Il picchiettio della pioggia che batteva forte sui vetri e il rumore delle persiane spostate dal vento svegliò Teresa.
Aprì
gli occhi con fatica e vide che entrava una debole luce dalla
finestra. Guardò il quadrante dell’orologio sopra il comodino e
disse a se stessa:
La sera
prima, Teresa aveva messo la sveglia alle otto perché alle nove aveva un appuntamento con due amiche per andare a camminare
lungo il fiume. Si alzò, andò in bagno, poi prese il cellulare e
scrisse il seguente messaggio:
- Sembra
che non smetterà di piovere, quindi ragazze dobbiamo rimandare la
nostra camminata, ci sentiamo più tardi, io torno a letto.
Prima di
spegnere il telefonino si accorse che le era arrivato durante la
notte un messaggio di Marta, una sua amica e vicina di casa, che
diceva:
- Questa
mattina, verso le dieci, arriveranno i mandarini, puoi venire a
prenderli? Se hai altri impegni, te li prenderò io. Ho fissato
anche con altri del gruppo in piazza del mercato di S. Ambrogio
angolo Via dell’Agnolo, dove il furgone parcheggerà.
- Non ti
preoccupare, l’appuntamento che avevo questa mattina è saltato a
causa della pioggia, quindi alle dieci sarò là.
Teresa
non faceva parte del gruppo di acquisto solidale che avevano fondato
anni prima alcuni genitori dei bambini che frequentavano la scuola
elementare del quartiere. Quando arrivavano troppi prodotti,
aprivano l’acquisto anche agli esterni al gruppo. Lei andava molto
volentieri agli appuntamenti, per acquistare della frutta buona e
altri prodotti agricoli di stagione, ma anche per incontrare amici,
vicini di casa, vecchi conoscenti un po’ persi di vista o gente che
appena conosceva.
Pioveva
a dirotto, prese un ombrello e si incamminò. Arrivò
all'appuntamento prima dell’ora stabilita, ad aspettare c’era
una coppia sotto un grande ombrello, avevano due borse della spesa
vuote. Salutò loro e dopo qualche minuto arrivarono altre persone,
quasi tutti erano coppie tra la cinquantina e la sessantina con dei
grandi borsoni colorati.
Marta
arrivò poco dopo col marito e raccontò che il furgone aveva avuto
dei problemi in autostrada e per questo era un po’ in ritardo. Dopo
venti minuti videro il vecchio furgoncino che voltava la strada.
L’autista
parcheggiò, scese dal furgone, aprì lo sportello posteriore e
cominciò a distribuire la merce. Ognuno ritirò le cassette di
mandarini che aveva prenotato, poi pagò e, salutando, se ne tornò a
casa in fretta e furia.
Teresa
rimase un po’ male perché le sarebbe piaciuto andare a prender un
caffè con Marta, ma la pioggia battente aveva complicato tutto.
Da
quando si era separata dal marito, apprezzava gli appuntamenti con le
amiche, soprattutto con le vicine. Quelle piccole cose quotidiane
ritornavano ad essere per lei un grande avvenimento. Dopo il
matrimonio si era trasferita da Genova a Firenze e la sua vita era
cambiata di colpo. Aveva reagito bene perché aveva saputo apprezzare
le cose positive della nuova città, ma ogni tanto le mancava il mare
e pensava con nostalgia alle domeniche libere e spensierate della sua
giovinezza. Ricordava la mattina dei giorni di festa a chiacchierare
con le amiche mentre passeggiavano sul lungomare della piccola
cittadina ligure dove era nata. Poi il pomeriggio di solito partiva
per Genova, dove aveva affittato un appartamento con altre
studentesse, spesso la sera fissava con gli amici dell’Università
per andare al cinema o in un locale a bere qualcosa .
Giorgio,
suo ex marito, era piuttosto abitudinario, da quando avevano comprato
un rudere sulle pendici dell’Appenino, voleva andarci a tutti
costi, prima per seguire i lavori di ristrutturazione, poi per
trascorrervi l’intero fine settimana.
Teresa all'inizio era entusiasta di frequentare, di tanto in tanto, la
nuova casa. C’era un bel giardino e quindi era il posto ideale per
i bambini, ma quando questi furono adolescenti, non ne vollero più
saperne di andare in campagna. Anche lei cominciò ad essere stanca
di dover ogni venerdì sera preparare armi e bagagli e partire.
Amava la
natura, ma si rendeva conto che tra le giornate zeppe di lavoro e le
partenze settimanali, riusciva a malapena ad andare a trovare i suoi
parenti o le sue vecchie amiche e che, lentamente, trascurava le
nuove amicizie che si era fatta con fatica in quella città. Le
dispiaceva anche perdere i buoni film e gli altri eventi culturali
che offriva la città.
- Ci
siamo isolati, siamo diventati degli orsi, nemmeno un cinema ogni
tanto, diceva Teresa al marito.
- Ma
come sei esagerata! Qualche sabato sera, invece di stare davanti il
caminetto, si potrebbe prendere la macchina e andare al cinema di
Pontassieve, rispondeva il marito, sapendo di non voler fare quello
che proponeva.
Ma
niente cambiò, nonostante le lamentale di Teresa, anzi il marito
dopo che i figli se ne furono andati a vivere per conto proprio,
diventò sempre più pigro; scansava con qualsiasi scusa le occasioni
di vita sociale che proponeva Teresa e quando lei si ostinava a non
accompagnarlo in campagna, lui non insisteva più di tanto e ci
andava tranquillamente da solo.
Le cose
precipitarono quando Giorgio andò in pensione, con la scusa
dell’orto e del giardino si era trasferito definitivamente in
campagna.
