venerdì 1 novembre 2019

L'appuntamento del giovedì












Quasi tutti a volte ci sentiamo in colpa per qualcosa, anche per delle piccolezze. A Elisa, soprattutto la sera quando arrivava a casa dall'ufficio, succedeva di colpevolizzarsi per i contrattempi, le avversità, i dispiaceri e tutto ciò che le era andato storto durante la giornata.
- Sono stressata, ho spesso mal di testa, colpa mia, perché avrei dovuto saper dire di no a certi incarichi di lavoro che non sono di mia competenza. Sono ingrassata, colpa mia, perché ingoio velocemente il cibo e mangio troppo pane. Faccio una vita sedentaria, colpa mia, perché sono diventata pigra e non riesco ad andare regolarmente in palestra. Se non coltivo le amicizie è sempre colpa mia, si diceva quando era veramente stanca, si diceva.

Ma la mattina appena alzata, dopo una bella dormita, i suoi sensi di colpa si affievolivano un po' e cercava di convincersi che tante volte la colpa non era di nessuno o addirittura degli altri.
Aveva superato da poco la sessantina. Era vedova da dieci anni. Durante i primi anni di vedovanza aveva continuato a uscire con gli amici di sempre, quasi tutte coppie. Loro l'avevano quasi adottata e non veniva mai lasciata da sola durante le feste o il fine settimana, ogni sabato sera la invitavano a cena nelle loro case o in trattoria. Elisa usciva per inerzia, voleva bene agli amici, ma ogni settimana le pesava di più uscire con loro, perché tutto girava intorno alla vita di coppia e lei si sentiva più sola che mai.
Oltre alla compagnia e all'amore incondizionato che le aveva regalato il premuroso marito, le mancavano i lunghi viaggi che una volta all'anno facevano insieme. Aveva provato a viaggiare con un gruppo di colleghe di lavoro, ma non era la stessa cosa, non sentiva più quella felicità che provava col marito scoprendo nuovi orizzonti.

Ogni giovedì, da quando era rimasta vedova, la chiamava Carlo, che era stato il miglior amico di suo marito e le diceva:
- Ti andrebbe bene se oggi verso le cinque io venissi a trovarti? Dovrei passare dalle tue parti.
Elisa sospettava che il marito, prima di morire, avesse chiesto all'amico di avere cura di lei e quindi Carlo gli aveva promesso che ogni settimana sarebbe andato a trovarla. Il primo giorno che si incontrarono le sembrò strano trovarsi da sola davanti a Carlo, ma poi si abituò a quelle visite settimanali.
Prendevano un caffè mentre chiacchieravano delle loro vita quotidiana. Elisa cominciava sempre a raccontare dei figli, che nel frattempo si erano sposati, poi delle piccole soddisfazioni che le davano i nipotini, non mancavano le lamentele verso alcuni colleghi di lavoro, alla fine rammentava il marito scomparso, ma quasi mai menzionava la lunga malattia causata dal brutto tumore polmonare diagnosticato troppo tardi. Invece Carlo diceva poco della propria famiglia, parlava più volentieri del lavoro.
Elisa si sentiva con lui a suo agio, come se fosse un fratello maggiore, le raccontava dei suoi sensi di colpa. Lui era un uomo pratico e trovava sempre la soluzione ai problemi di Elisa.
Carlo era sposato, aveva due figli ormai grandi, lavorava come direttore in un hotel di cinque stelle e sembrava contento della propria vita. Elisa si chiedeva come mai un uomo così impegnato trovasse il tempo di andare da lei ogni settimana.
Carlo non era mai mancato all'appuntamento, tranne che poche volte, quando era malato e quando andava in vacanza o era in viaggio, ma sempre avvisava il giorno prima con una telefonata.
A lui piaceva poco parlare di se stesso, per questo dopo che Elisa aveva esaurito i suoi argomenti preferiti lui cominciava a dire:
- In un albergo succedono tante cose bizzarre, alcune sono veramente buffe.
Quindi ogni settimana la faceva ridere con aneddoti degli ospiti e del personale dell'albergo. Uno degli ultimi giorni in cui Carlo andò a trovarla le raccontò questa storia:

L'altro giorno sono venuti nel mio ufficio due ultra ottantenni con la coda tra le gambe. Non sapevano come dirmi che si erano un po' agitati sul letto, il quale era letteralmente sprofondato. L'uomo ancora robusto nonostante l'età era quello che parlava, la donna stava zitta e no osava nemmeno guardarmi. Chi sa cosa era successo in quella stanza, mi sono detto, ma non ho dato importanza alla cosa, anche perché avevamo già previsto che le spalliere e le strutture in legno dei letti antichi fossero restaurate e rinforzate,  quindi ho fatto sistemare loro in un'altra camera. I due vecchietti il giorno in cui sono partiti mi hanno ringraziato per la discrezione e mi volevano dare una lauta mancia, ma io non ho accettato. L'uomo, quando la donna è andata a chiamare un tassi, mi ha detto a bassa voce che nonostante l'età avevano una vita sessuale molto intensa.

