Le due cognate, Teresita Marés
Bigas e María Defaus Moragas, diventarono vedove in giovane età.
Joan, il primo marito di Teresita, morì nel suo letto in seguito a
una malattia polmonare contratta combattendo nell’ultima Guerra
Carlista. Agustí, il marito di Maria, fu inaspettatamente chiamato
alle armi e inviato a Cuba, dove trovò la morte.
Alla fine
degli anni Ottanta del XIX secolo, l'esercito spagnolo dovette
richiamare i soldati di riserva per mantenere la pace e sedare la
guerriglia a Cuba e nelle ultime colonie rimaste alla Corona. Tra il
servizio militare attivo, che durava dai quattro ai sei anni, e il
servizio di riserva, che impegnava altri sei anni, i ragazzi
trascorrevano dodici anni nell'esercito. Tuttavia, il periodo di
riserva non era altro che una formalità burocratica, in cui il
soldato, doveva presentarsi ogni tanto in caserma e dopo qualche anno
riceveva il congedo completo, tranne nei periodi di intense rivolte
coloniali in cui poteva essere richiamato. Agustí, a vent'anni, era
stato estratto a sorte, ma, a causa della morte del padre, fece solo
dodici mesi di servizio attivo e a trent'anni, quando svolgeva il
servizio di riserva, ebbe la sfortuna di essere richiamato.
Il
giorno in cui Maria salutò il marito, lei gli disse:
- Io
cercherei mio fratello a L'Avana, forse lui conosce qualcuno che
possa assegnarti una truppa che non sia di combattimento. Mio padre
dice che a Cuba ci sono molti catalani influenti.
- Maria, non
dire sciocchezze, non so dove sarò assegnato. Devi tenere in conto
che sarò un soldato semplice e non potrò lasciare l'esercito per
andare a trovare un parente all'altra parte dell'isola. E poi, cosa
potrebbe fare Mariano per me? Niente.
- Sei sempre così
pessimista! Io voglio solo che tu ritorni sano e salvo.
- Non ti
preoccupare, la Grande Guerra cubana ormai è finita, noi soldati
spagnoli dovremo solo cercare di non fare rinascere i gruppi di
guerriglieri indipendentisti. Vedrai che ritornerò presto e avremo
tanti bambini.
- Abbi cura di te e promettimi che mi scriverai
una lettera ogni settimana, disse Maria singhiozzando.
- Sì,
certo! Rispose lui, abbracciandola.
Agustí e i suoi compagni
dovevano scovare e annientare i pochi ribelli rimasti e quando, nel
1886, sembrava che le scaramucce fossero arrivate alla fine, il
soldato catalano cadde in un'imboscata e rimase gravemente ferito. Fu
portato, in una barella insieme ad altri feriti, al campo militare e
subito medicato, ma dopo tre giorni morì. Quando Maria ricevette la
notizia, si disperò, ma poi piano piano dovette calmarsi per poter
pensare al suo futuro: decise di raccogliere le poche cose che aveva
e ritornare a Malgrat.
Quello stesso giorno, venne a
sapere da un fattorino che Teresita aveva dato alla luce una bambina.
Maria, per non spaventare i genitori, invece di spedire un
telegramma, decise che la cosa migliore da fare era prendere la
diligenza e partire per Malgrat, per condividere con loro la sua
disgrazia e per alleviare il suo dolore, prendendo in collo la nuova
nata. Senza il marito non aveva senso continuare a lavorare nella
casa rurale, dato che, quando Agustí era partito per Cuba, venne
assunta un'altra coppia di custodi. Quello stesso giorno andò a
trovare il padrone per raccontargli quello che era successo e per
dirgli che lasciava il lavoro.
Seduta sulla corriera, Maria
ripensò alla sua infanzia: era una bambina timida che passava
inosservata tra i suoi fratelli, si vergognava di avere i capelli
rossi e lentiggini sul viso. Ben presto iniziarono a chiamarla
Marieta, per distinguerla da Maria Ballesté Teixidó, sua nonna.
Tuttavia, quando la nonna morì, tutti si erano abituati al
diminutivo e continuarono a chiamarla così.
- Io mi occuperò
di Marieta e tu dei maschi, disse María Ballesté a Teresa Moragas,
la nuora, il giorno della nascita della bambina.
