venerdì 1 marzo 2019

Se qualcuno suonasse il campanello

















La donna sessantenne ancora ama il proprio lavoro, ma alcune giornate sono così faticose, a volte addirittura estenuanti, soprattutto per la negatività che sente intorno a sé, che, pensando al tempo libero che potrebbe avere in futuro, dubita se presentare o meno la domanda di pensionamento per il prossimo anno scolastico. Ma poi, passata la giornataccia, ricomincia con entusiasmo a preparare lezioni per i suoi alunni e dimentica la domanda.
Un pomeriggio di febbraio dopo aver pranzato col marito con una frugale insalata, seduta nel suo nuovo studio, che ha ricavato da una camera da letto, appena i figli se ne sono andati a vivere per conto proprio, riceve la telefonata di Lidia, una sua collega.
- Sandra, sono molto contenta di lavorare insieme a te. Te lo volevo dire dopo tutto quello che vedo ogni mattina a scuola, le disse.
-  Grazie, anche a me piace molto collaborare con te.
- Prima non mi rendevo conto di come e quanto, ci aiutiamo e collaboriamo tutti noi del Consiglio di classe, fino a che non sono entrata nel gruppo dirigente della scuola, disse la collega premurosa.
Lidia da quando collaborava con la vicepreside ne aveva sentite di cotte e di crude in quell' ufficio. Non mancavano le lamentele dei professori su qualsiasi cosa, ognuno pensava egoisticamente di essere il più svantaggiato e che gli altri ce l'avessero sempre con lui. Le invidie, i litighi e i piccoli dispetti tra colleghi erano il pane quotidiano.
Sandra è veramente contenta di quella chiamata e dice a Lidia.
- Anch'io ho avuto modo di scoprire che alcuni dei nostri compagni di lavoro godono a fare le spie e a mettere in difficoltà gli altri, ma sono pochi per fortuna, generalmente sono persone insoddisfatte e infelici. A molti non piace insegnare, altri hanno rimpianti e soffrono per quello non hanno fatto. Io sono serena perché faccio quello che veramente desideravo di fare.
- Sono felice anch'io del mio mestiere.
Dopo la  chiamata di Lidia, Sandra continua per un po' a pensare ai rimpianti che possono rovinarci la vita e le viene in mente una conversazione che ebbe una mattina di qualche anno prima con due professoresse.
La sala insegnanti della scuola è piuttosto spaziosa, i tre lunghi tavoli sono disposti parallelamente alla grande porta a vetri dell' entrata, in fondo c'è la vetrata delle immense finestre che danno sull'Arno. Alcuni professori lavorano al computer, altri sono immersi nella lettura di manuali scolastici, intorno a un mare di fotocopie, ma sempre c'è un piccolo gruppo che chiacchiera e si rilassa prendendo un caffè alle macchinette.
Sandra la maggior parte delle volte si siede un po' in disparte per poter lavorare, correggendo compiti o preparando esercizi, ma a volte  fa una pausa e va a prende un tè.
Quella mattina era in piedi con altre due docenti davanti alla macchina delle bevande calde; non  ricorda come mai il discorso sia andato a finire sul loro passato, si chiedevano come sarebbe stata la loro vita se avessero lasciato l'Italia?
Sandra raccontò loro che a una sua amica d'infanzia successe una cosa inverosimile. Un pomeriggio, il suo primo fidanzato, dopo quaranta cinque anni che non si vedevano, aveva suonato il  campanello.
- Cosa ha fatto lei? Le domandarono sbalordite le due donne.
- Ha aperto la porta e lo ha fatto entrare.
- Ma lei nel frattempo era sposata? No?
- Si, aveva un compagno che lasciò poco dopo l'apparizione di François, così si chiamava. François era vedovo, aveva due figli trentenni e abitava a Parigi, era un funzionario statale in pensione.
- Cosa le ha detto esattamente lui alla tua amica? Domandò la professoressa di spagnolo.
- Le ha detto che da quando era diventato vedovo, pensava solo a lei e che l'estate in cui si erano conosciuti era stata la più bella della sua vita. Poi l'indomani le fece sapere che desiderava sposarla e portarla con sé in Francia, disse Sandra.
- Magari mi suonasse il campanello il mio primo ragazzo, scapperei subito con lui. Era irlandese e insegnava inglese all'Università, ma quando è rientrato nel suo paese io non ho avuto il coraggio di seguirlo. Adesso non sopporto più mio marito, mia suocera, il lavoro, vorrei tanto fuggire e lasciare tutto e tutti, disse tutto d' un fiato la docente d'inglese.
- La mia amica prese un anno di aspettativa e se ne andò a Parigi con François. Dopo poco si sposarono, ma lui morì due anni dopo. Ma lei è felice di avere acquisito due figli, adesso è ritornata, ha un nuovo compagno e vede i figli, a cui è molto legata, per le vacanze, concluse Sandra.
- Anch'io lascerei tutto per il  primo amore. Era argentino studiava storia dell'arte in Italia, ho avuto paura di partire con lui  verso il Sud-america, forse a causa dei mie genitori che si erano opposti; ma me ne sono pentita assai. Mio marito è una brava persona, ma io non l'ho mai amato. Volevo fare altro, girare il mondo, imparare le lingue, lavorare nel campo del turismo. Vedi cosa mi tocca fare adesso, insegnare. Quanto darei se qualcuno suonasse il campanello e mi portasse via.
Sandra sorride, pensando a quelle due donne che forse ancora  attendono  che qualcuno suoni il loro campanello, quando sente in lontananza lo schiamazzo dei bambini che escono da scuola, per questo guarda l'orologio  appeso sulla parete di fronte. Si affaccia alla finestra per controllare se piove. Ha smesso, è uscito il sole, ma forse per poco. 
Le arriva un messaggio :
- Viene a camminate un'oretta con noi?
Spegne il computer ed esce volentieri a camminare con le due amiche lungo il fiume perché ha scoperto, da quando le è scaduto l'abbonamento della palestra dove andava da anni, che l'esercizio fisico all'aperto e le lunghe chiacchierate con le amiche le fanno tanto bene.








 

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