domenica 21 aprile 2024

Cap. 15 - Le tre vedove

 


Le due cognate, Teresita Marés Bigas e María Defaus Moragas, diventarono vedove in giovane età. Joan, il primo marito di Teresita, morì nel suo letto in seguito a una malattia polmonare contratta combattendo nell’ultima Guerra Carlista. Agustí, il marito di Maria, fu inaspettatamente chiamato alle armi e inviato a Cuba, dove trovò la morte.
Alla fine degli anni Ottanta del XIX secolo, l'esercito spagnolo dovette richiamare i soldati di riserva per mantenere la pace e sedare la guerriglia a Cuba e nelle ultime colonie rimaste alla Corona. Tra il servizio militare attivo, che durava dai quattro ai sei anni, e il servizio di riserva, che impegnava altri sei anni, i ragazzi trascorrevano dodici anni nell'esercito. Tuttavia, il periodo di riserva non era altro che una formalità burocratica, in cui il soldato, doveva presentarsi ogni tanto in caserma e dopo qualche anno riceveva il congedo completo, tranne nei periodi di intense rivolte coloniali in cui poteva essere richiamato. Agustí, a vent'anni, era stato estratto a sorte, ma, a causa della morte del padre, fece solo dodici mesi di servizio attivo e a trent'anni, quando svolgeva il servizio di riserva, ebbe la sfortuna di essere richiamato.
Il giorno in cui Maria salutò il marito, lei gli disse:
- Io cercherei mio fratello a L'Avana, forse lui conosce qualcuno che possa assegnarti una truppa che non sia di combattimento. Mio padre dice che a Cuba ci sono molti catalani influenti.
- Maria, non dire sciocchezze, non so dove sarò assegnato. Devi tenere in conto che sarò un soldato semplice e non potrò lasciare l'esercito per andare a trovare un parente all'altra parte dell'isola. E poi, cosa potrebbe fare Mariano per me? Niente.
- Sei sempre così pessimista! Io voglio solo che tu ritorni sano e salvo.
- Non ti preoccupare, la Grande Guerra cubana ormai è finita, noi soldati spagnoli dovremo solo cercare di non fare rinascere i gruppi di guerriglieri indipendentisti. Vedrai che ritornerò presto e avremo tanti bambini.
- Abbi cura di te e promettimi che mi scriverai una lettera ogni settimana, disse Maria singhiozzando.
- Sì, certo! Rispose lui, abbracciandola.
Agustí e i suoi compagni dovevano scovare e annientare i pochi ribelli rimasti e quando, nel 1886, sembrava che le scaramucce fossero arrivate alla fine, il soldato catalano cadde in un'imboscata e rimase gravemente ferito. Fu portato, in una barella insieme ad altri feriti, al campo militare e subito medicato, ma dopo tre giorni morì. Quando Maria ricevette la notizia, si disperò, ma poi piano piano dovette calmarsi per poter pensare al suo futuro: decise di raccogliere le poche cose che aveva e ritornare a Malgrat.

