domenica 5 gennaio 2020

Mandarini



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Il picchiettio della pioggia che batteva forte sui vetri e il rumore delle persiane spostate dal vento svegliò Teresa.
Aprì gli occhi con fatica e vide che entrava una debole luce dalla finestra. Guardò il quadrante dell’orologio sopra il comodino e disse a se stessa:
- Sono solo le sette e mezza.
La sera prima, Teresa aveva messo la sveglia alle otto perché alle nove aveva un appuntamento con due amiche per andare a camminare lungo il fiume. Si alzò, andò in bagno, poi prese il cellulare e scrisse il seguente messaggio:
- Sembra che non smetterà di piovere, quindi ragazze dobbiamo rimandare la nostra camminata, ci sentiamo più tardi, io torno a letto.
Prima di spegnere il telefonino si accorse che le era arrivato durante la notte un messaggio di Marta, una sua amica e vicina di casa, che diceva:
- Questa mattina, verso le dieci, arriveranno i mandarini, puoi venire a prenderli? Se hai altri impegni, te li prenderò io. Ho fissato anche con altri del gruppo in piazza del mercato di S. Ambrogio angolo Via dell’Agnolo, dove il furgone parcheggerà.
Teresa rispose subito:
- Non ti preoccupare, l’appuntamento che avevo questa mattina è saltato a causa della pioggia, quindi alle dieci sarò là.
Teresa non faceva parte del gruppo di acquisto solidale che avevano fondato anni prima alcuni genitori dei bambini che frequentavano la scuola elementare del quartiere. Quando arrivavano troppi prodotti, aprivano l’acquisto anche agli esterni al gruppo. Lei andava molto volentieri agli appuntamenti, per acquistare della frutta buona e altri prodotti agricoli di stagione, ma anche per incontrare amici, vicini di casa, vecchi conoscenti un po’ persi di vista o gente che appena conosceva.
Pioveva a dirotto, prese un ombrello e si incamminò. Arrivò all'appuntamento prima dell’ora stabilita, ad aspettare c’era una coppia sotto un grande ombrello, avevano due borse della spesa vuote. Salutò loro e dopo qualche minuto arrivarono altre persone, quasi tutti erano coppie tra la cinquantina e la sessantina con dei grandi borsoni colorati.
Marta arrivò poco dopo col marito e raccontò che il furgone aveva avuto dei problemi in autostrada e per questo era un po’ in ritardo. Dopo venti minuti videro il vecchio furgoncino che voltava la strada.
L’autista parcheggiò, scese dal furgone, aprì lo sportello posteriore e cominciò a distribuire la merce. Ognuno ritirò le cassette di mandarini che aveva prenotato, poi pagò e, salutando, se ne tornò a casa in fretta e furia.
Marta disse a Teresa che si sarebbe trattenuta un altro po’ perché mancavano ancora delle persone.
- Non aspettarmi, altrimenti ti bagnerai, ti chiamo dopo, le disse Marta.
Teresa rimase un po’ male perché le sarebbe piaciuto andare a prender un caffè con Marta, ma la pioggia battente aveva complicato tutto.
Da quando si era separata dal marito, apprezzava gli appuntamenti con le amiche, soprattutto con le vicine. Quelle piccole cose quotidiane ritornavano ad essere per lei un grande avvenimento. Dopo il matrimonio si era trasferita da Genova a Firenze e la sua vita era cambiata di colpo. Aveva reagito bene perché aveva saputo apprezzare le cose positive della nuova città, ma ogni tanto le mancava il mare e pensava con nostalgia alle domeniche libere e spensierate della sua giovinezza. Ricordava la mattina dei giorni di festa a chiacchierare con le amiche mentre passeggiavano sul lungomare della piccola cittadina ligure dove era nata. Poi il pomeriggio di solito partiva per Genova, dove aveva affittato un appartamento con altre studentesse, spesso la sera fissava con gli amici dell’Università per andare al cinema o in un locale a bere qualcosa .
Giorgio, suo ex marito, era piuttosto abitudinario, da quando avevano comprato un rudere sulle pendici dell’Appenino, voleva andarci a tutti costi, prima per seguire i lavori di ristrutturazione, poi per trascorrervi l’intero fine settimana.
