giovedì 22 giugno 2023

L'arrivo a Cuba - Cap. 4

 



Quando la nave si stava avvicinando al porto, le figure oscure che si muovevano da un posto all’altro lungo la banchina divenivano sempre più nitide per Mariano. Gli uomini di pelle nera che caricavano e scaricavano le merci erano alti e robusti e lui, guardandoli dal ponte, si sentiva piccolo rispetto a quei giganti.
L'odore di pesce marcio era così forte che le signore di prima classe si coprivano il naso con un fazzoletto imbevuto di profumo.
- Sto per svenire, disse la signora Valls, appoggiandosi alla dama di compagnia che aveva portato portata con sé da Barcellona.
La povera cameriera, che era nata e vissuta fino a un paio di mesi prima in un paesino sperduto della Catalogna e che non aveva mai visto una persona nera, nemmeno in un libro illustrato, era più spaventata che stordita dall'odore nauseabondo del porto.
- Devo mettere ancora un po' di acqua di colonia sul suo fazzoletto? Domandò la ragazza nascondendo la sua angoscia e lo sforzo che stava facendo per sostenere la paffuta padrona.

La signora Valls guardò di sbieco la cameriera, ma subito ricordò che l'aveva scelta come dama di compagnia per la sua nuova vita oltreoceano anche se era piuttosto inesperta. Aveva bisogno di una ragazza discreta, prudente, che non si lamentasse di nulla e se giovane tanto meglio, in modo da potersi adattare al suo modo di essere e alle sue manie, e finora la ragazza rispondeva a tutti questi requisiti, pensò.
Mariano, Pedro e i due fratelli sul ponte cominciarono a ridere quando videro l'espressione di comando della signora Valls mentre sorvegliava le operazioni di scarico dei suoi sessanta bauli.
- Attenti, maldestri che siete, mi romperete la cristalleria, le stoviglie e tutti gli oggetti delicati contenuti nei miei bauli.
- Non si preoccupi, signora, se lei ha imballato bene le cose, non si rovinerà nulla, rispose Miguel, che era quello che comandava le operazioni di scarico.
- Ramón, non dirmi che Alfredo si è occupato dell'imballaggio, devi licenziare quell'uomo, non sa fare niente, te lo ripeto da anni, brontolò la signora Valls.
- Eulalia, non è il momento di parlare male di Alfredo e, perché tu lo sappia, per me è un uomo affidabile e non penso di mandarlo mai via.
- A volte mi sembri sciocco, faccio fatica a credere di essere sposata con te, disse con rabbia.

- Se continui ad essere così agitata, ti sentirai male e poi sarà peggio. Per favore, adesso calmati! Gridò, in modo che tutti sapessero chi comandava.

- Vuole che le porti il ventaglio, signora? Domandò la povera ragazza, sudata e con affanno.

In pochi minuti ci fu un gran trambusto sulla banchina, cominciarono ad arrivare persone di ogni tipo: scugnizzi, venditori ambulanti, ciarlatani, donne con abiti succinti e sgargianti, saltimbanchi, nani e mendicanti.

La signora catalana ebbe un sussulto quando si accorse che a pochi metri da lei c'era una ragazza con un vestito attillato che rideva e si dimenava, avvicinandosi ai marinai che scaricavano la nave.

- Madonna santa ! Gridò disperata la signora Valls.

I passeggeri che stavano scendendo le scalette della nave si fermarono a guardare le manfrine della donna.

- All'imbrunire di solito le prostitute si offrono nei bassifondi del porto, ma di giorno si aggirano nei moli dove attraccano le navi, spiegò il farmacista a Mariano e ai suoi compagni.

- Quanto sono belle le donne cubane e con quale garbo si muovono, se potessi le morderei una ad una! Disse Pedro, il più spavaldo dei tre fratelli.

- Facciamo scendere tutti i passeggeri e restiamo quassù per non perdere lo spettacolo dello sbarco.

