L'altra sera mentre tagliavo una cipolla per il soffritto di un risotto agli asparagi che volevo preparare per cena, ho sentito scendere delle lacrime lungo il viso. Mentre piangevo ricordavo il giorno in cui la mia amica Laura mi portò delle cipolle.
I
ricordi che affioravano lentamente appartenevano al 1995. Fino ad
allora avevo lavorato a Firenze come insegnante di scienze naturali
nella scuola superiore, ma in quegli anni ci furono dei tagli nel
bilancio statale, con la conseguenza che dovetti lasciare la mia
cattedra in città per andare a insegnare nel Mugello.
Ho
subito fatto amicizia con alcuni colleghi pendolari come me. Tutte le
mattine ci trovavamo in un punto di Via Faentina, dove, sotto un
grande albero, lasciavamo parcheggiate le auto. Poi salivamo tutti su
un'unica macchina che, a rotazione, ciascuno di noi metteva a
disposizione degli altri. Ogni
giorno percorrevamo la strada da Firenze a Borgo San Lorenzo, spesso
chiacchierando e ridendo e, nonostante la levataccia, quei viaggi mi
piacevano. Giorgio, il professore poeta, era sempre malinconico, ma
grazie a lui ho apprezzato l'intensità dei colori delle campagne
autunnali che attraversavamo.
Due
volte la settimana cominciavo le lezioni alle dieci e mi trovavo a
viaggiare solo con Laura, che,
ogni mercoledì, prendeva la macchina; in quei giorni mi alzavo
contenta perché mi piaceva percorrere la strada con lei. Aveva
qualche anno più di me, un figlio adulto, un marito innamorato e una
gran passione per la storia e la filosofia, materie che insegnava
nel nostro Liceo. La macchina di Laura era vecchia ma robusta, la sua
guida era rilassante, in quell'abitacolo caldo ci siamo raccontate
brandelli della nostra vita. Laura era molto premurosa, spesso mi
portava, per le mie esperienze di laboratorio, cipolle e limoni
ammuffiti.
Ricordo
una volta, mentre guidavo la mia piccola utilitaria
bianca Laura mi mostrò il mazzo di cipolle fresche che mi aveva portato e mi disse che
le sarebbe piaciuto che la sua vita fosse come una pianta di cipolla.
Avrebbe desiderato avere una tenera parte esterna a contatto con le
altre persone e una consistente e stratificata zona interiore che
perdurasse nel tempo.
Quel
giorno le cipolline di Laura mi portarono fortuna. Era la prima volta
che in laboratorio facevo osservare le cellule dell'epitelio della
cipolla al microscopio. I miei alunni presero con le pinze un
pezzettino del sottile velo bianco posto tra due strati del bulbo e
dopo averlo sistemato al microscopio rimasero affascinati dalla
nitida visione delle cellule, che sembravano dei mattoncini
attaccati uno all'altro. Anch'io ero emozionata pensando a quelle
cellule quiescenti, che erano ancora in grado di collaborare fra
loro per far rivivere tutta la pianta.
L'
associazione delle parole cipolla e vita l'avevo già sentito da
piccola, quando un giorno mia madre regalò ad Anita, la llevadora1 , la quale era venuta a casa nostra a farle una puntura,
un manat de cebas 2.
Anita
era così contenta che cominciò ad elencare con enfasi tutte le
proprietà delle cipolle. Dopo ci raccontò la storia di quel bulbo,
che aveva sfamato e salvato la vita a tanta povera gente. Mentre
andava via estrasse un libricino dalla sua borsa e si mise a leggere
la prima strofa della poesia di Miguel Hernandez “nanas de
cebolla”3
La
cebolla es escarcha
cerrada y pobre.
Escarcha de tus días
y de mis noches.
Hambre y cebolla,
hielo negro y escarcha
grande y redonda.4
cerrada y pobre.
Escarcha de tus días
y de mis noches.
Hambre y cebolla,
hielo negro y escarcha
grande y redonda.4
Mi
sono asciugata le lacrime e ho finito di preparare la cena. Quella
sera eravamo mio marito ed io da soli, dato che i nostri figli ventenni
erano, una a Madrid a studiare e l'altro in palestra. Mentre mangiavamo il risotto agli asparagi e sorsegiavamo un buon vino ho iniziato a raccontargli la storia delle cipolle di Laura e lui subito ha cominciato a ridere perchè si era ricordato del giorno in cui Laura chiamò e non essendo io in casa gli domando:
- Avete bisogno di limoni ammuffiti? C'e ne ho diversi in frigo. Ve li posso portare.
- Avete bisogno di limoni ammuffiti? C'e ne ho diversi in frigo. Ve li posso portare.
La risata di lui mi contagiò e ho sentito scendere di nuovo le lacrime sul viso.
1 La
levatrice
2 Un
mazzo di cipolle
3 Nina
nana di cipolla
4 La
cipolla è brina, chiusa e povera. Brina dei tuoi giorni e delle mie
notti. Fame e cipolla, ghiaccio nero e brina grande e rotonda.
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