimana, c’era la raccolta e ripartizione di cibo alle famiglie bisognose e piano piano smise di provare odio verso tutti quelli che credeva più fortunati di lei.