Quasi
tutti a volte ci sentiamo in colpa per qualcosa, anche per delle
piccolezze. A Elisa, soprattutto la sera quando arrivava a casa dall'ufficio, succedeva di colpevolizzarsi per i contrattempi,
le avversità, i dispiaceri e tutto ciò che le era andato storto
durante la giornata.
-
Sono stressata, ho spesso mal di testa, colpa mia, perché avrei
dovuto saper dire di no a certi incarichi di lavoro che non sono di
mia competenza. Sono ingrassata, colpa mia, perché ingoio
velocemente il cibo e mangio troppo pane. Faccio una vita sedentaria,
colpa mia, perché sono diventata pigra e non riesco ad andare
regolarmente in palestra. Se non coltivo le amicizie è sempre colpa mia, si
diceva quando era veramente stanca, si diceva.
Ma
la mattina appena alzata, dopo una bella dormita, i suoi sensi di
colpa si affievolivano un po' e cercava di convincersi che tante
volte la colpa non era di nessuno o addirittura degli altri.
Aveva
superato da poco la sessantina. Era vedova da dieci anni. Durante i
primi anni di vedovanza aveva continuato a uscire con gli amici di
sempre, quasi tutte coppie. Loro l'avevano quasi adottata e non veniva mai
lasciata da sola durante le feste o il fine settimana, ogni sabato
sera la invitavano a cena nelle loro case o in trattoria. Elisa
usciva per inerzia, voleva bene agli amici, ma ogni settimana le
pesava di più uscire con loro, perché tutto girava intorno alla
vita di coppia e lei si sentiva più sola che mai.
Oltre
alla compagnia e all'amore incondizionato che le aveva regalato il
premuroso marito, le mancavano i lunghi viaggi che una volta all'anno
facevano insieme. Aveva provato a viaggiare con un gruppo di colleghe
di lavoro, ma non era la stessa cosa, non sentiva più quella
felicità che provava col marito scoprendo nuovi orizzonti.
Ogni
giovedì, da quando era rimasta vedova, la chiamava Carlo, che era
stato il miglior amico di suo marito e le diceva:
-
Ti andrebbe bene se oggi verso le cinque io venissi a
trovarti? Dovrei passare dalle tue parti.
Elisa
sospettava che il marito, prima di morire, avesse chiesto all'amico
di avere cura di lei e quindi Carlo gli aveva promesso che ogni
settimana sarebbe andato a trovarla. Il primo giorno che si
incontrarono le sembrò strano trovarsi da sola davanti a Carlo, ma
poi si abituò a quelle visite settimanali.
Prendevano
un caffè mentre chiacchieravano delle loro vita quotidiana. Elisa
cominciava sempre a raccontare dei figli, che nel frattempo si erano
sposati, poi delle piccole soddisfazioni che le davano i nipotini, non mancavano le lamentele verso alcuni colleghi di lavoro, alla fine rammentava il marito scomparso, ma quasi mai menzionava la lunga malattia causata dal brutto tumore
polmonare diagnosticato troppo tardi. Invece Carlo diceva poco
della propria famiglia, parlava più volentieri del lavoro.
Elisa
si sentiva con lui a suo agio, come se fosse un fratello maggiore,
le raccontava dei suoi sensi di colpa. Lui era un uomo pratico e
trovava sempre la soluzione ai problemi di Elisa.
Carlo
era sposato, aveva due figli ormai grandi, lavorava come direttore in un
hotel di cinque stelle e sembrava contento della propria vita. Elisa
si chiedeva come mai un uomo così impegnato trovasse il tempo di
andare da lei ogni settimana.
Carlo
non era mai mancato all'appuntamento, tranne che poche volte, quando
era malato e quando andava in vacanza o era in viaggio, ma sempre
avvisava il giorno prima con una telefonata.
A
lui piaceva poco parlare di se stesso, per
questo dopo che Elisa aveva esaurito i suoi argomenti preferiti lui cominciava a
dire:
-
In un albergo succedono tante cose bizzarre, alcune sono veramente buffe.
Quindi
ogni settimana la faceva ridere con aneddoti degli ospiti e del
personale dell'albergo. Uno degli ultimi giorni in cui Carlo andò a trovarla le raccontò questa storia:
L'altro giorno sono venuti nel mio ufficio due ultra ottantenni con la
coda tra le gambe. Non sapevano come dirmi che si erano un po'
agitati sul letto, il quale era letteralmente sprofondato. L'uomo
ancora robusto nonostante l'età era quello che parlava, la donna stava zitta e no osava nemmeno guardarmi. Chi sa cosa era successo
in quella stanza, mi sono detto, ma non ho dato importanza alla cosa,
anche perché avevamo già previsto che le spalliere e le strutture
in legno dei letti antichi fossero restaurate e rinforzate, quindi ho fatto
sistemare loro in un'altra camera. I due vecchietti il giorno in cui
sono partiti mi hanno ringraziato per la discrezione e mi volevano
dare una lauta mancia, ma io non ho accettato. L'uomo, quando la
donna è andata a chiamare un tassi, mi ha detto a bassa voce che
nonostante l'età avevano una vita sessuale molto intensa.
