domenica 16 ottobre 2022

Le ansie di Elvira

 

Elvira era abituata ad alzarsi e a coricarsi presto. Prima di andare a letto si preparava i vestiti che avrebbe indossato la mattina dopo. In casa cercava di sbrigare le faccende domestiche velocemente. Non sopportava di vedere montagne di panni da stirare: appena erano asciutti, prendeva il ferro da stiro e accendeva la radio. Cominciava a pensare alla cena nel pomeriggio per non ritrovarsi all’ultimo momento a dover improvvisare. Faceva la spesa prima che la dispensa o il frigo cominciassero a svuotarsi.

Al lavoro cercava con largo anticipo il materiale che le sarebbe servito per le sue lezioni; a volte era tale la sua smania che nel giro pochi giorni preparava due volte la stessa lezione.

Suo marito le diceva scherzando:

- A forza di programmare, anche la tua morte vorrai anticipare!

Quando doveva intraprendere un viaggio le piaceva prepararsi in tempo. Il marito, ogni estate, finché i bambini furono piccoli, si era occupato di organizzare i viaggi itineranti per l’Europa. Adesso che era in pensione si era rilassato e non aveva voglia di pensare a programmare niente.

Elvira, nonostante le sue ansie e paure, era riuscita a organizzare alcuni viaggi col marito: una volta erano andati a N. York, poi alle isole Canarie e a Creta, ma tutto ciò prima della pandemia.

Nel 2020 avevano pensato, per le vacanze di Pasqua, di andare in Marocco. Anche questa volta se ne era occupato lei e come il suo solito non aveva dormito bene fino a quando non aveva trovato il volo e gli alberghi dove alloggiarsi, ma a causa della quarantena dovettero rinunciare. Elvira conservò tutto il materiale che aveva raccolto in una cartella.

Amava molto il suo lavoro d’insegnante, ma le lezioni a distanza l’avevano affaticata e un po’ scoraggiata. Quando era tornata a scuola, dopo i mesi di pausa forzata, non aveva ritrovato quella gioia che l’ aveva accompagnata per anni. Allora cominciò a guardarsi dal di fuori: osservando i ritmi, lo stress, gli orari, la competizione che c’era tra professori per avere riconoscimenti, decise di cambiare la sua vita, andando in pensione. Aveva sessantacinque anni.

Passarono i mesi in fretta e nel frattempo sua figlia ebbe un bambino. Elvira dimenticò la gita in Marocco rimasta in sospeso e si concentrò nei viaggi a Madrid, per andare a trovare il nipotino.

Una sera d’inizio primavera andarono a cena a casa di amici, dove tra gli invitati c’era una coppia molto simpatica che raccontò che desiderava andare in Argentina.

- Perché non venite con noi? Vorremmo andarci a Novembre, disse Sara

- Non sarebbe una brutta idea, disse Elvira.

- E’ da tanti anni che sogno questo viaggio, disse Mauro, il marito di Sara.

Elvira sapeva che si trattava di un viaggio lungo e impegnativo, ma le piaceva il fatto che Mauro avesse vissuto in Argentina fino a quindici anni e che poi con la famiglia abruzzese fossero rientrati definitivamente in Italia. Le sembrava una storia emozionante che Mauro ritornasse in Argentina dopo sessant'anni di lontananza.

Dopo quella sera Elvira pensò a quel viaggio come una grande impresa, lo voleva, ma a sua volta lo temeva. Ogni tanto si scriveva con Sara, ma in realtà ancora non avevano deciso niente, solo avevano stabilito all’incirca le date di partenza e di ritorno.

A maggio cominciò a guardare per conto suo i voli per Buenos Aires e a cercare materiale per il viaggio. Ma sentiva che suo marito era poco coinvolto e per Sara e Mauro era troppo presto per fare il biglietto aereo. Cercava di calmarsi e si diceva: non correre troppo, lascia fare agli altri.

D’estate andarono in Spagna, prima a trovare la figlia e il nipotino, e poi al mare. Elvira a metà agosto si sentiva a disaggio, soprattutto la notte faceva fatica ad addormentarsi pensando al viaggio in Argentina; non avere niente di concreto in mano la faceva soffrire. Riguardò i voli e vide che nel periodo in cui volevano partire il prezzo era piuttosto aumentato. Chiamò subito Sara, che ancora era col marito al mare, nella costa abruzzese.

- Questa sera abbiamo invitato a cena degli amici argentini che viaggiano molto e riescono sempre a trovare voli economici, peccato che non ci siete anche voi, domani ti saprò dire, disse Sara.

- Ho visto che, nelle date che avevamo scelto, i voli sono troppo costosi.

- Sposteremo le date.

- Le cose sono più complicate, noi abbiamo anche programmato un viaggio a Madrid, non so se potremo spostare date.

- Non ti preoccupare, sappiamo che sarebbe bello fare questo viaggio insieme a voi, ma capisco che sia difficile fare combaciare tutto, disse Sara.

