venerdì 10 marzo 2023

Tenerezza

 


Alicia quella mattina si era alzata presto per mettere a posto la stanza in fondo al corridoio. Aveva pulito i vetri della grande finestra, spolverato dappertutto, passato l’aspirapolvere e il cencio e infine data la cera sul cotto, poi avrebbe rifatto il letto, scegliendo con cura le lenzuola e il copri piumino. Mentre prendeva la biancheria dal fondo del cassetto dell'armadio, le era affiorato un ricordo di molti anni prima.

Un pomeriggio, in cui lei ventenne era ritornata dai suoi per le feste di Natale, dopo lunghi mesi d’assenza, aveva trovato la sua camerina in ordine, ma il letto disfatto. Le lenzuola, il cuscino e le coperte erano appoggiate su una sedia. Il letto spoglio l’aveva rattristata e fino che non l’aveva rifatto non si era sentita a casa.

Alicia ricordava che da quella volta la sua camera era diventata una specie di ripostiglio: le sue cose erano state accatastate nella parte superiore dell’armadio, dove la madre aveva appeso via via i suoi propri abiti, le due sedie erano sempre colme di panni da stirare e la sua scrivania era tappezzata da pile di documenti, fatture e cartelle, provenienti dalla ditta del padre, che la madre cercava di mettere in ordine, senza riuscirci.

La madre in passato l’aveva colmata di premure, ma da quando si era ammalata la tenerezza era svanita. Alicia cercava di non farci caso, capiva bene che la sua malattia polmonare le aveva scatenato una grossa depressione. Era concentrata ossessivamente sulla sua persona e non riusciva a vedere altro. La notte dormiva poco, la mattina si alzava tardi, passava le ore seduta imbambolata davanti alla televisione che appena guardava, cucinava ben poco, cosa che a lei era sempre piaciuta e non se la sentiva di andare a fare la spesa, che ordinava al telefono. 

L’ultima volta in cui Alicia era ritornata a casa, prima che la madre morisse, la trovò seduta in vestaglia sulla poltrona nonostante fosse l’ora di pranzo. Aveva smesso completamente di cucinare, lo faceva la donna che l’aiutava nelle faccende domestiche. Era più calma del solito e stranamente non si lamentò dei suoi malanni. Alicia quando portò la valigia in camera rimase stupita vedendo il suo letto rifatto con la biancheria profumata. Sul comodino trovò una breve lettera.

Cara figlia,

avrei voluto accoglierti in un altro modo, ma in questi ultimi tempi sono spenta e senza forze, mi è difficile dimostrarti quanto desidero ogni volta il tuo ritorno. Mi sento ingabbiata nella mia malattia e le poche volte in cui smetto di tossire e respiro meglio mi lascio prendere dalla paura di sputare di nuovo sangue. Prima che arrivino i veri sintomi, sento un panico terribile che non mi fa vivere. In questi anni avrei voluto essere più premurosa con te, invece ho pensato solo a me e mai a chi mi stava intorno. Mi dispiace che tu sia così lontana, ma anche se tu fossi stata vicina forse non sarei riuscita lo stesso a dimostrarti il mio affetto, non ci riesco, credimi. Questa mattina, nonostante la stanchezza ho fatto riordinare la tua stanza e ho rifatto il letto per te. Ti voglio bene.

Mamma.

Alicia ritornò alla realtà osservando soddisfatta il suo lavoro: la camera della figlia era ordinata e lustra e il letto profumava di bucato. Andò in cucina e si preparò un’insalata. La mangiò lentamente ascoltando le notizie alla radio. Poi andò in soggiorno e apparecchiò con cura la tavola. Tirò fuori dal frigo il sugo per la pasta che aveva cucinato la sera prima: aveva tagliato a piccoli pezzetti i pomodori maturi, mentre in una padella aveva fatto rosolare due spicchi d'aglio, pezzettini di olive snocciolate e fettine di zucchine, poi ci aveva aggiunto i pomodori. Aveva lasciato borbottare a lungo sul fuoco lento la salsa che ogni tanto girava col mestolo. Era il piatto preferito della figlia.

Uscì di casa con largo anticipo e ma come temeva, si erano formate delle lunghe code di macchine nei semafori, ma riuscì ad arrivare all’aeroporto in tempo. Appena madre e figlia si incontrarono, si abbracciarono, Alicia era commossa di rivedere la figlia dopo tanto tempo, anche la figlia piangeva d’allegria nelle braccia della madre.

- Grazie mamma per essere venuta a prendermi, ma questa sera a cena non ci sarò ho già fissato con le mie amiche.

- Non ti preoccupare, rimetterò tutto in frigo e ceneremo insieme domani, rispose Alicia.

Mentre andavano verso il parcheggio Alicia pensò che anche lei da giovane la prima cosa che voleva fare, quando arrivava a casa dopo diversi mesi di assenza, era vedere gli amici. La madre all'inizio si offendeva, ma poi si era abituata ai suoi numerosi impegni e alle sue entrate e uscite frettolose da casa. Per Alicia avere una figlia lontana era una cosa normale, ma per la madre era stato diverso, non aveva mai accettato che la figlia ventenne se ne andasse a studiare all'estero.

- Che sbadata che sono, con tutte queste emozioni mi sono cadute le chiavi dalla giacca, disse Alicia un po’ agitata non trovandole nella tasca. Poi aggiunse:

- Senza le seconde chiavi della macchina, quelle di riserva che abbiamo perso la settimana scorsa, come faremo a ritornare a casa? Chi ha trovato le chiavi ci potrebbe forse rubare la macchina.

La figlia meno ansiosa della madre disse:

- Ci vado io a cercarle, non ti preoccupare sono sicura che le troveremo.

La figlia non fece in tempo a rientrare all’aeroporto, perché sentì una voce maschile che diceva:

- Avete perso voi questo mazzo di chiavi?





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