Teresa all'inizio era entusiasta di frequentare, di tanto in tanto, la nuova casa. C’era un bel giardino e quindi era il posto ideale per i bambini, ma quando questi furono adolescenti, non ne vollero più saperne di andare in campagna. Anche lei cominciò ad essere stanca di dover ogni venerdì sera preparare armi e bagagli e partire. 
Amava la natura, ma si rendeva conto che tra le giornate zeppe di lavoro e le partenze settimanali, riusciva a malapena ad andare a trovare i suoi parenti o le sue vecchie amiche e che, lentamente, trascurava le nuove amicizie che si era fatta con fatica in quella città. Le dispiaceva anche perdere i buoni film e gli altri eventi culturali che offriva la città.
- Ci siamo isolati, siamo diventati degli orsi, nemmeno un cinema ogni tanto, diceva Teresa al marito.
- Ma come sei esagerata! Qualche sabato sera, invece di stare davanti il caminetto, si potrebbe prendere la macchina e andare al cinema di Pontassieve, rispondeva il marito, sapendo di non voler fare quello che proponeva.
Ma niente cambiò, nonostante le lamentale di Teresa, anzi il marito dopo che i figli se ne furono andati a vivere per conto proprio, diventò sempre più pigro; scansava con qualsiasi scusa le occasioni di vita sociale che proponeva Teresa e quando lei si ostinava a non accompagnarlo in campagna, lui non insisteva più di tanto e ci andava tranquillamente da solo.
Le cose precipitarono quando Giorgio andò in pensione, con la scusa dell’orto e del giardino si era trasferito definitivamente in campagna.
In quel periodo di separazione non litigarono mai ma, piano piano, capirono che ognuno stava bene da solo. Ogni volta che c’era un piccolo trasloco di mobili o di libri dalla città alla campagna, si produceva un distacco ulteriore tra i due coniugi.
Si vedevano nella casa sull'Appennino solo per le festività o le vacanze estive, quando arrivavano i figli.
Teresa cominciò a uscire più spesso con le amiche e a frequentare persone nuove. Dopo quasi tre anni di vita da separati, entrambi accettarono la nuova situazione.
A sessantatré anni Teresa disponeva finalmente del suo tempo libero, i figli si erano sposati e abitavano in altre città e il marito aveva trovato nei boschi la pace che cercava.
Teresa, come avevano fatto gli altri soci del gruppo di consumo, mise i mandarini nella borsa ma, invece di andare direttamente a casa, si fermò di fronte all’edificio dove abitava Francesca, l’amica di Marta con la quale aveva condiviso i mandarini acquistati.
Teresa conosceva poco Francesca, l’aveva incontrata solo un paio di volte per strada insieme a Marta.
Suonò il campanello. Dopo poco si aprì una finestra in alto e si affacciò Francesca che riconoscendola le disse:
- Terzo piano, prima porta a destra.
Teresa arrivò ansimante a causa degli scalini ripidi e del peso della borsa. Francesca le aprì la porta con una penna rossa in mano.
- Entra, ti faccio strada, ma non avresti dovuto portarmi i mandarini a casa, sarei venuta io da te o da Marta.
- Ho preferito tirare diritto, ho trovato un equilibrio tra ombrello e borsa, quindi mi sono detta vai da Francesca che ti viene di strada, disse Teresa appoggiando la borsa vicino alla porta.
- Scusa il disordine, la domenica mattina devo sempre correggere compiti, poi penserò a sistemare tutto. Posso offrirti qualcosa? Stavo proprio preparandomi un tè, disse Francesca
- Non vorrei disturbarti, rispose Teresa.
- Ma ti pare! Mi fa bene staccare un po’, rispose Francesca.
- Dove posso lasciare i mandarini? Li contiamo o preferisci pesarli?
- Contiamoli, ma per me va bene anche dividerli a occhio, disse Francesca.
Mentre contavano i mandarini cominciarono prima a ridere e poi a raccontarsi cose del lavoro, entrambe erano insegnanti e avevano molto in comune.