A Elvira sarebbe piaciuto poter incontrare Sara e Mauro per parlarsi e capire bene le esigenze di ognuno, ma non fu possibile. Alla fine di agosto Sara e Mauro, spostando di quindici giorni le date del viaggio, trovarono dei biglietti aerei abbastanza convenienti, a Elvira e il marito quelle date non andavano bene. Di spostare il viaggio in primavera Sara e Mauro non ne erano convinti e alla fine decisero di partire da soli.

Elvira ne fu un po' dispiaciuta, ma forse anche un po’ sollevata: finalmente avrebbe potuto smaltire l’ansia accumulata.

- Dato che il viaggio in Argentina è saltato, cosa ne diresti di andare noi due in Marocco? Disse il giorno dopo Elvira al marito.

- Mi sembra una buona idea, ma io non ho voglia di organizzare niente.

- Perché non ci facciamo aiutare da una agenzia di viaggi?

- Se ci pensi tu, per me va bene.

Elvira l’indomani andò intimorita e non del tutto convinta in agenzia:

- Chissà che giro pesca mi proporranno, chissà che disguidi ci saranno, non ci voglio pensare.

Le spiegazioni della ragazza dell’agenzia convinsero Elvira e dopo averne discusso col marito scelsero il tour delle città imperiali.

E fu così che per la prima volta parteciparono a una gita organizzata. Elvira era contenta e sollevata, ma sotto sotto le era rimasta il timore che qualcosa nell’organizzazione potesse andare storto, ma cercava di scacciare via questo pensiero.

Tutto andò meglio del previsto, senza ritardi né intoppi. Ibrahim, la guida, era bravo e simpatico. Il gruppo di partecipanti era eterogeneo, formato da italiani, spagnoli, messicani, portoghesi e brasiliani. L’età media era sui cinquant’anni. La maggior parte erano coppie di fidanzati o coniugi, ma c’era anche un gruppo di amici. Ibrahim parlava bene sia italiano che spagnolo e ogni tanto aggiungeva un po’ di portoghese. Elvira parlava con tutti, le piaceva conoscere gente nuova e subito fece amicizia con alcuni di loro.

Non ci poteva credere di esser finalmente in Marocco, le sembrava un sogno. Anche il marito era contento del viaggio e faceva un sacco di fotografie con la sua camera professionale. Essendo i primi di ottobre, l’aria era calda e i cieli coperti da una foschia insolita, ma Elvira no badava a quella stranezza, avendo temuto altre avversità peggiori, quella le sembrava una cosa di niente.

Una sera a Fez, Elvira decise di fare il bagno nella piscina dell’albergo. Appena si buttò in acqua sentì che era gelida, sembrava che provenisse dalle montagne. Cercò di nuotare, ma anche se si muoveva rapidamente non riusciva a riscaldarsi,

- Speriamo di non prendere un malanno, pensò.

Tornò in camera in fretta e furia, per farsi una doccia calda. Mentre andavano a cena il marito le disse:

- Tu dici di essere una donna ansiosa, lo sei solo per alcune cose, per altre no. Per tutto ciò che riguarda la tua salute sei veramente incosciente, come si fa a fare il bagno a ottobre alle sette di sera?

Dopo due giorni, a Marrakesh, Elvira cominciò a tossire e le scoppiò un gran raffreddore. Lei dava la colpa al bagno in piscina, ma si sentiva sempre più stanca e faceva fatica a seguire il gruppo, allora decise di prendere un’aspirina.

Il giorno della partenza in aeroporto non smetteva di tossire ed starnutire. In aereo, accanto a lei, era seduta una signora alta e grossa con un vestito tipico marocchino. Guardandosi intorno si rese conto che nessuno dei passeggi indossava la mascherina.

Non si sentiva tranquilla, sudava freddo ogni volta che starnutiva, aveva una gran paura di contagiare la donna seduta accanto, avrebbe voluto urlare a lei e a gli altri passeggeri:

- Mettetevi la mascherina!

Vedendo che la sua vicina aveva il viso ben coperto con un velo beige cercò di rilassarsi e si appisolò.

Quando arrivarono a casa si fecero subito il test del Covid ed scoprirono di essere positivi. Dovettero restare chiusi in casa più di una settimana, ma per Elvira non fu nessun problema.

Pensò che aveva ragione suo marito, lei sentiva timore, paura e malessere prima di fare alcune cose, ma quando si presentavano dei contrattempi o avversità, li affrontava con tranquillità.

Elvira approfittò delle lunghe giornate per leggere, scrivere sulle sue ansie e mettere ordine nel suo studio. Ritrovò la cartella con tutto il materiale che aveva raccolto per il primo viaggio in Marocco.

Fece vedere al marito l’itinerario dettagliato che aveva preparato due anni prima e che poi aveva dimenticato in uno scaffale.

- Te lo dico sempre, a forza di avvantaggiarti, rischi di lavorare il doppio!

- Si, ma il viaggio è stato così bello che stavolta ne è valsa la pena, disse Elvira. 

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