Isidro, il terzo dei figli di José Defaus Ballesté e Teresa Moragas Gibert, era un bambino magro e malaticcio, tuttavia a quindici anni divenne un bel giovanotto robusto e forte, di statura media, naso affilato e occhi vivaci color caffè. Quando nacque Isidro nel 1862, Mariano aveva sei anni, Maria quasi cinque e Joan soltanto quindici mesi. Mariano e Maria avevano i capelli rossi, pelle chiara e occhi azzurri, mentre Isidro e Joan avevano i capelli neri e gli occhi scuri. I due fratellini sembravano gemelli ed erano sempre insieme, chiamati da Mariano Defaus Segarra, il nonno, els besons. José e Teresa continuarono ad avere figli, Isidro fu per soli due anni il più piccolo della famiglia. Teresa tra le numerose gravidanze e i periodi di allattamento trascorse diversi anni senza mestruazioni, si accorgeva di essere incinta al quarto o quinto mese di gravidanza. Era una donna sana e forte, i suoi parti, secondo Ángela Fontrodona, una delle levatrici del paese, erano facili e veloci, non solo a causa dei suoi fianchi larghi, bensì per il coraggio che aveva. Nel 1864 nacque Francisco, nel 1868 Luisa, l’ultima fu Rosa, nata nel 1870. Anche gli ultimi tre figli, come Mariano e Maria, avevano i capelli rossicci. Isidro soffriva di essere il figlio mezzano, schiacciato dalla forte personalità di Mariano, piuttosto intuitiva e di Francisco, più riflessiva. Isidro e Joan, erano invece più sensibili e istintivi e molto legati tra di loro. Quando il padre elogiava uno dei fratelli, Isidro lo invidiava, ma soprattutto era geloso di Mariano. Il giorno in cui il padre portò per la prima volta in treno Mariano a Barcellona, i ragazzini rimasero a giocare per strada, Joan non ci rimase male, Francisco, il più piccolo, non disse nulla, invece a Isidro l'arrabbiatura durò diversi giorni. Al termine della scuola primaria, suo padre, consigliato dal parroco, lo mandò a studiare a Girona, in un seminario. José Defaus aveva disposto che Mariano si sarebbe occupato del commercio di cereali e sementi, Joan avrebbe coltivato la terra, Isidro sarebbe diventato prete, anche se lui non voleva saperne del mondo ecclesiastico; per Francisco ancora non aveva deciso niente. I primi tempi in seminario furono difficili per il ragazzo, scriveva lunghe lettere alla madre pregandola di andare a prenderlo, anche ai fratelli maggiori, chiedeva di intercedere col padre per farlo uscire da quella prigione. Le sue doti teatrali non gli servirono a nulla nel seminario, spesso veniva punito e dopo due anni fu cacciato via. Un giorno di pioggia, José Defaus Ballesté andò a Girona ad accompagnare al seminario Francisco, il quale nonostante fosse un bravo studente non era sicuro di voler diventare prete, e a riprendere il figlio espulso. Al ritorno il padre lo fece sedere nella carrozza al suo fianco e invece di sgridarlo gli disse che gli aveva trovato un lavoro:
- Isidro, diventerai bottaio.
Il ragazzo a tredici anni cominciò a lavorare, dall’alba al tramonto, per imparare il mestiere. I bottai esercitavano da alcuni anni nella strada de Boters, che era stata tracciata per collegare il centro abitato, situato a poche centinaia di metri dal mare con la stazione ferroviaria, che venne costruita vicino alla spiaggia. I fratelli Paradeda, i quali possedevano la maggior parte dei terreni della nuova strada, aprirono la prima bottega di bottai del paese. Con gli anni aumentò la richiesta di barili di legno, usati non solo per contenere il vino ma anche per altri generi alimentari, come il pesce sotto sale, e via via nella strada furono aperti altri locali artigianali. La strada durante i giorni di mercato si riempiva di acquirenti e
i
bottai di
Malgrat diventavano
sempre
più rinomati.
Nel 1859 il Comune,
con l'arrivo del treno, cambiò il nome della
strada
in onore a
Mariano Cubí, pedagogo e frenologo nato
a Malgrat,
ma per oltre
un
secolo
conservò
il vecchio nome.
Quando
Isidro iniziò a
lavorare,
nella
nuova strada erano
già state costruite alcune case, in una delle quali abitava
Francisca Moragas Gibert, sorella della
madre, col
marito Narciso
Coll,
che
faceva il
pescatore.
La zia non aveva figli e lo accolse volentieri
nella sua casa, dove lui
si
fermava
a mangiare e
a
volte anche
a dormire.
In quella strada abitavano
diverse vedove, Agustina, una di loro, era bella
e vispa.
Anche se
giovane,
aveva cinque figli. Veniva da fuori,
Sebastián,
suo marito, lavorava come bigliettaio alla nuova stazione
ferroviaria. Ogni due o tre anni l'uomo aveva
una
nuova
destinazione e
tutta la famiglia si trasferiva insieme
a
lui. Agustina era abituata a caricare
le sue quattro cose in un carretto e a spostarsi da un paese
all'altro.
