domenica 9 giugno 2019

Lucertole


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Mentre ascoltava la radio, Anna guardava il paesaggio un po' distratta, ma appena scollinò si rese conto che le piante avevano iniziato a crescere a dismisura. Era piovuto di seguito quasi tutto il mese di maggio, per questo mentre si avvicinava al paese fu colpita dalle folti siepi che separavano i giardini delle villette a schiera. Parcheggiò nel piazzale davanti alle case e rimase seduta qualche minuto incantata a guardare il castello di Poppi in lontananza .
Appena scaricate le valigie pensò alle tre cose che più apprezzava di quel luogo in primavera: le diverse tonalità di verde che spuntavano dappertutto, la luce limpida di metà mattina e l'aria fresca che scendeva la sera dai monti vicini.
C'era poco movimento all'inizio di giugno, in quanto le casette erano luoghi di vacanza. Solo tre appartamenti erano abitati durante tutto l'anno: il primo che si vedeva, quello di Anselmo, il custode, poi c'era quello dell' avvocato Giuliano Giuntini e in fondo quello della signora Rosa, un paio di porte dopo la sua.
L'avvocato era un uomo distinto, rimasto vedovo da poco più di un anno, il quale si ostinava ad abitare fuori città. Si era rifugiato in campagna per sfuggire ai parenti, non sopportava le nuore, ma era felice quando andavano a trovarlo i figli da soli. Aveva una buona pensione, ma spendeva poco. Gli piaceva la solitudine e quasi ogni giorno faceva delle passeggiate nei dintorni. Due volte la settimana, nel pomeriggio, quando il suo appartamento veniva pulito e sistemato, andava alla locanda del paese, dove giocava a carte con i frequentatori assidui del locale.
La signora Rosa, d'altro canto, avrebbe desiderato allontanarsi dalla campagna, ma la sua magra pensione non le permetteva di trasferirsi in città. Era anche lei vedova, ma a differenza dell'avvocato era squattrinata, dato che il marito le aveva lasciato solo debiti, forse per questo una volta a settimana comprava un biglietto della lotteria, senza mai vincere un centesimo.
Anna salutò Anselmo, che era impegnato a trascinare un carretto portavasi. Era un grande lavoratore, persona affidabile e sempre gentile ma ultimamente era diventato più cupo. Bruna, la moglie, quasi non usciva più di casa, soffriva di depressione e trascorreva tutto il giorno a guardare la televisione.
Poi vide l'avvocato, che era seduto sotto l'ombrellone in terrazza, a leggere il giornale. Lui, quando alzò la testa, la vide e la salutò con la mano.
Le persiane della casa della signora Rosa erano insolitamente abbassate.
- Che strano che non ci sia Rosa a quest'ora, pensò Anna.
La signora Rosa, aveva circa settanta anni, era molto loquace e nonostante i suoi problemi incoraggiava spesso i vicini con la sua allegria. A volte dava una mano agli inquilini, quando all'inizio della stagione si sistemavano per restare tutta l'estate; poi, due volte alla settimana, faceva le pulizie e la spesa all'avvocato Giuntini.
- Dove sarà finita? Ne saprà qualcosa Giuliano? Si domandò Anna a voce alta.
Lasciò i sacchetti della spesa in cucina e la valigia in camera da letto. Le lucertole, quando sentirono il rumore delle imposte della porta finestra che si aprivano, si nascosero subito nelle fessure del muretto della terrazza. Tirò fuori le sedie a sdraio. La veranda, era il posto della casa dove Anna si sentiva più a suo agio.
Prima di disfare i bagagli, si sedette fuori e si soffermò a guardare gli ulivi, rendendosi conto di quanto fossero cresciuti, nonostante le lunghe gelate dell'inverno precedente; poi rimase ipnotizzata a guardare le lucertole che cominciavano a uscire di nuovo dalle loro tane.
Anna aveva deciso di andare in campagna un giorno prima del marito per cercare di finire un lavoro che avrebbe dovuto consegnare la settimana successiva, ma anche per rilassarsi, leggendo e facendo delle passeggiate. Il marito sarebbe arrivato in bicicletta la mattina successiva.
In quella villetta conservavano molte cose che non trovavano posto nel piccolo ripostiglio della loro casa in città. Nella libreria del soggiorno c'era un cassetto pieno di lettere, quasi tutte della madre di Anna. A volte, quando era da sola, lo apriva e tirava fuori una lettera a caso.
Mentre leggeva la lettera, il tempo le tornava indietro e sua madre le appariva forse più gentile, ma sempre sofferente. Non sapeva se la madre fosse riuscita a essere felice, ricordava quanto aveva patito quando lei le aveva detto che sarebbe andata via di casa, ma le piaceva anche pensare che la sua partenza avesse alla fine giovato anche alla madre, ma quella era un'altra storia.
Quella mattina avrebbe voluto prendere una lettera e leggerla, ma non poteva farlo, prima doveva scoprire dove fosse andata a finire la signora Rosa.
Si infilò le scarpe da ginnastica e andò a casa dell'avvocato.
- Dove si è infilata la nostra Rosa? Gli domandò impaziente.
- L'altro ieri è stata portata in una casa di riposo, ma penso che ritornerà ben presto, disse il vedovo.
- Non capisco. Chi l'ha portata via?
- Suo nipote, chi altro potrebbe essere; lui vuole convincerla a trasferirsi in una struttura per anziani del comune, non lontano da qua. Sì, quelle che costano poco, dove riscuotono direttamente la pensione degli ospiti, alta o bassa che sia. Sembra che il nipote voglia la casa per trascorrere le vacanze o piuttosto affittarla.
- Non ci posso credere! Disse Anna.
- Non ti preoccupare, Rosa non è una stupida, prima di uscire di casa mi ha detto che non ci pensava nemmeno di trasferirsi in una casa di cura, ma che era contenta di andarci a stare un paio di giorni. Tu sai quanto sia curiosa lei, le piace ficcare il naso nelle vite altrui, sapere come si sentono le persone anziane quando sono costrette a stare là, disse l'avvocato Giuntini riaccendendosi il sigaro, che aveva in bocca da un pezzo.
- Spero che Rosa ritorni presto, comincio a sentire la sua mancanza, rispose Anna.
Anna saluto l'avvocato e andò verso casa, poi prese un libro e si sedette fuori su una sedia a sdraio. Lesse a lungo, finché non ebbe fame. Nel suo giardino Anselmo, qualche settimana prima, aveva piantato degli ortaggi, che curava come se fossero pietre preziose. Anna vedendo le lattughe rigogliose, prese un coltello e ne colse una. Poi si preparò un'insalata.
Nel pomeriggio si addormentò sotto l'ombra del noce, intanto le lucertole piano piano ricominciavano a uscire.
Dopo essersi svegliata prese una lettera della madre dal cassetto, datata 8 maggio 1988 e la lesse lentamente.
La madre cominciava, come era il suo solito, lamentandosi delle piccole avversità quotidiane.
Dopo un lungo punto a capo riprendeva fiato, raccontando in un tono più leggero aneddoti di parenti o conoscenti. In quella lettera nominava Mariuccia, la vicina dirimpettaia, donna molto esuberante di cui le male lingue dicevano che aveva una storia col prete del paese; la madre scriveva che all'alba del giorno prima Mariuccia aveva svegliato tutto il vicinato nel buttare il marito fuori di casa, perché dopo un'incursione dei carabinieri era stato individuato tra i clienti della casa di appuntamenti lungo la strada provinciale.
Verso la fine la madre, cosa che non faceva mai, aveva scritto di se stessa dicendo:

Lo sai che il prossimo martedì saranno 40 anni che tuo padre e io ci siamo sposati? Quanti anni! Tutta una vita insieme. Gli ho perdonato tante cose, il suo voler comandarmi ad ogni costo, il poco tempo che ha dedicato a me e a voi figli e poi l'egoismo che ha mostrato in tante occasioni, ma meglio non pensarci adesso. Da quando siamo da soli in casa, lui trascorre un po' più di tempo con me. Tuo padre ha paura d'invecchiare, adesso che compirà settanta di anni è arrabbiato col mondo. Il giorno del suo compleanno, vorrei andare a mangiare in un ristorante e invitare i parenti più stretti, ma lui non vuole mai festeggiare il suo anniversario; non mi stanco mai di dirgli che possiamo ancora trascorre qualche altro anno sereno insieme e che ci farebbe tanto bene fare un piccolo viaggio, ma lui non ne vuole sentir parlare. A volte mi sembra di aver sprecato la vita, senza aver fatto niente di quello che desideravo.

- Anna......, Anna, urlava dalla terrazza la signora Rosa.
- Quando sei tornata? Aspetta, arrivo subito, rispose lei, lasciando la lettera della madre nel cassetto.
Si sistemò i capelli, si cambiò le scarpe e prese in mano un pacchetto che conteneva una stoffa di misto lino che la vedova le aveva incaricato di comprare in città per cucirne una tovaglia.
- Entra, sono sotto la pergola, vieni devo raccontarti tante cose! Disse la donna.
- Che piacere rivederti! Rispose Anna abbracciando la vedova.
Si sedete accanto alla sua vicina di casa e mentre la ascoltava, sorrideva incantata, guardando il via vai delle lucertole.







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