Mentre
ascoltava la radio, Anna guardava il paesaggio un po' distratta, ma
appena scollinò si rese conto che le piante avevano iniziato a
crescere a dismisura. Era piovuto di seguito quasi tutto il mese di
maggio, per questo mentre si avvicinava al paese fu colpita dalle
folti siepi che separavano i giardini delle villette a schiera.
Parcheggiò nel piazzale davanti alle case e rimase seduta qualche
minuto incantata a guardare il castello di Poppi in lontananza .
Appena
scaricate le valigie pensò alle tre cose che più apprezzava di quel
luogo in primavera: le diverse tonalità di verde che spuntavano
dappertutto, la luce limpida di metà mattina e l'aria fresca che
scendeva la sera dai monti vicini.
C'era
poco movimento all'inizio di giugno, in quanto le casette erano
luoghi di vacanza. Solo tre appartamenti erano abitati durante tutto
l'anno: il primo che si vedeva, quello di Anselmo, il custode, poi
c'era quello dell' avvocato Giuliano Giuntini e in fondo quello
della signora Rosa, un paio di porte dopo la sua.
L'avvocato
era un uomo distinto, rimasto vedovo da poco più di un anno, il
quale si ostinava ad abitare fuori città. Si era rifugiato in
campagna per sfuggire ai parenti, non sopportava le nuore, ma era
felice quando andavano a trovarlo i figli da soli. Aveva una buona
pensione, ma spendeva poco. Gli piaceva la solitudine e quasi ogni
giorno faceva delle passeggiate nei dintorni. Due volte la
settimana, nel pomeriggio, quando il suo appartamento veniva pulito e
sistemato, andava alla locanda del paese, dove giocava a carte con i
frequentatori assidui del locale.
La
signora Rosa, d'altro canto, avrebbe desiderato allontanarsi dalla
campagna, ma la sua magra pensione non le permetteva di trasferirsi
in città. Era anche lei vedova, ma a differenza dell'avvocato era
squattrinata, dato che il marito le aveva lasciato solo debiti, forse
per questo una volta a settimana comprava un biglietto della
lotteria, senza mai vincere un centesimo.
Anna
salutò Anselmo, che era impegnato a trascinare un carretto
portavasi. Era un grande lavoratore, persona affidabile e sempre
gentile ma ultimamente era diventato più cupo. Bruna, la moglie,
quasi non usciva più di casa, soffriva di depressione e trascorreva
tutto il giorno a guardare la televisione.
Poi
vide l'avvocato, che era seduto sotto l'ombrellone in terrazza, a
leggere il giornale. Lui, quando alzò la testa, la vide e la salutò
con la mano.
Le
persiane della casa della signora Rosa erano insolitamente
abbassate.
-
Che strano che non ci sia Rosa a quest'ora, pensò Anna.
La
signora Rosa, aveva circa settanta anni, era molto loquace e
nonostante i suoi problemi incoraggiava spesso i vicini con la sua
allegria. A volte dava una mano agli inquilini, quando all'inizio
della stagione si sistemavano per restare tutta l'estate; poi, due
volte alla settimana, faceva le pulizie e la spesa all'avvocato
Giuntini.
-
Dove sarà finita? Ne saprà qualcosa Giuliano? Si domandò Anna a
voce alta.
Lasciò
i sacchetti della spesa in cucina e la valigia in camera da letto. Le
lucertole, quando sentirono il rumore delle imposte della porta
finestra che si aprivano, si nascosero subito nelle fessure del
muretto della terrazza. Tirò fuori le sedie a sdraio. La veranda,
era il posto della casa dove Anna si sentiva più a suo agio.
Prima
di disfare i bagagli, si sedette fuori e si soffermò a guardare gli
ulivi, rendendosi conto di quanto fossero cresciuti, nonostante le
lunghe gelate dell'inverno precedente; poi rimase ipnotizzata a
guardare le lucertole che cominciavano a uscire di nuovo dalle loro
tane.
Anna
aveva deciso di andare in campagna un giorno prima del marito per
cercare di finire un lavoro che avrebbe dovuto consegnare la
settimana successiva, ma anche per rilassarsi, leggendo e facendo
delle passeggiate. Il marito sarebbe arrivato in bicicletta la
mattina successiva.
In
quella villetta conservavano molte cose che non trovavano posto nel
piccolo ripostiglio della loro casa in città. Nella libreria del
soggiorno c'era un cassetto pieno di lettere, quasi tutte della madre
di Anna. A volte, quando era da sola, lo apriva e tirava fuori una
lettera a caso.
Mentre
leggeva la lettera, il tempo le tornava indietro e sua madre le
appariva forse più gentile, ma sempre sofferente. Non sapeva se la
madre fosse riuscita a essere felice, ricordava quanto aveva patito
quando lei le aveva detto che sarebbe andata via di casa, ma le
piaceva anche pensare che la sua partenza avesse alla fine giovato
anche alla madre, ma quella era un'altra storia.