Sebastián si
trovava bene a
Malgrat, per
questo
affittò
in via de
Boters
una casa più grande di quella offerta dalla Compagnia
Ferroviaria
nell'edificio della stazione e disse ad Agustina:
-
Chiederò
di rimanere a
lungo
in questo paesino,
è tranquillo e la gente non si
mette contro di noi,
inoltre
il notaio mi ha detto che mi darà
lavoro
nel suo ufficio. Con due stipendi vivremo come dei re.
- Come
vuoi tu, rispose la moglie.
Sebastián
non fece in tempo ad abituarsi alle
corse che doveva fare
per
recarsi da un lavoro all’altro,
morì improvvisamente seduto
nella
biglietteria
della stazione all'età di quarantacinque
anni e la
povera Agustina
a
soli a
trent’anni
rimase
vedova.
Nella
via de
Boters,
piena di fermento e di prosperità, era consuetudine che le vedove
guadagnassero qualche soldo facendo
da mangiare agli apprendisti bottai.
Agustina riceveva
una piccola somma dalla Compagnia
Ferroviaria,
ma non le bastava, così dovette trovare un altro lavoro per
mantenere i suoi cinque figli e iniziò a preparare i pasti per i
bottai.
Quando
Francisca Moragas, si ammalò, Agustina si prese cura del
nipote.
A quindici anni Isidro sembrava un giovanotto
di diciotto e si innamorò perdutamente di Agustina. Teresa Moragas
Gibert scoprì attraverso
la
sorella che il
figlio
aveva una relazione con Agustina, ma invece di creare
uno
scandalo, disse al marito:
- Isidro deve essere tenuto lontano
dalle
botteghe
dei
bottai,
temo che possa prendere
una cattiva strada.
-
Non voglio sapere in che guaio si è cacciato, mi occuperò io
di
lui,
tu
devi lasciar fare a me,
gli disse José,
nervoso.
Non
aveva ancora compiuto sedici anni quando Isidro fu assunto da una
compagnia di velieri che navigava nel sud della Francia. Lui
non
riuscì a perdonare
i genitori per
essere stato allontanato da Malgrat
e quando ritornava
andava a trovarli malvolentieri,
senza
mai fermarsi
a
dormire da
loro,
con la scusa che doveva fare la guardia al molo, ma loro sospettavano
che andasse da
Agustina.
Era impazzito
per la
vedova, la
quale
era una brava persona,
ma per la gente del
paese
era diventata
una
donna di cattiva reputazione.
Agustina, per evitare problemi, quando José Defaus Ballesté le offrì del denaro in cambio di lasciare perdere il figlio, accettò. Isidro, rifiutato da Agustina, ci rimase male, ma ben presto a Marsiglia si consolò con un'altra donna. L'anno successivo ebbe un altro dispiacere quando Joan fu sorteggiato per andare a fare il servizio militare; era preoccupato per il fratello, poiché temeva per la sua vita. Joan, dovette partire per la guerra, da dove era ritornato storpio e malato. Quando fu riformato cadde in uno stato di profonda depressione, Isidro gli scrisse lunghe lettere per incoraggiarlo e consigliarlo di non mandare a monte il fidanzamento con Teresita.
All'età di diciannove anni anche Isidro ricevette la chiamata di leva e dovette ritornare in Spagna. Durante i quattro anni di servizio militare ebbe la fortuna di non essere mandato al fronte, poiché la prima guerra di Cuba, durata dieci anni, era finita e in Spagna le Guerre Carliste stavano per concludersi.
Nel dicembre 1882 Isidro ottenne il permesso di andare al matrimonio di Teresita e Joan. Per alcuni mesi, Joan pareva essere guarito dalla depressione e dalla malattia polmonare, che lo aveva tenuto a letto, tossendo giorno e notte, per diverse settimane nell'ospedale militare. Ben presto, però, Joan si ammalò di nuovo. Nel settembre dell'anno successivo Isidro ritornò a Malgrat con una licenza speciale per il funerale del fratello. Isidro era addolorato per la perdita dell'unico membro della famiglia che, a suo dire, gli aveva voluto bene.
Terminato
il servizio militare, affittò
una casa nella
via
dei bottai,
con l'intenzione di riconquistare Agustina. José Defaus venne a
sapere dalla cognata che il figlio correva di nuovo dietro alla
vedova.
- Lascia
Malgrat,
disse José ad Agustina, porgendole delle
monete d'argento.
- Voglio bene a Isidro
e
non mi piace farlo soffrire, ma mi
fanno molto
comodo
queste monete; andrò
a
vivere a Mataró, dove ho una zia.
Agustina e i suoi figli
caricarono le loro cose su un carro e scomparvero per sempre da
Malgrat. Isidro era disperato, andò a cercarla nei villaggi vicini
senza trovarla. In quei
giorni Marieta,
sua sorella, vedendolo così triste,
lo ospitò a
casa sua.
