Lucia
si lava il viso
con acqua fredda. Si
strofina vigorosamente la pelle con
le mani
in modo che le
cellule della
cute
siano
stimolate,
poi
si da dei colpetti con le dita intorno gli occhi.
E’
sabato,
Lucia non lavora,
per
questo
si
lava
con calma.
Appena
uscita dalla doccia, prima
d’indossare l'accappatoio,
si
guarda
a lungo allo specchio.
Si
accorge
che
assomiglia
sempre
di
più alla
madre
anziana.
E
pensare che tutti, parenti
e amici,
fino
a pochi
anni
prima,
le
dicevano:
-
Sei
identica a tuo padre.
Si
avvicina allo specchio, nonostante
abbia
dimenticato
gli
occhiali sopra
il tavolo di cucina,
non
le sfuggono
le
rughe
e
le
macchie
della
pelle
del viso e
i cambiamenti del suo corpo.
-
Il
mio
seno
è
cadente, la pancia è
diventata flaccida
e
il
cespuglio della vulva è
più diradato
e
ingrigito,
ma
sono sempre io.
Mi
piaccio lo
stesso,
dice
allo specchio
sorridendo,
tirando la pancia indietro e raddrizzando il corpo.
Prende
una
boccetta di olio
di mandorle e
si
massaggia
lentamente
il corpo, poi
chiude
gli occhi
e
l’odore dolce dell’unguento
la trasporta
indietro
nel tempo:
Era
un una mattina afosa di inizio luglio. Era nuda davanti lo specchio,
si stava spalmando olio di mandorle sulla pancia per ammorbidire la
pelle ed evitare le smagliature, così le aveva consigliato di fare
l’ostetrica. Era felice col suo pancione. Era ingrassata circa
sette chili in sette mesi. La ginecologa le aveva detto che il
bambino era sano, anche se un po' più piccolo della norma.
In
quel periodo gli ormoni, che avevano invaso il suo corpo, erano
responsabili di aver trasformato la sua ansia cronica in sicurezza.
Alcune donne, che aveva incontrato nel corso di preparazione al parto, temevano che i loro figli potessero avere delle malformazioni. Alcune addirittura erano così spaventate che non escludevano che il parto potesse significare la morte del bambino.
Lucia non si sentiva superiore alle altre donne, ma non aveva perso quella umiltà innata che di solito la caratterizzava. Sentiva una forza interiore che la riempiva di ottimismo.
Alcune donne, che aveva incontrato nel corso di preparazione al parto, temevano che i loro figli potessero avere delle malformazioni. Alcune addirittura erano così spaventate che non escludevano che il parto potesse significare la morte del bambino.
Lucia non si sentiva superiore alle altre donne, ma non aveva perso quella umiltà innata che di solito la caratterizzava. Sentiva una forza interiore che la riempiva di ottimismo.
Era
orgogliosa e felice di aspettare un figlio.
-
Avremo un bel bambino, ripeteva quasi ogni sera al marito.
-
Assomiglierà a te, diceva lui.
-
Ma avrà anche molto di te: il corpo esile e i capelli ricci, che ti
donano un tocco di eleganza; i piedi tozzi che amo accarezzare; il
naso maestoso che spesso desidero mordere e gli occhi vispi, che mi
hanno fatto innamorare il giorno in cui ci siamo incontrati, gli
diceva Lucia, mentre faceva solletico al marito.
-
Non esagerare! Io non voglio che nostro figlio abbia il naso grande
come il mio, rispondeva lui ridendo.
Dopo essersi preparata si recò a piedi all'ambulatorio. L’ecografista era un dottore paraplegico. Lucia pensò che quell'uomo sicuramente aveva sofferto alla nascita, ricordando ciò che da poco aveva letto in un libro: i parti difficili possono avere conseguenze nefaste per neonati.
-
Ora queste cose non succedono! Né forcipe né ventosa vengono più
utilizzati per far nascere i bambini, disse a se stessa.
In
sala d'attesa una donna incinta, seduta accanto a lei, le aveva detto
che quel dottore aveva studiato negli Stati Uniti e che rientrando in
Italia era diventato uno dei migliori specialisti nel campo della
diagnostica prenatale.
Il corpo del dottore era contorto, come lo era il suo viso e la sua bocca. Lucia immaginò che fosse stata la sua enorme esperienza professionale a dargli la sicurezza che dimostrava. Sembrava quasi volesse far vedere al mondo il suo essere storto, anziché nasconderlo. La prima cosa che fece fu indossare dei guanti di lattice bianchi, poi mise un po’ di gel freddo sul addome di Lucia e ci appoggiò la sonda ecografica
Il rumore del battito del cuore del bambino sembrava quello di un cavallo al galoppo, la mano bianca dell’ecografista si muoveva lentamente tracciando piccoli cerchi. Il dottore era concentrato sullo schermo e rispondeva a malapena alle domande di Lucia.
