Era più di trenta anni che nessuno mi
faceva quella domanda:
- Vuole comprarmi una poesia?
Ho alzato gli occhi dal giornale che
stavo leggendo, seduta alla stazione di Firenze, mentre aspettavo il
treno per Livorno.
La voce proveniva da un uomo
sessantenne non molto alto, i suoi lineamenti erano delicati, ma il
viso era profondamente scolpito a causa della sua magrezza. I
capelli erano brizzolati e piuttosto spettinati, ma erano
soprattutto gli indumenti un po' sgualciti che indossava a dargli
un’ aria un po' trasandata. Il suo
sguardo vispo mi supplicava di ascoltarlo.
Con una mano mi ha
porto un libricino azzurro, che aveva estratto da un grande
pacco che sosteneva con fatica con l'altro braccio.
- Oggi ancora non ho venduto niente,
per favore mi compri la raccolta delle mie poesie.
Ascoltando quella frase mi sono
ricordata delle parole che Salvatore, un ragazzo siciliano, mi
aveva rivolto in un pomeriggio autunnale del lontano 1976, mentre
ero seduta ad un tavolino della
terrazza del caffè Zurich nella plaza Catalunya de Barcelona.
- ¿Por favor, quieres comprarme una
poesía de amor? 1
Ho sentito annunciare il treno per
Livorno, quindi la mia mente è ritornata alla stazione di Firenze.
Ho dato dei soldi al poeta e ho preso il suo libricino azzurro,
prima di dirigermi verso il binario giusto.
Il treno all'inizio era quasi vuoto ma
lentamente si era affollato di viaggiatori che andavano
all'aeroporto di Pisa o al mare. Nel mio posticino, stretta stretta
tra le grandi valige di una coppia di simpatici ragazzi
stranieri, ho cominciato a leggere i versi del poeta di strada.
Mentre leggevo le semplici e commoventi
strofe del quaderno azzurro, ho ripensato a Salvatore quel ragazzo
che era insieme a U. a Barcellona il giorno in cui ci siamo
incontrati.
Salvatore era piccolo di statura con un
bel viso incorniciato da folti capelli ricci. I suoi indumenti erano
chiari: una camicia lunga con dei laccetti al collo e un paio di
pantaloni larghi alla maniera hippy. La sua carnagione scura gli
dava un’ aria esotica.
Accanto a lui silenzioso c'era U., il
quale mi ha subito colpito perché era alto e bien plantado2
, indossava una giacca di camoscio, una camicia a quadretti bianchi
e verdi e dei pantaloni jeans un po' svasati come andavano all'epoca.
Erano una coppia bizzarra, forse per
questo mi avevano incuriosita quando si
avvicinarono al mio tavolo.
- Páganos un cafè y te regalo
una poesía3, disse il poeta vedendo che la prima domanda che mi aveva
rivolto non aveva avuto risposta.
Non so dire come mai accettai, ma ricordo che si sedettero subito al mio tavolo. Quel pomeriggio parlai a lungo con U., il quale dopo qualche giorno si trasferì da me, nell'appartamento che condividevo con altre studentesse. Il poeta siciliano sparì dalle nostre vite così velocemente come era entrato, mentre in quelle settimana di novembre avveniva il nostro innamoramento.
Non so dire come mai accettai, ma ricordo che si sedettero subito al mio tavolo. Quel pomeriggio parlai a lungo con U., il quale dopo qualche giorno si trasferì da me, nell'appartamento che condividevo con altre studentesse. Il poeta siciliano sparì dalle nostre vite così velocemente come era entrato, mentre in quelle settimana di novembre avveniva il nostro innamoramento.
Che ne sarà stato di Salvatore?
Pensai.
Ho sistemato bene le valige, che
rischiavano di cadermi addosso e ho ripreso la mia lettura.
