Un pomeriggio di fine novembre, più fresco e meno afoso di quanto
non fosse di solito in quel periodo, Miguel e il capitano salparono
per le Isole Canarie. Mariano si recò al molo per congedarsi. Provò un magone mentre osservava le manovre del veliero e
l'issarsi delle vele. Si sarebbe imbarcato volentieri con loro per
tornare in patria. Da quando aveva messo piede a L’Avana, ogni
mattina un dolore al petto lo faceva balzare dal letto. Lo aveva
raccontato a Miguel, il quale gli aveva risposto che la stessa cosa
era successa a lui quando aveva lasciato La Palma, la sua isola.
-
Ciò è dovuto alla paura che abbiamo di sentirci abbandonati e alla
nostalgia che abbiamo della famiglia. Non c’è da preoccuparsi, ci
siamo passati tutti.
- Mentre navigavamo non mi sono accorto di
nulla, ma ora mi sveglio di soprassalto e sto male per un bel po’,
gli disse Mariano.
- Certo, sulla nave ti sei sentito accolto e
protetto da tutti noi, rispose Miguel sorridendo.
Prima che la
nave levasse l'ancora, Mariano consegnò a Miguel una lettera che
aveva scritto alla madre la sera prima.
Cara
madre,
spero che quando riceverà questa lettera sia in perfetta
salute e in compagnia di tutta la famiglia. Io sto bene, grazie a
Dio. Il signor Sarrá mi sta aiutando molto, per il momento mi sono
sistemato nel retrobottega della Farmacia. Molti giorni mi invita a
pranzo a casa sua. Al momento lavoro con lui, ma mi piacerebbe
trovare un impiego nel settore commerciale.
Ogni mattina mi
alzo quando fa giorno, alle sei e mezza e vado fuori a prendere un
caffè e latte in una locanda vicino a casa. A Cuba si mangia due
volte al giorno: alle dieci e mezza del mattino e alle quattro del
pomeriggio. Dopo pranzo ci riposiamo per un po', essendo il momento
più caldo e faticoso della giornata. Alle sei torniamo a lavorare
fino alle otto. Verso le otto e mezza fa buio di colpo.
A volte
la sera esco a fare una passeggiata con Pablo, Pepe y Pedro, i tre
fratelli che hanno viaggiato con me. Si ricorda? Le avevo parlato di
loro in un'altra lettera. Sono quelli che hanno aperto un negozio di
alimentari nel centro della città, speriamo che vada bene. Pedro mi
ha detto che presto inizieranno a vendere sementi e che se andrà
bene la vendita, mi chiameranno perché me ne occupi io. Lo
spero!
Come vi ho detto, sono diventato anche un buon amico di
Miguel, uno degli ufficiali della nave, e anche del capitano. Mi
dispiace che salpino domani, mi ero abituato ad andare a cena con
loro.
Vi
chiederete cosa si mangia a Cuba? Il mio piatto preferito è riso con
fagioli, chiamato anche moros y cristianos. I fagioli sono piccoli e
neri, molto gustosi, ma non così delicati come i fesols ganxet di
Malgrat. Di solito a pranzo mangio carne di maiale, preparata in modi
diversi, a volte anche aragoste e gamberi. La cuoca del signor Sarrá
cucina piatti buonissimi, come la yucca con il mojo (una radice dal
sapore delizioso che viene preparata con una salsa all'aglio e a
limone), l’avocado ripieno e le banane fritte.
Spero che tra
qualche mese la situazione politica in Spagna sia migliorata e io
possa tornare a casa, mi sono già fatta l’idea che resterò qui
per un anno o due al massimo. Mi mancate molto, come stanno i miei
fratelli e le mie sorelle? Penso spesso a voi, a tutto quello che mi
avete insegnato, e vi ringrazio dal profondo del mio cuore. Come va
tutto a Malgrat? Salutatemi il maestro, il prete e il sindaco.
Ancora
non posso esprimermi sulla L’Avana, perché finora ho visto ben
poco della città, solo il quartiere vecchio e la zona del porto. Il
signor Sarrá vuole che Felipe, il suo cocchiere di fiducia, mi porti
a visitare tutta la città e i dintorni. Un altro giorno vorrei
prendere il treno per Güines, una città a sud dell'Avana. Vi
racconterò.
Adesso andrò a dormire perché domani devo
alzarmi presto. Vi saluto con affetto.
Vostro figlio che vi
vuole bene.
Mariano Defaus Moragas
Mentre
la nave si allontanava e scompariva dalla vista, Mariano si riebbe
e si diresse verso la
Plaza de Armas, dove
al
primo piano del
Palacio de Correos e Intendencia si
trovava l’ufficio
postale. Comprò
dei
francobolli e delle
buste e
mentre usciva sentì qualcuno che lo chiamava da una carrozza
trainata da due cavalli.
Era la voce di Felipe:
- Salga,
lo porto
a fare un giretto
per la
città.
- Grazie, ma
oggi non devi lavorare?
Domandò Mariano.