Teresa Moragas,
sentendosi quasi un'intrusa nella vecchia casa, quel giorno non osò
contraddire la suocera, doveva tacere, ma le sembrava assurdo che
volesse occuparsi esclusivamente della bambina.
I mesi
trascorrevano e María Ballesté continuava a prendersi cura della
nipote, preparandole la pappa, lavandola accuratamente e
confezionando i suoi vestitini a maglia. José Defaus e Teresa
Moragas ebbero cinque figli in otto anni. Teresa faceva fatica a
gestire tutti quei piccoli, ma per fortuna con loro viveva il
fratello celibe del marito, Joan Defaus Ballesté, che era molto
affettuoso con i bambini e quando poteva dava una mano a Teresa.
José Defaus Ballesté, era sempre in giro e si occupava
dell'azienda di cereali e sementi che aveva fondato, mentre Joan
seminava e coltivava la terra. I due fratelli erano agli antipodi:
Joan era semplice, taciturno, casalingo, umile e con idee politiche
progressiste; José era chiacchierone e vanitoso, gli piaceva
comandare e amava mettersi in mostra, motivo per cui andava alle
riunioni dei monarchici e a messa ogni domenica, senza mai saltarne
una.
- La mia piccola, la mia piccola.. sei la mia regina. Ho
avuto solo maschi, per questo quando sei arrivata ho ricevuto
un'immensa gioia, diceva la nonna a Marieta, baciandola.
- Non viziarla così tanto,
Maria, diceva Mariano Defaus Segarra, il marito.
- Lasciami in
pace, con Marieta mi sto vendicando del mio doloroso destino. È
stato ingiusto che la nostra unica figlia sia morta e che poi siano
nati solo maschi, rispose la moglie, senza usare mezzi termini.
Il
marito taceva mentre pensava alla nascita della loro bambina, minuta
e scura di carnagione, la quale era vissuta solo nove giorni. Era
nata prematura e l'avevano subito battezzata col nome di Luisa Defaus
Ballesté. Quella morte fece soffrire molto Maria, da allora era
diventata più scontrosa e se la prendeva per delle sciocchezze.
Da
un po’ di anni Mariano Defaus Segarra soffriva di reumatismi, che
lo infastidivano e gli impedivano di lavorare la terra. Nonostante la
malattia, non si lamentava mai, era un uomo tranquillo, che
trascorreva le giornate a confezionare cesti di vimini per i
braccianti che raccoglievano patate e altri ortaggi nei suoi campi.
Non usciva quasi mai di casa e quando lo faceva si affidava al
bastone. Prima teneva testa alla moglie, ma da quando si era ammalato
aveva lasciato correre e aveva affidato a lei la gestione della
famiglia.
Marieta guardò fuori dalla finestra e, vedendo i
filari tortuosi dei vigneti, ricordò il colore viola e il sapore del
pane con vino e zucchero che María Ballesté era solita preparare
per la sua merenda pomeridiana. La nonna ci teneva molto al vigneto
che aveva ereditato dalla sua famiglia e lodava il vino che lei
stessa produceva dai grappoli di uva nera. Sentiva una gran nostalgia
per quella donna dal carattere forte, che amava comandare e ed era un
po' scontrosa, ma con lei diventava dolce e affettuosa. D'estate a
Marieta piaceva farsi fare il bagno dalla nonna in cortile. Si sedeva
nella bacinella piena d'acqua e Maria Ballesté la insaponava e la
sciacquava con acqua calda, mentre le cantava una canzone.
- I
capelli di Mariano sono di un colore rossastro chiaro, non stopposi
come i miei, disse un giorno Marieta alla nonna mentre le lavava i
capelli e poi le faceva una treccia.
- I tuoi capelli sono
bellissimi!
- Mi piacerebbe averli lisci e neri come Joan o
castani come Isidro.
- Marieta, Marieta, non lamentarti, sei
molto bella, le diceva la nonna.
Quando nacque Francisco, la
nonna ne fu dispiaciuta, perché avrebbe voluto che nascesse un'altra
femmina. Anche Marieta avrebbe voluto una sorellina, ma ben presto si
affezionò al bambino. La gioia in quella casa durò ben poco, poiché
la nonna morì improvvisamente e pochi mesi dopo anche il nonno.