Quasi tutti
i versi del libriccino azzurro erano d'amore ed erano molto tristi
perché raccontavano la storia del poeta nel periodo
in cui era stato rinchiuso in un manicomio.
Via via che leggevo ricostruivo la sua
vita.
Aveva amato una sola donna, che
aveva conosciuto nell'ospedale psichiatrico. Aveva perso le sue tracce e adesso
voleva ritrovarla.
Adele, così si chiamava la sua amata,
era una giovane donna tormentata dai sensi di colpa. La madre si era
suicidata quando era piccola e lei pensava di essere stata la causa
di quella disgrazia.
Suo padre, un avvocato romano, molto
distinto, ma anche lui distrutto dalla morte della moglie, cercò
di curare il mal di vivere delle figlia, con affetto e amore fino al
giorno in cui morì d'infarto, quando era ancora giovane.
Adele si dovette trasferire a
Firenze, dove fu affidata a due perfide zie paterne, che dopo pochi
mesi la fecero rinchiudere nel manicomio della città. Passarono gli
anni e le zie dichiararono che la ragazza non era capace né
d'intendere né di volere, quindi non la fecero più uscire da
quella prigione.
La ragazza triste leggeva e scriveva
sempre su un quadernino azzurro seduta al sole nel cortile dell'ospedale, tra i grandi padiglioni.
Il poeta la guardava da lontano ed era
molto attratto da quella giovane donna misteriosa, ma non poteva e
non sapeva come avvicinarsi a lei.
Un giorno le scrisse una lettera e
gliela lasciò in una crepa del muretto del cortile, dove lei di
solito si sedeva.
La ragazza e il poeta cominciarono una
lunga corrispondenza che durò due anni e che s'interruppe pochi
giorni prima che la legge Basaglia abolisse i manicomi, alla fine
degli anni settanta.
Il poeta uscì dall'ospedale un
giorno di primavera con il solo obbiettivo di trovare Adele.
Le ultime poesie parlavano della lunga
ricerca dell'amata che lo portavano a trascorrere lunghi periodi a
Firenze, che si alternavano con altri nella capitale.
- Dove sarà Adele? Sarà guarita
dalla sua malattia? Si chiedeva ossessivamente il poeta.
Per fare arrivare alla sua amata le
sue parole, regalava le poesie ai passanti nelle città.
- Chissà se un giorno Adele potrà
leggere le mie parole? Si diceva tra sé e
sé.
Per vivere e per avere un po' di
soldi, necessari per la ricerca della sua amata, vendeva poesie,
come aveva fatto con me quel giorno alla stazione di Firenze.
Stavo arrivando a Livorno nel momento
in cui ho letto il nome e il luogo di origine del poeta : Salvatore
Scataro nato a Siracusa nel 1952.
Entrambi i poeti avevano lo stesso
nome ed erano siciliani.
Potrebbero essere la stessa persona,
pensai.
Scendendo dal treno ho visto la mia
amica, Elena, che mi aspettava con il suo cagnolino per andare
insieme all'isola d'Elba, dove ci aveva invitati a passare un lungo
fine settimana nella vecchia casa di famiglia di Rio Marina. U.
sarebbe arrivato il giorno dopo portandosi dietro la bicicletta.
Abbiamo trascorso insieme delle belle
giornate al mare e il pensiero dei due poeti mi ha fatto rivivere i
tempi magici del nostro innamoramento.
Il viaggio di ritorno dall'isola
dell'Elba a Livorno con la mia amica è stato rovente e faticoso per
il traffico e per il cane che in macchina ha sempre abbaiato. Quando
mi sono seduta in treno a Livorno, ho ripensato ai due poeti.
Dovevo rintracciare Salvatore, quello
che vendeva i libriccini azzurri alla stazione di Firenze e scoprire
se era lo stesso poeta che mi aveva offerto una poesia a Barcellona.
Sono scesa dal treno impaziente e quasi
emozionata, ma di lui non c'erano tracce.