-
No,
ho già finito,
adesso
vorrei farle
fare un giro.
-
Questo pomeriggio
non sono di turno
in farmacia, di solito
sono impegnato
da martedì a sabato.
-
Essendo oggi lunedì,
devo reputarmi
fortunato!
Mariano
si sedette accanto al cocchiere per poter
vedere meglio tutto
quello che lui
gli stava mostrando.
-
Conoscete
la storia dell'Avana? E
la storia di questa piazza?
- Non ne ho idea!
- Beh, prima
di iniziare il giro
lei dovrebbe sapere
che questa città fu
fondata nel 1514 dal conquistador spagnolo Pánfilo de Narváez, ma
che fu
spostata due volte a causa di una piaga di zanzare. Nel 1519
venne spostata
nella posizione attuale e, secondo la leggenda, la prima messa fu
celebrata sotto un albero di ceiba
nell'attuale Plaza de
Armas, che dopo la
costruzione della Parroquia
Mayor fu
chiamata Plaza de la
Iglesia.
- Che
cos'è una ceiba?
- È un albero molto alto, con un tronco
robusto
e fiori rossastri, ve lo mostrerò quando ne vedremo
uno.
- D’accordo.
Ma posso
immaginare come
mai è stata chiamata
Plaza de Armas:
è lì che veniva
organizzata la difesa
della città, no?
-
Non vada troppo
veloce,
Mariano, una cosa alla
volta.
-
Nel 1558 fu iniziata
la costruzione del Castillo
de la Real Fuerza,
che comprendeva uno spazio aperto intorno all’edificio,
una vera e propria piazza d'armi, che sarebbe stata utilizzata per
raccogliere i residenti, la
merce e
tutte le
cose di valore in
caso di pericolo, come lei
aveva ben
immaginato...Nel
secolo scorso la Parrocchia,
che nel frattempo aveva
perso importanza, dopo
la costruzione della vicina
Cattedrale barocca di San
Cristóbal, fu
demolita e al suo posto fu costruito il Palacio
de Correos e Intendencia,
noto anche come palazzo del Segundo
Cabo, e infine fu
edificato il Palacio de
los Capitanes... ma forse
vi sto annoiando con tutte
le mie chiacchiere.
-
Per niente,
sono molto interessato! Di chi è la statua al centro della piazza? E
ti
prego smetti di
darmi del lei.
-
Mi è
difficile darle
del tu, ma ci proverò. Quella
è la statua del re
Fernando
VII di Borbone. Sai chi è, no?
-
Certo che lo so, era il re di
Spagna, regnò all'inizio
del secolo ed era
il padre di Isabel II.
- Raccontami,
raccontami, io
ne so ben
poco della
storia spagnola.
-
Fernando VII
nel 1830 abolì la Legge Salica, quella
che non permetteva alle
donne di salire sul
trono, a favore della neonata figlia Isabel. Quando tre anni dopo,
Fernando
morì, Carlos,
fratello del defunto, volle prendere la corona, non accettando Isabel
come regina, e così ebbero
inizio le guerre
carlistas.
Nel 1868 la regina fu
spodestata, dopo
la rivolta dei partiti progressisti, che però non riuscirono a porre
fine alla monarchia.
-
Le
monarchie resistono sempre, gli disse Felipe.
- Sì, la Spagna è
sempre stata monarchica, forse
per questo la nuova
costituzione del 1869 ha
voluto mantenere
la monarchia. Nel 1870 fu eletto re, Amedeo di Savoia, figlio del re
d'Italia Vittorio Emanuele e imparentato con la famiglia reale dei
Borbone, ma i partiti politici e la nobiltà non lo accettarono mai,
così come fu
deriso dalle classi
popolari perché
straniero. I sostenitori
di Carlos approfittarono
dell'instabilità politica per guadagnare terreno. E nel 1872, come
conseguenza di tutto ciò, scoppiò una vera e propria guerra civile,
soprattutto nel nord della Spagna. In molte città ci furono rivolte
operaie e insurrezioni repubblicane. Di fronte a tante difficoltà,
Amadeo I abdicò nel febbraio 1873 e nacque così
la prima Repubblica
spagnola.
Ma il
governo repubblicano non riuscì a contenere i disordini interni né
a stringere patti
con i sostenitori di
Carlos..…Mi
viene male
se penso
a queste
maledette guerre che
causano tanti morti e che mi hanno allontanato dalla Spagna.
-
Grazie per avermi
esposto
questa parte della storia
di Spagna in modo così
semplice e chiaro. A Cuba
arrivano solo notizie
sulla grandezza della Corona spagnola e non sulle dispute interne.
-
Nemmeno io ne sapevo
molto della storia spagnola, la mia famiglia è conservatrice, si
affida alla politica monarchica promulgata dalla Chiesa e ci
arriva ben poco di quello
che succede realmente nel
paese...
Per
questo quando abitavo
lì non capivo perché ci fossero così tante guerre.