Mariano era impaziente di scendere a terra, ma seguendo le indicazioni del farmacista Sarrá, fu uno degli ultimi a lasciare la nave.

Appoggiato alla ringhiera del ponte, rimase immobile e mentre ascoltava il frastuono del porto e osservava la grottesca pantomima messa in scena dalla signora Valls, il suo pensiero tornò a Malgrat, il suo paese, al tendone dove si stava svolgendo una rappresentazione teatrale. Un paio di giorni prima della festa di San Rocco, il santo patrono, un gruppo di attori itineranti arrivava in paese per recitare sotto la grande tenda che il sindaco faceva allestire per i festeggiamenti. Un pomeriggio Mariano e i suoi fratelli andarono con i genitori a vedere ¿Quién es el novio, un sainete di Pedro María Barrera. Un folto pubblico, composto dagli abitanti del villaggio e dei dintorni, applaudì con entusiasmo la satira della vita quotidiana di provincia. L'opera di Barrera era una commedia, ma l'autore volle darle un'intenzione morale toccando il tema dei matrimoni combinati, condannando la smania di beni materiali che accecava alcune donne all’ora di sposarsi. L'esilarante interpretazione della protagonista fece piangere Mariano dalle risate.

Le urla della signora Valls lo riportarono alla realtà. La donna diceva al marito che la carrozza era sgangherata e che lei non ci voleva salire. Il marito, che aveva acquistato una villa fuori dell'Avana tramite procura notarile e che non vedeva l’ora di raggiungerla, perse la pazienza e la costrinse a salire sulla carrozza con una spinta.
Nel frattempo i passeggeri che scendevano dalla nave rimasero sbalorditi guardando una donna mulatta dal corpo statuario e dal vestito scollato, che prese un marinaio per un braccio e lo condusse via, ondeggiando sensualmente i fianchi.
- Vi avevo avvertito che le donne cubane sono molto intraprendenti, disse José Sarrá, sorridendo.
- Sì che ce l’aveva detto e anche che sull'isola faceva molto caldo; aveva ragione su tutto, ma l'aria dell'Avana non è solo calda è soprattutto carica d’umidità, gli disse Mariano piuttosto timoroso, evitando di parlare della bellezza delle ragazze cubane.
- È come essere in un bagno turco pieno di belle donne, disse Pedro.
- Non preoccupatevi del clima, vi abituerete, invece dovete stare attenti alle donne, non lasciatevi sedurre dalla prima bella cubana che vi voglia conquistare.
- A me piacciono da morire le mulatte! disse il maggiore dei fratelli, lasciando da parte la sua timidezza.
- Bene ragazzi, smettetela di pensare alle ragazze mulatte. E adesso sarebbe l’ora di farmi conoscere i vostri progetti. Sarebbe una brutta cosa non avere un posto dove andare a dormire questa notte.
- Noi alloggeremo in una pensione di via Mercaderes, proprio dietro il molo, vicino al negozio che vogliamo comprare. Il bottegaio di Mataró ce l'ha raccomandata nella sua ultima lettera, ha detto che merita ed è molto economica, disse Pedro.
- Tenete d'occhio le vostre cose, in quelle zone rubano da morire, rispose il farmacista.
- Non si preoccupi, siamo catalani e sappiamo come tenere al sicuro i nostri soldi. Mariano, ti lasciamo l'indirizzo della pensione così potrai venire a trovarci, disse il secondo dei fratelli.
Mentre i tre fratelli scendevano dalla nave, il farmacista seguitò a parlare con Mariano:
- E tu cosa farai?
- Le avevo già detto che ho un po' di soldi da parte e che mi posso permettere di affittare una stanza da qualche parte.
- Non è necessario. Ho promesso al sindaco di Malgrat che ti avrei ospitato nel retrobottega della farmacia finché non avrai trovato un posto decente dove vivere.
- Le sono molto grato, ma non voglio disturbarla.
