Varcarono lo Stretto di Gibilterra col mare grosso. Il vento soffiava forte, le onde erano grandi con creste di schiuma bianca. La maggior parte dei passeggeri lasciò il ponte per proteggersi dalla pioggia.
Per molti passeggeri la traversata stava diventando insopportabile e la cabina era l’unico luogo per non farsi vedere in quella brutta situazione. Quelli di prima classe, nei giorni di tempesta, nonostante sapessero che stare rinchiusi all'interno della nave era un modo sicuro per intensificare gli effetti del mal di mare, uscivano raramente dai loro confortevoli alloggi. Quelli di seconda e soprattutto quelli di terza, che dormivano ammucchiati nelle cuccette, invece salivano ogni tanto sul ponte per prendere una boccata d'aria fresca e quindi soffrivano meno di mal di mare e senza dubbio la sala da pranzo della nave era il luogo dove fraternizzare con gli altri viaggiatori e con il Capitano. In quei giorni di pioggia, il farmacista Sarrá e il Capitano conversarono a lungo con Mariano Defaus Moragas, seduti intorno a un tavolo.
Mariano era un ragazzo di
bella presenza, non molto alto, di capelli rossicci e con gli occhi
azzurri. Nonostante le continue burrasche, trascorreva molto tempo a
guardare il mare, protetto dal suo lungo cappotto.
Ci vollero
alcuni giorni per raggiungere le Isole Canarie. Nel porto di Santa
Cruz de La Palma Mariano vide un gruppo di bambini che stava pescando
e che ogni tanto buttava delle pietre e prendeva a calci dei grandi
pesci.
- Che tipo di pesci sono? Sono squali? Domandò Mariano
al farmacista.
- Non saprei, gli squali stanno lontani dalla
costa e cercano sempre di nuotare in acque profonde e aperte, ma di
tanto in tanto si avvicinano ai porti.
- E sono pericolosi?
-
Non avere paura, è difficile essere attaccati da uno squalo. Quelli
lì mi sembrano innocui, potrebbero essere pesci martello.
Appena ormeggiati sul porto di
Santa Cruz, il capitano tornò a casa per trascorrere un paio di
giorni con moglie e figli e lasciò il comando della nave nelle mani
di Miguel Gutiérrez Marín, il giovane primo ufficiale. Prima della
partenza, Miguel ottenne un permesso di qualche ora per visitare la
madre che viveva in una casupola vicino al molo.
Mariano non
scese dalla nave, rimase immobile sul ponte alcune ore, osservando
l'andirivieni delle navi nel porto. Passò le lunghe giornate a
parlare con Miguel, dato che la maggior parte dei passeggeri, dopo il
trambusto del mal di mare, aveva lasciato la nave in modo da godersi
la terraferma.
- Come mai trasportano così tante cassette di
cipolle?
- Le cipolle vengono coltivate
sull'isola da diversi anni e per questo motivo ne vengono trasportate
grandi quantità alle Antille spagnole, dove il loro consumo è
notevole, rispose Miguel.
- Non avrei mai immaginato un
commercio così intenso tra La Palma e Cuba.
- Questo commercio
non solo avviene legalmente, ma lascia anche la porta aperta a un po'
di contrabbando, in genere la merce viene imbarcata o sbarcata nei
piccoli porti del nord dell'isola, ma non dire al capitano che ti ho
raccontato tutto questo.
- Non si preoccupi, terrò la bocca
chiusa. Suppongo che a Cuba ci siano diversi abitanti provenienti
dalle isole Canarie, vero?
- Cuba è zeppa di persone
originarie delle Canarie e ti dirò di più, i cubani parlano come
noi. Se La Palma è la nostra terra d'origine, Cuba è per molte
famiglie di queste isole una patria amata. Lì abbiamo genitori,
fratelli e sorelle e amici, che condividono le nostre gioie e i
nostri dolori e un sentimento simile si risveglia nei nostri cuori,
rallegrandoci per la prosperità di quella terra lontana e
rattristandoci per le sue disgrazie.
- Miguel, lei parla molto
bene, è un grande oratore.
- Ti prego dammi del tu. Da ragazzo
lavoravo per un giornale di La Palma, El grito del pueblo.
Sono entrato come fattorino, ma per fortuna dopo un po’ mi hanno
dato l'opportunità di scrivere alcuni articoli. Il quel periodo mio
padre, che faceva parte dell'equipaggio di questa nave, è morto in
un'imboscata dei pirati. Il capitano, gli ufficiali, l'equipaggio e
alcuni passeggeri combatterono coraggiosamente e salvarono la nave,
ma purtroppo alcuni di loro morirono. Il capitano pregó l'armatore
di assumermi. Ho dovuto lasciare il mio umile lavoro nel giornale e,
come puoi vedere, ora sto navigando per il mondo.
- Non ci
posso credere che ci siano ancora dei pirati.