Marieta passò da principessa di casa a Cenerentola. All'età di nove
anni fu allontanata da scuola per dare aiuto alla madre, prendendosi
cura dei suoi fratelli, Isidro, Joan e Francisco. Quattro anni dopo
nacque Luisa, poi Rosa e anche loro dovette tirare su.
Mentre la carrozza si
avvicinava al villaggio, Marieta cominciò a immaginare il suo
arrivo nella casa in cui era nata. Aprì il portone di legno,
attraversò il corridoio del piano terra, la sala da pranzo, la
stanza finestrata, fino ad arrivare alla grande cucina, dove si vide
seduta con i suoi fratelli vicino al camino; le sembrò anche di
sentire il crepitio del fuoco e l'odore del fumo dei tronchi di ulivo
che bruciavano. Aprì la porta del cortile e si riconobbe mentre
attingeva l'acqua dal pozzo e poi lavava i panni nel lavatoio. Le
venne subito in mente l'immagine del cortile con le ortensie in fiore
e i rosai pieni di rose, gialle e rosse. Guardò i due fili di panni
stesi ad asciugare e si vide prendere in mano un lenzuolo di lino
bianco. Sorrise, ricordando il forte odore che emanava dalle stalle
degli animali, dal pollaio e dal letamaio, dove venivano buttati i
resti organici della cucina.
Marieta arrivò esausta, perché
prima aveva percorso quasi dieci chilometri in carro fino a Girona, e
poi i restanti quaranta in corriera fino a Malgrat. I suoi genitori
l’ accolsero con grande gioia, ma quando raccontò loro quello che
era successo ad Agustí, non riuscivano a farsene una ragione e la
consolarono come meglio riuscirono. Luisa e Rosa avevano la
scarlattina, ma erano contente di vedere la sorella.
- Non vi
lascerò mai più, disse alle bambine Marieta, mettendo ad ognuna
delle pezze bagnate sulla fronte per fare abbassare la febbre.
-
Devono riposare, il medico ha fiduccia nella loro guarigione.
- Voglio prendere in braccio
Teresa, la mia bella nipotina State tranquilli, io ho già avuta la
scarlattina da piccola.
La bambina era sana e succhiava
voracemente la poppa dalla madre, ma per precauzione Teresita volle
tenerla lontana dalle cognate malate. Marieta prese la neonata tra le
braccia e cominciò a piangere.
- Non piangere Marieta, ti
risposerai e avrai dei figli, le disse la madre.
- Non piango
perché non ho avuto figli, piango perché mi emoziono quando un
bambino viene al mondo dal nulla. E per favore, mamma, non dire
sciocchezze: ho trent'anni e sono vedova, come posso sperare in un
nuovo matrimonio?
-
Sei ancora giovane e bella, avrai dei pretendenti.
- Sto
ancora
piangendo
Agustí, non
voglio pensare a un altro uomo,
rispose Marieta.
Si dice che la sfortuna non arrivi mai da sola:
in pochi giorni la scarlattina si portò via le due figlie piccole di
Teresa e José. Quella disgrazia
fu difficile
da accettare dalla
famiglia: Teresa svenne più volte, José si ammalò. Francisco e
Marieta badarono
ai
genitori e si occuparono delle
pratiche della
doppia sepoltura. Il funerale delle due ragazze fu uno dei più
sentiti e partecipati del paese.
Teresa non si
reggeva
in piedi,
dovette
sedere
su una lastra di
marmo mentre
le sue due figlie venivano seppellite.
Francisco, Teresita e
Marieta fecero del loro meglio affinché Teresa e José, dopo la
morte delle figlie, non cadessero in un buco nero. Grazie
alla bambina,
che
cresceva
sana,
piano
piano
i
nonni ripresero
a sorridere.
Quello
stesso anno Marieta conobbe Narciso Ribot Masens, un bell’uomo
vedovo
senza figli di Malgrat. Il vedovo aveva diciotto anni più di lei ed
era marinaio di
lunghe tratte transoceaniche.
Una domenica andò dai
genitori di Marieta a
chiedere la sua
mano.
Lei
accettò a condizione che lui
le permettesse
di recarsi
a casa dei genitori ogni pomeriggio.
- Ma quando
dico tutti
i pomeriggi, intendo ogni
pomeriggio,
senza saltarne uno, dalle tre alle sette, disse Marieta al vedovo.