Quello stesso giorno, venne a sapere da un fattorino che Teresita aveva dato alla luce una bambina. Maria, per non spaventare i genitori, invece di spedire un telegramma, decise che la cosa migliore da fare era prendere la diligenza e partire per Malgrat, per condividere con loro la sua disgrazia e per alleviare il suo dolore, prendendo in collo la nuova nata. Senza il marito non aveva senso continuare a lavorare nella casa rurale, dato che, quando Agustí era partito per Cuba, venne assunta un'altra coppia di custodi. Quello stesso giorno andò a trovare il padrone per raccontargli quello che era successo e per dirgli che lasciava il lavoro.
Seduta sulla corriera, Maria ripensò alla sua infanzia: era una bambina timida che passava inosservata tra i suoi fratelli, si vergognava di avere i capelli rossi e lentiggini sul viso. Ben presto iniziarono a chiamarla Marieta, per distinguerla da Maria Ballesté Teixidó, sua nonna. Tuttavia, quando la nonna morì, tutti si erano abituati al diminutivo e continuarono a chiamarla così.
- Io mi occuperò di Marieta e tu dei maschi, disse María Ballesté a Teresa Moragas, la nuora, il giorno della nascita della bambina.
Teresa Moragas, sentendosi quasi un'intrusa nella vecchia casa, quel giorno non osò contraddire la suocera, doveva tacere, ma le sembrava assurdo che volesse occuparsi esclusivamente della bambina.
I mesi trascorrevano e María Ballesté continuava a prendersi cura della nipote, preparandole la pappa, lavandola accuratamente e confezionando i suoi vestitini a maglia. José Defaus e Teresa Moragas ebbero cinque figli in otto anni. Teresa faceva fatica a gestire tutti quei piccoli, ma per fortuna con loro viveva il fratello celibe del marito, Joan Defaus Ballesté, che era molto affettuoso con i bambini e quando poteva dava una mano a Teresa.
José Defaus Ballesté, era sempre in giro e si occupava dell'azienda di cereali e sementi che aveva fondato, mentre Joan seminava e coltivava la terra. I due fratelli erano agli antipodi: Joan era semplice, taciturno, casalingo, umile e con idee politiche progressiste; José era chiacchierone e vanitoso, gli piaceva comandare e amava mettersi in mostra, motivo per cui andava alle riunioni dei monarchici e a messa ogni domenica, senza mai saltarne una.
- La mia piccola, la mia piccola.. sei la mia regina. Ho avuto solo maschi, per questo quando sei arrivata ho ricevuto un'immensa gioia, diceva la nonna a Marieta, baciandola.

- Non viziarla così tanto, Maria, diceva Mariano Defaus Segarra, il marito.
- Lasciami in pace, con Marieta mi sto vendicando del mio doloroso destino. È stato ingiusto che la nostra unica figlia sia morta e che poi siano nati solo maschi, rispose la moglie, senza usare mezzi termini.
Il marito taceva mentre pensava alla nascita della loro bambina, minuta e scura di carnagione, la quale era vissuta solo nove giorni. Era nata prematura e l'avevano subito battezzata col nome di Luisa Defaus Ballesté. Quella morte fece soffrire molto Maria, da allora era diventata più scontrosa e se la prendeva per delle sciocchezze.
Da un po’ di anni Mariano Defaus Segarra soffriva di reumatismi, che lo infastidivano e gli impedivano di lavorare la terra. Nonostante la malattia, non si lamentava mai, era un uomo tranquillo, che trascorreva le giornate a confezionare cesti di vimini per i braccianti che raccoglievano patate e altri ortaggi nei suoi campi. Non usciva quasi mai di casa e quando lo faceva si affidava al bastone. Prima teneva testa alla moglie, ma da quando si era ammalato aveva lasciato correre e aveva affidato a lei la gestione della famiglia.
Marieta guardò fuori dalla finestra e, vedendo i filari tortuosi dei vigneti, ricordò il colore viola e il sapore del pane con vino e zucchero che María Ballesté era solita preparare per la sua merenda pomeridiana. La nonna ci teneva molto al vigneto che aveva ereditato dalla sua famiglia e lodava il vino che lei stessa produceva dai grappoli di uva nera. Sentiva una gran nostalgia per quella donna dal carattere forte, che amava comandare e ed era un po' scontrosa, ma con lei diventava dolce e affettuosa. D'estate a Marieta piaceva farsi fare il bagno dalla nonna in cortile. Si sedeva nella bacinella piena d'acqua e Maria Ballesté la insaponava e la sciacquava con acqua calda, mentre le cantava una canzone.
- I capelli di Mariano sono di un colore rossastro chiaro, non stopposi come i miei, disse un giorno Marieta alla nonna mentre le lavava i capelli e poi le faceva una treccia.
- I tuoi capelli sono bellissimi!
- Mi piacerebbe averli lisci e neri come Joan o castani come Isidro.
- Marieta, Marieta, non lamentarti, sei molto bella, le diceva la nonna.
Quando nacque Francisco, la nonna ne fu dispiaciuta, perché avrebbe voluto che nascesse un'altra femmina. Anche Marieta avrebbe voluto una sorellina, ma ben presto si affezionò al bambino. La gioia in quella casa durò ben poco, poiché la nonna morì improvvisamente e pochi mesi dopo anche il nonno. Marieta passò da principessa di casa a Cenerentola. All'età di nove anni fu allontanata da scuola per dare aiuto alla madre, prendendosi cura dei suoi fratelli, Isidro, Joan e Francisco. Quattro anni dopo nacque Luisa, poi Rosa e anche loro dovette tirare su.