- Ne sono rimasti
pochi, non ti preoccupare. C'erano anche pirati e corsari delle
Canarie, ma non dire nemmeno questo al Capitano.
- Vai d'accordo
col capitano?
- Sì, anche se sembra scontroso, è una
bravissima persona. Sa comandare, senza essere cattivo. Mio padre gli
parlava sempre di me e dei miei fratelli. Si stimavano e
rispettavano, per questo quando sono rimasto orfano mi ha procurato
questo lavoro con cui mi guadagno da vivere e aiuto mia madre, la
quale vende pesce in una bancarella con i miei zii, ma stenta a
crescere i miei quattro fratelli.
Mariano raccontò a Miguel le
sue sventure e da quel giorno diventarono amici. Un pomeriggio, in
cui gli alisei soffiavano forte e la nave navigava spedita, Mariano
disse al farmacista di aver confidato al giovane ufficiale di essere
un fuggiasco.
-
Ormai la cosa è fatta, ma
non dire più a
nessuno che sei fuggito dalla Spagna per non andare in guerra. Non si
sa mai!
Mariano gli promise che non ne avrebbe
parlato con nessun altro,
né sulla nave né arrivati
a Cuba.
Pedro, il più
giovane dei tre fratelli con cui Mariano condivideva
la cabina, il giorno stesso in cui si lasciarono alle spalle le Isole
Canarie, gli domandò:
-
E tu, Mariano, perché non scendi mai dalla nave?
- Mi vergogno
a dirtelo... È
che per adesso non ho un
soldo, ma quando arriverò a Cuba riscuoterò una certa somma da uno
dei creditori di mio padre, gli disse Mariano, arrossendo un po' per
la bugia che stava dicendo.
- Perché non me l'hai detto prima?
Ti avrei anticipato dei soldi per sbarcare a Santa Cruz, dove tutto è
a buon mercato.
Abbiamo dormito in una
pensione vicino al porto, i
cui padroni
sono
persone molto gentili. L’oste
è
un'ottima cuoca, ci ha preparato una sopa
di picadillo,
un maialino arrosto e il giorno dopo abbiamo mangiato vari tipi di
pesce prelibato,
con patatas
arrugadas
e ci siamo rimpinzati di banane
cotte.
Ah, dimenticavo, il vino rosso de
La Palma è molto buono.
Cosa ti sei perso, ragazzo mio! A proposito, che
farai quando arriverai a Cuba?
- Il signore
Sarrá vuole che diventi il suo aiutante
di farmacia, ma io vorrei cercare
di inserirmi
nel mondo del
commercio.
-Abbiamo
un appuntamento all’Avana
con un bottegaio
di Mataró, cugino di un nostro vicino di casa di
Barcellona, il quale
vuole vendere la licenza del
suo negozio perché
ha deciso di
ritornare
nella sua città natale, sembra
che i Tropici non
facciano bene alla sua salute.
La sua è una
bottega di
generi alimentari, ma si occupa anche della vendita di cereali da
semina. Speriamo che non
prendere
una
fregatura!
-
Se è un cugino del vostro
vicino di casa, non credo che voglia
truffarvi, disse
Mariano.
- I miei
fratelli dicono che bisogna stare attenti. Sono piuttosto
sospettosi e per adesso
non hanno intenzione
di entrare in società con
nessuno. Io invece mi fido
di te, abbiamo trascorso
diverse settimane insieme e sono sicuro che sarai
all’altezza quando si
tratterà di fare affari.
Giocando con te a
carte ho notato che sei sveglio
e che non imbrogli mai.
Se concludiamo un buon affare con il bottegaio
di Mataró, cercherò di convincere i miei fratelli a farti
diventare socio della nostra
attività.
- Ti sono molto grato, Pedro. Ho un po' di esperienza
nel commercio delle sementi, dato che mio padre da
diversi anni gestisce
una piccola azienda commerciale che
porta il suo nome,
Semillas José Defaus Ballesté.
Beh, fatemi sapere se avete
bisogno di un socio.
Mentre
Mariano e Pedro stavano
sognando
un futuro prospero, il secondo ufficiale arrivò gridando:
- Al
ladro, al ladro!
- Ma
cosa sta
succedendo?
Dissero insieme.
-
Sembra che ci siano dei
clandestini a bordo. Hanno
rubato nella
cabina dei signori
Valls. Controllate
tutti i
vostre averi
per essere sicuri di
non essere stati
derubati.
Mariano
cominciò a sudare, pensando
alle sue monete
d'argento, che stanco di portarle appresso,
qualche giorno prima le aveva nascoste in una fessura dell’armadio
della cabina, ma non
poteva dirlo a Miguel in presenza di Pedro.
