giovedì 25 maggio 2023

La traversata atlantica - Cap. 3

 


Varcarono lo Stretto di Gibilterra col mare grosso. Il vento soffiava forte, le onde erano grandi con creste di schiuma bianca. La maggior parte dei passeggeri lasciò il ponte per proteggersi dalla pioggia.

Per molti passeggeri la traversata stava diventando insopportabile e la cabina era l’unico luogo per non farsi vedere in quella brutta situazione. Quelli di prima classe, nei giorni di tempesta, nonostante sapessero che stare rinchiusi all'interno della nave era un modo sicuro per intensificare gli effetti del mal di mare, uscivano raramente dai loro confortevoli alloggi. Quelli di seconda e soprattutto quelli di terza, che dormivano ammucchiati nelle cuccette, invece salivano ogni tanto sul ponte per prendere una boccata d'aria fresca e quindi soffrivano meno di mal di mare e senza dubbio la sala da pranzo della nave era il luogo dove fraternizzare con gli altri viaggiatori e con il Capitano. In quei giorni di pioggia, il farmacista Sarrá e il Capitano conversarono a lungo con Mariano Defaus Moragas, seduti intorno a un tavolo.

Mariano era un ragazzo di bella presenza, non molto alto, di capelli rossicci e con gli occhi azzurri. Nonostante le continue burrasche, trascorreva molto tempo a guardare il mare, protetto dal suo lungo cappotto.
Ci vollero alcuni giorni per raggiungere le Isole Canarie. Nel porto di Santa Cruz de La Palma Mariano vide un gruppo di bambini che stava pescando e che ogni tanto buttava delle pietre e prendeva a calci dei grandi pesci.
- Che tipo di pesci sono? Sono squali? Domandò Mariano al farmacista.
- Non saprei, gli squali stanno lontani dalla costa e cercano sempre di nuotare in acque profonde e aperte, ma di tanto in tanto si avvicinano ai porti.
- E sono pericolosi?
- Non avere paura, è difficile essere attaccati da uno squalo. Quelli lì mi sembrano innocui, potrebbero essere pesci martello.

Appena ormeggiati sul porto di Santa Cruz, il capitano tornò a casa per trascorrere un paio di giorni con moglie e figli e lasciò il comando della nave nelle mani di Miguel Gutiérrez Marín, il giovane primo ufficiale. Prima della partenza, Miguel ottenne un permesso di qualche ora per visitare la madre che viveva in una casupola vicino al molo.
Mariano non scese dalla nave, rimase immobile sul ponte alcune ore, osservando l'andirivieni delle navi nel porto. Passò le lunghe giornate a parlare con Miguel, dato che la maggior parte dei passeggeri, dopo il trambusto del mal di mare, aveva lasciato la nave in modo da godersi la terraferma.
- Come mai trasportano così tante cassette di cipolle?

- Le cipolle vengono coltivate sull'isola da diversi anni e per questo motivo ne vengono trasportate grandi quantità alle Antille spagnole, dove il loro consumo è notevole, rispose Miguel.
- Non avrei mai immaginato un commercio così intenso tra La Palma e Cuba.
- Questo commercio non solo avviene legalmente, ma lascia anche la porta aperta a un po' di contrabbando, in genere la merce viene imbarcata o sbarcata nei piccoli porti del nord dell'isola, ma non dire al capitano che ti ho raccontato tutto questo.
- Non si preoccupi, terrò la bocca chiusa. Suppongo che a Cuba ci siano diversi abitanti provenienti dalle isole Canarie, vero?
- Cuba è zeppa di persone originarie delle Canarie e ti dirò di più, i cubani parlano come noi. Se La Palma è la nostra terra d'origine, Cuba è per molte famiglie di queste isole una patria amata. Lì abbiamo genitori, fratelli e sorelle e amici, che condividono le nostre gioie e i nostri dolori e un sentimento simile si risveglia nei nostri cuori, rallegrandoci per la prosperità di quella terra lontana e rattristandoci per le sue disgrazie.