- Non disturbi affatto, inoltre, come sai, ho bisogno di un assistente di farmacia. Il mio socio è un po' tirchio e non voleva prendere nessun altro, ma io gli ho mandato un telegramma e l'ho convinto. Sono riuscito a farti lavorare per noi tre o quattro volte alla settimana, nei giorni in cui arrivano gli ordini. Ti occuperai del rifornimento del magazzino, ma sappi che nessuno ti obbligherà a rimanere in farmacia.
- Per il momento accetterò volentieri la sua offerta. Mi vergognavo a dirle che vorrei dedicarmi al commercio delle sementi, ma adesso che lei mi ha chiarito la sua posizione io mi sono tolto un peso, disse Mariano, sorridendo.
- All'inizio è la cosa migliore che tu possa fare per abituarti alla nuova vita. Ma penso che sia molto positivo che tu abbia dei progetti per il futuro e che tu sia un po’ ambizioso. Oh, parlando, parlando rischiamo di essere gli ultimi a lasciare la nave. Direi che adesso possiamo scendere, disse il farmacista.
José Sarrá si muoveva molto bene per il porto e per la città, era evidente che era conosciuto da tutti, invece Mariano si sentiva fuori luogo e guardava con stupore tutto ciò che lo circondava.
Mentre stavano salutando il capitano e gli ufficiali, Miguel disse a Mariano:
- Ci vediamo una di queste sere a bere un bicchierino?
- Noi ci fermeremo più di una settimana in città, prima che tutto sia pronto per il nostro viaggio di ritorno, disse il capitano.
- Che ne dite di vederci domani alle otto? In via Lamparilla c'è una trattoria chiamata Tio Ramiro, dove cucinano piatti di pesce che fanno resuscitare i morti, gli disse Miguel.
José chiamò qualcuno fischiettando e subito arrivò una carrozza, guidata da un omino nero.
- Buona sera, signor Sarrá, ha fatto buon viaggio? Che piacere rivederla! Cosa l’ha riportato all'Avana?
- Ciao Felipe, come sempre la Farmacia mi chiama. Questo è Mariano, un mio compaesano.
A Mariano sembrò strano che un signore distinto come il farmacista si rivolgesse al conducente di una carrozza trainata da cavalli come se fosse un amico, ma gli piacque quella cordialità.
- Felipe conosce a memoria l'indirizzo della farmacia, ma tu, Mariano, dovresti memorizzarlo : Calle Teniente Rey 41
- Stia attento Señorito Mariano, sono tempi duri, i ribelli guidati da Céspedes combattono per l'indipendenza di Cuba dalla Spagna e ci sono lotte tra spagnoli e separatisti. Sembra che gli spagnoli si siano alleati con i peninsulares, così chiamiamo gli spagnoli nati in Spagna ma residenti a Cuba, ed è per questo che Céspedes non se la passa molto bene. Comunque qui per adesso siamo abbastanza tranquilli, ma tra non molto anche da noi dovrebbe arrivare l'eco della rivoluzione.
- Felipe è al corrente di tutto, gli disse José Sarrá quando vide lo sguardo stupito di Mariano.
- Chi è Céspedes? Domandò Mariano a Felipe.
- Carlos Manuel de Céspedes è un poeta, un avvocato e un proprietario di piantagioni di zucchero. È stato lui la forza trainante della rivolta dell'ottobre 1868, con un inizio promettente. Chiedeva l'abolizione della schiavitù e liberò i suoi schiavi in un atto di solidarietà. Céspedes proclamò il famoso Grito de Yara, un grido di libertà per una Cuba indipendente, incoraggiando altri separatisti ad unirsi a lui. Alcune settimane dopo lo storico Grito de Yara, l'avvocato radunò un esercito di oltre 1.500 uomini e marciò fiducioso verso Bayamo, che fu conquistata in pochi giorni, ma le cose non andarono come aveva previsto, il conflitto si arenò, nonostante l'aiuto del generale mulatto di Santiago, Antonio Maceo, piuttosto duro e intransigente, per questo soprannominato il Titano di Bronzo, e dell'altrettanto battagliero dominicano Máximo Gómez.