Mentre la carrozza si avvicinava al villaggio, Marieta cominciò a immaginare il suo arrivo nella casa in cui era nata. Aprì il portone di legno, attraversò il corridoio del piano terra, la sala da pranzo, la stanza finestrata, fino ad arrivare alla grande cucina, dove si vide seduta con i suoi fratelli vicino al camino; le sembrò anche di sentire il crepitio del fuoco e l'odore del fumo dei tronchi di ulivo che bruciavano. Aprì la porta del cortile e si riconobbe mentre attingeva l'acqua dal pozzo e poi lavava i panni nel lavatoio. Le venne subito in mente l'immagine del cortile con le ortensie in fiore e i rosai pieni di rose, gialle e rosse. Guardò i due fili di panni stesi ad asciugare e si vide prendere in mano un lenzuolo di lino bianco. Sorrise, ricordando il forte odore che emanava dalle stalle degli animali, dal pollaio e dal letamaio, dove venivano buttati i resti organici della cucina.
Marieta arrivò esausta, perché prima aveva percorso quasi dieci chilometri in carro fino a Girona, e poi i restanti quaranta in corriera fino a Malgrat. I suoi genitori l’ accolsero con grande gioia, ma quando raccontò loro quello che era successo ad Agustí, non riuscivano a farsene una ragione e la consolarono come meglio riuscirono. Luisa e Rosa avevano la scarlattina, ma erano contente di vedere la sorella.
- Non vi lascerò mai più, disse alle bambine Marieta, mettendo ad ognuna delle pezze bagnate sulla fronte per fare abbassare la febbre.
- Devono riposare, il medico ha fiduccia nella loro guarigione.

- Voglio prendere in braccio Teresa, la mia bella nipotina State tranquilli, io ho già avuta la scarlattina da piccola.
La bambina era sana e succhiava voracemente la poppa dalla madre, ma per precauzione Teresita volle tenerla lontana dalle cognate malate. Marieta prese la neonata tra le braccia e cominciò a piangere.
- Non piangere Marieta, ti risposerai e avrai dei figli, le disse la madre.
- Non piango perché non ho avuto figli, piango perché mi emoziono quando un bambino viene al mondo dal nulla. E per favore, mamma, non dire sciocchezze: ho trent'anni e sono vedova, come posso sperare in un nuovo matrimonio?

- Sei ancora giovane e bella, avrai dei pretendenti.
-
Sto ancora piangendo Agustí, non voglio pensare a un altro uomo, rispose Marieta.
Si dice che la sfortuna non arrivi mai da sola: in pochi giorni la scarlattina si portò via le due figlie piccole di Teresa e José. Quella
disgrazia fu difficile da accettare dalla famiglia: Teresa svenne più volte, José si ammalò. Francisco e Marieta badarono ai genitori e si occuparono delle pratiche della doppia sepoltura. Il funerale delle due ragazze fu uno dei più sentiti e partecipati del paese. Teresa non si reggeva in piedi, dovette sedere su una lastra di marmo mentre le sue due figlie venivano seppellite.
Francisco, Teresita e Marieta fecero del loro meglio affinché Teresa e José, dopo la morte delle figlie, non cadessero in un buco nero.
Grazie alla bambina, che cresceva sana, piano piano i nonni ripresero a sorridere.
Quello stesso anno Marieta conobbe Narciso Ribot Masens, un
bell’uomo vedovo senza figli di Malgrat. Il vedovo aveva diciotto anni più di lei ed era marinaio di lunghe tratte transoceaniche. Una domenica andò dai genitori di Marieta a chiedere la sua mano. Lei accettò a condizione che lui le permettesse di recarsi a casa dei genitori ogni pomeriggio.
- Ma
quando dico tutti i pomeriggi, intendo ogni pomeriggio, senza saltarne uno, dalle tre alle sette, disse Marieta al vedovo.