- Miguel, lei parla molto bene, è un grande oratore.
- Ti prego dammi del tu. Da ragazzo lavoravo per un giornale di La Palma, El grito del pueblo. Sono entrato come fattorino, ma per fortuna dopo un po’ mi hanno dato l'opportunità di scrivere alcuni articoli. Il quel periodo mio padre, che faceva parte dell'equipaggio di questa nave, è morto in un'imboscata dei pirati. Il capitano, gli ufficiali, l'equipaggio e alcuni passeggeri combatterono coraggiosamente e salvarono la nave, ma purtroppo alcuni di loro morirono. Il capitano pregó l'armatore di assumermi. Ho dovuto lasciare il mio umile lavoro nel giornale e, come puoi vedere, ora sto navigando per il mondo.
- Non ci posso credere che ci siano ancora dei pirati.
- Ne sono rimasti pochi, non ti preoccupare. C'erano anche pirati e corsari delle Canarie, ma non dire nemmeno questo al Capitano.
- Vai d'accordo col capitano?
- Sì, anche se sembra scontroso, è una bravissima persona. Sa comandare, senza essere cattivo. Mio padre gli parlava sempre di me e dei miei fratelli. Si stimavano e rispettavano, per questo quando sono rimasto orfano mi ha procurato questo lavoro con cui mi guadagno da vivere e aiuto mia madre, la quale vende pesce in una bancarella con i miei zii, ma stenta a crescere i miei quattro fratelli.
Mariano raccontò a Miguel le sue sventure e da quel giorno diventarono amici. Un pomeriggio, in cui gli alisei soffiavano forte e la nave navigava spedita, Mariano disse al farmacista di aver confidato al giovane ufficiale di essere un fuggiasco.

- Ormai la cosa è fatta, ma non dire più a nessuno che sei fuggito dalla Spagna per non andare in guerra. Non si sa mai!
Mariano gli promise che non ne avrebbe
parlato con nessun altro, né sulla nave né arrivati a Cuba.
Pedro, il più giovane dei tre fratelli con cui Mariano
condivideva la cabina, il giorno stesso in cui si lasciarono alle spalle le Isole Canarie, gli domandò:
- E tu, Mariano, perché non scendi mai dalla nave?
- Mi vergogno a dirtelo...
È che per adesso non ho un soldo, ma quando arriverò a Cuba riscuoterò una certa somma da uno dei creditori di mio padre, gli disse Mariano, arrossendo un po' per la bugia che stava dicendo.
- Perché non me l'hai detto
prima? Ti avrei anticipato dei soldi per sbarcare a Santa Cruz, dove tutto è a buon mercato. Abbiamo dormito in una pensione vicino al porto, i cui padroni sono persone molto gentili. L’oste è un'ottima cuoca, ci ha preparato una sopa di picadillo, un maialino arrosto e il giorno dopo abbiamo mangiato vari tipi di pesce prelibato, con patatas arrugadas e ci siamo rimpinzati di banane cotte. Ah, dimenticavo, il vino rosso de La Palma è molto buono. Cosa ti sei perso, ragazzo mio! A proposito, che farai quando arriverai a Cuba?
- Il s
ignore Sarrá vuole che diventi il suo aiutante di farmacia, ma io vorrei cercare di inserirmi nel mondo del commercio.
-
Abbiamo un appuntamento all’Avana con un bottegaio di Mataró, cugino di un nostro vicino di casa di Barcellona, il quale vuole vendere la licenza del suo negozio perché ha deciso di ritornare nella sua città natale, sembra che i Tropici non facciano bene alla sua salute. La sua è una bottega di generi alimentari, ma si occupa anche della vendita di cereali da semina. Speriamo che non prendere una fregatura!
- Se è un cugino del
vostro vicino di casa, non credo che voglia truffarvi, disse Mariano.
- I miei fratelli dicono che bisogna stare attenti. Sono pi
uttosto sospettosi e per adesso non hanno intenzione di entrare in società con nessuno. Io invece mi fido di te, abbiamo trascorso diverse settimane insieme e sono sicuro che sarai all’altezza quando si tratterà di fare affari. Giocando con te a carte ho notato che sei sveglio e che non imbrogli mai. Se concludiamo un buon affare con il bottegaio di Mataró, cercherò di convincere i miei fratelli a farti diventare socio della nostra attività.
- Ti sono molto grato, Pedro. Ho un po' di esperienza nel commercio delle sementi, dato che mio padre
da diversi anni gestisce una piccola azienda commerciale che porta il suo nome, Semillas José Defaus Ballesté. Beh, fatemi sapere se avete bisogno di un socio.
Mentre Mariano e Pedro
stavano sognando un futuro prospero, il secondo ufficiale arrivò gridando:
-
Al ladro, al ladro!
- Ma
cosa sta succedendo? Dissero insieme.
- S
embra che ci siano dei clandestini a bordo. Hanno rubato nella cabina dei signori Valls. Controllate tutti i vostre averi per essere sicuri di non essere stati derubati.
Mariano cominciò a sudare, pen
sando alle sue monete d'argento, che stanco di portarle appresso, qualche giorno prima le aveva nascoste in una fessura dellarmadio della cabina, ma non poteva dirlo a Miguel in presenza di Pedro.
In pochi secondi i suoi piani si sgretolarono ed egli ricordò
il racconto della lattaia, quello che Teresa Moragues Gibert, sua madre, gli raccontava da piccolo:

La giovane lattaia uscì dalla fattoria per andare a vendere il latte appena munto, prese la strada più breve per la città. Andava a passo spedito e la sua mente non smetteva mai di rimuginare. Continuava a pensare a come avrebbe investito il denaro che avrebbe ricavato dalla vendita del latte.
- Comprerò una dozzina di uova, quando i pulcini
nasceranno li scambierò con un maialino di latte, lo alleverò e diventerà un maiale enorme che scambierò con un vitello e poi .......
La ragazza era così assorta che non si accorse che c’era un sasso in mezzo al sentiero, inciampò e cadde. La sua brocca si ruppe in mille pezzi, il latte si rovesciò e i suoi sogni svanirono.

Mariano deglutì e, sforzandosi di sembrare calmo, disse all'ufficiale:
-
Ti aiuterò a dare la caccia ai ladri.
- Andiamo a cercar
li in cantina dove potrebbero essere nascosti.
-
Verrò anch’io con voi, ma prima voglio andare in cabina per avvertire i miei fratelli e controllare se siamo stati derubati, disse Pedro.
-
Ti aspettiamo giù.
Mentre scendevano, Mariano pregò Miguel di aiutarlo a recuperare le monete d'argento.
- È l'unica
risorsa che ho per iniziare la mia nuova vita.
- Non preoccuparti, li
acchiapperemo, ma che stupidi questi ladri, rubare durante la traversata è come chiudersi in gabbia e buttare via la chiave! Di solito i furti avvengono quando attracchiamo nei porti.
- Anche a me sembra una cosa stupida, ma forse quando si è disperati e si muore di fame si fanno
sciocchezze gli disse Mariano.
- Segui
mi e non ti preoccupare, troveremo i briganti.
- Miguel, una volta recuperato il bottino, promettimi che i ladri
non saranno uccisi, lo pregò Mariano.
- Non
temere, li chiuderemo nella gattabuia, disse Miguel.
Dopo pochi minuti arrivarono di corsa il capitano, il farmacista Sarrá e il signor Valls.
- Abbiamo trovato la cassa
forte, mia moglie l'aveva nascosta senza dirmelo. Mi dispiace di aver dato l'allarme, disse il signor Valls quasi senza respiro.
-
Era da immaginarselo, per quanto mi ricordi non c'è mai stata una rapina durante la traversata, sarebbe una follia, commentò il capitano.
I tre
fratelli raggiunsero il gruppo facendo un gran chiasso e dicendo di non essere stati derubati.

Il capitano, felice di aver evitato il peggio, invitò Mariano e i suoi compagni di cabina a cena al suo tavolo. Tutti si divertirono chiacchierando, scherzando e ridendo al ricordo della faccia spaventata del signor Valls quando scoprì che il suo cofanetto era scomparso, ma quelli che si divertirono di più furono i tre negozianti di Barcellona che mangiarono, bevvero e cantarono come mai in vita loro.
Andarono tutti a letto un po’ alticci, i tre fratelli si addormentarono subito, ma Mariano non riusciva a prendere sonno, pensava continuamente a come avrebbe dovuto fare per guadagnarsi da vivere.
Prese un foglio di carta, una penna e un calamaio per scrivere una lettera alla madre, ma prima di farlo compilò un elenco:

Uno, devo stare più attento al mio denaro, devo portarlo sempre con me e quando arriverò all'Avana devo depositarlo in banca.
D
ue, sarebbe auspicabile riconoscere le persone fidate ed evitare i truffatori.
Tre, dovrei bere poco, un ubriaco dice sempre delle sciocchezze e si può mettere nei guai.
Quattro, bisogna stare attenti e tenere gli occhi ben aperti durante le risse.
Cinque, devo cercare di imparare dalle persone che stimo.

Sei, non voglio perdere le buone amicizie che ho fatto sulla nave.
Sette, sarebbe meglio procedere con cautela prima di mettersi in affari con altri.
Otto, dovrei smetterla di sognare continuamente di investire le mie monete.
N
ove, non voglio dimenticare la mia famiglia .........

Mentre scriveva l'ultima frase gli si stavano chiudendo gli occhi. Si alzò e decise che avrebbe scritto la lettera a sua madre il giorno successivo. Si sdraiò di nuovo sulla branda, un po’ più rilassato. Quella notte non ebbe bisogno di coprirsi le orecchie con la sciarpa per non sentire il russare di Pedro e dei suoi fratelli, dopo pochi minuti si addormentò.
Le ultime settimane di navigazione attraverso l'Atlantico furono più tranquille di quanto tutti si aspettassero. Non ci furono grandi tempeste e arrivarono all'Avana un giorno prima del previsto.










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