Quella
mattina avrebbe voluto prendere una lettera e leggerla, ma non poteva
farlo, prima doveva scoprire dove fosse andata a finire la signora
Rosa.
Si
infilò le scarpe da ginnastica e andò a casa dell'avvocato.
-
Dove si è infilata la nostra Rosa? Gli domandò impaziente.
-
L'altro ieri è stata portata in una casa di riposo, ma penso che
ritornerà ben presto, disse il vedovo.
-
Non capisco. Chi l'ha portata via?
-
Suo nipote, chi altro potrebbe essere; lui vuole convincerla a
trasferirsi in una struttura per anziani del comune, non lontano da
qua. Sì, quelle che costano poco, dove riscuotono direttamente la
pensione degli ospiti, alta o bassa che sia. Sembra che il nipote
voglia la casa per trascorrere le vacanze o piuttosto affittarla.
-
Non ci posso credere! Disse Anna.
-
Non ti preoccupare, Rosa non è una stupida, prima di uscire di casa
mi ha detto che non ci pensava nemmeno di trasferirsi in una casa di
cura, ma che era contenta di andarci a stare un paio di giorni. Tu
sai quanto sia curiosa lei, le piace ficcare il naso nelle vite
altrui, sapere come si sentono le persone anziane quando sono
costrette a stare là, disse l'avvocato Giuntini riaccendendosi il
sigaro, che aveva in bocca da un pezzo.
-
Spero che Rosa ritorni presto, comincio a sentire la sua mancanza,
rispose Anna.
Anna
saluto l'avvocato e andò verso casa, poi prese un libro e si
sedette fuori su una sedia a sdraio. Lesse a lungo, finché non ebbe
fame. Nel suo giardino Anselmo, qualche settimana prima, aveva
piantato degli ortaggi, che curava come se fossero pietre preziose.
Anna vedendo le lattughe rigogliose, prese un coltello e ne colse
una. Poi si preparò un'insalata.
Nel
pomeriggio si addormentò sotto l'ombra del noce, intanto le
lucertole piano piano ricominciavano a uscire.
Dopo
essersi svegliata prese una lettera della madre dal cassetto, datata
8 maggio 1988 e la lesse lentamente.
La
madre cominciava, come era il suo solito, lamentandosi delle piccole
avversità quotidiane.
Dopo
un lungo punto a capo riprendeva fiato, raccontando in un tono più
leggero aneddoti di parenti o conoscenti. In quella lettera nominava
Mariuccia, la vicina dirimpettaia, donna molto esuberante di cui le
male lingue dicevano che aveva una storia col prete del paese; la
madre scriveva che all'alba del giorno prima Mariuccia aveva
svegliato tutto il vicinato nel buttare il marito fuori di casa,
perché dopo un'incursione dei carabinieri era stato individuato tra
i clienti della casa di appuntamenti lungo la strada provinciale.
Verso
la fine la madre, cosa che non faceva mai, aveva scritto di se
stessa dicendo:
Lo
sai che il prossimo martedì saranno 40 anni che tuo padre e io ci
siamo sposati? Quanti anni! Tutta una vita insieme. Gli ho perdonato
tante cose, il suo voler comandarmi ad ogni costo, il poco tempo che
ha dedicato a me e a voi figli e poi l'egoismo che ha mostrato in
tante occasioni, ma meglio non pensarci adesso. Da quando siamo da
soli in casa, lui trascorre un po' più di tempo con me. Tuo padre ha paura d'invecchiare, adesso che compirà settanta
di anni è arrabbiato col mondo. Il giorno del suo compleanno, vorrei
andare a mangiare in un ristorante e invitare i parenti più stretti,
ma lui non vuole mai festeggiare il suo anniversario; non mi stanco
mai di dirgli che possiamo ancora trascorre qualche altro anno sereno
insieme e che ci farebbe tanto bene fare un piccolo viaggio, ma lui
non ne vuole sentir parlare. A volte mi sembra di aver sprecato la
vita, senza aver fatto niente di quello che desideravo.
-
Anna......, Anna, urlava dalla terrazza la signora Rosa.
-
Quando sei tornata? Aspetta, arrivo subito, rispose lei, lasciando la
lettera della madre nel cassetto.
Si
sistemò i capelli, si cambiò le scarpe e prese in mano un pacchetto
che conteneva una stoffa di misto lino che la vedova le aveva
incaricato di comprare in città per cucirne una tovaglia.
-
Entra, sono sotto la pergola, vieni devo raccontarti tante cose!
Disse la donna.
-
Che piacere rivederti! Rispose Anna abbracciando la vedova.
Si
sedete accanto alla sua vicina di casa e mentre la ascoltava,
sorrideva incantata, guardando il via vai delle lucertole.
Nessun commento:
Posta un commento