lunedì 20 maggio 2024

Cap. 21 L'amnistia (in italiano)


 

All'inizio del XX secolo, i progressi furono rapidi in tutti i settori, soprattutto in Europa, negli Stati Uniti e nei territori coloniali delle grandi potenze mondiali. Alla fine degli anni Venti, quando Alexander Fleming scoprì la penicillina, molte malattie batteriche furono curate e la mortalità si ridusse nel giro di pochi decenni. Furono inventati nuovi strumenti e macchine da rendere il lavoro più facile e la vita quotidiana meno faticosa. Tutti questi miglioramenti contribuirono a far dimenticare un po' gli orrori della Grande Guerra. La Spagna rimase neutrale durante la Prima Guerra Mondiale, anche se nel 1917 arrivarono i primi echi della rivoluzione russa, provocando una crisi sociale che causò la chiusura delle fabbriche, la bancarotta finanziaria, l'incertezza politica, le mobilitazioni proletarie, gli scioperi, ecc. Come se non bastasse, nel 1918 si diffuse rapidamente la pandemia dell’influenza spagnola, così chiamata perché i giornali spagnoli furono i primi a parlarne, essendo gli unici non soggetti alla censura di guerra. L'instabilità politica, l'insoddisfazione dell'esercito per i disastri della guerra in Marocco, l'aggravarsi dei conflitti sociali, la crescente crisi economica e l'ascesa dei nazionalismi nel 1923, provocarono il colpo di Stato del generale Miguel Primo de Ribera. Il re Alfonso XIII non si oppose al colpo di Stato e nominò il generale ribelle capo del governo e delle forze militari. La dittatura autoritaria di Primo de Ribera durò fino alla proclamazione della Seconda Repubblica, nel 1931. D’altro canto a Cuba la Prima Repubblica fu caratterizzata da una continua instabilità, da una corruzione sistematica dei suoi governanti, da una pericolosissima dipendenza economica dallo zucchero e dall'intervento diretto e indiretto degli Stati Uniti, Cuba non aveva il controllo di se stessa. Sia il popolo cubano che quello spagnolo soffrirono di enormi privazioni.
Il 15 aprile 1931, il giorno dopo la proclamazione della Seconda Repubblica spagnola, Mariano telefonò al fratello Francisco. Sentendo la notizia alla radio quella mattina, lui e Felipe avevano fatto salti di gioia, ma Mariano pensò che fosse meglio non affrontare l'argomento col fratello, che era diventato monarchico, e detestava sempre di più i repubblicani.
- Ciao Francisco, volevo sapere come stavi.
- Che gioia sentirti, Mariano! È passato molto tempo dall'ultima volta che hai chiamato. Noi stiamo bene, grazie a Dio. E voi?
- Anche noi stiamo bene.
- Hai sentito quello che è successo in Spagna alle ultime elezioni? ... Non puoi immaginare quanto sia sconvolto per la proclamazione della Seconda Repubblica e la fuga del re Alfonso XIII a Parigi. Vorrei tanto che durasse ben poco, come Prima Repubblica, disse senza mezzi termini.
- Spero solo che non ci sia spargimento di sangue, rispose Mariano serioso.

I due fratelli continuarono a parlare a lungo, raccontandosi i dettagli del loro lavoro nei campi, e prima di salutarsi cominciarono a parlare dei loro figli e nipoti.
-
Abbiamo un bel d’affare con i nostri nipotini, ma non te li potrei nominare tutti, sono più di venti, gli disse Mariano, ridendo.
-
Mare de Deu, vint nets! (Vergine Santa, venti nipoti!). Per adesso io ne ho solo otto, due per ogni figlio, ma spero di averne di più, rispose Francisco con voce smorzata, denotando un po' di invidia nei confronti del fratello.
- L'importante non è il numero, ma che siano tutti in buona salute...
A noi sono morte due bambine, ricordi che te ne ho parlato in una lettera?
- Sì, e mi dispiace molto - rispose Francisco, che rimase in silenzio per qualche secondo e poi si
riprese improvvisamente parlando dei suoi nipoti - Teresa e Margarita, le bambine di Cisco, sono bellissime. Joan, il figlio di Maria, è molto intelligente, ma Maria, la sua gemella, non gode di buona salute... e se tu vedessi come sono buffi José e Teresita, i figli di Pepet, il mio ragazzo più piccolo... Mi dispiace non vedere spesso Francisco e Teresita, i figli di Teresa, la mia maggiore, che abita vicino a La Bisbal.
- Tutti i tuoi nipoti hanno gli stessi nomi: José, Teresa, María, Francisco e Joan. Che confusione sto facendo! disse Mariano, con voce gioviale.