Tuttavia, sulla nave ho fatto amicizia con un uomo, che
tutti chiamavano
il professore,
il quale
mi fece leggere
un libro che di recente
aveva scritto sulla storia contemporanea della Spagna. Sono
stato con lui a
chiacchierare giornate
intere, mi disse
di essere un convinto repubblicano e
mi confessò
che ultimamente aveva
perso la fiducia nel
governo per tutto ciò
che stava accadendo e che
adesso
stava fuggendo, prima del
disastro. Secondo
lui la prima Repubblica
aveva i
giorni contati.
- Mi sarebbe piaciuto conoscere
il professore.
Anch'io, come lui, avrei
voluto abolire tutte le
dinastie reali.
A mio modesto parere, la monarchia è un male della società. Spero
che il mondo cambi e si lasci alle spalle tutti gli errori che ha
commesso, il peggiore per me è stato
l'eredità al trono dei monarchi, perché è lì che nascono le
guerre per il potere.
Felipe
rimase in silenzio per
qualche secondo e poi continuò:
- Dai,
non voglio rattristarti,
adesso
prima che faccia buio ci
sposteremo sull’altra
parte della baia, all'imboccatura del Golfo del Messico, in modo da
poter vedere
la posizione strategica della città.
- Ho visto su una mappa
che il Mare dell'Avana viene
chiamato anche Stretto
di
Florida.
-
Sì, lo Stretto di
Florida è la continuazione del Golfo del Messico. Come ti
dicevo, la baia de
L’'Avana
è sempre stata un magnifico porto naturale, ma anche molto
vulnerabile: sapevi che
la città è stata saccheggiata più volte da pirati e corsari?
-
Era da
immaginarselo:
i pirati sono arrivati
anche
sulla costa del mio
paese!
-
Per
proteggere l'ingresso al porto, all'inizio
del XVII secolo fu eretto il Castillo
de los Tres Santos
Reyes Magos del Morro.
Ma in
seguito la città fu attaccata anche dagli inglesi quando la Spagna
entrò in guerra con loro. Nel 1762 gli inglesi conquistarono
l'Avana e la tennero
sotto custodia per
undici
mesi, ma quando
gli spagnoli riconquistarono l'enclave, in cambio della Florida,
iniziarono a costruire la Fortezza
di San Carlos de la Cabaña e
a circondare
la
città da grandi
muraglie. L'Avana divenne
così la
città più fortificata del Nuovo Mondo.
- Bravo
Felipe, tu
si che sei informato su tutto.
Le tue spiegazioni mi riportano a quell'epoca e
mi emozionano.
- Tu
dove sei nato?
-
Sono nato a Malgrat, un paesino
sulla costa
orientale spagnola a
circa cinquanta chilometri a nord di Barcellona. Era un villaggio
che traeva
sostento dall’agricoltura
e dalla pesca,
ma dal 1859, quando è
arrivata
la ferrovia, l'industria e il commercio hanno
iniziato
a svilupparsi, e adesso
c'è persino un cantiere navale dove si costruiscono navi piuttosto
grandi, ma non
essendoci un porto
naturale,
le navi non possono approdare sulla spiaggia, bisogna
adoperare
piccole imbarcazioni per
gli sbarchi.
-
A L'Avana
la ferrovia è arrivata nel 1837 e l'illuminazione stradale a gas nel
1848. Spero che il progresso ci salvi, ma
gli schiavi non
dovrebbero essere obbligati a
lavorare nei cantieri
come animali, devi
sapere che sono loro
quelli che
costruiscono le nostre reti ferroviarie, sistemano
i pali del telegrafo e
installano i lampioni, senza i negri
Cuba non avrebbe nulla, disse
Felipe.
- Anch’io credo nel progresso e aborro come te la schiavitù. Da bambino vedevo le navi nel cantiere navale del mio villaggio e sognavo di salire su una di esse per andare in America. Ed eccomi qua, rispose Mariano.
-
Un giorno ti racconterò
come sono arrivato a Cuba. Accidenti
anche un cantiere navale
avete nel tuo paese.
Suppongo abbiate anche il
telegrafo?
-
Si,
il telegrafo mi ha
salvato la vita, un giorno anch’io ti racconterò la mia storia.
A Malgrat
purtroppo ancora non
abbiamo l'illuminazione stradale, ma a Barcellona dal 1850 ci sono
più di 1.500 lampade a olio che illuminano le strade. Voi
cubani siete più avanti di noi in tutto!
- Sono
le grandi aziende
francesi e inglesi quelle
che investono nell’isola
per i loro affari e interessi. Loro
hanno sfruttato gli
schiavi e si
sono arricchiti
senza condividere
nulla con noi
cubani.
Mentre Felipe parlava, guidava concentrato la carrozza e in breve tempo raggiunsero l'altra parte della baia, da dove si poteva ammirare la bellezza de L'Avana. Scesero e fecero un giro intorno al Castello, dopo risalirono e andarono verso la Fortaleza de San Carlos de la Cabaña e mentre percorrevano il perimetro delle muraglie scese di colpo la notte.
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