Quel giorno d'inverno del
1873, ferma accanto al portone, Teresa Moragas Gibert guardò con
tristezza il marito e il figlio maggiore che uscivano di casa per
andare alla stazione, ma non poteva immaginare cosa stesse
macchinando il marito. I due scomparvero mentre giravano l’angolo
della strada che sfociava nella piazza della chiesa. José Defaus
Ballesté aveva in mano la valigia e Mariano sulle spalle lo zaino.
Durante il tragitto a piedi parlarono poco. José accompagnò il
figlio al binario del treno per Barcellona. Mentre aspettavano, il
padre consegnò al ragazzo una busta contenente un documento
ufficiale e gli disse con serietà:
- Ho dovuto nascondere
questa vergogna.
Mentre Mariano leggeva il documento, José
continuò a dire:
- Il sindaco mi ha aiutato affinché nessuno
sappia della denuncia. Come ben saprai coloro che vengono estratti a
sorte per il servizio militare vengono chiamati a scaglioni, secondo
il sindaco la tua chiamata arriverà quest’estate, ma per tutta la
gente del paese tu adesso sei scappato per non arruolarti e per
nessun altro motivo, capito?
- Mi dispiace, padre, non avevo
osato dirvi che sono stato denunciato dall'ufficiale giudiziario.
-
Ti metti sempre nei guai! Devi promettermi che sarai più
prudente.
Appena il treno arrivò la conversazione fu troncata,
ma durante tutto il viaggio Mariano pensò ai guai che aveva
combinato con Pepito, il suo miglior amico, e promise a se stesso che
d'ora in avanti sarebbe stato più giudizioso.
Ne
era passata di acqua sotto i ponti da quella mattina in cui Teresa
aveva salutato Mariano.
Con il trascorrere dei giorni, lei si rendeva conto che non avrebbe
rivisto suo figlio così presto come aveva
sperato. Teresa non era una donna timorosa e sottomessa, anzi,
sarebbe stata coraggiosa se avesse avuto l'opportunità di andare via
dal paesino, ma a quei tempi le donne dovevano tacere e fare ciò che
il padre aveva stabilito per loro. Sposò José Defaus Ballesté
senza quasi conoscerlo. Prima del matrimonio, lo aveva incontrato
solo un paio di volte al ballo della festa del paese. Ma per fortuna
José l'aveva sempre rispettata e, anche se a casa comandava lui,
permetteva che alcune cose fosse lei a deciderle.
Mariano le assomigliava, era gentile, sognatore, sensibile,
coraggioso, fedele e affidabile.
- Da dove è uscito fuori
Mariano con questo carattere? Le domandò, una sera all'inizio di
quell'anno fatidico, il marito a bassa voce per non farsi sentire dai
quattro figli che dormivano nella stanza accanto.
- Mariano è
un ragazzo con grinta, gli disse Teresa.
- Speriamo che tutta
questa grinta non lo porti fuori strada.
- Non esagerare. È un
bravo ragazzo, ribadì Teresa.
- Gli piacciono troppo i treni e
le navi. Ho paura che se ne vada via lontano.
- Anche a me
dispiacerebbe tanto, ma sarà quello che Dio vorrà, osò dire
Teresa.
- Non credo che ci abbandonerà, lo dicevo solo per
dire, ma quello che adesso mi preoccupa di più è che venga chiamato
a fare il militare. Ci sono voci che a causa della carenza di
volontari nell'esercito saranno reclutati anche i diciassettenni.
-
Non preoccuparti José, Mariano non ha ancora compiuto diciassette
anni. Non toccherà a lui, gli disse la moglie, non del tutto
convinta.
Teresa quella notte dormì poco e male, poiché temeva
che il figlio prima o poi sarebbe stato chiamato alle armi, ma si
alzò presto come al solito e preparò la colazione per tutta la
famiglia. Mentre prendeva una tazza di latte caldo, dove inzuppava
pezzettini pane raffermo, raccontò al marito di aver fatto un sogno
molto strano:
- Il cortile era invaso dall'acqua, pioveva a
dirotto, tutte le piante stavano morendo affogate e all'improvviso
delle grosse rane saltavano fuori dalle pozzanghere ed entravano in
casa. Chi sa cosa potrebbe significare questo sogno?