- Sì, ho capito, per me va bene. Quando mi sarò imbarcato, potrai stare tutto il giorno a casa dei tuoi genitori, voglio solo che tu ti faccia trovare in casa nostra quando rientrerò dai miei viaggi, le rispose Narciso.
Quando, pochi mesi dopo il matrimonio, lei scoprì di essere incinta, andò ad accendere due candele alla Vergine del Carmen e tutta la famiglia festeggiò l'evento inatteso. All'età di trentadue anni ebbe il primo figlio, a cui diedero il nome di José.
Dopo cinque anni nacque una bella bambina, che chiamarono María Engracia, in onore della sorella del marito che, rimasta vedova a cinquant'anni e senza figli, fu accolta dal fratello nella casa di via Sant Esteve. Narciso aveva comprato quella casa anni prima con i laudi guadagni della navigazione. Marieta si trovava bene con cognata, una donna allegra e disponibile, che la aiutava in tutto e le faceva compagnia quando il marito era in mare.
- Vuoi vedere che Narciso si è fatto un'altra donna in uno di quei posti lontani dove va... ci vediamo così poco e lui è così attraente! Marieta si confidò alla cognata.
- Non credo, ma non soffrire, Marieta, non ne vale la pena: occhio non vede, cuore non duole, rispose sorridendo María Engracia.
Gli anni passarono e un giorno di primavera, quando le due donne insieme ai bambini aspettavano con impazienza l'arrivo di Narciso dal suo lungo viaggio, ricevettero un telegramma. Narciso aveva risparmiato un bel po' di soldi e qualche mese prima aveva deciso che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio, voleva godersi la moglie e i figli, ma non fece in tempo a farlo.
Il rapporto della compagnia di navigazione diceva:

Il capitano della nave, Narciso Ribot Masens, è stato attaccato dai pirati al largo delle coste venezuelane. L'equipaggio si ha difeso coraggiosamente, lui è morto in combattimento. È sepolto con gli altri valorosi marinai nel cimitero di Maracaibo.

Marieta, all'età di trentotto anni, rimase vedova per la seconda volta. Maria Engracia la consolò e la sostenne in tutto, forse per questo Marieta si riprese dalla sua disgrazia in poche settimane e tornò alla sua solita routine. Le due vedove andavano molto d'accordo. Un giorno bussò alla porta un uomo che disse di chiamarsi José Moner Sans.
- Ero il migliore amico di Narciso, ho navigato con lui per molti anni, disse il marinaio.
- Entra e mangia qualcosa con noi, disse Marieta, accompagnandolo all'interno.
- Non voglio disturbarti, volevo solo darti il quaderno di Narciso. Gli ho promesso che l'avrei fatto.
- Un amico di Narciso sarà sempre
nostro benvenuto.
José Moner Sans rimase a casa delle vedove per un anno intero. Il marinaio appena arrivato aveva sessantotto anni e nonostante l'età continuava a navigare, ma quel viaggio in Venezuela fu
l’ ultimo, anche per lui. Aveva promesso all'amico Narciso che si sarebbe preso cura della vedova per un anno. Dopo dodici mesi, andò a vivere a Barcellona dove aveva una sorella nubile, ma di tanto in tanto prendeva il treno per andare a trovare le due vedove.

Marieta era felice con i suoi figli e la cognata e il giorno in cui scoprì che María Antonia Ribot, una cugina di María Engracia, era rimasta sola e senza risorse, la accolse in casa. María Antonia arrivò con un pianoforte e due bauli. Era una donna affabile che amava la musica e ogni pomeriggio impartiva lezioni alle ragazze ricche del paese e quando finiva suonava il pianoforte per le due donne.
Marieta chiudeva gli occhi, seduta nel giardino della sua casa, da dove poteva vedere l'azzurro intenso del mare e si sentiva in pace, pensando che quegli ultimi anni, nonostante le sofferenze, erano stati belli, perché non le mancava nulla: aveva due bambini e due amiche in casa e grazie a Narciso, godeva di una buona posizione economica, possedeva una casa e aveva in banca abbastanza denaro per vivere senza problemi.
- Som les tres Maries, les tres vidues mes feliçes del poble (siamo le tre Marie, le tre vedove più felici del paese) ripeteva ridendo alle due donne che abitavano con lei.






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