Intorno
a metà di luglio Fiorella era andata col figlio ventenne a passare
una settimana in Liguria a casa di Alice, ma cominciamo dall'inizio.
Lei
era libera da impegni lavorativi, invece suo figlio in quel periodo
stava facendo uno stage in una ditta, che si occupava di energie
rinnovabile, la cui sede si trovava nei dintorni di Firenze, se non
che il ragazzo, con un gruppo di tecnici ed operai, dovette andare
in trasferta in un paese ai confini con la Liguria, per montare e collaudare un impianto di
energia solare in una residenza per anziani.
All'inizio
il ragazzo era contento di quella esperienza di lavoro, raccontava
alla madre delle peripezie nel montaggio dei pezzi, del carattere
rissoso di uno degli operai e dei vecchietti buffi con cui
pranzava nella grande mensa del centro; ma, pian piano, si era
scoraggiato. Quando verso le sette di sera rientrava, si lamentava dicendo:
-
Non ce la faccio più ad alzarmi così presto, mamma.
-
Devi coricarti prima, lo rimprendeva la madre.
-
Non posso dormire con questa afa, non serve a niente andare al letto
alle undici, anzi mi innervosisco e basta, poi non riesco più ad
addormentarmi.
-
Quanto ti manca per finire lo stage? chiese la madre.
-
Alla fine di luglio chiudo.
Mentre
lui pronunciava queste parole, Fiorella pensò alla sua amica Alice la
quale, la sera prima, l'aveva chiamata per dirle che era da sola al
mare e che se voleva poteva raggiungerla. Era molto affezionata alla casa che aveva ereditato dopo la
morte della madre e, appena poteva scappava verso la piccola
cittadina ligure. Aveva una vespa e andava alle spiagge vicine alla città a
prendere il sole e a fare il bagno, spesso incontrava alcune amiche
d'infanzia, con le quali le piaceva molto chiacchierare.
Alice
era generosa e disponibile con tutti, le piaceva stare in
compagnia, ma quei pochi giorni da sola al mare se li godeva davvero. Era la prima volta che andava nella cittadina ligure senza le figlie e all'inizio faceva fatica ad abituarsi al silenzio della casa, ma ben presto ne scoprì il
lato positivo.
L'indomani
Fiorella chiamò Alice, che fu subito
entusiasta di poter ospitare madre e figlio.
-
D'ora in poi non dovrai alzarti più alle sei del mattino, andremo a
stare nella casa di Alice che dista pochi da dove lavori, disse
Fiorella al figlio, quando quella sera ritornò a casa, stanco e
abbattuto come il giorno prima.
-
Non ci posso credere, mi sembra un miracolo, non dovrò più fare
levatacce, disse il ragazzo sorridendo.
Una delle figlie di Alice aveva deciso
all'ultimo momento di andare dalla madre, quindi avendo
l'appartamento tre camere da letto, rimaneva libera per gli ospiti solo la camera matrimoniale.
Fiorella
temeva che sarebbe stato faticoso dormire insieme al figlio, prima
di coricarsi si era preparata ad ascoltare suoni strani che uscivano
dal cellulare o musica ad alto volume dal computer portatile, invece
il ragazzo era tranquillo, parlarono un po', dopo di che lui si mise
le cuffie e lei si rilassò. Prima di addormentarsi, le tornarono in
mente le volte in cui si era trasferita nel letto del figlio quando
era piccolo, le notti in cui lui si svegliava spaventato o in cui gli
era salita la febbre.
Le
due amiche presero in quei giorni l'abitudine di fare colazione con
calma, ascotavano la radio e nel frattempo decidevano dove
andare a fare il bagno e cosa avrebbero preparato per cena.
Fiorella
la prima mattina, mentre prendevano un tazza di tè, disse
all'amica:
-
In questi giorni sarò io la cuoca, non voglio essere un peso per te.
-
Non coccolarmi troppo, altrimenti, non vi lascio ripartire, rispose
l'amica ridendo.
Alice
portò Fiorella in vespa al mercato del pesce, la quale rimase affascinata dalle voci, dai colori e gli odori. Comprarono
frutti di mare e un branzino. La frutta e la verdura la presero nei
negozi del quartiere.
Una
mattina, uscendo di casa, incontrarono la signora Milli, una vedova ottantenne che viveva nelle vicinanze. Fiorella notò che, nonostante
il viso della Signora Mille fosse solcato da tante piccole rughe,
c'era qualcosa che la ringiovaniva, forse gli occhi vispi che trasmettevano simpatia. Il cesto che teneva a braccetto dondolava da solo
al ritmo del movimento del corpo mingherlino della padrona. I suoi
capelli grigi, raccolti in una crocchia, erano spettinati con garbo.
La
signora Milli parlò a lungo delle sue figlie, Manuela e Sara, che Alice conosceva bene perché erano sue coetanee. Si erano
perse di vista, perché, sia le due sorelle che Alice, si erano trasferite da giovani lontano dalla cittadina ligure.
