Avevo letto
qualche giorno prima, in un articolo del giornale in cui si riportava
una intervista a una donna di cultura, che per scrivere c'era bisogno
di due caratteristiche fondamentali: curiosità e umiltà.
Quella
mattina mi sono vestita con abiti di colori vivaci perché ero
contenta di quella bella giornata di primavera che si presentava.
Sono andata a scuola di corsa perché volevo arrivare in anticipo.
Prima di
entrare in classe volevo sbrigare alcune cose, ma soprattutto
preparare le valutazioni per degli alunni del primo anno.
- Ciao,
come va? Mi sono sentita dire da una mia collega che era dietro di
me.
- Bene,
soprattutto vedendo questa bella giornata!
-Ti
volevo dire che
sarebbe opportuno che io accompagnassi i nostri alunni all'estero per lo scambio perché, per prima cosa, sarebbe vantaggioso per tutti dato che il prossimo anno dovrei
insegnare la mia materia in lingua straniera e, secondo, perché a suo tempo ero stata
nominata io come prima supplente. Non
capisco, finì dicendo, perché ci debba andare tu al posto dell'insegnante che inizialmente doveva accompagnare i ragazzi.
- Non mi
risulta di aver scavalcato nessuno, forse si tratta di un errore. Se
fosse come dici tu, perché viene fuori solo adesso quando è già
stato tutto programmato? Mentre dicevo queste parole sentivo la mancanza fiducia
della mia collega verso di me.
Ho
rinunciato alcuni giorni dopo a partecipare alla scambio tra studenti della nostra scuola e quelli di un Istituto europeo, dopo
lunghe discussioni con i membri del consiglio di classe per
chiarire tutti i malintesi, perché ho percepito in alcuni dei miei
colleghi la mancanza di collaborazione e soprattutto di umiltà nel
riconoscere i propri sbagli.
Per giorni
ho sentito un gran malessere, domandandomi come mai ci siano alcune
persone, forse molto intelligenti per alcune cose, ma meno per altre,
che complicano sempre la vita altrui.
- Chi ci
crediamo di essere? Perché non abbiamo tutti più rispetto verso
gli altri? Mi chiedevo in continuazione.
La mia bicicletta, ogni tanto dava segnali di stanchezza. Quella mattina un pedale scricchiolava. Il pomeriggio sono andata dal biciclettaio di Borgo Allegri, erano le sei e c'era una bella luce. Nella bottega dell'omino che riparava biciclette c'erano, oltre che a lui, una ragazza seduta in un angolo e un giovanotto che gonfiava una ruota. Queste persone mi hanno ricordato l'atmosfera che percepivo da piccola quando portavo la bicicletta all'officina del mio paese, Ciclos Gil, dove sempre c'era qualcuno a sedere o in piedi a parlare: erano soprattutto pensionati, che non sapevano come ammazzare il tempo.
La mia bicicletta, ogni tanto dava segnali di stanchezza. Quella mattina un pedale scricchiolava. Il pomeriggio sono andata dal biciclettaio di Borgo Allegri, erano le sei e c'era una bella luce. Nella bottega dell'omino che riparava biciclette c'erano, oltre che a lui, una ragazza seduta in un angolo e un giovanotto che gonfiava una ruota. Queste persone mi hanno ricordato l'atmosfera che percepivo da piccola quando portavo la bicicletta all'officina del mio paese, Ciclos Gil, dove sempre c'era qualcuno a sedere o in piedi a parlare: erano soprattutto pensionati, che non sapevano come ammazzare il tempo.
- Un
altra vegada la roda reventada? Per on passes nena? Mi
chiedeva schersoso, Emilio Gil, il principale.
- La
necessito per demà.
Gracies. Le rispondevo io un po' intimorita.
- Ets
la filla d'en Salvador? Mi chiedeva un
vecchietto.
- Si
d'en Salvador i la Teresa. Rimarcavo io.
- El
teu pare va anar la guerra civil amb el meu fill. Ell va tenir mes
sort, el meu pobre Joan va caure a vint anys a la batalla del Ebro.