Subito dopo sono andata dal giornalaio
a domandargli se aveva notizie dell'uomo che in quei giorni vendeva
libriccini azzurri. Mi ha detto che quella mattina lo aveva visto
salire su un treno. Mi ha poi raccontato che si faceva vivo ogni tre
o quatto mesi e che sempre arrivava contento con la speranza di
trovare la sua amata, ma che dopo qualche settimana se ne andava a
Roma triste e scoraggiato. Poi all'improvviso quando nessuno pensava
più a lui, si sentiva di nuovo la sua voce che diceva:
- Vuole comprarmi una poesia?
1Per
favore, mi puoi comprare una poesia d'amore?
2Di
bella presenza ed elegante
3Offrici
un caffè e ti regalo una poesia
¿Quiere comprarme una poesía?
Hacía más de treinta años que nadie me preguntaba:
- ¿Quiere comprarme una poesía?
Levanté los ojos del periódico que estaba leyendo, sentada en la estación de Florencia, mientras esperaba el tren para Livorno.
La voz procedía de un hombre bajito de unos sesenta años, sus facciones eran delicadas, pero su cara estaba profundamente esculpida por su flaqueza, el pelo era cano e iba despeinado, pero seguramente era su ropa arrugada lo que le daba ese aire de dejadez. Su mirada vivaracha me imploraba que le escuchara.
Con una mano derecha me ofreció un diminuto libro azul, que sacó de un inmenso paquete que su brazo irquierdo aguantaba con esfuerzo.
- Hoy no he vendido nada, por favor cómprame la recopilación de mis poesías
Escuchando aquella frase me acordé de las palabras que Salvatore, un chico siciliano, había pronunciado una tarde de otoño del lejano 1976, mientras estaba sentada en una mesita de la terraza del café Zurich en la plaza Catalunya de Barcelona.
- ¿Por favor, quieres comprarme una poesía de amor?
Oí que anunciaban el tren para Livorno, por lo tanto mis pensamientos volvieron a la estación de Firenze. Di algo de dinero al poeta y cogí su pequeño libro, antes de dirigirme al andén.
El tren al principio estaba casi vacío, pero lentamente se fue llenando de pasajeros que iban al aeropuerto de Pisa o a la playa. En mi asiento, acurrucada entre las grandes maletas de una joven pareja extranjera muy simpática, empecé a leer los versos del poeta callejero.
Mientras leía las simples y conmovedoras estrofas del libro azul, pensé de nuevo en Salvatore, aquel chico que en Barcelona iba con a U. el día en que nos conocimos.
Salvatore era bajito, tenía una linda cara enmarcada por una melena rizada. Su ropa era de color marfil: una camisa larga con lazos en el cuello y unos pantalones anchos de estilo hippy. Su tez morena le daba un no sé que de exótico.
A su lado iba silencioso U., quien noté en seguida porque era un chico alto y bien plantado, llevaba una chaqueta de ante, una camisa de cuadros verdes y blancos y unos pantalones tejanos un poco acampanados como iban de moda en aquella época.
Eran una pareja un poco rara, quizás por eso estimularon mi curiosidad cuando se acercaron a mi mesa.
- Páganos un café y te regalo una poesía, me dijo el poeta viendo que su primera pregunta no había obtenido respuesta.
No se decir porque acepté, pero recuerdo que los dos se sentaron en seguida en mi mesa. Aquella tarde hablé mucho con U., quien al cabo de pocos días se trasladó a vivir al piso que yo condividía con otras chicas estudiantes. El poeta siciliano salió de nuestras vidas tan deprisa como había entrado, mientras en aquella semana estaba naciendo nuestro enamoramiento.
- ¿Qué habrá sido de Salvatore? pensé
Acomodé bien las maletas que estaban a punto de caerme encima y me puse de nuevo a leer.
Casi todos los versos del pequeño libro azul eran de amor y muy tristes porque contaban la historia del poeta en la época en que había estado encerrado en un manicomio.