- I sogni
non hanno nessun significato. L'unica cosa che mi viene
in mente è che
oggi potrebbe piovere, disse José, ridendo.
Teresa sorrise, ma
non osò dirgli che quella notte non aveva chiuso occhio dalla paura
di perdere Mariano.
Dopo
qualche giorno, il postino portò un avviso ufficiale per Mariano.
Con quella busta sigillata in mano, Teresa crollò e scoppiò a
piangere. Quando arrivò il marito, lei e i bambini piangevano, nel
vederlo cercò di calmarsi, ma non ci riuscì e singhiozzando, gli
porse la lettera. Mentre José la leggeva, dovette sedersi. Mariano
era un po’ più indietro, ma vedendo il volto teso del padre, capì
che erano arrivate brutte notizie. Quando José si riprese, abbracciò
Mariano e gli disse che la famiglia Defaus era benvoluta in paese e
che sicuramente qualcuno li avrebbe aiutati.
Teresa lasciò che
il marito andasse dal sindaco, ma non credeva che quel brav'uomo
potesse aiutarli:
- Mariano non è figlio di vedova e non ha
difetti fisici, non potrà in nessun modo essere riformato, si
disse.
Singhiozzò di gioia e di dolore quando seppe che Mariano
poteva fuggire a Cuba, sotto le ali del farmacista Sarrá.
Le
prime settimane dopo la partenza di Mariano furono molto difficili
per Teresa, che per non
farsi vedere
piangere doveva nascondersi nel lavatoio.
La casa dei Defaus era
antica, costruita da un trisavolo di José Defaus Ballesté a metà
del XVIII secolo. Al piano terra c'erano due stanze, la prima
luminosa, con una finestra che si affacciava sulla strada ed era il
luogo dove le donne si sedevano a cucire ogni pomeriggio, l’altra
era piuttosto buia, con una finestrina alta che dava sulle scale e
veniva usata come ripostiglio. Le camere da letto si trovavano al
primo piano, raggiungibile con una scala piuttosto ripida. Nella sala
da pranzo c'era una credenza, un tavolo di legno scuro
con gambe
tornite e sei sedie tappezzate, dove si sedevano i pochi ospiti che
entravano in casa. Dopo la sala da pranzo c'era una stanza di
passaggio che portava alla grande cucina, la quale si affacciava sul
cortile attraverso una porta finestra. In cucina c'erano dei fornelli
a legna e un grande focolare, dove la famiglia trascorreva la maggior
parte del tempo in inverno. Nel cortile c'erano il pozzo, il lavatoio
e il gabinetto, che veniva chiamato comuna.
La comuna
consisteva in una tavola di legno con un buco al centro dove ci si
poteva sedere per urinare e andare d’intestino. Appesa alla parete
del lavatoio c'era una grande bacinella per fare il bagno. Teresa si
prendeva cura delle piante e dei
fiori che aveva
sistemato nel cortile in grandi vasi. Più in là del cortile c'erano
la stalla per il cavallo, il gallinaio, il porcile e atri recinti per
animali.
Prima
che arrivasse il foglio di reclutamento, José spiegò alla moglie
come aveva fatto affinché né lei né gli abitanti del paese
scoprissero che Mariano era stato convocato dal tribunale di
Arenys.
Il sindaco lo aveva avvertito e lui era riuscito a
nascondere l’arrivo della prima richiesta giudiziaria. In un primo
momento Teresa si era offesa perché il marito non si era fidato di
lei, ma quando, poco dopo, Mariano fu richiamato all’esercito per
arruolarsi, accettò l'astuto piano del marito.
Poche settimane
dopo la fuga di Mariano, arrivò il secondo avviso del tribunale, per
Teresa fu un altro duro colpo.
- Non essere in pena per questo
nuovo richiamo, mi presenterò io stesso, vedrai che risolverò
tutto, le disse José.
- Non smettono di arrivare brutte
notizie, disse lei singhiozzando.
Ma quando Teresa ricevette la
prima lettera di Mariano, cominciò a sorridere di nuovo. La mostrò
a tutti quanti e smise di andare a piangere nello stanzino del
lavatoio. Per lei, anche se non voleva ammetterlo, Mariano era il suo
figlio prediletto. Ogni volta che riceveva una sua lettera, le
sembrava di averlo accanto. Da quando si era imbarcato, impazziva di
gioia quando arrivava una lettera, nel leggerla le pareva di averlo
vicino e rispondeva subito, pareva che vivesse solo per quello.