Lì conobbe María Teresa, una giovane ragazza, figlia di un
commerciante di tessuti, che frequentava quella
casa.
Ogni pomeriggio María
Antonia,
una
delle vedove che abitava con Marieta,
insegnava alla
ragazza a suonare il pianoforte
e
spesso la invitava a prendere una tazza di cioccolata.
Isidro cercò di dimenticare Agustina e un anno dopo sposò Maria
Teresa. Il matrimonio fu
celebrato
di
sera nella chiesa del paese.
Alla cerimonia parteciparono i genitori e
i
fratelli della sposa, insieme
a
Marieta,
Maria Engracia e Maria Antonia, le tre vedove. Maria Teresa avrebbe
voluto che la sua famiglia incontrasse
i futuri suoceri, ma Isidro si rifiutò.
La
coppia ebbe
due figli, ma lui non voleva farli
conoscere ai
genitori. Nonostante
abitasse in
paese, andava
ben
poco
dai suoi,
solo quando era chiamato a risolvere qualcosa di importante, ma
non ci
portava
mai la
moglie e i
figli.
Isidro fece
sapere
a Marieta che voleva aprire un
nuova
bottega
a
Santa Susanna, un piccolo villaggio molto vicino a Malgrat, dove
c'era una grande produzione di vino, ma non era
riuscito a farlo
per mancanza di soldi. Pochi giorni dopo la morte di José Defaus
Ballesté, Isidro chiese a Marieta di accompagnarlo a trovare la
madre, non osando andarci
da solo. Marieta era l'unica che non lo aveva deluso: gli faceva
avere
notizie della famiglia e non lo giudicava. Quando entrarono nella
casa della loro
infanzia,
a Isidro tremarono le gambe: quanti ricordi gli tornarono in
mente! Marieta, prima di entrare in cucina, guardò la Madonna
di legno nella nicchia della
galeria
e parlando
a sé stessa,
si
raccomando affinché Isidro non
perdesse
la calma.
Teresa era seduta su una sedia di paglia.
-
Avvicinati figlio mio, sto
perdendo la vista
e
voglio
vederti
bene!
- Madre,
vi
chiedo scusa per non essere venuto
al funerale di mio padre, non c’è
l’ho fatta,
disse Isidro.
- Non pensarci
più,
adesso
sei qui e questa è la cosa più importante. Mi
fa piacere
che tu sia venuto a trovarmi, mi sei mancato...
- Madre,
dovrebbe
essere felice di avere di nuovo i figli a casa,
disse Marieta.
-
É
vero
non
posso lamentarmi, adesso
che vi ho a
casa, l'unica cosa che mi rattrista è non poter vedere Mariano prima
di morire, disse Teresa.
- Perché in questa
casa
si
parla
sempre di lui, come se fosse un Dio? Disse
Isidro con voce ironica
e
stridula.
-
Isidro, non esagerare, e lei
madre,
non dica
così, forse Mariano ce la farà a ritornare
e poi non è
da
sola,
ci
siamo noi
due
e Francisco, disse Marieta con dolcezza, intuendo che si stava
avvicinando una tempesta.
Isidro, all'udire il nome di
Francisco, cominciò a sentire un intenso calore sul
viso e sulle
orecchie.
Cercò di controllarsi, ma non riuscì a dominare la rabbia. Arrossì
ancora di più e disse, gridando:
- Madre,
Mariano non ritornerà
più,
per
questo toccherebbe
a
me
essere l'erede universale e non a
Francisco,
come aveva stabilito nostro padre. In tutti questi anni mi sono
sentito usurpato.
- Isidro, devi perdonarci, forse abbiamo
sbagliato a mandarti lontano
così giovane, lo abbiamo fatto in buona fede, perché volevamo una
vita migliore per te, rispose Teresa.
- Una vita migliore non
significa allontanare un figlio dalla famiglia.
-
Tuo padre aveva
deciso
che dovevi andartene da
Malgrat.
-
Non potete
immaginare quanto l’ho
odiato.
-
Isidro, non dire così, nostro padre l’ha
fatto per il tuo bene, rispose Marieta.
- Non portarci
rancore,
disse Teresa con dolcezza.
- Perché mi avete
cacciato dalla famiglia?
-
Nessuno ti ha cacciato via... io ho fatto il possibile per farti
avere un’eredità più sostanziosa. Non dovresti lamentarti.
-
Rispetto a quello che ha ricevuto Francisco, la mia parte di eredità
è ben poca cosa. Ma non parliamone più, sono venuto a dirvi che
andrò a vivere a Mataró.
- Perché a Mataró? Gli affari non
ti vanno bene?
- Non vi preoccupate madre, ci vado perché ho
intenzione di far crescere l'azienda, c'è più mercato a Mataró.
-
Tuo padre sarebbe orgoglioso di te, avrebbe voluto dirgli Teresa, ma
intuì che lo avrebbe irritato e si limitò a dirgli: - Attento a non
fare il passo più lungo della gamba.