Ogni volta, quando si avvicina il compleanno, Caterina, pensa e ripensa alla festa che vorrebbe per sé.
- Vorrei
invitare tutti gli amici a casa nostra. Che ne dici? Gli domandò
un giorno al marito.
- Non
complicarti la vita, sei tu la festeggiata, non metterti a cucinare.
Possiamo invitare gli amici fuori, in un bar o al ristorante, tagliò
corto lui.
- Forse hai
ragione c'è tanto da lavorare, poi sicuramente sarà troppo caldo e
i due ventilatori non basteranno, ma farlo in una trattoria mi
sembra una cosa insipida, rispose lei.
Caterina era
nata in piena estate. La città in quel periodo era rovente e molti
degli amici erano già partiti per le vacanze, quindi negli ultimi
venti anni era riuscita a festeggiare con loro solo un paio di volte.
Due
settimana prima del compleanno, Caterina e il marito erano
andati a cena da amici. Mangiarono in giardino dove l'amica aveva
apparecchiato una bella tavola per quattro, stettero proprio bene a chiacchierare fino a tardi. Mentre la brezza notturna, ancora
calda, accarezzava la sua pelle, Caterina ripensò alla festa che
tanto desiderava e disse loro:
- Tra quindici giorni siete invitati a casa nostra, voglio festeggiare il
mio compleanno, sarete in città?
- Sei sicura
di voler organizzare una cena al chiuso in una delle giornate più
calde dell'anno? Perché non la fai all'aperto, vi mettiamo a
disposizione il nostro giardino, le disse l'amico.
- Le ripeto
in continuazione di non fare la cena a casa, ma Caterina è molto testarda,
disse il marito.
- Anche a me
sembra una buona idea, quella di farla all'aperto, disse l'amica.
- Grazie
tante per i vostri suggerimenti, ci penserò, disse lei.
Caterina
rimuginò per una settimana, ma era sempre più indecisa sul daffare.
La domenica
successiva lei e il marito andarono a passeggiare lungo il fiume e
scoprirono un barettino, aperto da poco, con un gran terrazza, dove
si poteva, bere, mangiare, ascoltare la musica e addirittura nelle
sedie sdraio, prendere il sole.
Si
guardarono e pensarono la stessa cosa:
- Questo è il posto ideale per festeggiare.
Decisero di
invitare il giorno stabilito, che era sabato, diversi amici, molti
dei quali quell'anno, a causa del tempo instabile, ancora erano in
città. L'appuntamento sarebbe stato verso le nove, prima avrebbero
mangiato e poi a mezza notte era previsto il brindisi.
Ma venerdì
Caterina dovette spostare la prenotazione al giorno successivo perché erano previste delle piogge intense per sabato sera. In realtà ci
furono dei tuoni e lampi ma niente precipitazioni.
La domenica
Caterina si alzò presto, guardò dalla finestra della cucina e vide
un cielo coperto, subito temette per la sorte dell'incontro di
quella sera.
- Forse non
dovevo ascoltare nessuno e fare la festa a casa come pensavo
all'inizio, tanto adesso l'aria è più fresca, si diceva, un po'
sconsolata.
Il sole
appariva e spariva in continuazione e Caterina soffriva.
Verso le
sette, mentre stavano andando dove avevano fissato, videro verso i
monti un cielo così nero da non augurare niente di buono.
- Come
faremo se comincia a piovere? Disse Caterina al marito.
- Andremo
sotto gli ombrelloni, non preoccuparti, le disse accarezzandole il
viso, mentre camminavano lungo l'Arno.
- Hai
ragione, non pensiamoci più, sarà quel che sarà, gli disse
all'orecchio, contenta delle carezze affettuose del marito.
Gli amici
arrivarono alla spicciolata, così marito e moglie ebbero tempo di
parlare con ognuno di loro. Dovevano essere in quattordici, ma alla
fine erano dodici, perché una coppia aveva avuto un problema in
famiglia, la madre novantenne di lui era caduta e si era rotta il
femore, quindi erano dovuti correre in ospedale.