-
Come sei esagerata! Smettila di pensare a Mariano e goditi i figli
che hai ancora accanto a te, le diceva il marito, quasi ogni sera
prima di addormentarsi.
- Non ci riesco. Ho bisogno di sapere
della sua vita e leggendo le sue lettere è come se anch'io fossi a
Cuba. Inoltre, ho il presentimento che lui tornerà presto, nel
frattempo non voglio che si senta solo, così nelle mie lettere gli
racconto tutte le vicende della nostra famiglia, per farlo sentire
vicino a casa.
- Povero postino, ogni mattina lo tartassi
domandandogli se c’è posta per te, disse José, il quale dopo un
paio di sbadigli, troncò la conversazione, spegnendo la luce.
Gli
anni passavano e Teresa aveva sempre più paura di non rivedere suo
figlio, ma non lo confessava a nessuno, anzi, diceva a tutti che
Mariano sarebbe tornato presto.
In
una lettera del 15 maggio 1877 Teresa raccontò a Mariano i dettagli
del matrimonio di Maria, la seconda figlia, la quale veniva chiamata
da tutti Mariona. Lei aveva diciannove anni e il fidanzato, Agustí
Riera Nualart, un ragazzo di Malgrat, ne aveva ventuno. Agustí era
il figlio più giovane di una famiglia di contadini. Sapendo che la
terra del padre sarebbe stata ereditata dal fratello maggiore, cercò
un impiego fuori dal paese. Trovò da lavorare come guardiano di una
grande casa colonica e il podere annesso, in un piccolo villaggio
vicino a Girona. Mariona non voleva lasciare la sua terra natale e
andò a piangere dalla madre. Teresa dovette convincerla a partire
con Agustí.
- Se restate a Malgrat morirete di fame, le disse
con fermezza e dolcezza allo stesso tempo.
Ma a Mariano non
raccontò niente di tutto ciò. Teresa non era d'accordo con la legge
sull'eredità che vigeva in Catalogna, secondo la quale la maggior
parte dei beni andavano all'erede, di solito il figlio maggiore e gli
altri figli ricevevano la legittima che era una parte piuttosto
piccola dell’eredità. Sapeva di non poter cambiare le regole
stabilite dai suoi antenati, ma quando scriveva a Mariona le inviava
del denaro per rimediare quelle disuguaglianze.
Mariona non
amava scrivere, preferiva che il marito la portasse tre o quattro
volte all'anno in carrozza a Girona, per poi poter prendere la
diligenza che l’avrebbe condotta a casa dei genitori.
Anche
Isidro aveva un'indole avventuriera, come Mariano, ma era più
impulsivo e spesso agiva senza cautela. Teresa aveva sentito dire che
aveva una relazione con una donna poco raccomandabile.
-
Isidro, ricordati che una donna buona e fedele è un vero tesoro, le
disse un giorno Teresa.
- Perché mi dice così, madre? Non ho
ancora una moglie, rispose Isidro.
- Te lo dico perché quando
ne avrai una, vorrei che pensassi
alle mie parole.
Teresa non disse tutta la verità al
marito, ma solo che temeva che Isidro prendesse una brutta strada.
José decise che il figlio si sarebbe imbarcato come marinaio in uno
dei battelli
ancorati nel
cantiere navale di Malgrat. Isidro, prima del suo sedicesimo
compleanno, in una giornata grigia di inizio inverno, fu costretto a
imbarcarsi su una nave che commerciava col sud della Francia.
Teresa
pensava che sarebbe impazzita con la perdita di un altro figlio, ma
non soffrì molto perché sapeva che avrebbe rivisto Isidro ogni due
o tre mesi e che al
figlio avrebbe
fatto bene allontanarsi da quella donna di dubbia reputazione.
Una
sera, mentre marito e moglie si stavano coricando, Teresa parlò
dell'ultima lettera che aveva scritto a Mariano:
- Gli ho
raccontato della partenza di Isidro di qualche settimana fa e di
quanto poco lo vedremo d'ora in poi. Prima che tu ti addormenti
vorrei leggerti un pezzettino della mia lettera.
