giovedì 1 maggio 2014

Curiosità e umiltà












Avevo letto qualche giorno prima, in un articolo del giornale in cui si riportava una intervista a una donna di cultura, che per scrivere c'era bisogno di due caratteristiche fondamentali: curiosità e umiltà.
Quella mattina mi sono vestita con abiti di colori vivaci perché ero contenta di quella bella giornata di primavera che si presentava. Sono andata a scuola di corsa perché volevo arrivare in anticipo.
Prima di entrare in classe volevo sbrigare alcune cose, ma soprattutto preparare le valutazioni per degli alunni del primo anno.
- Ciao, come va? Mi sono sentita dire da una mia collega che era dietro di me. 
- Bene, soprattutto vedendo questa bella giornata!
-Ti volevo dire che sarebbe opportuno che io accompagnassi i nostri alunni all'estero per lo scambio perché, per prima cosa, sarebbe vantaggioso per tutti dato che il prossimo anno dovrei insegnare la mia materia in lingua straniera e, secondo, perché a suo tempo ero stata nominata io come prima supplente. Non capisco, finì dicendo, perché ci debba andare tu al posto dell'insegnante che inizialmente doveva accompagnare i ragazzi. 
- Non mi risulta di aver scavalcato nessuno, forse si tratta di un errore. Se fosse come dici tu, perché viene fuori solo adesso quando è già stato tutto programmato? Mentre dicevo queste parole sentivo la mancanza fiducia della mia collega verso di me.
Ho rinunciato alcuni giorni dopo a partecipare alla scambio tra studenti della nostra scuola e quelli di un Istituto europeo, dopo lunghe discussioni con i membri del consiglio di classe per chiarire tutti i malintesi, perché ho percepito in alcuni dei miei colleghi la mancanza di collaborazione e soprattutto di umiltà nel riconoscere i propri sbagli.
Per giorni ho sentito un gran malessere, domandandomi come mai ci siano alcune persone, forse molto intelligenti per alcune cose, ma meno per altre, che complicano sempre la vita altrui.
- Chi ci crediamo di essere? Perché non abbiamo tutti più rispetto verso gli altri? Mi chiedevo in continuazione.
La mia bicicletta, ogni tanto dava segnali di stanchezza. Quella mattina un pedale scricchiolava. Il pomeriggio sono andata dal biciclettaio di Borgo Allegri, erano le sei e c'era una bella luce. Nella bottega dell'omino che riparava biciclette c'erano, oltre che a lui, una ragazza seduta in un angolo e un giovanotto che gonfiava una ruota. Queste persone mi hanno ricordato l'atmosfera che percepivo da piccola quando portavo la bicicletta all'officina del mio paese, Ciclos Gil, dove sempre c'era qualcuno a sedere o in piedi a parlare: erano soprattutto pensionati, che non sapevano come ammazzare il tempo.
- Un altra vegada la roda reventada? Per on passes nena? Mi chiedeva schersoso, Emilio  Gil, il principale. 
- La necessito per demà. Gracies. Le rispondevo io un po' intimorita.
- Ets la filla d'en Salvador? Mi chiedeva un vecchietto.
- Si d'en Salvador i la Teresa. Rimarcavo io.
- El teu pare va anar la guerra civil amb el meu fill. Ell va tenir mes sort, el meu pobre Joan va caure a vint anys a la batalla del Ebro. Dona-li molts de records al teu pare, de part d' en Pere de can Piferrer.
- Seran donats1. Dicevo io andando via di corsa.
La voce del biciclettaio, che mi diceva di aspettare perché era una cosa di niente, dato che doveva solo stringere la pedivella, mi ha riportato di nuovo nella bottega di Borgo Allegri.
La ragazza bassettina, né troppo giovane né troppo bella, che era rimasta seduta su una vecchia sedia di paglia, ha cominciato a parlare con me. Ho avuto l'impressione che i pomeriggi all'uscita dal lavoro si sentisse sola e per questo si trovava in quella bottega.
- Lei è maestra? mi aveva domandato un attimo prima il biciclettaio, mentre attaccava la mia bicicletta a due ganci sospesi.
- Si, sono maestra di ragazzi grandi.
- Che bello poter insegnare, sarebbe stato il mio sogno, ma a scuola ero un po' ciuca, non perché non volessi studiare ma perché mi prendevano tutti in giro. Avrei voluto che la maestra mi avesse incoraggiata, sostenuta e dato fiducia. Se fossi un'insegnante ascolterei e appoggerei sempre i ragazzi, anche quelli più difficili, mi ha detto un po' pensierosa la ragazza con accento marcatamente fiorentino. 
- Vanno bene adesso i freni nuovi della bici di suo figlio? Ieri gli ho cambiato le pasticche e i fili di entrambi i freni! mi ha chiesto il biciclettaio.
- Si, credo che sia tutto a posto.
- Ha un figlio? Mi ha domandato incuriosita la ragazza mentre si alzava in piedi. 
- Ho un figlio e una figlia ventenni e anche un marito; tutti usiamo la bicicletta per muoverci in città. Veramente la figlia vive a Madrid, ma quando torna a Firenze va sempre in bici.
- Vive a Madrid? Come mai? 
- E' laureata in giurisprudenza e adesso lavora come avvocato in uno studio che aiuta le persone a recuperare il loro appartamento, dopo averlo perso per non aver potuto pagare il mutuo, le ho spiegato vedendo che era molto interessata a mia figlia.
-  Maestri, avvocati, accidenti che bravi che siete!
- Macchè bravi, abbiamo avuto fortuna di nascere in famiglie normali, in una regione della Terra non povera e soprattutto ci siamo adattati a ciò che la vita ci ha offerto.
Nel frattempo la mia bicicletta era stata riparata, ho salutato tutti e mi sono diretta verso casa. Mentre pedalavo pensavo che quelle persone mi erano sembrate molto interessate e incuriosite dalla mia vita. Era come se mi avessero voluto dire:
- Voi maestri avete un bel mestiere, anche se a volte è faticoso, pensateci: state formando intere generazioni, dovreste esserne molto fieri.
Forse dovrei portare alcuni dei miei colleghi alla bottega del biciclettaio a parlare con quelle persone semplici per ricordare loro: che l'insegnamento è fatto di entusiasmo, fiducia, rispetto, collaborazione e molta umiltà. Mentre lasciavo la bicicletta nel fondo sotto casa ho pensato che, non solo per scrivere sia necessaria una bella dose di curiosità e umiltà, ma anche per leggere, per amare, per svolgere ogni tipo di lavoro, per stare con gli altri, per divertirsi, ma soprattutto per vivere.

1- Un'altra volta la gomma bucata? Dove t'infili ragazza?; - Ne ho bisogno per domani; -Sei la figlia di Salvador; - Si, di Salvador e Teresa; - Tu padre è stato chiamato alla guerra insieme a mio figlio. Lui ha avuto più fortuna, mio figlio è caduto nella battaglia del Ebro a vent'anni. Manda saluti a tuo padre da parte mia, sono Pere Pifarrer. - Saranno dati

1 commento:

  1. naturalmente, ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale?!

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