L’espressione cupa del dottore e il fatto che la sessione fosse durata più a lungo del solito la preoccuparono. Alla fine della visita l’infermiera le comunicò che doveva ritornare nel pomeriggio a prendere il referto.
Il corpo del dottore era contorto, come lo era il suo viso e la sua bocca. Lucia immaginò che fosse stata la sua enorme esperienza professionale a dargli la sicurezza che dimostrava. Sembrava quasi volesse far vedere al mondo il suo essere storto, anziché nasconderlo. La prima cosa che fece fu indossare dei guanti di lattice bianchi, poi mise un po’ di gel freddo sul addome di Lucia e ci appoggiò la sonda ecografica
Il rumore del battito del cuore del bambino sembrava quello di un cavallo al galoppo, la mano bianca dell’ecografista si muoveva lentamente tracciando piccoli cerchi. Il dottore era concentrato sullo schermo e rispondeva a malapena alle domande di Lucia.
L’espressione cupa del dottore e il fatto che la sessione fosse durata più a lungo del solito la preoccuparono. Alla fine della visita l’infermiera le comunicò che doveva ritornare nel pomeriggio a prendere il referto.
Era
la prima volta che non le consegnavano subito il responso. Era un po'
strano, ma mentre s’incamminava verso casa cercò di tirarsi su
dicendo:
-
L'attesa sarà dovuta al fatto che il dottore deve scrivere più
cose, essendo una delle ultime ecografie.
A
metà pomeriggio ritornò all'ambulatorio. La mano floscia
dell'infermiera non le consegnò la busta che lei attendeva ma le
indicò di aspettare nella sala accanto.
Seduta
da sola in quella stanza spoglia e triste cominciò a sospettare che
qualcosa non andasse bene. Dopo un tempo che a lei sembrò infinito,
il medico la ricevette nel suo ufficio. Le disse senza mezzi termini
che il feto aveva il cuore malformato, il ventricolo destro
comunicava con quello sinistro.
-
Non potrebbero operarlo alla nascita? Gli domando Lucia, quasi
strillando dalla disperazione.
-
Dovranno cercare di farlo perché la sua patologia è piuttosto
grave, rispose il dottore.
-
Non posso crederci! Ci deve essere un errore! La gravidanza era
andata sempre bene e il bambino era sano, così mi dicevano. Che cosa
sta accadendo? Disse Lucia con la voce spezzata.
Il
dottore sembrava non aver ascoltato le sue parole.
Le
consegnò la busta bianca che lei non avrebbe mai voluto ricevere
e le disse:
-
Il mio mestiere è quello di eseguire e di interpretare le ecografie.
Vada subito dal suo ginecologo e porti con sé questi risultati. Sarà
lo specialista a rispondere alle sue domande.
Poi la congedò frettolosamente.
Poi la congedò frettolosamente.
Appena
lasciò
l'edificio ebbe
delle vertigini. Guardò
in
alto e
vide che
il
cielo azzurro
diventava
oscuro.
Per
un attimo le
sembrò che tutto
ruotasse
intorno a
lei.
Si
sedette
in
una
panchina per non cadere e dopo esserci
ripresa
cominciò
a correre. Mentre
correva
le
lacrime scendevano dal
suo
viso.
Entrò
in casa,
andò
di corsa in
bagno e scoppiò
a piangere davanti allo specchio. Il pianto rimbombò
sugli alti soffitti della casa. Lucia
non poteva smettere di piangere. Gli
occhi, il naso e le guance arrossate le
facevano male. La sua
bocca
non riusciva ad assorbire le lacrime che scorrevano come corsi
d'acqua in piena. Lucia
pianse fino
a quando non
rientrò
il marito
dal lavoro. Lui
la
trovò
distesa sul pavimento del bagno. Tra singhiozzi Lucia
le raccontò del
cuore
malformato
del
bambino.
Abbracciati davanti lo specchio piansero
insieme.
Lucia
riapre gli occhi, prende l’accappatoio, ma prima di indossarlo si
guarda la cicatrice che ha nella parte bassa dell’addome. Mentre
si veste pensa che nonostante la morte del figlio e altri grossi
dispiaceri, lei ama la vita che scorre e il corpo che invecchia e
non rimpiange la giovinezza. Adesso si sente una donna più forte e
sicura: porta con se un bagaglio di esperienze vissute, alcune
positive altre negative, ma tutte ugualmente importanti.
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