- Me la
leggerai domani, ora ho molto sonno, rispose lui.
José leggeva
volentieri le lettere che arrivavano da Cuba, ma evitava con ogni
scusa che la moglie gli leggesse quelle che lei scriveva a Mariano,
perché si commuoveva per tutto quello che Teresa gli raccontava di
lui e dei figli e si vergognava di farsi vedere dalla moglie mentre
piangeva.
Joan, il loro secondogenito, fu chiamato alle armi
all'inizio del 1878, quando aveva appena compiuto diciotto anni.
Erano passati cinque anni da quando Mariano era fuggito a Cuba e
tutti soffrivano di
quella lontananza, così Teresa e José non cercarono di trattenerlo
e lasciarono che le cose seguissero il loro corso naturale.
Nelle
lettere di quel periodo, Teresa gli raccontava poco di Joan, perché
non voleva rattristarlo. Per molti mesi ebbero poche notizie del
soldato, finché Joan non tornò con una ferita alla gamba e una
malattia polmonare. Dal suo ritorno dal fronte era diventato più
taciturno e passava molte ore da solo in campagna, seduto sotto un
albero a meditare. Suo fratello Francisco, più giovane di lui di
quattro anni, per lunghi periodi dovette lasciare il seminario dove
studiava, per occuparsi della semina e dei raccolti. José e Teresa
erano preoccupati per Joan, che sembrava intrappolato in un altro
mondo da cui non riusciva a uscire.
Tuttavia, Teresita, la sua fidanzata, una ragazza di un villaggio
vicino, non smise mai di incoraggiarlo e lui piano piano si riprese,
ricominciando a lavorare la terra e a uscire con gli amici.
Fu
allora che Teresa disse a Mariano che Joan stava molto meglio dalla
sua malattia e che presto avrebbe sposato Teresita, era l’anno
1882. Quello stesso anno Mariano inviò una foto alla madre e le fece
sapere di aver trovato un nuovo lavoro in una fattoria di Pinar del
Rio.
Mentre Mariano aspettava con ansia la lettera in cui sua
madre gli avrebbe descritto tutti i dettagli della cerimonia e della
festa di matrimonio di Teresita e Joan, non poteva immaginare cosa si
stavano dicendo i suoi genitori qualche sera prima.
-
Ieri ho scritto una lunga lettera a Mariano e gli ho detto quanto ci
piace la nostra nuora.
- Accidenti, quante lettere scrivi!
rispose José.
- Ancora non sono andata alla posta per
imbucarla, lo farò domani mattina, voglio che venga spedita il prima
possibile. Ma adesso ti leggerò la prima pagina.
- Quanta
fretta! Dai, leggimi solo la prima parte, sto morendo dal
sonno.
Teresa iniziò a leggere:
Malgrat
1 dicembre 1882
Caro Mariano,
spero che quando tu leggerai
questa lettera godrai
di buona salute. Grazie a Dio anche noi stiamo bene. Finalmente posso
darti una buona notizia: il matrimonio di Joan e Teresita è stato un
successo. Joan, che ancora è un po’ delicato di salute, si sentiva
veramente bene ed era molto elegante. Lei era raggiante di allegria,
indossava una mantiglia bianca, che faceva risaltare i suoi capelli
neri e la sua pelle bruna e questo la rendeva ancora più
bella.
Isidro ha potuto partecipare al matrimonio, per fortuna
gli è stato dato un permesso. Anche Mariona è venuta col marito.
Ero veramente felice, con tutti i figli a casa. Mancavi solo tu. Ma
so che quando potrai ritornerai.
Non
essere in pensiero per noi, stiamo bene. Il raccolto di quest'anno è
stato buono, anche gli affari di tuo padre stanno andando bene,
speriamo che adesso che la guerra è finita tutto vada per il
meglio.
Joan è stato molto fortunato a sposare Teresita, è una
brava ragazza e piena di entusiasmo, addirittura vuole imbiancare le
pareti della cucina e spostare i mobili della sala da pranzo. Quando
ho sposato tuo padre non mi è stato permesso di cambiare nulla in
casa, mia suocera, tua nonna, comandava come un generale e anche tuo
nonno tirava fuori il suo carattere quando si arrabbiava con lei.