Dona-li molts de records al teu pare, de part d' en Pere de can
Piferrer.
- Seran
donats1.
Dicevo io andando via di corsa.
La voce del
biciclettaio, che mi diceva di aspettare perché era una cosa di
niente, dato che doveva solo stringere la pedivella, mi ha riportato di
nuovo nella bottega di Borgo Allegri.
La ragazza
bassettina, né troppo giovane né troppo bella, che era rimasta
seduta su una vecchia sedia di paglia, ha cominciato a parlare con
me. Ho avuto l'impressione che i pomeriggi all'uscita dal lavoro si
sentisse sola e per questo si trovava in quella bottega.
- Lei è maestra? mi aveva domandato un attimo prima il biciclettaio, mentre
attaccava la mia bicicletta a due ganci sospesi.
- Si,
sono maestra di ragazzi grandi.
- Che
bello poter insegnare, sarebbe stato il mio sogno, ma a scuola ero
un po' ciuca, non perché non volessi studiare ma perché mi
prendevano tutti in giro. Avrei voluto che la maestra mi avesse
incoraggiata, sostenuta e dato fiducia. Se fossi un'insegnante
ascolterei e appoggerei sempre i ragazzi, anche quelli più
difficili, mi ha detto un po' pensierosa la ragazza con accento
marcatamente fiorentino.
- Vanno
bene adesso i freni nuovi della bici di suo figlio? Ieri gli ho
cambiato le pasticche e i fili di entrambi i freni! mi ha chiesto
il biciclettaio.
- Si,
credo che sia tutto a posto.
- Ha un
figlio? Mi ha domandato incuriosita la ragazza mentre si alzava
in piedi.
- Ho un
figlio e una figlia ventenni e anche un marito; tutti usiamo la
bicicletta per muoverci in città. Veramente la figlia vive a
Madrid, ma quando torna a Firenze va sempre in bici.
- Vive a
Madrid? Come mai?
- E'
laureata in giurisprudenza e adesso
lavora come avvocato in uno studio che aiuta le persone a
recuperare il loro appartamento, dopo averlo perso per non aver
potuto pagare il mutuo, le ho spiegato vedendo che era molto interessata a mia figlia.
- Maestri, avvocati, accidenti che bravi che siete!
- Macchè
bravi, abbiamo avuto fortuna di nascere in famiglie normali, in
una regione della Terra non povera e soprattutto ci siamo
adattati a ciò che la vita ci ha offerto.
Nel
frattempo la mia bicicletta era stata riparata, ho salutato
tutti e mi sono diretta verso casa. Mentre
pedalavo pensavo che quelle persone mi erano sembrate molto
interessate e incuriosite dalla mia vita. Era come se mi avessero
voluto dire:
- Voi
maestri avete un bel mestiere, anche se a volte è faticoso,
pensateci: state formando intere generazioni, dovreste esserne molto
fieri.
Forse dovrei
portare alcuni dei miei colleghi alla bottega del biciclettaio a
parlare con quelle persone semplici per ricordare loro: che
l'insegnamento è fatto di entusiasmo, fiducia, rispetto,
collaborazione e molta umiltà. Mentre
lasciavo la bicicletta nel fondo sotto casa ho pensato che, non solo
per scrivere sia necessaria una bella dose di curiosità e umiltà,
ma anche per leggere, per amare, per svolgere ogni tipo di lavoro,
per stare con gli altri, per divertirsi, ma soprattutto per vivere.
1-
Un'altra volta la gomma bucata? Dove t'infili ragazza?; - Ne ho
bisogno per domani; -Sei la figlia di Salvador; - Si, di Salvador e
Teresa; - Tu padre è stato chiamato alla guerra insieme a mio
figlio. Lui ha avuto più fortuna, mio figlio è caduto nella
battaglia del Ebro a vent'anni. Manda saluti a tuo padre da parte
mia, sono Pere Pifarrer. - Saranno dati
naturalmente, ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale?!
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