- Ci dipinge una brutta situazione, disse Sarrá.

- Si, adesso è un brutto momento, Céspedes è rimasto impantanato. La ribellione non sta decollando, anche a causa degli sconvolgimenti economici che ne derivano: gli spagnoli stanno distruggendo le piantagioni di zucchero di coloro che appoggiano i sostenitori dell'indipendenza.

- Intende dire che i successi iniziali si sono insabbiati?

- Sì, sono pessimista, sarà una vicenda lunga, disse Felipe.

- Accidenti quante cose sono successe nei mesi in cui sono stato in Spagna, rispose il farmacista.

Mariano, dopo aver ascoltato le ultime parole di Felipe, pensò che non era stato molto fortunato: era fuggito dalla Spagna in guerra e ora si trovava nel bel mezzo della guerriglia cubana.

- Non lo dirò ai miei genitori, si disse.

Il farmacista gli raccontò poi che Felipe era stato schiavo in una piantagione di tabacco, ma che il suo padrone lo aveva liberato e lo aveva fatto studiare all'Avana.

- Felipe legge molto e ama conversare con la gente, concluse il farmacista.

- È per questo che conosce la realtà politica del Paese. Parla così bene, sembra un professore, disse Mariano.

I primi giorni all'Avana furono difficili per Mariano. I rivoluzionari erano piuttosto attivi nella parte orientale, ma in tutta l'isola nascevano sommosse e disordini.

Ogni volta che poteva, Mariano si recava al quartiere dei mercanti, dove si comprava e si vendeva ogni genere di merce. Quando una pattuglia di soldati coloniali si fermava, alla ricerca di sostenitori dell'indipendenza o di persone che li appoggiassero, lui si nascondeva dietro i portoni. Mariano non smise mai di recarsi alla Lotja, così veniva chiamato dai catalani l'edificio dove si svolgevano le procedure mercantili, anche se sapeva che era un brutto momento per avviare un'attività.

Anche per i tre fratelli barcellonesi gli affari non andavano come si sarebbero aspettati, il negozio di alimentari che avevano avviato non rendeva a sufficienza, ma loro tre continuavano a divertirsi, mangiando e bevendo nelle taverne e, soprattutto frequentando i bordelli. Pedro andava spesso in farmacia a cercare Mariano e insieme uscivano a bere un bicchiere di vino.

- Mariano, non metterti insieme a nessuna donna e non sposarti mai, Pedro gli diceva.

- Beh, mi piacerebbe sposarmi, ma non adesso, forse tra qualche anno.

- Noi abbiamo un patto tacito: resteremo celibi tutta vita.

- Siete tre strani bottegai, vi piacciono le donne, ma non volete condividere la vostra vita con una di loro, preferite frequentare i bordelli.

A quel tempo era consuetudine per gli uomini saziare i propri appetiti sessuali con le prostitute. In molte strade dell'Avana vecchia e soprattutto nei bassifondi del porto, donne di tutte le età e di tutti i colori si offrivano ai passanti. Mariano non poteva crederci, anche nel suo paese c'era una casa di barrets, così si chiamavano i bordelli in Catalogna, ma tutto avveniva con discrezione e non alla luce del sole e con tanta sfacciataggine come in quella città.

- I bottegai di Barcelona non sono persone così bizzarre, disse Mariano a Miguel l'ultima notte che passarono insieme, prima che l'ufficiale salpasse per le Canarie.

- Che cosa intende dire?

- A quanto pare, dato che io detesto i bordelli e sogno una bella moglie, sarei io quello più strano di tutti.







Nessun commento:

Posta un commento