Invece di
sistemarsi nel tavolo vicino alla pista da ballo, quello che era
stato assegnato loro, misero dei tavolini vicino al fiume, dove la
musica caraibica arrivava più attutita.
Il tramonto
fu spettacolare, dato che le nuvole che si erano diradate piano
piano, avevano creato sul ponte uno sfondo di colori rossi e
gialli da sembrare un paesaggio dipinto.
Caterina si
rilassò vedendo che suo marito si dava un sacco daffare per
organizzare la distribuzione delle bevande e il cibo che ognuno
aveva scelto.
Tutti erano
felici di aver scampato la tormenta, che sembrava si fosse spostata
all'interno della regione. Le risate non mancavano. Alcuni di loro
si conoscevano poco, ma Caterina vedeva che stavano parlando tra di loro.
Ogni tanto
marito e moglie si guardavano e si sorridevano.
Arrivarono
dopo cena altri due amici che non aspettavano, perché erano andati
al mare a passare il fine settimana e prevedevano di arrivare molto più tardi, dovendo accompagnare a casa una anziana zia che abitava dall'altra parte della città e che spesso faceva capricci, ma quella sera era andato tutto liscio. Con loro il gruppo diventò ancora più
festoso.
I due nuovi
arrivati amavano molto ballare e quando sentirono i ritmi de La
Habana, si lanciarono verso la pista da ballo.
- Dai
Caterina vieni con me, la festeggiata deve danzare. Le disse
l'amico arrivato dal mare.
- Ma io non
so ballare
- Tu segui
me e lasciati andare.
Caterina non
aveva idea di come bisognava muoversi al ritmo cubano e non avrebbe
mai pensato di farlo, invece quella sera ballò. Poi
altri si unirono a loro.
Caterina
non ci poteva credere, ognuno muoveva le anche seguendo la musica,
magari non erano bravi, ma si divertivano tanto.
Dopo un po'
si erano di nuovo seduti vicino al fiume, alcuni avevano ordinato bevande fresche, altri fumavano una sigaretta, ma la maggior
parte parlava e guardava i cellulare con le foto e i video che
erano stati scattati ai ballerini.
A un certo punto uno del gruppo,
disse:
- Ho sentito
che martedì sera ci sarà un concerto di un musicista cubano
molto bravo, ci andiamo?
Quasi tutti
accolsero con entusiasmo la proposta.
Caterina
guardava verso il fiume quando sentì qualcosa sulla nuca, erano delle
labbra carnose che sfioravano la sua pelle.
In quella
manciata di secondi pensò:
- Chi può
essere? Lui è davanti a me. Non è uno dei
mie figli, la grande è a Madrid e l'altro adesso lavora, forse è un mio studente, ma cosa sto dicendo, un
alunno non mi avrebbe baciata con tutto questo affetto.
Dopo un
attimo si accorse che era suo figlio quello che la baciava.
- Che
sorpresa, ma non eri col tassi fino a mezzanotte?
- C'era
poca gente in giro e poi volevo farti gli auguri personalmente.
Lo abbracciò
e gli disse che le aveva fatto un regalo bellissimo con quel bacio. Mezz'ora dopo il figlio salutò tutti e se ne andò.
Verso le undici gli amici cominciarono a congedarsi. Era oltre mezza notte
quando Caterina e il marito rientrarono a casa, mentre si
dicevano che la festa era stata un successo, Caterina guardò il cielo e vide che stava
diventando sempre più scuro, erano sparite la luna e le stelle.
Dopo poco udirono cadere delle gocce, prima lentamente, poi all'improvviso venne giù uno
scroscio d'acqua.
Mentre
guardavano l'acquazzone dalla finestra, il marito
disse ridendo:
- Questa
volta l'abbiamo scampata bella.
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