- Non ti ricordi che in Catalogna è tradizione dare ai bambini il nome dei loro padrini, di solito sono i nonni o gli zii?
- Certo che me lo ricordo, anch'io ho chiamato il mio primogenito Juan, il nome di nostro fratello, che riposi in pace. Il secondo figlio l'ho chiamato José e la bambina che è nata dopo, Teresa, per onorare i nostri genitori... Quando sono nate le altre due bambine, Nieves ha voluto chiamarne una Ramona, come sua madre, e l'altra Clotilde, come sua nonna. Ma i cubani non seguono questa tradizione, ecco perché ora mi sembra strano... A proposito, come sta la nostra sorella Marieta? Non la sento da molto tempo.
- Marieta, dopo aver ereditato dal defunto marito casa e denaro, sta veramente bene. Nonostante la disgrazia, è da ritenersi fortunata.. è ben accompagnata dalle due vedove che abitano con lei, sono un po' bizzarre, ma hanno un buon carattere, gli disse Francisco con voce allegra.
- E cosa mi dici dei figli di Marieta? Saranno già cresciuti.
- Entrambi, José ed Engracia sono sposati. Il ragazzo ha studiato alla Scuola Nautica di Barcellona, seguendo le orme del padre, ed è diventato capitano di una nave a lunga percorrenza. Engracia, invece, è rimasta in paese.
Prima di riattaccare, Francisco gli disse con esitazione che Carmen, la moglie di Cisco, si era ripresa dal disturbo che aveva avuto dopo la morte di Teresita, la loro prima figlia.
- Scusami, ma non ho capito bene, quale disturbo?

- Quando la bambina morì in seguito a una forte influenza, Carmen è caduta in depressione e non voleva alzarsi dal letto. È stato orribile per tutti noi perdere la nostra bambina di due anni, così bella e affettuosa. Tuttavia, quando mia nuora si è un po’ ristabilita, la facevamo alzare qualche ora al giorno, ma non le permettevamo di uscire di casa, sembrava che avesse perso la testa e non volevamo che in paese si venisse a sapere.
- Io non ne sapevo nulla. Non mi avete scritto.
- Mi dispiace, eravamo così sconvolti che non l'abbiamo detto a nessuno.
- Penso che per Carmen sarebbe stato meglio uscire un po', per distrarsi.
- Piangeva e ripeteva sempre: La meva petita, la meva petitona e continuava a dirci che qualcuno le aveva rubato la figlia. Per fortuna adesso è tutto finito e lei sta molto meglio... È rimasta delicata di salute per alcuni anni ed è stato difficile per lei rimanere di nuovo incinta, ma ci è riuscita.... Tutti noi abbiamo sofferto molto in quel periodo.
- Perché non me ne hai parlato? Le avrei consigliato di andare da uno specialista a Barcellona.
- Non te l'abbiamo detto perché non volevamo farti preoccupare...il medico del paese l'ha curata bene.
- Sono felice che adesso stia meglio.
- Sì, ora tutti noi speriamo che Carmen rimanga di nuovo incinta e che dopo due femmine ci dia un maschio.