Francesca come Teresa aveva due figli. Il marito era morto due anni prima d’infarto, ma a Teresa sembrò che Francesca avesse superato il lutto dato che parlava volentieri e con serenità del marito. Le aveva raccontato che era lui chi si occupava delle cose pratiche, pagare le bollette, riparare i guasti della casa, fare la spesa e ritirare i prodotti del gruppo di acquisto.
- Non pensare che mio marito mi manchi solo per le cose pratiche, mi manca tutto di lui; all'inizio pensavo di non farcela, il primo anno è stato molto duro per me e per i ragazzi, ma adesso che loro si sono sistemati sto imparando a cavarmela da sola.
Mentre prendevano il tè, Teresa e Francesca parlarono a lungo dei libri che stavano leggendo, dei film che avevano visto e di quelli che avrebbero voluto vedere, alla fine si parlò un corso di yoga che Teresa frequentava ogni giovedì pomeriggio.
- Dove vai a fare yoga? Domandò Francesca.
- Qui vicino, è comodissimo, inoltre l’ insegnante è molto brava, rispose Teresa.
- Quasi quasi verrò a fare una lezione di prova.
- Allora ti passerò a prendere giovedì prossimo alle sei meno dieci, disse Teresa mentre si avvicinava alla porta e salutava Francesca.
- Sono contenta che i mandarini ci abbiano fatto incontrare, disse Francesca nel congedarsi da Teresa.
Aveva smesso di piovere, Teresa si sentiva più leggera senza l’ingombro dell’ombrello. Mentre si avvicinava a casa pensò di nuovo a Francesca e al suo bel carattere.
Prima di arrivare a casa, prese un mandarino dalla borsa e lo sbucciò, con cura depositò le bucce nella borsa. Mangiò il mandarino lentamente mentre camminava ripensando alle parole di Francesca:
- A volte bastano dei mandarini per fare amicizia.
Aprì il portone di casa, attraversò il cortile, salì le scale e lasciò l’ombrello fuori dalla porta. Sistemò la frutta e si sedete sul divano.
Si ricordò del cellulare nella borsa che da un paio d’ore era muto perché aveva abbassato al minimo la suoneria.
C’erano diversi messaggi tra cui uno del marito che diceva:
- La pioggia mi rende nervoso e nostalgico. Ho bisogno di vederti, possiamo incontrarci questo pomeriggio? Altrimenti domani. Mi manchi.
Teresa non ci poteva credere, suo marito di solito non parlava dei suoi stati d’animo ed erano molti mesi che non andava a trovarla.
- Cosa sarà successo? Si domandò.
Gli rispose subito:
- Vieni pure questo pomeriggio, ti voglio regalare dei mandarini.
- Poi ti racconterò, sono contento che tu sia libera, sarò da te verso le cinque, rispose lui.
Alle cinque in punto arrivò Giorgio un po’ scombussolato. Appena si sedette disse a Teresa:
- Ho conosciuto un’altra donna, la mia nuova vicina di casa. Hai presente il vecchio fenile accanto al nostro giardino? L’anno scorso lo hanno sistemato e lei lo ha affittato qualche mese fa. Si è trasferita in campagna per trovare pace dopo la separazione dell’istrionico marito, così mi ha detto. Ci stiamo frequentando ma non ne sono innamorato, quando sto con lei riaffiorano sentimenti sepolti. Sento che mi manchi e non ti voglio perdere.
-Sei un po’ confuso, la solitudine ti ha fatto male. Devi lasciarti andare a nuove conoscenze, ti farebbe bene. Anch'io da qualche mese mi vedo con un cugino di Marta che abita a Milano. Anche lui è separato, lavora molto, ha poco tempo libero ma quando può, il fine settimana, si sposta per vedere mostre o seguire eventi di suo interesse. Qualche volta ci vediamo a Bologna o in altre città a metà strada tra Firenze e Milano. Non l’ho ancora invitato a casa. Te lo volevo dire, ma non per telefono. Mentre sto con lui mi ritorni in mente tu, anche a me manchi, disse lei.
Poi Teresa sbucciò un mandarino, prese uno spicchio e lo avvicinò alla bocca di Giorgio.








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