domenica 10 gennaio 2021

La domenica pomeriggio

  

La domenica pomeriggio diventa per molte persone tempo di attesa. La festa sta finendo e il lunedì sta per arrivare. Non riescono a godersi le ore libere e finiscono per sprecarle. È quello che era successo a Margarita, quando chiusero l'ultimo cinema del paese.

Tutti la chiamavano Marga per distinguerla da zia Margarita, la sorella di sua madre. Marga era nata a metà degli anni Cinquanta, in un piccolo paese della costa, che viveva di agricoltura, pesca e commercio, ma che negli anni Sessanta crebbe in modo sproporzionato e si arricchì a causa del turismo.

Marga ricorda poco le domeniche pomeriggio della sua infanzia, tuttavia ogni tanto le appare un'immagine sfocata di lei che tiene la mano del padre, mentre cammina per le strade del paese. Poi si vede sotto il tavolo della cucina della nonna, che gioca con un mazzo di carte consumate e sente la voce di suo padre che parla al fratello non sposato. Ascolta le parole dell’anziana vestita di nero e dei due uomini, che prima si lamentano dei cattivi raccolti e che poi parlano di qualcosa che lei non capisce. Alla fine alzano un po' la voce e cominciano a litigare. All'improvviso il padre dice alla bambina:

- Andiamo, ormai è tardi.

Marga da adulta, senza che nessuno le abbia raccontato nulla, scopre che prima che lei nascesse, erano sorti dei malintesi tra suo padre e i fratelli a causa dell'eredità del nonno. Forse per questo  sua madre non andava mai a trovare la nonna e suo padre ben poco.

Da bambina, trascorreva la domenica pomeriggio generalmente a casa di zia Margarita, giocando col fratello e la cugina. Per fortuna la signora Enrichetta, la suocera della zia e padrona di casa, andava in chiesa e così smetteva di brontolare. Era sempre di cattivo umore e non gli piacevano i bambini.

A volte, quando zia Margarita era malata o aveva qualche impegno, i genitori di Marga lasciavano i piccoli con la figlia maggiore, che aveva sette anni più di Marga o con il nonno materno che viveva in casa con loro. Tuttavia, né alla figlia maggiore né al nonno piaceva prendersi cura dei piccoli, quindi in alcune occasioni i genitori dovettero portarsi dietro i figlioletti al cinema. Avevano un abbonamento mensile e quindi non volevano in nessun modo perdere lo spettacolo.

Marga si sedeva sulle ginocchia della madre e non staccava mai gli occhi dallo schermo. A quei tempi proiettavano due film, separati da un intervallo, durante il quale la gente comprava bevande e dolciumi. Prima davano il film più scadente e poi quello migliore, che generalmente era uscito da poco. Ma quando il film diventava lento o noioso Marga perdeva il filo della storia e si addormentava per un po’.

All'età di dieci anni, i suoi genitori le dettero il permesso di andare al cinema parrocchiale con sua cugina e altre bambine. Loro seguitarono ad andare alle cinque del pomeriggio al cinema Tropical, che era il più grande e bello del paese. L’unica condizione che le avevano posto era che doveva portare con sé il fratellino e stargli dietro. Marga voleva un gran bene a quel bambino, nonostante a volte fosse un po' birbone.

Da allora, per Marga, la domenica pomeriggio voleva dire cinema. Quando uscivano dalla sala parrocchiale, era già notte e ritornavano in fretta a casa. La loro cena domenicale era frugale, a base di pane, formaggio e frutta, poiché nessuno aveva fame, dopo l’abbondante pranzo festivo.

Prima di andare a letto, ripassava i compiti scolastici che aveva per il giorno dopo. Si sedeva in cucina, vicino alla stufa a legna, e mentre gli altri parlavano o guardavano la televisione, apriva quaderni e libri. Poi andava a letto tranquilla.

Quando faceva fatica ad addormentarsi, pensava alle storie che aveva visto al cinema. Il primo film era quasi sempre un western, lei non è che amasse molto questo genere, le piacevano solo le scene quando i protagonisti si chiudevano nelle loro case o fortezze e si aiutavano per difendersi dagli indiani o da altri uomini armati che stavano per attaccarli. Quei pionieri dell'ovest bevevano spesso caffè intorno al fuoco dell’accampamento o del focolare.

Marga guardava attentamente il lento movimento delle mani dei protagonisti, mentre afferravano il pentolino del caffè e poi le loro labbra, mentre sorseggiavano quel liquido nero caldo, per poter poi rifarlo alla cugina. Marga non aveva mai assaggiato il caffè in vita sua, perché i suoi genitori non lo bevevano, dicevano che non faceva bene alla salute. Invece quando giocava nella sua cucinina di legno, prendeva le pentoline, l'acqua del rubinetto e la terra dai vasi di fiori del cortile per preparare una sostanza oscura che offriva alla cugina, la quale di solito le diceva infastidita:

- Non ne posso più delle tue tazze di caffè, prepara qualcos'altro!

Di notte quando pioveva le piaceva ascoltare la pioggia che colpiva i vetri del lucernario adiacente alla sua stanza, allora immaginava di trovarsi all'interno di una capanna di legno dove fuori c’erano dei pericoli imminenti, ma lei si nascondeva con il suo fratellino in un luogo segreto, una specie di soffitta. Poi si addormentava subito.

C'erano quattro cinema in paese, ma negli anni '70 iniziarono a chiuderli, uno dopo l'altro. Col passare del tempo, dopo la chiusura dell'ultimo cinema, per Marga, ormai adolescente, i pomeriggi domenicali cominciarono a diventare noiosi e con lunghe ore di attesa.

Dopo la chiusura dei cinema aprirono alcune discoteche e bar musicali sul lungomare, le amiche di Marga impazzivano per andare a ballare, ma a lei non piaceva molto, le mancavano sempre i suoi film. Si sentiva impacciata ed era infastidita dalla musica ad alto volume. Di tanto in tanto si lasciava convincere dai suoi amici e andava a ballare, ma si divertiva poco.

A diciotto anni andò a studiare a Barcellona. Il venerdì sera o il sabato mattina ritornava in paese col treno. La domenica, dopo pranzo, preparava la valigia con i vestiti puliti, i libri e le provviste, poi andava a riprendere il treno. Arrivava alla stazione di Cercanías a metà pomeriggio, prendeva la metropolitana e in mezz'ora era al suo appartamento. Saliva con l'ascensore, apriva la porta, lasciava i bagagli in camera e il cibo in frigorifero e poi usciva per andare al cinema.

La domenica sera era quasi sempre la prima ad arrivare all'appartamento che condivideva con altre studentesse. La cena della domenica con le sue compagne era più ricca di quella a cui era abituata, perché ognuna delle ragazze portava qualcosa di buono dal paese: formaggi, salumi, pomodori, uova e pasticcini.

Spesso preparavano una grande frittata di patate e condivano fette di pane con olio e pomodoro. Mentre mangiavano parlavano e ridevano. A volte Marga raccontava alle amiche dettagli del film che aveva visto al cinema vicino.

Da allora, per Margarita, la domenica pomeriggio smise di essere noiosa e di nuovo si riempi di storie emozionanti.




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