Elisa, viveva da sola in una casa piuttosto grande. Era la villetta che il marito, aveva fatto costruire nella zona alta della città, quando la loro posizione economica era migliorata. Appena sposati si erano accontentati di un piccolo appartamento, ma molto comodo perché situato nel centro storico. Il marito oltre a lavorare la mattina in ufficio, il pomeriggio si occupava dell'impresa della famiglia di Elisa. Era un uomo ambizioso e capace, in pochi anni aveva tirato su la piccola azienda di occhiali. I conoscenti e gli amici lo chiamavano scherzosamente l'occhialaio. Presto lasciò il lavoro come impiegato pubblico e si dedicò corpo e anima alla impresa, ma senza mai trascurare la giovane moglie, che portava in giro per il mondo. Fu allora che si trasferirono nella villetta.

Ogni anno che passava Elisa si prometteva di traslocare al piccolo appartamento che aveva ereditato dalla sua famiglia, ma non ci riusciva. Dopo dieci anni della morte del marito aveva preso la decisione di andarci per sentirsi meno sola, anche se diceva a tutti che lo faceva per risparmiare sul riscaldamento. Ma non per questo le visite di Carlo si erano diradate. 

Un giorno Carlo, la invitò a cena a casa sua. Elisa era rimasta un po' confusa da quel invito e non sapeva se accettare o meno. Prese coraggio e disse a Carlo:
- In questi dieci anni mi hai parlato poco di tua moglie. Io capivo che qualcosa non andava, ma non ho voluto indagare, adesso ti domando, come va con Laura?
- Abbiamo passato un brutto periodo, non te l'ho detto a suo tempo perché non ti volevo rattristare, ma adesso va meglio. Laura dopo la morte dei genitori, è diventata strana, a volte insopportabile, mi rimproverava i continui ritardi e le assenze notturne, all'inizio erano veramente dovute al lavoro, ma dopo ho continuato a darle come scusa l'impegno lavorativo, mentre in realtà avevo cominciato a frequentare locali notturni. La casa mi opprimeva e non riuscivo a parlarne con lei. Laura era caduta in depressione, ma io non ho saputo aiutarla. Ritornavo a casa quando mia moglie era a letto, così non dovevo occuparmi di lei e ogni giorno ci allontanavamo di più. Quando Laura ha saputo della mia doppia vita se ne è andata di casa. In quel momento ho capito quanto l'amavo. Ero disperato, sono andato a cercarla e le ho promesso che avrei fatto di tutto per cambiare. I nostri figli non hanno saputo niente, vivono lontano da noi e li vediamo poco. Adesso, abbiamo voluto organizzare una cena con i vecchi amici, per ricominciare da capo.
- Sono contenta di sapere che state cercando di avvicinarvi di nuovo, ma mi sento un po' in colpa che in questi anni tu abbia dedicato tanto tempo a me, tempo sottratto a Laura, disse Elisa.
- Ma che dici. Venire da te ogni giovedì mi ha dato la forza per andare avanti. Con te dimenticavo i miei problemi. Ci siamo aiutati a vicenda. Non trovi?
- Se lo dici tu! Va bene, mi hai convinta, verrò a cena da voi, cosa posso portare?
- Non portare niente. Ti passeranno a prendere gli Agnolucci, non voglio che tu guidi di notte.

Elisa quella sera si divertì, le presentarono alcune persone simpatiche. A tavola parlò con Michele, un amico della sorella di Laura, il quale si era separato dalla moglie da qualche anno.
Anche a Michele piaceva andare in giro per il mondo, quindi parlarono tutta la serata di viaggi, di quelli fatti in passato e di quelli che sarebbe piaciuto loro intraprendere.
Dopo qualche giorno Michele chiamò Elisa e cominciarono a uscire insieme. Elisa diradò le cene del fine settimana con i vecchi amici.
Anche Carlo smise lentamente di andare a trovarla, ma Elisa non se ne rese quasi conto, perché sembrava che tutto seguisse un decorso naturale.
Elisa continuava a vivere da sola, ma con Michele si vedevano ogni fine settimana. Ognuno aveva il proprio appartamento, a volte lei rimaneva a casa di Michele o lui a casa sua. Elisa non sapeva come chiamare Michele:
- Mio fidanzato? Mio compagno? Il mio uomo?
Quando doveva presentarlo a qualcuno diceva:
- Questo è Michele, un mio caro amico.
Da quando vedeva regolarmente Michele, Elisa si era dimenticata dei  suoi sensi di colpa e piano piano nella nuova casa cominciò a stare bene da sola.









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