Forse
non ti
ricorderai molto di loro, sono morti quando avevi dieci anni. Tua
cognata Teresita, è una grande lavoratrice ed è una brava cuoca. È
rimasta orfana quando era molto giovane e ha dovuto imparare ben
presto a occuparsi della casa. Tuo padre e io siamo molto contenti di
nostra nuora. Ci ha portato allegria e dovresti vedere il suo
giardino, non lo riconosceresti,
in pochi giorni ha piantato numerosi fiori e cespugli, donati dai
vicini. Va molto d'accordo col vicinato. Ti ricordi Marcelina, la
vecchia vicina brontolona? Beh, con lei si trova benissimo e non la
sgrida mai.
Teresita è molto affettuosa con le piccole. Da
quando Mariona si è sposata, cinque anni fa, Rosa e Luisa hanno
dovuto arrangiarsi e crescere da sole, io la mattina mi occupo delle
faccende domestiche e il pomeriggio dei lavori della fattoria, quindi
non ho tempo di stare con loro, ma adesso che è arrivata lei, le
bambine sono molto felici.
Francisco
ha già compiuto diciassette anni e gli piace studiare. Seguendo i
consigli del parroco e del maestro, come ti avevo scritto in un'altra
lettera, Francisco, dopo le scuole elementari, è andato a studiare a
Girona. Si alloggia
nel seminario dove prima c’era stato Isidro, ma dice di non voler
diventare prete. Ogni estate torna a casa per il raccolto. È un gran
lavoratore, ma la sera non va al Caffè, come tutti gli uomini del
paese, resta a casa a leggere, è timido e solitario. Tutto il
contrario di Isidro, che non era mai a casa. Ormai Isidro lo vediamo
poco, l'ultima volta che è venuto da noi mi sono arrabbiata con lui,
perché ha avuto il coraggio di farsi un orribile tatuaggio sul
braccio. Anche tuo padre è andato in collera, gli ha rinfacciato che
nessuno della nostra famiglia aveva mai osato tatuarsi. Vedi, da una
parte sono preoccupata per Francisco perché non esce molto di casa e
dall'altra lo sono per Isidro perché è troppo impulsivo, ma devo
accettare che ogni figlio ha il proprio carattere, non credi?
Mi
piace ricevere le tue lettere e spero che il nuovo lavoro nella
fattoria di Pinar del Río vada molto bene. L'altro giorno ho
preparato il tuo piatto cubano preferito, "Moros y cristianos".
All'inizio tutti hanno pensato che fosse un po' strano, ma mentre lo
mangiavano hanno apprezzato la sua bontà.
Spero che tu possa
ritornare presto, ma capisco che adesso tu deva concentrati sul nuovo
lavoro. Forse tra un paio d'anni potrai ritornare. Mi piace la foto
che ci hai inviato. Sei un uomo elegante. Che bel completo che
indossi! Assomigli un po' a mio padre. I tuoi occhi azzurri sono
della famiglia Moragas e la tua bocca carnosa è della famiglia
Gibert...
Teresa guardò il marito, che giaceva accanto a lei con gli occhi chiusi. Saltò la pagina in cui aveva raccontato al figlio aneddoti divertenti della famiglia Moragas, della zia Gertrudis e delle cugine zitelle, e continuò a leggere la parte finale della lettera ad alta voce, pur sapendo che nessuno la stava ascoltando:
Scusa se ti racconto tante cose, ma tu sai quanto mi piace parlare dei miei antenati e dei miei parenti. A tuo padre fa male la schiena, deve fasciarsela per poter lavorare nei campi, io gli dico di non fare i lavori pesanti e di lasciare che i ragazzi si occupino di tutto. Non esce molto, prima gli piaceva andare al Caffè, ma da quando è morto il veterinario, uno dei suoi migliori amici, è un po’ giù.
Non voglio rattristarti parlandoti di malattie e morti. Ti aspetteremo sempre a braccia aperte. Tua madre che ti vuole molto bene.
Teresa Moragas Gibert
Teresa cominciò a piangere senza fare rumore e spense la luce, ma non riusciva ad addormentarsi e mentre tratteneva i singhiozzi non poteva immaginare che un anno dopo avrebbe spedito a Mariano una lettera che non avrebbe mai voluto scrivere.
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