Mientras leía reconstruía su vida.
Había amado a una sola mujer, quien había conocido en el hospital psiquiátrico. Había perdido su rastro y ahora deseaba encontrarla.
Adele, ese era su nombre, era una chica atormentada por el sentimiento de culpabilidad. Su madre se había suicidado cuando era pequeña y pensaba que era ella la causa de la desgracia. Su padre era un notable abogado romano, también él muy afligido por la la muerte de su esposa, pero intentó curar el mal de vivir que sufría su hija, hasta que un día murió de infarto, cuando aún era joven.
Adele tuvo que trasladarse a Firenze en la casa de dos pérfidas tías paternas, quienes al cabo de pocos meses la encerraron en el hospital psiquiátrico de la ciudad declarando que la sobrina no era capaz de razonar y ni de actuar, no la dejándola salir más de aquella prisión.
La muchacha triste leía y escribía, en un pequeño cuaderno azul, sentada al sol en el patio del manicomio, entre los grandes pabellones.
El poeta la miraba desde lejos y se sentía muy atraído por aquella mujer tan misteriosa, pero no podía y ni sabía como acercarse a ella.
Un día le escribió una carta y se la dejó en una grieta de la pared del patio, cerca de donde ella solía sentarse.
La chica y el poeta empezaron una larga correspondencia que duró más de dos años y que se interrumpió pocos días antes de que la ley Basaglia aboliera los manicomios, a finales de los años setenta.
El poeta salió de aquel calabozo un día de primavera con el solo objetivo de encontrar a Adele.
Las últimas poesías hablaban de larga búsqueda de su amada, lo que le llevaba a pasar largas temporadas en Firenze y otras en la capital.
- ¿Dónde estará Adele? ¿Se habrá curado de su enfermedad? Se preguntaba con obsesión el poeta.
Para que sus palabras llegaran a su amada, regalaba poesías a los transeúntes de la ciudad.
- ¿Quién sabe si un día Adele podrá leer mis palabras? Se decía a sí mismo.
Para vivir y para conseguir un poco de dinero, necesario para buscar a su amada, vendía poesías, como aquel día en la estación de Firenze.
Estaba a punto de llegar a Livorno cuando leí el nombre y el lugar de origen del poeta: Salvatore Scataro nacido en Siracusa en 1952.
Los dos poetas eran sicilianos y tenían el mismo nombre, desgraciadamente deconocía el apellido del que conocí en Barcelona, sin embargo podrían ser la misma persona, pensé.
Bajando del tren vi a mi amiga Elena, que me estaba esperando con su perrito para que juntas fuéramos a la Isla d'Elba, donde nos había invitado a pasar un largo fin de semana en el viejo caserón familiar en Rio Marina.
U. llegó al día siguiente llevando consigo su bicicleta.
Pasamos juntos unos plácidos días en la playa y pensando en los dos poetas reviví los tiempos mágicos de nuestro enamoramiento. U, se fue un día antes con su bicicleta.
Il viaje de vuelta hacia Livorno con mi amiga, fue agotador por el calor, el tráfico y los ladridos incesantes del perrito.
Cuando finalmente en Livorno me senté en el tren pensé de nuevo en los dos poetas.
Tenía que encontrar a Salvatore, el que vendía los libros azules en la estación de Firenze y descubrir si era el mismo poeta que me había ofrecido una poesía en Barcelona.
Bajé del tren impaciente y casi emocionada, pero de él ni rastro.
En seguida fui a preguntar al vendedor de periódicos si tenía noticias del hombre que vendía pequeños libros azules. Me dijo que aquella mañana lo había visto subiendo a un tren. Me contó también que aparecía cada tres o cuatro meses y que llegaba siempre contento con la esperanza de encontrar a su amada, pero que al cabo de algunas semanas se iba a Roma triste y decepcionado.
