Da
più di un anno due volte al mese entravo nella piccola libreria
delle donne. Il tintinnio del campanello posto in alto sulla
porta ogni volta mi ricordava il libro di una scrittrice indiana, il
cui titolo era La libreria dei nuovi inizi. Narrava la storia
di una libreria speciale, della quale la protagonista, contro la sua
volontà, aveva dovuto farsi carico, perché la sua vecchia zia, la
proprietaria, sarebbe da lì a poco partita per l'India. Lentamente e
senza volere cominciò ad amare la libreria, dove conobbe molte
persone interessanti, ma dove soprattutto scoprì di avere un
prezioso dono: poteva sentire la voce e incontrare spiritualmente gli
autori di molte delle grandi opere poste sugli scaffali.
Ma
cominciamo dall'inizio:
Un
pomeriggio d'estate di due anni fa, una cara amica, mentre eravamo
sedute nella terrazza del caffè di una biblioteca cittadina, mi
regalò una cartolina, che invitava a scrivere un racconto breve,
allo scopo di partecipare a un concorso letterario.
Ne ero
lusingata, ma allo stesso tempo mi chiedevo: come può pensare la mia amica
che io scriva un raccontino e per di più in italiano?
Non
avevo mai scritto un testo libero, solo i temi in classe che ci proponevano a scuola, ma sentivo che dentro avevo tante parole
che forse sarebbero uscite appena avessi preso una penna.
Da
piccola la professoressa di “lengua espanola” mi diceva: scrivi
a stento, inoltre le tue frasi sono troppo corte e si sente troppo
che sei madrelingua catalana, quindi è meglio che tu ti indirizzi
verso le materie scientifiche.
Di
nascosto continuavo a leggere romanzi a letto e a scrivere lettere
alle mie amiche reali o immaginarie.
Quando
a venti anni mi innamorai di U. provai grandi emozioni davanti a un
foglio di carta velina e con una penna in mano.
Dopo
un anno dal nostri innamoramento mi trasferii a Firenze e tutte le
settimane scrivevo una lettera a mia madre.
Come
mi piaceva scrivere lettere! Nella mia vita, avevo intrapreso diverse
corrispondenze ma non avevo mai avuto il coraggio di scrivere un
racconto o di leggere intensamente una poesia.
Per
molti giorni tenni in borsa la cartolina, ma una mattina afosa di
agosto mi sedetti nel tavolo dello studio di casa e scrissi un
piccolo racconto sulla storia del vecchio e storto padellone, dove
avevo imparato a cucinare il tipico piatto spagnolo: la paella.
Da
quel giorno ho continuato a scrivere tenendo come compagno il
computer portatile, che mi ha corretto tutti gli errori di
ortografia e ha permesso alle parole che avevo dentro di uscire. Ero
felice scoprendo che lentamente le sensazioni che sperimentavo o che
ricordavo si trasformavano in testi scritti.
Una
mattina di settembre, nella sala insegnanti della scuola dove lavoro,
ho casualmente parlato di scrittura con una giovane professoressa di
italiano. Lei mi ha fatto sapere che il corso di lettura e scrittura
che seguiva nella libreria delle donne cominciava il prossimo venerdì
alle cinque del pomeriggio.
Quel
venerdì ricordo che avevo molti impegni, ma alle cinque in punto
passai in bicicletta da Via Fiesolana, dove si trova la libreria. Mi
fermai davanti alle piccole vetrine piene di libri tutti al femminile
e qualcosa dentro di me mi diceva di entrare.
Aprii
la porta mentre i partecipanti al corso si stavano sistemando in
fondo alla stanza, dove c'erano un lungo tavolo e tante sedie. Volevo
tornare indietro sui miei passi, ma il tintinnio del vecchio
campanello mi riportò alcune belle sensazioni che avevo provato
leggendo, qualche mese prima, il romanzo che raccontava le storie
della libreria dei nuovi inizi, quindi mi incamminai verso l'unica
sedia libera rimasta. Seduta intorno a quelle persone sconosciute mi
sentivo un po' smarrita, nonostante l'affettuosa accoglienza della
maestra.
Ogni
quindici giorni, sempre di venerdì, sono tornata in libreria e
sempre lo scampanellio della porta è stato per me un segnale di
nuovo inizio, perché là ho conosciuto nuovi scrittori, ho scoperto
alcuni testi classici, ho percepito la bellezza di alcuni brani, ho
ascoltato con molta attenzione gli scritti dei mie compagni, ho letto
i miei testi a voce alta senza vergognarmi, e soprattutto sono stata
bene.
A
settembre di quest'anno è iniziato il nuovo il corso, la cui
tematica era la poesia.
Ero
molto felice di ricominciare, ma mi sentivo un po' a disagio, forse
perché a scuola non avevo mai avuto un buon rapporto con la poesia.
Il
corso è stato bello, ma all'inizio era un po' faticoso, dato che
ricordavo a malapena le figure retoriche e gli altri ingranaggi della
poesia, ma sentivo che qualcosa si stava smuovendo in me. Presto i
bei frammenti delle poesie di Saffo mi hanno riportato emozioni
vecchie più di due millenni.
L'ultimo
giorno la nostra brava maestra ci ha fatto conoscere le poesie di
Wislawa Szymborska.
Le
parole semplici e magiche di questa poetessa mi hanno accompagnato
per molti giorni, ma non ho potuto acquistare subito il suo libro
perché era finito.
Una
sera, dopo le vacanze di Natale, sono ritornata alla piccola libreria
e nonostante le libraie fossero indaffarate aiutando una signora che
cercava un libro introvabile, sono stata accolta con molto affetto.
Ho
sentito che quell'ambiente era molto accogliente e famigliare, cosa
non facile da trovare nelle altre librerie.
Quel
giorno abbiamo parlato insieme della grande poetessa polacca, sono
state loro a dirmi che era deceduta quella stessa mattina. Ne ero
molto dispiaciuta, ma allo stesso tempo ero contenta di averla
conosciuta in tempo. Sì, proprio ero sicura di aver parlato con
lei, perché la sua voce mi aveva accompagnato in tutte le mie
giornate. Adesso capivo che quel tintinnio della vecchia porta era
lo stesso di quello della libreria dei nuovi inizi, ed era magico,
dato che ci avvicinava spiritualmente ai grandi scrittori.
Quella
sera grazie alla grande poetessa mi trovavo a compare il suo libro
in quella piccola libreria e ne ero molto felice.
1Tema
in classe
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