Elisa,
viveva da sola in una casa piuttosto grande. Era la villetta che il
marito, aveva fatto costruire nella zona alta della città, quando
la loro posizione economica era migliorata. Appena sposati si erano
accontentati di un piccolo appartamento, ma molto comodo perché situato nel centro
storico. Il marito oltre a lavorare la mattina in ufficio, il pomeriggio si
occupava dell'impresa della famiglia di Elisa. Era un uomo
ambizioso e capace, in pochi anni aveva tirato su la piccola azienda di occhiali. I conoscenti e gli amici lo chiamavano scherzosamente
l'occhialaio.
Presto lasciò il lavoro come impiegato pubblico e si dedicò corpo e
anima alla impresa, ma senza mai trascurare la giovane moglie, che
portava in giro per il mondo. Fu allora che si
trasferirono nella villetta.
Ogni
anno che passava Elisa si prometteva di traslocare al piccolo appartamento che aveva ereditato dalla sua famiglia, ma non
ci riusciva. Dopo dieci anni della morte del marito aveva preso la
decisione di andarci per sentirsi meno sola, anche se diceva a tutti
che lo faceva per risparmiare sul riscaldamento. Ma non per questo le
visite di Carlo si erano diradate.
Un
giorno Carlo, la invitò a cena a casa sua. Elisa era rimasta un po'
confusa da quel invito e non sapeva se accettare o meno. Prese
coraggio e disse a Carlo:
-
In questi dieci anni mi hai parlato poco di tua moglie. Io capivo
che qualcosa non andava, ma non ho voluto
indagare, adesso ti domando, come va con Laura?
-
Abbiamo passato un brutto periodo, non te l'ho detto a suo tempo
perché non ti volevo rattristare, ma adesso va meglio. Laura dopo la
morte dei genitori, è diventata strana, a volte insopportabile,
mi rimproverava i continui ritardi e le assenze notturne, all'inizio
erano veramente dovute al lavoro, ma dopo ho continuato a darle come
scusa l'impegno lavorativo, mentre in realtà avevo cominciato a
frequentare locali notturni. La casa mi opprimeva e non riuscivo a
parlarne con lei. Laura era caduta in depressione, ma io non ho
saputo aiutarla. Ritornavo a casa quando mia moglie era a letto, così
non dovevo occuparmi di lei e ogni giorno ci allontanavamo di più.
Quando Laura ha saputo della mia doppia vita se ne è andata di casa.
In quel momento ho capito quanto l'amavo. Ero disperato, sono andato a cercarla e le
ho promesso che avrei fatto di tutto per cambiare. I nostri figli non
hanno saputo niente, vivono lontano da noi e li vediamo poco.
Adesso, abbiamo voluto organizzare una cena con i vecchi amici, per
ricominciare da capo.
-
Sono contenta di sapere che state cercando di avvicinarvi di nuovo,
ma mi sento un po' in colpa che in questi anni tu abbia dedicato
tanto tempo a me, tempo sottratto a Laura, disse Elisa.
-
Ma che dici. Venire da te ogni giovedì mi ha dato la forza per
andare avanti. Con te dimenticavo i miei problemi. Ci siamo aiutati a
vicenda. Non trovi?
-
Se lo dici tu! Va bene, mi hai convinta, verrò a cena da voi, cosa posso
portare?
-
Non portare niente. Ti passeranno a prendere gli Agnolucci, non
voglio che tu guidi di notte.
Elisa
quella sera si divertì, le presentarono alcune persone simpatiche. A tavola parlò con Michele, un amico della sorella di Laura, il quale si era
separato dalla moglie da qualche anno.
Anche
a Michele piaceva andare in giro per il mondo, quindi parlarono tutta
la serata di viaggi, di quelli fatti in passato e di quelli che
sarebbe piaciuto loro intraprendere.
Dopo
qualche giorno Michele chiamò Elisa e cominciarono a uscire insieme.
Elisa diradò le cene del fine settimana con i vecchi amici.
Anche
Carlo smise lentamente di andare a trovarla, ma Elisa non se ne rese
quasi conto, perché sembrava che tutto seguisse un decorso naturale.
Elisa
continuava a vivere da sola, ma con Michele si vedevano ogni fine
settimana. Ognuno aveva il proprio appartamento, a volte lei
rimaneva a casa di Michele o lui a casa sua. Elisa non sapeva come
chiamare Michele:
-
Mio fidanzato? Mio compagno? Il mio uomo?
Quando
doveva presentarlo a qualcuno diceva:
-
Questo è Michele, un mio caro amico.
Da
quando vedeva regolarmente Michele, Elisa si era dimenticata dei suoi sensi di colpa e piano piano nella nuova casa cominciò a stare bene da sola.
Nessun commento:
Posta un commento