mercoledì 6 luglio 2016

Pomeriggio al mare














Il cielo era limpido, proprio il giorno adatto per una gita al mare. Guardando dalla finestra, Lucia non poteva immaginare quanto le avrebbe fatto bene percorre i cento chilometri che separavano la sua città dalla costa.
Si erano svegliati abbastanza presto, ma poi avevano traccheggiato e non erano riusciti a partiti prima delle dieci.
- Non so se è una buona idea andare al mare. Spesso in autostrada ci sono delle code e oggi è tanto caldo, che mi fa fatica solo pensarci. Sei sicura di volerci andare, non sarebbe meglio il lago del Bilancino? Disse il marito sdraiato sul divano, con un libro in mano.
- Hai ragione, ma io preferisco una giornata al mare, se ti pesa guidare, posso farlo io all'andata e tu al ritorno. Rispose Lucia sicura.
- Non abbiamo la crema di protezione solare. Ribatté lui.
- Vado subito a comprarla e prendo anche il giornale.
- Io intanto preparo dei panini e un po' di frutta. Disse lui con più convinzione di prima.
Lucia parti in fretta e furia con la sua bicicletta verso il negozio di alimentari più vicino.
Avevano da poco comprato una macchina nuova, Lucia non si era ancora abituata al nuovo cambio di marce. Essendo piuttosto abitudinaria, le ci voleva un po' a prendere la mano. La quinta marcia, non le piaceva. Passare dalla quinta alla quarta le creava un certo disagio. Ma era tanta la voglia di mare che guidò volentieri senza ansia e non usò il navigatore, come era il suo solito, nonostante l'autostrada fosse zeppa di automobili.
Lucia guidava rilassata accanto al marito, il quale dopo aver letto il giornale si era mezzo addormentato; si sentiva sicura, perché sapeva che nel caso avesse preso una strada sbagliata, lui avrebbe subito saputo come trovare quella giusta.
La radio annunciò a un certo punto che, a causa di un incidente, si era creato una coda proprio sul loro precorso.
L'aria condizionata faceva il suo dovere, ma il sole rovente delle undici, cominciava a surriscaldare l'abitacolo di metallo. Tra il numerosi tratti di rallentamenti e le infinite code, arrivarono dopo l'una.
Si erano dimenticati l'ombrellone a casa, quindi pensarono bene di andare in un stabilimento balneare per affittare un posto all'ombra con due sedie sdraio.
Lasciarono la macchina posteggiata davanti la zona di spiaggia libera, per questo dovettero fare un bel tratto a piedi.
Cercarono il bagnino, ma capirono subito che quel bagno era colmo di gente, forse perché essendo il primo fine settimana di giugno bello tutti si erano riversati alle spiagge.
- Potete mettervi in lista d'attesa, siete i diciannovesimi, gli disse il bagnino, un po' scocciato.
- Si comincia bene. Pensò Lucia osservando divertita la attillata canottiera rossa che aveva addosso quell'uomo senza età, con un fisico legnoso e a dire poco abbronzato
Provarono fortuna in un altro bagno, questa volta una signora grassa, seduta in una specie d'ufficio, dove c'era un grande cartello che diceva direzione, disse loro, che non sarebbe stato possibile trovare un posto in spiaggia fino al tramonto.
Lucia e il marito decisero di andare a compare un ombrellone e recarsi alla spiaggia libera.
L'impresa non fu facile perché, dopo aver spostato la macchina, non riuscivano a ritrovare  posteggio.
Erano le due passate quando piantarono un bell'ombrellone vicino alla riva. Essendo la spiaggia libera molto grande, erano piuttosto distanti dalle altre persone.
Lucia era nata in un paese di mare, quindi lo amava molto. Da piccola di solito andava, la mattina in spiaggia, con la zia e le cuginette, a volte con la sorella maggiore, che mal volentieri portava lei e il fratello più piccolo in bicicletta. Ma mai di pomeriggio.
Lucia si tuffò subito, anche se l'acqua non era molto limpida per l'enorme quantità di alghe che galleggiavano. Mangiarono panini  e  frutta e si sdraiarono sotto l'ombrellone a righe azzurre e bianche.
Le ore scivolarono velocemente parlando, leggendo, guardando il mare, ascoltando qualche conversazione dei vicini e osservando le persone che passavano.
A un certo punto il marito le mise una cuffia all'orecchio, per farle sentire una vecchia canzone d'amore. Lucia si avvicinò al marito e stette lungo tempo ad ascoltare quella bella musica.
A metà pomeriggio si buttarono in acqua, che era  pulita e soprattutto sgombra di gente. Lucia osservava dal largo le persone che cominciavano a raccogliere le loro cose per andare via, ormai rimanevano solo poche famiglie con bambini.
Sdraiata sotto il sole tiepido delle sei, pensò a una frase di una scrittrice del secolo scorso che aveva letto pochi giorni prima:
Non si può essere infelici quando si ha questo: l'odore del mare, la sabbia sotto le ditta, l'aria, il vento.
Guardò l'ombra dell'ombrellone che piano piano si era allontanata dai loro corpi, poi rivolse lo sguardo al marito, e pensò che era stato lui a farle apprezzare il mare di pomeriggio. Lui era nato e vissuto sulle rive di un fiume e non era un granché mattiniere, forse per questo preferiva di gran lunga stare all'aperto durante le ore pomeridiane e serali.
Chiuse gli occhi per godersi l'odore del mare, il venticello fresco che cominciava a soffiare e soprattutto il senso di gratitudine verso quel corpo bagnato accanto a lei che tanto amava.



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