Quando Mariano riattaccò il ricevitore, pensò che a Malgrat la gente viveva nel timore che gli altri scoprissero le proprie disgrazie e quindi le nascondeva, mentre invece i cubani non si vergognavano della propria sfortuna, anzi si raccontavano i propri dispiaceri, condividerli era un modo per curarli.
Nel 1933, in seguito a un colpo di Stato d
a pare di ufficiali dell'esercito cubano, Batista prese il potere e piano piano si fece strada nel vuoto politico tra le fazioni corrotte di un governo morente. Dal 1934 in poi, Batista ricoprì la carica di capo di stato maggiore. Mariano e Felipe erano preoccupati per il colpo di Stato, ma speravano che le cose non peggiorassero.
Un pomeriggio Felipe disse a Mariano che era
arrivato il momento giusto per sistemare le imputazioni spagnole. Mariano scrisse una lettera al fratello, chiedendogli di informarsi sulle sue accuse giudiziarie, poiché aveva sentito dire che durante i primi anni della Seconda Repubblica spagnola c'erano state diverse amnistie, sia per imputazioni politiche che civili. Dopo tre mesi lo chiamò per sapere se aveva avuto notizie:
- Mariano, ho una buona notizia per te, stavo per scriverti per dirti che non hai più
sanzioni sospese, adesso potrai fare ritorno in Catalogna. La mia casa è la tua casa, gli disse Francisco.
- Ti ringrazio, mi piacerebbe
ritornare, ma sono troppo vecchio per un viaggio così lungo, spero solo che almeno uno dei miei figli o nipoti possa venire un giorno a trovarvi

Felipe disse a Mariano che si rendeva disponibile ad accompagnarlo in Spagna, Mariano rispose che ormai non aveva né la forza né il coraggio di ritornare in patria, ma lo ringraziò di cuore. Due anni dopo Francisco telefonò a Mariano, era il 18 luglio 1936. Sentendo la voce dell'operatrice, Mariano si meravigliò di ricevere una chiamata dalla Spagna, dato che di solito era lui a chiamare il fratello. Gli dispiaceva ammetterlo, ma dalla morte della madre i contatti con la famiglia catalana si erano ridotti.
- La guerra civile è appena scoppiata, gli disse Francisco con voce preoccupata.
- L'ultima cosa di cui la Spagna aveva bisogno era di una guerra! Gli disse Mariano, rattristato.
A Mariano dispiaceva che la Seconda Repubblica fosse durata così pochi anni e per diversi giorni si sentì la testa scoppiare pensando a quell'assurdo conflitto. Lui aveva vissuto più di una guerra e aveva visto tante calamità, ma non riusciva ad accettarlo, provava un dolore profondo, soffriva per il Paese e per la sua famiglia catalana. Dopo quella notizia, nessun membro della famiglia Defaus-Herrera osò parlare di un futuro viaggio in Spagna. In quelle giornate angosciose, Mariano trascorse molte ore a conversare con Felipe, per cercare di capire il motivo di quella guerra tra fratelli:

- Credo che l'instabilità politica ed economica della Spagna durante i vari governi della Seconda Repubblica derivi dalle numerose riforme liberali che volevano cambiare radicalmente la società - Felipe smise di parlare per qualche secondo e riprese la sua riflessione - per me i cambiamenti proposti dai repubblicani furono troppo frettolosi.
- Sì, le riforme repubblicane furono traumatiche e, come tu ben dici, furono in gran parte responsabili dello scoppio della guerra. Penso alla riforma agraria e anche a quella militare, rispose Mariano.
- Sì, i grandi proprietari terrieri si opposero fortemente all'esproprio delle loro terre e furono sostenuti dalla borghesia conservatrice, esclamò Felipe.
- Questo accadeva soprattutto nel sud della Spagna, dove c'erano molti latifondi. Ma da quello che mi ha raccontato mio fratello Francisco, credo che ciò che abbia fatto nascere la maggior parte delle proteste fu la questione religiosa: sia i ricchi che i poveri, e naturalmente il clero, si erano opposti appena venne tolto alla Chiesa il potere.
- I repubblicani non avevano tenuto conto del fatto che la mentalità della maggior parte degli spagnoli non era pronta per queste riforme estremamente liberali; vedi, i matrimoni civili, il divorzio e la messa al bando dell'educazione religiosa erano misure che si scontravano con i principi della morale cattolica, gli disse Felipe.
- Anche le richieste di autonomia da parte della Catalogna, dei Paesi Baschi e della Galizia hanno pesato; quando la Repubblica concesse a queste regioni i diritti di autogoverno, suscitò larghe critiche da parte della destra e dei militari, che avevano visto in questi diritti un invito all'indipendenza di alcune aree del Paese e un rischio di smembramento della Spagna, disse Mariano.
- Hai parlato della riforma militare, vero? Se non sbaglio, consisteva nella riorganizzazione della vecchia e complicata struttura gerarchica, con l'eliminazione, attraverso il pensionamento anticipato, di un gran numero di ufficiali, cosa che non piaceva ai militari e che creò una forte e pericolosa opposizione contro il governo, disse Felipe.
- Non parlarmi di militari! Tieni presente che l'esercito spagnolo ha sempre avuto molto potere e tanti privilegi, esclamò Mariano.
- Beh, smettiamo di parlare dei difetti della Repubblica e pensiamo al fatto che, nonostante tutti gli ostacoli che ha dovuto affrontare e la sua breve vita, ha dato alla Spagna una Costituzione avanzata, ha permesso il voto alle donne, ha costruito molte scuole, ha avviato un timido riconoscimento della pluralità nazionale e ha cercato di ridurre le disuguaglianze sociali e l'intervento militare, disse Felipe sorridendo.

A metà degli anni Trenta del Novecento, i proprietari delle fattorie, Esperanza e Bonanza, avevano raggiunto l’ottantina e ognuno era invecchiato a modo suo. Mariano era diventato più casalingo e passivo, da alcuni anni aveva delegato i figli e i suoi capomastri a occuparsi della semina e vendita del raccolto. Nieves diversamente non riusciva a stare mai ferma, non le mancava l'energia per fare il pane e cuocere i cocci di terracotta. Felipe imparò a guidare e comprò un'automobile, ma non abbandonò il suo carro trainato da cavalli, continuava a prenderlo spesso. Ogni giorno andava a scuola a leggere una storia ai bambini e a incoraggiare gli insegnanti a continuare il loro nobile lavoro. Olivia, al contrario del marito, non andava più alla scuola da un po’ di tempo, aveva perso l'entusiasmo per i bambini e usciva raramente di casa. Felipe andava a prendere Mariano a metà mattina per portarlo al Café de Las Ovas o al Casal de Catalans di Pinar del Río, lì si incontrava con altri catalani che si erano stabiliti da tempo nella zona. Tuttavia, ogni due o tre mesi lo accompagnava in auto a Consolación del Sur, dove abitava un certo José Prats Garriga, un compaesano suo, un po’ più giovane di lui. I fratelli Mariano e José Prats Roura, nel 1830 lasciarono Malgrat per andare a Cuba, portando con sé alcune monete d'argento, ma nessuno aveva mai saputo come avevano fatto a diventare ricchi, investendo il loro piccolo capitale in piantagioni di tabacco.

Nel 1860, carichi di denaro, decisero di tornare nel loro paese natale dove fecero costruire due splendidi palazzi. Il maggiore dei fratelli Prats decise di rimanere in patria e portò con sé la famiglia e due domestiche nere. I coniugi Prats avevano avuto solo bambine, quattro nate a Cuba e due in Catalogna, forse per questo l'uomo, vedendo che non arrivava nessun maschio, vendette la sua parte della tenuta di Consolación del Sur al fratello José e rimase definitivamente a Malgrat. Sua moglie, Maria de la Cruz Santana, era una donna creola, dalla pelle color nocciola, con folti capelli ricci che si arrotolava intorno alla testa e raccoglieva in una crocchia, aveva un bel viso con dei vispi occhi neri e dalle sue orecchie pendevano dei lunghi orecchini d'argento che le davano un'aria signorile.
Le donne del paese per la strada la guardavano di traverso e, quando girava l'angolo, mormoravano:
- Sembra una marchesa con quegli sfarzosi orecchini e non se li leva mai, diceva una di loro.
- Non essere invidiosa, vorresti essere bella come lei, rispose l'altra.
La creola e le due domestiche ebbero difficoltà ad adattarsi al clima e alle abitudini spagnole. Nei primi tempi si vedevano in giro per il paese, avvolte in berretti e sciarpe, con un'aria smarrita, come se si sentissero fuori luogo.