Luego improvisamente, cuando ya nadie se acordaba de él, se oía de nuevo su voz que decía:
- ¿Quiere comprarme una poesía?
¿Quiere comprarme una poesía?
Hacía más de treinta años que nadie me preguntaba:
- ¿Quiere comprarme una poesía?
Levanté los ojos del periódico que estaba leyendo, sentada en la estación de Florencia, mientras esperaba el tren para Livorno.
La voz procedía de un hombre bajito de unos sesenta años, sus facciones eran delicadas, pero su cara estaba profundamente esculpida por su flaqueza, el pelo era cano e iba despeinado, pero seguramente era su ropa arrugada lo que le daba ese aire de dejadez. Su mirada vivaracha me imploraba que le escuchara.
Con una mano derecha me ofreció un diminuto libro azul, que sacó de un inmenso paquete que su brazo irquierdo aguantaba con esfuerzo.
- Hoy no he vendido nada, por favor cómprame la recopilación de mis poesías
Escuchando aquella frase me acordé de las palabras que Salvatore, un chico siciliano, había pronunciado una tarde de otoño del lejano 1976, mientras estaba sentada en una mesita de la terraza del café Zurich en la plaza Catalunya de Barcelona.
- ¿Por favor, quieres comprarme una poesía de amor?
Oí que anunciaban el tren para Livorno, por lo tanto mis pensamientos volvieron a la estación de Firenze. Di algo de dinero al poeta y cogí su pequeño libro, antes de dirigirme al andén.
El tren al principio estaba casi vacío, pero lentamente se fue llenando de pasajeros que iban al aeropuerto de Pisa o a la playa. En mi asiento, acurrucada entre las grandes maletas de una joven pareja extranjera muy simpática, empecé a leer los versos del poeta callejero.
Mientras leía las simples y conmovedoras estrofas del libro azul, pensé de nuevo en Salvatore, aquel chico que en Barcelona iba con a U. el día en que nos conocimos.
Salvatore era bajito, tenía una linda cara enmarcada por una melena rizada. Su ropa era de color marfil: una camisa larga con lazos en el cuello y unos pantalones anchos de estilo hippy. Su tez morena le daba un no sé que de exótico.
A su lado iba silencioso U., quien noté en seguida porque era un chico alto y bien plantado, llevaba una chaqueta de ante, una camisa de cuadros verdes y blancos y unos pantalones tejanos un poco acampanados como iban de moda en aquella época.
Eran una pareja un poco rara, quizás por eso estimularon mi curiosidad cuando se acercaron a mi mesa.
- Páganos un café y te regalo una poesía, me dijo el poeta viendo que su primera pregunta no había obtenido respuesta.
No se decir porque acepté, pero recuerdo que los dos se sentaron en seguida en mi mesa. Aquella tarde hablé mucho con U., quien al cabo de pocos días se trasladó a vivir al piso que yo condividía con otras chicas estudiantes. El poeta siciliano salió de nuestras vidas tan deprisa como había entrado, mientras en aquella semana estaba naciendo nuestro enamoramiento.
- ¿Qué habrá sido de Salvatore? pensé
Acomodé bien las maletas que estaban a punto de caerme encima y me puse de nuevo a leer.
Casi todos los versos del pequeño libro azul eran de amor y muy tristes porque contaban la historia del poeta en la época en que había estado encerrado en un manicomio.
Mientras leía reconstruía su vida.
Había amado a una sola mujer, quien había conocido en el hospital psiquiátrico. Había perdido su rastro y ahora deseaba encontrarla.
Adele, ese era su nombre, era una chica atormentada por el sentimiento de culpabilidad. Su madre se había suicidado cuando era pequeña y pensaba que era ella la causa de la desgracia. Su padre era un notable abogado romano, también él muy afligido por la la muerte de su esposa, pero intentó curar el mal de vivir que sufría su hija, hasta que un día murió de infarto, cuando aún era joven.