- Sì, ho capito, per me va
bene. Quando mi sarò imbarcato, potrai stare tutto il giorno a casa
dei tuoi genitori, voglio solo che tu ti faccia trovare in casa
nostra quando rientrerò dai miei viaggi, le rispose Narciso.
Quando,
pochi mesi dopo il matrimonio, lei scoprì di essere incinta, andò
ad accendere due candele alla Vergine del Carmen e tutta la famiglia
festeggiò l'evento inatteso. All'età di trentadue anni ebbe il
primo figlio, a cui diedero il nome di José.
Dopo cinque anni
nacque una bella bambina, che chiamarono María Engracia, in onore
della sorella del marito che, rimasta vedova a cinquant'anni e senza
figli, fu accolta dal fratello nella casa di via Sant Esteve.
Narciso aveva comprato quella casa anni prima con i laudi guadagni
della navigazione. Marieta si trovava bene con cognata, una donna
allegra e disponibile, che la aiutava in tutto e le faceva compagnia
quando il marito era in mare.
- Vuoi vedere che Narciso si è
fatto un'altra donna in uno di quei posti lontani dove va... ci
vediamo così poco e lui è così attraente! Marieta si confidò alla
cognata.
- Non credo, ma non soffrire, Marieta, non ne vale la
pena: occhio non vede, cuore non duole, rispose sorridendo
María Engracia.
Gli anni passarono e un giorno di primavera,
quando le due donne insieme ai bambini aspettavano con impazienza
l'arrivo di Narciso dal suo lungo viaggio, ricevettero un telegramma.
Narciso aveva risparmiato un bel po' di soldi e qualche mese prima
aveva deciso che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio, voleva
godersi la moglie e i figli, ma non fece in tempo a farlo.
Il
rapporto della compagnia di navigazione diceva:
Il capitano della nave, Narciso Ribot Masens, è stato attaccato dai pirati al largo delle coste venezuelane. L'equipaggio si ha difeso coraggiosamente, lui è morto in combattimento. È sepolto con gli altri valorosi marinai nel cimitero di Maracaibo.
Marieta,
all'età di trentotto anni, rimase vedova per la seconda volta. Maria
Engracia
la consolò e la sostenne in tutto, forse per questo Marieta si
riprese dalla sua disgrazia in poche settimane e tornò alla sua
solita routine. Le due vedove andavano molto d'accordo. Un giorno
bussò alla porta un uomo che disse di chiamarsi José Moner Sans.
-
Ero il migliore amico di Narciso, ho navigato con lui per molti anni,
disse il marinaio.
- Entra e mangia qualcosa con noi, disse
Marieta, accompagnandolo all'interno.
- Non voglio disturbarti,
volevo solo darti il quaderno di Narciso. Gli ho promesso che l'avrei
fatto.
- Un amico di Narciso sarà sempre nostro
benvenuto.
José
Moner Sans rimase a casa delle vedove per un anno intero. Il marinaio
appena arrivato aveva sessantotto anni e nonostante l'età continuava
a navigare, ma quel viaggio in Venezuela fu
l’
ultimo, anche per
lui.
Aveva
promesso
all'amico Narciso che si sarebbe preso cura della vedova per un anno.
Dopo dodici mesi, andò a vivere a Barcellona dove aveva una sorella
nubile, ma di tanto in tanto prendeva il treno per andare a trovare
le due vedove.
Marieta era felice con i suoi
figli e la cognata e il giorno in cui scoprì che María Antonia
Ribot, una cugina di María Engracia, era rimasta sola e senza
risorse, la accolse in casa. María Antonia arrivò con un pianoforte
e due bauli. Era una donna affabile che amava la musica e ogni
pomeriggio impartiva lezioni alle ragazze ricche del paese e quando
finiva suonava il pianoforte per le due donne.
Marieta chiudeva
gli occhi, seduta nel giardino della sua casa, da dove poteva vedere
l'azzurro intenso del mare e si sentiva in pace, pensando che quegli
ultimi anni, nonostante le sofferenze, erano stati belli, perché non
le mancava nulla: aveva due bambini e due amiche in casa e grazie a
Narciso, godeva di una buona posizione economica, possedeva una casa
e aveva in banca abbastanza denaro per vivere senza problemi.
-
Som les tres Maries, les tres vidues mes feliçes del poble
(siamo le tre Marie, le tre vedove più felici del paese) ripeteva
ridendo alle due donne che abitavano con lei.
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