venerdì 12 maggio 2023

L'imbarco - Cap. 2

 


Mariano era arrivato a Barcellona alle otto di sera, era andato a piedi dalla stazione di Francia al Port Vell. Sebbene il suo bagaglio fosse leggero, di tanto in tanto si fermava a cambiare la valigia di mano. Raggiunse il Paseo Isabel II prima del previsto e si sedette su una panchina davanti al ristorante Les set portes. Stette a lungo a guardare la facciata e ogni volta che si apriva una delle porte dava un'occhiata all'arredamento del moderno ristorante. Alle nove in punto si fermò davanti al ragazzo un uomo sulla quarantina, vestito con un abito grigio in modo impeccabile e disse:
- Tu sei Mariano Defaus Moragas, vero?
- Sì signore, sono il figlio maggiore di José Defaus Ballesté di Malgrat. Lei è José Sarrá Catalá?
- Proprio io. Entriamo, ho prenotato un tavolo. Senti, puoi lasciare la valigia al capo sala così te la tiene lui.
- Grazie per tutto quello che sta facendo per me. Vorrei pagarle subito il biglietto della nave e restituirle la somma di denaro che ha dovuto tirare fuori per sistemare i miei documenti, disse Mariano al signore con barba e occhialini.
- Non ti preoccupare sulla nave avremo molto tempo per mettere a posto i nostri conti. Questa mattina sono andato alla caserma della Guardia Civil, lì ci lavora un ufficiale che ho conosciuto durante il servizio militare, il povero uomo da quando è rimasto storpio è diventato un umile impiegato. Mi ha aiutato in tutto ciò che ha potuto. Voglio che tu sappia che non ho corrotto nessuno e che non è stato falsificato alcun documento. Ecco qua il tuo salvacondotto e il tuo biglietto.
- Le sono molto grato.
- Ti ha salvato il fatto che hai appena compiuto diciassette anni, in caserma stamattina avevano solo la lista dei soldati richiamati dai diciotto anni in su.
- Significa che oggi posso viaggiare e che forse domani non avrei potuto?
- Sì, ce l'abbiamo fatta per un soffio. Da domani sarai un disertore, ma noi saremo già in mare.
- Spero che tutto vada bene.
- Non essere in pena! Non ti succederà niente al mio fianco. La tua cabina è di seconda classe, la mia è di prima, ho dovuto fare così perché non sospettassero di noi, ricordati che d’ora in avanti tu sarai il garzone della farmacia Sarrá dell'Avana.
Scelsero un tavolo vicino a una delle porte. Mariano rimase estasiato guardando i mobili, le lampade e il pavimento a scacchi. Di sera quel posto gli sembrava ancora più bello della volta in cui c’era stato a pranzo con suo padre un anno prima.
Mariano si sentiva come ubriaco per tutte quelle emozioni. Si imbarcarono alle undici e mezza, ma la nave partì con più di un'ora di ritardo, era quasi l’una quando una piccola imbarcazione a vapore li trascinò fuori dal porto. Mariano trascorse gran parte della notte in piedi sul ponte, nonostante il freddo non voleva farsi sfuggire nemmeno un minuto di quel viaggio. Finché il farmacista Sarrá non andò a cercarlo.
- Vieni a dormire, adesso c’è poco vento, il mare è calmo, ma non sarà sempre così, alcune volte sarà in tempesta. Prima di andare a letto prendi queste pillole contro il mal di mare, una al giorno, per una settimana, vedrai come il tuo corpo si abituerà alle onde giganti dell'Atlantico. Invece dovrai prendere queste altre pillole quando arriveremo a Cuba così non ti ammalerai di febbri tropicali.
- Quante volte lei ha fatto questo viaggio?
- Quattro o cinque volte. Mia moglie si è ammalata la prima volta che ha messo piede sull'isola, non le fa bene vivere ai Tropici, per questo adesso si è stabilita a Barcellona, a casa dei suoi genitori. Di tanto in tanto io ritorno in Catalogna per qualche mese e mi trasferisco con moglie e figli nella casa che abbiamo a Malgrat, dove mio padre gestisce la farmacia. Per fortuna mio cugino si occupa di quella che abbiamo all'Avana. Come puoi vedere, non sto mai fermo.
- A lei piace abitare all'Avana?
- Mi piace molto, è una bella città, ma con tante contraddizioni. Un ristretto numero di abitanti, discendenti di europei di seconda o terza generazione, sono molto ricche e vivono in palazzi lussuosi, altri, sempre di pelle bianca, come i bottegai e i mercanti, se la cavano abbastanza bene, ma la maggior parte della popolazione è di pelle nera o mulatta ed è molto povera. Gli indios sono quasi spariti. Nonostante che la schiavitù sia stata abolita, alcuni bianchi ancora oggi si arricchiscono con la tratta degli schiavi. Conosco due o tre catalani che sono diventati ricchissimi col commercio di schiavi africani. Io non sono d'accordo e vorrei che i nostri compatrioti si guadagnassero da vivere senza sfruttare nessuno. È una vergogna che gli esseri umani possano ancora essere venduti.
Mariano rimase senza parole, aveva visto persone di pelle nera solo in alcune illustrazioni di un libro che un giorno il suo maestro aveva mostrato agli alunni, poi disse:
- Non sapevo che esistessero ancora schiavi. E non immaginavo che ci fossero così tanti neri a Cuba. Ma anche all'Avana ci sono schiavi?
- No, all'Avana non ci sono schiavi, però le famiglie ricche hanno molti servi: maggiordomi, domestici, bambinaie, cameriere, cuoche o donne delle pulizie e in genere tutta la servitù è di pelle nera o mulatta. Invece, gli schiavi lavorano nelle piantagioni di tabacco e canna da zucchero, i proprietari terrieri li comprano, li sfruttano e li vendono quando non servono più.
- E non si può fare nulla per porre fine a tutto questo?