-
Quasi tutti i giorni le mie figliole mi chiamano e mi raccontano i loro piccoli
dispiaceri, ma io sono contenta lo stesso, mi basta sentire la loro
voce. Nessuna delle due mi ha dato un nipotino, pazienza! Manuela non
ne po' più di fare l'insegnante, ma ultimamente, quella che mi
preoccupa è Sara.
-
Ma, cosa è capitato a Sara? Sapevo che era diventata un pezzo
grosso all'ospedale di Como, ribadì Alice incuriosita.
-
Si, ha sempre lavorato tanto, forse troppo. Ma da quando la malattia
del marito è peggiorata, non ha tregua. Adesso lui si
muove poco e lei non riesce ad accudirlo come vorrebbe.
-
Mi dispiace tanto, mi sembra di vederla ancora coni libri sotto braccio,
quando veniva a prendermi ogni mattina per andare al Liceo; era una
ragazza eccezionale, era la più brava della classe.
-
Ha sempre voluto essere la prima in tutto, richiede troppo a se
stessa, ma adesso è crollata, non ce la fa più, ultimamente mi
dice che vuole morire, disse la Signora Milli.
-
Vedrà che sarà un po' esaurita e si rimetterà, aggiunse Alice
per tirarla su.
-
Ma è troppo rigida, non vuole aiuti da nessuno, non so più come
dirle che se continua così si ammalerà; io non voglio soffrire più,
vorrei vivere gli ultimi anni, mesi o giorni della mia vita serenamente, poi fece una pausa e domandò:
-
Adesso dimmi di te e delle tue figlie.
Alice
parlò un po' della sua vita a Firenze, del suo lavoro e delle
figlie, ma a un certo punto la Signora Milli salutò entrambe in
fretta, dicendo che si era fatto tardi e che doveva rientrare a
casa.
Le
amiche, mentre aspettavano il loro turno dal fruttivendolo, parlarono della Signora Milli e della sua gentilezza, ma soprattutto della strana fretta nel voler ritornare a casa, col cesto
vuoto, senza aver fatto la spesa.
Fiorella,
pensando alle parole della vecchietta, disse alla amica:
-
Deve essere terribile sentire un figlio dire che vuole morire. Ma
questa donna ha molta forza e credo che se la caverà bene da sola.
-
E' da tanto che è rimasta vedova, ma forse hai ragione tu, deve
essere abituata alla solitudine, disse Alice.
-
Perché non la invitiamo domani a cena? propose impulsivamente Fiorella aggiungendo:
-
Sempre che tu sia d'accordo, possiamo invitare anche quei due vicini simpatici che abbiamo incontrato ieri per le scale, l' ufficiale di
marina in pensione e la moglie, cosa ne dici?
Alice non sembrava del tutto convinta, forse per il
troppo trambusto che comportava la cena, poi pian piano, l'idea le piacque ed entrambe
cominciarono ad organizzare il da farsi.
I
vicini del secondo piano le risposero con vero dispiacere che non avrebbero potuto esserci perché dovevano andare a trovare il
figlio a Roma.
Chiamarono la Signora Milli, la quale in un primo momento fu contenta dell'invito, ma subito dopo si mostrò titubante, perché non sapeva come dire loro che
c'era un piccolo problema, ma respirò profondamente e trovò il
coraggio di confessare il suo segreto:
-
Ho un compagno, l'ho conosciuto l'anno scorso, ci siamo frequentati a
lungo scoprendo che stiamo veramente bene insieme; anche lui è vedovo e da
qualche mese è venuto a stare da me. Ma non mi fido di lasciarlo
troppo da solo, dato che ultimamente soffre di mancamenti.
-
Porti anche lui, saremo molto felici di conoscerlo, disse Alice.
-
Davvero? Non osavo chiedertelo. Come sono contenta, grazie, grazie,
mia cara! Allora saremo da te domani alle otto in punto.
I
ragazzi, contrariamente a quello che pensavano le amiche, furono
felici di avere ospiti a cena e si occuparono delle bevande e della
frutta. Comprarono due bottiglie di vino e un gran cocomero.
Alice
volle prendere dei gerani per la terrazza, dove i ragazzi
portarono il tavolo e le sedie; poi apparecchiarono con una bella
tovaglia e le migliori stoviglie della casa.
Fiorella
cucinò un primo piatto a base di pesce e Alice preparò uno
sformato di zucchine e del pesce al forno, con tanto rosmarino.
La
signora Milli e il compagno arrivarono puntuali con un dolce. Erano
vestiti da festa e non smettevano di ringraziare:
-
Non potete capire quanto siamo contenti di essere stati invitati,
disse l'uomo levandosi il cappello che indossava.
Quella
sera se qualcuno di voi avesse potuto sbirciare nella terrazza di
Alice, illuminata da due grosse candele che si consumavano
lentamente, avrebbe visto sei commensali ridanciani di età molto
diverse, che mangiavano volentieri, riempivano spesso i loro bicchieri di
vino e chiacchieravano animatamente. Guardando con
più attenzione avreste notato che ogni tanto le due amiche si
guardavano e sorridevano soddisfate, come se si volessero dire:
-
Che bella idea è stata invitare a cena la Signora Milli.