sabato 11 aprile 2020

Tempo di attesa (3) 28 di Marzo


 

Dicono che si inizi un diario quando si ha tempo, ma a me è successo il contrario. Ora vi dirò il perché.
Siamo chiusi in casa da quasi tre settimane e a me non resta un minuto libero per me stessa. Da ventiquattro giorni non ci sono lezioni nelle scuole, ma noi insegnanti continuiamo a lavorare senza sosta. Ho dovuto imparare molte cose della didattica a distanza e continuo a impararne  altre ogni giorno, ma per la mia povera testa tutto è andato troppo veloce.

A volte, seduta di fronte al computer, mi sento sciocca per non sapere come usare un programma o un'applicazione, altre volte stupida per passare tante ore nella mia scrivania. Quindi cresce in me l’ansia che si aggiunge a quella dovuta alla diffusione dell’epidemia.

Mio marito non è ancora uscito di casa.
Ieri all'una, dopo aver trascorso tutta la mattinata a preparare  materiale didattico, sono andata al supermercato per la spesa della settimana.
La fila era molto lunga, ma non mi sono scoraggiata e mi sono detta:
- Approfitterò di questo tempo di attesa per parlare con i miei fratelli e alcuni amici.
Ho registrato e poi  inviato un messaggio vocale a ciascuno di loro.
Alcuni hanno risposto subito, altri nel pomeriggio.

La prima a rispondere è stata la mia amica Luisa, la quale mi ha detto che era felice di sentire la mia voce e che lei e suo marito trascorrevano la maggior parte del tempo in giardino. Tuttavia, quando mi ha parlato di sua figlia, che è confinata a Barcellona, ho notato che era un po 'angosciata.
- La mia piccola sta bene, ma dopo che hanno chiuso le attività turistiche ha perso il lavoro e ora non sa cosa fare: se tornare a Firenze da noi o restare e resistere. Non so cosa consigliarle, ma mi piacerebbe che rientrassi in Italia con la nave che il governo italiano a messo a disposizione per i suoi cittadini intrappolati a Barcellona. Ma non vogliamo forzarla, ha ventitré anni, è meglio che decida lei da sola.

Anche mio fratello mi ha risposto e mi ha detto che lui e sua moglie erano molto preoccupati per la situazione economica, a lei la sua azienda l’ha messa in cassa integrazione e lui, che è un lavoratore autonomo,  forse dovrà chiudere  definitivamente la ditta.
- Non voglio pensare al disastro che ci aspetta, meglio vivere il presente, mi  disse un po 'pensieroso e dopo un lungo silenzio, mi annunciò la morte di Carlos, un suo amico.
- Carlos ha avuto un'embolia cerebrale prima di Natale. Ti ricordi? Piano piano era riuscito a muovere la parte paralizzata, ma a febbraio è peggiorato improvvisamente e l’hanno dovuto ricoverare in una clinica. Nessuno si aspettava che fosse contagiato dal virus.

Anche mia cugina Carla, che lavora in un ospedale psichiatrico, mi ha lasciato un messaggio:
- Sono esausta, da quando c’è l’ epidemia lavoro troppo. Quasi tutte le visite vengono fatte al telefono. Ad alcuni pazienti piace essere rinchiusi a casa, ma la maggior parte soffre di non poter uscire e quindi peggiorano le loro condizioni e aumentano i loro attacchi di panico. Quando la sera  torno a casa cerco di mandare via tutta la sofferenza che ho assorbito, ma ho bisogno di almeno un giorno intero di pausa per rilassarmi.

La donna che  nella fila era  davanti a me trascinava lentamente il suo carrello e mi guardava con disinteresse, come se non le arrivassero le mie parole. Nonostante fosse a qualche metro di distanza da me, credo che non perdesse una parola di ciò che dicevo.
Era una donna un po' insipida, né carina né brutta, né grassa né magra, né giovane né anziana. Indossava una tuta blu scuro con strisce bianche sui pantaloni. Gli elastici della maschera gli appiattirono i capelli di dietro. I suoi occhi sporgenti continuavano a guardare le persone intorno a lei. Ogni volta che qualcuno passava sul marciapiede, dove eravamo in fila, lei li guardava male, come a voler dire:
- No ti avvicinare, appestato!
Poi, prima di lasciare il supermercato, l'ho rivista che si allontanava guardinga.

Sono tornata a casa così tardi che non valeva più la pena cucinare. Abbiamo mangiato frutta e yogurt.
Vi chiederete perché mio marito non avesse preparato il pranzo?
Lui  a causa di una noiosa lombalgia doveva stare sdraiato  sul divano o a letto.
Ho messo a scongelare una porzione di lasagne per cena e subito mi sono reso conto che dovevo ancora rifare il letto e pulire il bagno, quindi mi sono dovuta sbrigare perché alle quattro avevo una videoconferenze con i miei colleghi.
Sembrava una pazza volendo fare tutte quelle faccende, tuttavia alle quattro in punto mi sono seduta davanti allo schermo.
Ho finito quasi alle sette. Ho subito spento il computer, non volevo più vederlo, ero stufa di lui e delle video conferenze.
Per calmarmi, ho fatto ginnastica e verso la fine,  ho ricevuto un messaggio vocale di mia sorella e ho ascoltato la sua voce con molto piacere.
- Stiamo tutti bene, ci divertiamo giocando con i nipoti. Con tutti i miei acciacchi, sono già abituata a uscire poco di casa. Juan, d'altra parte, fa fatica a essere rinchiuso, con qualsiasi scusa esce per andare a comprare il latte, poi il pane o il giornale e ogni sera va a fare una passeggiata intorno a casa.

Abbiamo cenato senza guardare la TV, perché sapevamo che le notizie sarebbero state brutte. Poi mi sono seduta sulla poltrona. Mio marito si è messo sulla schiena un cerotto ani-infiammatorio e si è sdraiato sul divano. Come ogni sera abbiamo guardato un film.
Siamo andati a letto  verso le dodici. A lui faceva ancora male la schiena e, come se non bastasse, gli doleva anche una gamba.
- Penso che le cose si stiano complicando, forse mi si sta infiammando il nervo sciatico, mi ha detto un po’ preoccupato.
Ho provato a tirarlo su di morale massaggiandoli la schiena.
- Grazie, se domani sto un po’ meglio, ti preparerò una bella cena e nel pomeriggio, se vuoi, posso aiutarti con la piattaforma digitale che ti fa tanto soffrire, disse sorridendo. Poi sbadigliando aggiunse:
- Tutto passerà, vedrai!
L’ho ringraziato con tutto il cuore, perché in quel lungo periodo di attesa anch'io avevo bisogno di coccole.
Prima di addormentarmi ho pensando alle parole di mio marito
- Tutto passerà.
E ho chiuso gli occhi lentamente.







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