In pochi secondi i
suoi piani si sgretolarono ed egli ricordò il
racconto della lattaia,
quello
che Teresa Moragues Gibert, sua madre, gli raccontava da
piccolo:
La
giovane lattaia uscì
dalla fattoria per
andare a vendere il latte appena munto, prese
la strada più breve per la città. Andava a passo spedito e la sua
mente non smetteva mai di rimuginare.
Continuava a pensare a come avrebbe investito il denaro che avrebbe
ricavato dalla vendita del latte.
- Comprerò una dozzina di
uova, quando i pulcini nasceranno
li scambierò con un
maialino di latte,
lo alleverò
e diventerà un
maiale enorme che scambierò con un vitello e poi .......
La
ragazza era così assorta
che non si accorse
che c’era un
sasso
in mezzo al sentiero, inciampò e cadde. La sua brocca si ruppe in
mille pezzi, il latte si
rovesciò e i suoi
sogni svanirono.
Mariano deglutì
e, sforzandosi di sembrare calmo, disse all'ufficiale:
- Ti
aiuterò a dare la caccia ai ladri.
- Andiamo a cercarli
in cantina dove potrebbero essere
nascosti.
- Verrò
anch’io con
voi, ma prima voglio andare
in
cabina per
avvertire i miei fratelli e
controllare se siamo stati
derubati, disse Pedro.
- Ti
aspettiamo
giù.
Mentre
scendevano, Mariano pregò Miguel di aiutarlo a recuperare le monete
d'argento.
- È l'unica risorsa
che ho per iniziare la mia nuova vita.
- Non preoccuparti, li
acchiapperemo,
ma che stupidi questi
ladri, rubare durante la traversata è come chiudersi in gabbia e
buttare via la chiave! Di solito i furti avvengono quando
attracchiamo nei porti.
-
Anche a me sembra una cosa stupida, ma forse quando si è disperati e
si muore di fame si fanno sciocchezze
gli disse Mariano.
- Seguimi
e non ti preoccupare,
troveremo i briganti.
-
Miguel, una volta recuperato il bottino, promettimi che i ladri non
saranno uccisi, lo pregò
Mariano.
- Non temere,
li chiuderemo nella
gattabuia, disse
Miguel.
Dopo pochi minuti arrivarono di corsa il capitano, il
farmacista Sarrá e il signor Valls.
- Abbiamo trovato la
cassaforte,
mia moglie l'aveva nascosta senza dirmelo. Mi dispiace di aver dato
l'allarme, disse il signor Valls quasi
senza respiro.
- Era
da immaginarselo, per quanto
mi ricordi
non c'è mai stata una rapina durante la traversata, sarebbe una
follia,
commentò il capitano.
I tre fratelli
raggiunsero il gruppo
facendo un gran chiasso e
dicendo
di non essere stati
derubati.
Il capitano, felice di aver
evitato il peggio, invitò Mariano e i suoi compagni di cabina a cena
al suo tavolo. Tutti si divertirono chiacchierando, scherzando e
ridendo al ricordo della faccia spaventata del signor Valls quando
scoprì che il suo cofanetto era scomparso, ma quelli che si
divertirono di più furono i tre negozianti di Barcellona che
mangiarono, bevvero e cantarono come mai in vita loro.
Andarono
tutti a letto un po’ alticci, i tre fratelli si addormentarono
subito, ma Mariano non riusciva a prendere sonno, pensava
continuamente a come avrebbe dovuto fare per guadagnarsi da
vivere.
Prese un foglio di carta, una penna e un calamaio per
scrivere una lettera alla madre, ma prima di farlo compilò un
elenco:
Uno, devo stare più attento al
mio denaro, devo portarlo sempre con me e quando arriverò
all'Avana devo depositarlo in banca.
Due, sarebbe
auspicabile riconoscere le persone fidate ed evitare i
truffatori.
Tre, dovrei bere poco, un
ubriaco dice sempre delle sciocchezze e si può
mettere nei guai.
Quattro, bisogna stare
attenti e tenere gli occhi ben aperti durante le
risse.
Cinque, devo cercare di imparare
dalle persone che stimo.
Sei, non voglio
perdere le buone amicizie che ho fatto sulla nave.
Sette,
sarebbe meglio procedere con cautela
prima di mettersi in affari con altri.
Otto,
dovrei smetterla di sognare continuamente
di investire le mie monete.
Nove, non voglio
dimenticare la mia famiglia .........
Mentre
scriveva l'ultima frase gli si stavano chiudendo gli occhi. Si alzò
e decise che avrebbe scritto la lettera a sua madre il giorno
successivo. Si sdraiò di nuovo sulla branda, un po’ più
rilassato. Quella notte non ebbe bisogno di coprirsi le orecchie con
la sciarpa per non sentire il russare di Pedro e dei suoi fratelli,
dopo pochi minuti si addormentò.
Le ultime settimane di
navigazione attraverso l'Atlantico furono più tranquille di quanto
tutti si aspettassero. Non ci furono grandi tempeste e arrivarono
all'Avana un giorno prima del previsto.
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