Le signore benestanti del paese iniziarono a invitare i coniugi Prats alle loro riunioni sociali e Maria de la Cruz fu piano piano accolta e rispettata dalla comunità. Per Hilda e Lupe, le due domestiche, fu più difficile essere accettate dalla popolazione, non erano ben viste quando attraversavano frettolosamente le strade per andare a fare la spesa nei negozi o al mercato. Lupita era la più sensibile e piangeva facilmente quando si sentiva avvilita a causa del colore della sua pelle. Un giorno Lupe si asciugò le lacrime e disse a Hilda:
- Hildita, siamo le uniche donne nere della zona. Nel corso della mia vita ho subito molte umiliazioni, ma questa di adesso è la peggiore, mi sento sporca in mezzo ai bianchi. Nelle piantagioni, gli schiavi e domestici eravamo tutti neri o mulatti. Quanto mi mancano i miei negritos!
- Non pensarci, qui mangiamo tutti i giorni, dormiamo su una branda comoda e viviamo in una bella casa a pochi passi dal mare. Inoltre, la nostra padrona di casa ci tratta bene.
- A volte ci sgrida.
- Solo quando è nervosa. Lupita, devi guardare il bene e non il male, rispondeva Hilda con una voce melliflua che infondeva calma.
La domenica le due giovani cameriere andavano alla messa delle undici con la loro padrona, che si vestiva come aveva visto fare alle signore ricche del paese.
- Perché queste donne indossano vestiti così eleganti, mentre il prete ripete nelle sue prediche che dobbiamo vivere con semplicità e umiltà? domandava Lupe a Hilda.

Il sacerdote cominciò ad affezionarsi a le cubanitas e invitava loro a pregare con lui. Hilda e Lupe impararono ben presto le preghiere e i parrocchiani persero la loro diffidenza nei confronti delle ragazze, accorgendosi della loro devozione. Le due domestiche non trovarono marito, non si fece avanti nessun pretendente del luogo, ma loro non ci avevano mai sperato e con il passare degli anni si abituarono al nuovo paese e continuarono a prendersi cura della loro padrona e della sua famiglia fino alla morte.
José Prats Roura, il fratello minore, rimase vedovo molto presto; sua moglie, Susana Garriga Verdaguer, era una donna malaticcia che aveva sopportato male il lungo viaggio e pochi mesi dopo l'arrivo in Spagna morì. Il vedovo Prats e i suoi due figli, José e Juan, andavano e venivano da Cuba di tanto in tanto per occuparsi dei loro affari, che dal 1898, con l'arrivo degli statunitensi, cominciarono a peggiorare. I due Prats non furono fortunati come il padre, perché a causa dei disastri della guerra, della concorrenza dei finanziatori americani e di varie calamità naturali, i profitti divennero sempre più scarsi. Negli anni Venti, Juan Prats si stancò di viaggiare e vendette la sua quota delle piantagioni di tabacco al fratello José, che continuò a gestire l'attività.

A Mariano piaceva andare alla tenuta di José Prats Garriga per parlare con lui e avere notizie di Malgrat, soprattutto quando l’amico era appena arrivato da Barcellona. Alla fine di gennaio del 1934, aspettava con impazienza che arrivasse l’amico poiché voleva che gli raccontasse il grande evento del 19 novembre 1933, la domenica elettorale più attesa della storia, in cui per la prima volta il voto delle donne si unì a quello degli uomini nelle seconde elezioni indette dalla Repubblica.
Tuttavia, con il passare degli anni, si rese conto di essere diventato troppo vecchio per andare a cavallo e aspettava con impazienza, che Felipe lo portasse in auto a Consolación del Sur.













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