In quel
periodo di separazione non litigarono mai ma, piano piano, capirono
che ognuno stava bene da solo. Ogni volta che c’era un piccolo
trasloco di mobili o di libri dalla città alla campagna, si
produceva un distacco ulteriore tra i due coniugi.
Si
vedevano nella casa sull'Appennino solo per le festività o le
vacanze estive, quando arrivavano i figli.
Teresa
cominciò a uscire più spesso con le amiche e a frequentare
persone nuove. Dopo quasi tre anni di vita da separati, entrambi
accettarono la nuova situazione.
A
sessantatré anni Teresa disponeva finalmente del suo tempo libero, i
figli si erano sposati e abitavano in altre città e il marito aveva
trovato nei boschi la pace che cercava.
Teresa,
come avevano fatto gli altri soci del gruppo di consumo, mise i
mandarini nella borsa ma, invece di andare direttamente a casa, si
fermò di fronte all’edificio dove abitava Francesca, l’amica di
Marta con la quale aveva condiviso i mandarini acquistati.
Teresa
conosceva poco Francesca, l’aveva incontrata solo un paio di volte
per strada insieme a Marta.
Suonò
il campanello. Dopo poco si aprì una finestra in alto e si affacciò
Francesca che riconoscendola le disse:
Teresa
arrivò ansimante a causa degli scalini ripidi e del peso della
borsa. Francesca le aprì la porta con una penna rossa in mano.
- Entra,
ti faccio strada, ma non avresti dovuto portarmi i mandarini a casa,
sarei venuta io da te o da Marta.
- Ho
preferito tirare diritto, ho trovato un equilibrio tra ombrello e
borsa, quindi mi sono detta vai da Francesca che ti viene di strada,
disse Teresa appoggiando la borsa vicino alla porta.
- Scusa
il disordine, la domenica mattina devo sempre correggere compiti, poi
penserò a sistemare tutto. Posso offrirti qualcosa? Stavo proprio
preparandomi un tè, disse Francesca
Mentre
contavano i mandarini cominciarono prima a ridere e poi a raccontarsi
cose del lavoro, entrambe erano insegnanti e avevano molto in comune.
Francesca
come Teresa aveva due figli. Il marito era morto due anni prima
d’infarto, ma a Teresa sembrò che Francesca avesse superato il
lutto dato che parlava volentieri e con serenità del marito. Le
aveva raccontato che era lui chi si occupava delle cose pratiche,
pagare le bollette, riparare i guasti della casa, fare la spesa e
ritirare i prodotti del gruppo di acquisto.
- Non
pensare che mio marito mi manchi solo per le cose pratiche, mi manca
tutto di lui; all'inizio pensavo di non farcela, il primo anno è
stato molto duro per me e per i ragazzi, ma adesso che loro si sono
sistemati sto imparando a cavarmela da sola.
Mentre prendevano il tè,
Teresa e Francesca parlarono a lungo dei libri che stavano leggendo,
dei film che avevano visto e di quelli che avrebbero voluto vedere,
alla fine si parlò un corso di yoga che Teresa frequentava ogni
giovedì pomeriggio.
- Allora
ti passerò a prendere giovedì prossimo alle sei meno dieci, disse
Teresa mentre si avvicinava alla porta e salutava Francesca.
- Sono
contenta che i mandarini ci abbiano fatto incontrare, disse Francesca
nel congedarsi da Teresa.
Aveva
smesso di piovere, Teresa si sentiva più leggera senza l’ingombro
dell’ombrello. Mentre si avvicinava a casa pensò di nuovo a
Francesca e al suo bel carattere.
Prima di
arrivare a casa, prese un mandarino dalla borsa e lo sbucciò, con
cura depositò le bucce nella borsa. Mangiò il mandarino lentamente
mentre camminava ripensando alle parole di Francesca:
Aprì il
portone di casa, attraversò il cortile, salì le scale e lasciò
l’ombrello fuori dalla porta. Sistemò la frutta e si sedete sul
divano.
Si
ricordò del cellulare nella borsa che da un paio d’ore era muto
perché aveva abbassato al minimo la suoneria.
- La
pioggia mi rende nervoso e nostalgico. Ho bisogno di vederti,
possiamo incontrarci questo pomeriggio? Altrimenti domani. Mi manchi.
Teresa
non ci poteva credere, suo marito di solito non parlava dei suoi
stati d’animo ed erano molti mesi che non andava a trovarla.
- Ho
conosciuto un’altra donna, la mia nuova vicina di casa. Hai
presente il vecchio fenile accanto al nostro giardino? L’anno
scorso lo hanno sistemato e lei lo ha affittato qualche mese fa. Si è
trasferita in campagna per trovare pace dopo la separazione
dell’istrionico marito, così mi ha detto. Ci stiamo frequentando
ma non ne sono innamorato, quando sto con lei riaffiorano
sentimenti sepolti. Sento che mi manchi e non ti voglio perdere.
-Sei un
po’ confuso, la solitudine ti ha fatto male. Devi lasciarti andare
a nuove conoscenze, ti farebbe bene. Anch'io da qualche mese mi vedo
con un cugino di Marta che abita a Milano. Anche lui è separato,
lavora molto, ha poco tempo libero ma quando può, il fine settimana,
si sposta per vedere mostre o seguire eventi di suo interesse.
Qualche volta ci vediamo a Bologna o in altre città a metà strada
tra Firenze e Milano. Non l’ho ancora invitato a casa. Te lo volevo
dire, ma non per telefono. Mentre sto con lui mi ritorni in mente tu,
anche a me manchi, disse lei.
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