Adele tuvo que trasladarse a Firenze en la casa de dos pérfidas tías paternas, quienes al cabo de pocos meses la encerraron en el hospital psiquiátrico de la ciudad declarando que la sobrina no era capaz de razonar y ni de actuar, no la dejándola salir más de aquella prisión.
La muchacha triste leía y escribía, en un pequeño cuaderno azul, sentada al sol en el patio del manicomio, entre los grandes pabellones.
El poeta la miraba desde lejos y se sentía muy atraído por aquella mujer tan misteriosa, pero no podía y ni sabía como acercarse a ella.
Un día le escribió una carta y se la dejó en una grieta de la pared del patio, cerca de donde ella solía sentarse.
La chica y el poeta empezaron una larga correspondencia que duró más de dos años y que se interrumpió pocos días antes de que la ley Basaglia aboliera los manicomios, a finales de los años setenta.
El poeta salió de aquel calabozo un día de primavera con el solo objetivo de encontrar a Adele.
Las últimas poesías hablaban de larga búsqueda de su amada, lo que le llevaba a pasar largas temporadas en Firenze y otras en la capital.
- ¿Dónde estará Adele? ¿Se habrá curado de su enfermedad? Se preguntaba con obsesión el poeta.
Para que sus palabras llegaran a su amada, regalaba poesías a los transeúntes de la ciudad.
- ¿Quién sabe si un día Adele podrá leer mis palabras? Se decía a sí mismo.
Para vivir y para conseguir un poco de dinero, necesario para buscar a su amada, vendía poesías, como aquel día en la estación de Firenze.
Estaba a punto de llegar a Livorno cuando leí el nombre y el lugar de origen del poeta: Salvatore Scataro nacido en Siracusa en 1952.
Los dos poetas eran sicilianos y tenían el mismo nombre, desgraciadamente deconocía el apellido del que conocí en Barcelona, sin embargo podrían ser la misma persona, pensé.
Bajando del tren vi a mi amiga Elena, que me estaba esperando con su perrito para que juntas fuéramos a la Isla d'Elba, donde nos había invitado a pasar un largo fin de semana en el viejo caserón familiar en Rio Marina.
U. llegó al día siguiente llevando consigo su bicicleta.
Pasamos juntos unos plácidos días en la playa y pensando en los dos poetas reviví los tiempos mágicos de nuestro enamoramiento. U, se fue un día antes con su bicicleta.
Il viaje de vuelta hacia Livorno con mi amiga, fue agotador por el calor, el tráfico y los ladridos incesantes del perrito.
Cuando finalmente en Livorno me senté en el tren pensé de nuevo en los dos poetas.
Tenía que encontrar a Salvatore, el que vendía los libros azules en la estación de Firenze y descubrir si era el mismo poeta que me había ofrecido una poesía en Barcelona.
Bajé del tren impaciente y casi emocionada, pero de él ni rastro.
En seguida fui a preguntar al vendedor de periódicos si tenía noticias del hombre que vendía pequeños libros azules. Me dijo que aquella mañana lo había visto subiendo a un tren. Me contó también que aparecía cada tres o cuatro meses y que llegaba siempre contento con la esperanza de encontrar a su amada, pero que al cabo de algunas semanas se iba a Roma triste y decepcionado.
Luego improvisamente, cuando ya nadie se acordaba de él, se oía de nuevo su voz que decía:
- ¿Quiere comprarme una poesía?
Bellissime storie intrecciate. Un saluto da lontano!
RispondiEliminaMuchas gracias por leer mis cuentos y tambièn por tus palabras.
EliminaBuena estancia en Sevilla. besitos
Delicato, autentico, ben costruito. Complimenti Fina!
RispondiEliminaAntonella
Grazie tante per i bei complimenti. Un abbraccio.
Eliminaes molt emotiu,un venedor de poesies es un venedor de vida....
RispondiEliminasalutacions
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