- Sarà un processo lento, perché i ricchi non vogliono perdere i loro lauti profitti e nonostante la legge lo vieti, quelli del governo chiudono un occhio. Ma ora parliamo delle cose belle della città, ti piacerà e ti abituerai presto alle persone allegre e disponibili, al cibo esotico e alla frutta tropicale, alla musica cubana e ai balli sensuali, al caldo e all'umidità.
Mariano seguì il consiglio del signor Sarrá e prese le pasticche per evitare il mal di mare. Ogni giorno cercava di non annoiarsi leggendo, guardando il mare, parlando con il farmacista, il Capitano e gli altri passeggeri che a poco a poco cominciava a conoscere.
Una mattina il farmacista gli chiese di copiare alcune prescrizioni di medicinali e vedendo che aveva una bella calligrafia, cominciò a dettargli rimedi omeopatici e allopatici.
- Devi sapere che la Farmacia Sarrá è famosa per la preparazione di medicinali unici e a prezzi molto buoni. Nel seminterrato dell'edificio abbiamo scoperto una sorgente di acque vergini. L'acqua è molto importante per preparare le medicine, ma mi piace pensare che l'onestà e il desiderio di aiutare le persone abbia fatto diventare famosa la nostra farmacia e così richieste le nostre medicine, gli disse il farmacista uno dei primi giorni.
Mariano iniziò a fare amicizia con quasi tutti i passeggeri e con l'equipaggio, amava farsi raccontare le loro storie. Molte volte aiutava i marinai a issare o ammainare le vele.
Gli faceva bene navigare, la sua pelle chiara era diventata sempre più abbronzata e il suo corpo acquistava robustezza, tuttavia di notte gli riusciva difficile dormire. I suoi compagni di cabina, tre fratelli di Barcellona di cui il maggiore aveva quarant'anni e il più giovane trentacinque, gli raccontarono che erano figli e nipoti di bottegai, ma che a causa delle rivolte e dei disordini pubblici avevano dato fuoco al loro negozio di alimentari e che avevano perso i genitori nell'incendio. Un vicino di casa aveva detto loro che a Cuba i bottegai si guadagnavano bene da vivere e che all'Avana c'erano molti catalani. Senza pensarci troppo, raccolsero le loro quattro cose e si imbarcarono. Lo fecero anche perché temevano che prima o poi sarebbero stati reclutati.
Erano tre uomini alti e robusti, a cui piaceva mangiare, bere, giocare a carte e chiacchierare con gli altri passeggeri per ingannare il tempo. Mariano ci stava bene con i tre fratelli, ma il guaio è che russavano di notte. Sembravano un'orchestra stonata. Mariano con delicatezza cercava di farli sdraiare su un fianco, ma dopo un po' si giravano e ricominciavano a russare.
Dopo qualche giorno trovò il modo di rendere più sopportabile il chiasso notturno dei tre fratelli. Si legò una sciarpa in testa per coprirsi le orecchie e mentre li ascoltava russare chiudeva gli occhi e immaginava di essere sdraiato sul letto della casa dove era nato. Anche suo padre russava, ma lui e i suoi fratelli, Juan, Isidro e Francisco, dormendo in un'altra stanza sentivano i rumori attutiti. La notte in cui suo padre non russava sembrava che gli mancasse qualcosa, forse perché quei rumori gli facevano compagnia, effettivamente la stessa cosa gli stava accadendo con le tre bocche che tremavano all'unisono nella sua cabina.
Una notte, con la sciarpa sulle orecchie e la coperta sulla schiena, iniziò a scrivere una lettera alla madre.

Cara madre,
come promesso, vi scriverò una lettera ogni quindici giorni. Spero che stiate tutti in perfetta salute. Navighiamo da più di una settimana e grazie a Dio e al farmacista Sarrá sto bene, senza sintomi di mal di mare. Di notte fa freddo, per fortuna mi avete dato una coperta, vi ringrazio anche per le provviste che mi avete messo in valigia. Finora non ci hanno dato pane fresco, solo pane secco, pesce e carne salata e un po' di frutta, però non posso lamentarmi, ho un ottimo appetito e mangio di tutto. Quando ci siamo fermati a Valencia, il capitano ha fatto caricare diverse cassette di arance, meloni, angurie e altri prodotti dell'orto, da allora la nostra dieta è migliorata. Per cena ci danno una minestra poco sostanziosa. Chiudo gli occhi e sogno la zuppa di pane e aglio che voi cucinavate per noi a Malgrat.
Come stanno i miei fratelli?
Potete essere orgogliosa di loro, Juan è un grande lavoratore, Isidro invece sembra che stia bene nel collegio dei gesuiti e  Francisco è molto sveglio
E le ragazze come stanno? Siamo fortunati che María ami prendersi cura di Luisa e Rosa, le piccoline della famiglia!

Quando arriveremo a Cadice consegnerò questa lettera a un marinaio perché la porti all'ufficio postale. Non posso rischiare di scendere dalla nave, potrebbero arrestarmi come disertore. Sarà emozionante attraversare lo Stretto di Gibilterra verso le Isole Canarie, dove ci fermeremo per qualche giorno.
Non scorda
tevi di me. Ogni notte penso a tutti i miei fratelli e a voi, i miei cari genitori che mi avete sempre aiutato e sostenuto. Mi manca tutta la famiglia. I miei compagni di cabina sono brave persone. Il signor Sarrá mi tratta come un figlio e mi insegna tante cose della farmacia. Spero che mio padre abbia ringraziato il sindaco anche da parte mia. Prendetevi cura di voi.
Mariano Defaus Moragas








Nessun commento:

Posta un commento