lunedì 4 maggio 2015

Mattina rovesciata












Quella mattina di fine aprile ero libera, non dovevo andare a scuola a fare lezione ai miei studenti. Non so perché, ma ho subito iniziato a fare delle cose diverse, da quelle che solitamente facevo i giorni in cui non lavoravo. Forse sarebbe meglio dire, che erano su per giù le cose di sempre, ma fatte in tempi inconsueti. 
Mi piace chiamarle, per questo, cose rovesciate. Eccone un elenco:

Non ho messo la sveglia, quindi mi sono alzata dopo U., il quale mi ha preparato la colazione.
Sono andata a correre lungo l'Arno alle otto del mattino, al rientro ho trovato lui alla porta di casa, che mentre stava per uscire mi ha salutata affettuosamente. Ero da sola nell'appartamento. Ho rotto il magico silenzio ascoltando una canzone di Mercedes Sosa, todo cambia.
Ho fatto una doccia calda con la porta e la finestra del bagno spalancate, per fare entrare l'aria fresca del mattino e per sentire la musica proveniente dalla sala.
Alle nove, nel tavolo della cucina ho cominciato a sgranare i piselli, che avevo comprato al mercato il giorno prima. Subito mi è venuto in mente un racconto contenuto in un libro di un scrittore francese, Philippe Delern, che la professoressa di lettere, di prima superiore di nostro figlio, aveva dato da leggere.

Quella mattina rovesciata ho sentito il rumore dei piselli, non di quelli che stavo sgranando, bensì di quelli che la mia mente immaginava, ricordando il lontano pomeriggio, in cui io e mio figlio leggevamo quel  racconto ad alta voce.

Poi mi sono messa fare tante cose per la scuola seduta davanti al computer, indossando sempre l'accappatoio arancione. Mi sono vestita dopo mezzogiorno.

All'una non ho mangiato la mia consueta insalata, bensì un pezzettino di tortilla di patatas, che era rimasto dalla sera prima. Durante il pasto ho bevuto una birra, mentre leggevo il quotidiano del giorno prima, cosa strana in me che bevo sempre acqua. Verso le due mi sono seduta sul divano a leggere un romanzo che avevo appena cominciato e mi sono un po' appisolata.

Sono uscita di casa per recarmi in banca, alle  due e mezza. Avrei dovuto esserci andata la mattina, ma mi era passato di mente. Per fortuna non c'era nessuno, per questo ho potuto parlare col cassiere, un ragazzo giovane e gentile, con cui non avevo mai scambiato più di quattro parole, dato che tutte le volte che andavo in banca, all'ora di punta, c'era tanta gente e bisognava sbrigarsi. Gli ho raccontato del misterioso pagamento on-line, che  U.  aveva eseguito, a una ditta cinese per l'acquisto di un cofanetto di dischi. Secondo i cinesi il pagamento non era mai stato effettuato.
Nella lista di movimenti c'era quel versamento, ma il beneficiario era una grande libreria italiana.

- Che strano, cosa c'entra una dita cinese con la libreria italiana? Ho detto io.

Il cassiere ed io ci siamo messi a ridere, perché la cosa ci sembrava buffa.

- Tutto può essere, ma che i libri italiani provengano dalla Cina, mi sembra impossibile. Ha detto sempre ridendo il giovane bancario.

Alla fine abbiamo capito che avevamo sbagliato, stavamo guardando i movimenti di un'altra carta di credito prepagata, nella quale per caso c'era un acquisto con lo stesso importo: avevano ragione i cinesi il versamento non era andato a buon fine.

Tornando a casa ho pensato che se la mia mattina non fosse stata rovesciata, non mi sarei fatta quelle belle risate.



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