Un
pomeriggio di febbraio Nina era seduta nel suo studio davanti il
computer quando ricevette la telefonata di Laura, una sua collega.
- Nina, sono molto contenta di lavorare con te. Te lo volevo proprio
dire, dopo tutto quello che vedo ogni mattina, le disse.
-
Grazie, anche a me piace molto collaborare con te.
-
Fino a che non sono entrata nel gruppo dirigente della scuola, non
mi sono resa conto di quanto ci aiutiamo noi due.
Laura da quando era vicepreside ne aveva sentite di cotte e di crude nel
suo ufficio. Non mancavano le lamentele dei professori su qualsiasi
cosa, ognuno pensava di essere il più svantaggiato o che gli altri
ce l'avessero con lui. Le invidie, i litigi e i piccoli dispetti tra
loro erano il pane quotidiano.
-
Credo che ad alcuni professori non piaccia insegnare, forse hanno
rimpianti per quello avrebbero voluto fare, disse Nina nel
congedarsi.
Nina fu veramente felice della chiamata di Laura, le piaceva che le
amiche e le colleghe si fidassero di lei e che si aprissero a lei
in confidenza. Mentre continuava a pensare alle parole che si erano
dette, le venne in mente una scena di alcuni giorni
prima.
Quella mattina, durante un’ora libera, si era
fermata a parlare con due colleghe davanti alla macchina delle
bevande calde; non ricordava però come mai il discorso fosse andato
a finire sul loro passato: entrambe si chiedevano come sarebbe stata
la loro vita se dopo gli studi universitari avessero lasciato
l'Italia.
Nina raccontò alle due donne la storia di Sara, una sua amica
d’infanzia:
-
Un pomeriggio, il primo fidanzato di Sara, dopo quaranta cinque
anni che non si vedevano, ha suonato il campanello di casa sua.
-
Cosa ha fatto lei? Le domandarono sbalordite le due donne.
-
Ha aperto la porta e lo ha fatto entrare.
-
Ma lei nel frattempo era sposata? No?
-
Si, aveva un compagno che lasciò poco dopo la comparsa di François,
così si chiamava il primo amore di Sara. François abitava a
Parigi, aveva due figli trentenni ed era funzionario di un
Ministero, rispose Nina.
-
Cosa disse lui esattamente alla tua amica? Domandò interessata la
professoressa di Italiano.
-
Le ha detto che da quando era diventato vedovo, pensava tutti giorni
a lei e che l'estate in cui si erano conosciuti era stata la più
bella della sua vita. Poi dopo pochi giorni le ha fatto sapere che
desiderava sposarla e portarla con sé in Francia.
-
Magari il mio primo ragazzo suonasse il campanello di casa, scapperei
subito con lui. Era irlandese e insegnava inglese nella mia Facoltà,
ma quando è rientrato nel suo paese io non ho avuto il coraggio di
seguirlo. Adesso non sopporto più mio marito, mia suocera, il
lavoro, vorrei tanto fuggire e lasciare tutto e tutti, disse un po’
alterata la docente d'inglese.
-
Se ne andò in Francia la tua amica? Domandò incuriosita
l’insegnante di Italiano.
-
Si, Sara prese un anno di aspettativa dal lavoro di psicologa e
se ne andò a Parigi a vivere con François. Dopo poco si sposarono,
ma lui morì di cancro un'anno dopo. Lei per settimane soffrì
da sola a Parigi, dove non aveva amici. Dopo decise di rientrare in
Italia e ricominciò la sua vita da dove la aveva lasciata. Adesso è
felice di avere acquisito due figli, con i quali ogni estate va in
vacanze, concluse Nina.
-
Vi devo confessare che anch'io adesso lascerei tutto per il mio primo
amore. Era argentino e studiava archeologia a Firenze. Quando la
sua borsa di studio è finita, si è dovuto trasferire in Messico,
dove aveva trovato un buon lavoro. Mi ha chiesto di partire con lui,
ma io non me la sono sentita di farlo, nonostante avesse finito
l’Università e avesse un po’ di risparmi da parte. Ho dato
sempre la colpa ai mie genitori, i quali si erano, in un primo
tempo, opposti alla mia partenza, oggi so che sono stata io ad
avere paura. Dopo me ne sono pentita. Non mi dispiace insegnare, ma
io volevo fare altro, disse la docente di Italiano.
Lo schiamazzo dei bambini che uscivano
da scuola la allontanò dei sui pensieri, si
affacciò
alla finestra per vedere i gruppi di scolari allegri e chiassosi.
A un certo punto le sembrò di sentire il suono del campanello.
A un certo punto le sembrò di sentire il suono del campanello.
Chiuse
la finestra e subito andò
ad aprire la porta.
Era
la vicina del
terzo piano:
- Viene a camminare un'oretta con me lungo il fiume? Le domandò.
-
Dammi dieci minuti e sarò pronta,
le
rispose Nina.
-
Io
comincio ad avviarmi, ci vediamo sul ponte.
Nina spense il computer, si cambiò ed uscì di casa. Mentre si
incamminava verso il ponte sorrise pensando alle due donne che
attendevano che qualcuno suonasse il campanello.
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