Alicia si era svegliata alle cinque del mattino sentendo il rumore di una
chiave che girava nella serratura della porta.  Ludovico finalmente
era tornato a casa. Da una parte era sollevata  di saperlo al sicuro,  ma dall'altra era infastidita, perché doveva reprimere la sua rabbia,
e trattenersi dal fargli una scenata, quindi rimase al letto e
aspettò a occhi aperti il suono della  sveglia, ripassando, come il
suo solito, le cose da fare.
    Nonostante
avesse programmato tutto, la sua giornata fu faticosa e piena di
imprevisti. Nel  pomeriggio quando rientrò dal lavoro  trovò
Ludovico in cucina.
 - Questa
 sera  uscirò con gli amici e  rientrerò  tardi, disse lui
  con la bocca piena, mentre stava finendo di mangiare un pezzo di pizza. 
- Non
 è possibile uscire tutte le sere, disse Alicia,  mentre metteva un
 piatto nell'acquaio.  
 
- Ormai
 sono maggiorenne, non devi dirmi cosa devo o non devo fare, le
 rispose Ludovico,  alzandosi e portando  le braccia in avanti.  
- Se
 non ti dai una calmata finirai male. Urlò Alicia, che ancora era
 in piedi con un bicchiere in mano  e sempre col cappotto addosso. 
- Non
 rompere mamma!! disse il figlio lasciando la stanza.
Alicia,
prima che il figlio sparisse dietro la porta,  quasi sussurrando  gli
disse:
- Da
 quando sei tornato a casa  i tuoi orari sono caotici, non hai fame
 all'ora dei pasti e non senti mai la necessità di andare a letto.
 Non ce la faccio più,  non posso  stare a vedere inerte la  tua
 vita scombinata. 
 
Si
tolse il cappotto e fece da mangiare  per lei e il marito. Dopo
cena sprofondò sul divano e per la sua mente scorrevano solo veloci 
immagini di ubriachi, spacciatori e  incidenti stradali.
- Come
 sono rumorosi  gli inquilini di sopra, disse il marito, dopo
 aver sentito dei colpi nel soffitto.
- Credo che da qualche mese l'appartamento sia abitato da studenti, disse lei, mentre guardava distratta un programma televisivo.
Quella
sera Alicia si addormentò con fatica.  La  mattina  seguente però
 si  svegliò  molto  prima del solito e andò, senza fare rumore per
non svegliare il marito,  nella stanza del figlio;  la visione del 
letto ancora  rifatto fu per lei come un pugno in pancia.
- Perché
 non mi risponde  al cellulare? Gli sarà successo qualcosa? Si
 chiedeva impietrita  di fronte alla porta.
    Tornò
in camera si rimise a letto e si obbligò a stare calma e ad
aspettare.
    Erano
quasi le sette quando arrivò il ragazzo.
- Dove
  sei stato? Gli domandò Alicia in piedi in mezzo al corridoio.
    Ludovico
ancora sulla soglia della porta, intento a levarsi le scarpe rispose:
- Siamo
 andati a una festa fuori città e poi  in centro a fare colazione
 con   bomboloni caldi. 
- Ma
 è possibile arrivare a quest'ora? Mi hai fatto prendere quasi un
 infarto. Perché non hai avvisato? Disse Alicia, seguendo il figlio
 in camera con una tazza di tè che si era appena  preparata.
- Non
 volevo svegliati, disse il ragazzo sbadigliando e dando  un bacio
 alla madre.
- Ma
 sei fuori di testa, tu non sai quanto ho sofferto!! Le ultime parole
 le uscirono quasi spezzate. Lasciò  in una mensola della libreria
 la tazza di te e cominciò a urlare: 
- Mi
 farai morir, mi farai morire!
- Sei
 proprio esagerata, mamma. Stai diventando ossessiva e io non ti
 sopporto più. E dicendo quelle parole Ludovico si chiuse in camera
 sbattendo la porta.
    Alicia era  arrabbiata con lui ma soprattutto  con se stessa perché  aveva
mostrato la sua collera. Dopo aver fatto colazione uscì di casa per
fare svanire l'angoscia accumulata;  mentre camminava decise che
doveva parlare seriamente  col figlio e quindi quella stessa sera 
avrebbe preparato  una  bella cenetta per tutta la famiglia.
    A
 tavola  si sedettero verso le nove  perché  entrambi i figli
arrivarono in ritardo, ma essendo  tutti ben disposti  riuscirono  a 
parlare senza litigare.
Mentre finivano gli antipasti e il marito e la figlia parlavano di un articolo di un filosofo uscito sul giornale quella mattina, Alicia si avvicino al figlio con un vassoio fumante.
Mentre finivano gli antipasti e il marito e la figlia parlavano di un articolo di un filosofo uscito sul giornale quella mattina, Alicia si avvicino al figlio con un vassoio fumante.
- Ludovico,
 questa casa non è un porto di mare, devi seguire i nostri orari e
 avvisare quando fai tardi o non vieni a dormire, gli disse servendogli   il primo piatto a base di pesce. 
- Mammina
 ci proverò, ma in questi ultimi mesi trascorsi in Spagna pranzavo alle tre del
 pomeriggio e cenavo alle dieci di sera, poi uscivo ed entravo di
 casa quando mi pareva,  quindi ora  non riesco ad abituarmi al
 mortorio di questa casa, disse il figlio, abbracciando la madre.
- Dobbiamo
 venirci incontro e rispettarci, disse Alicia dolcemente.  
 
- Va
 bene, non farla troppo lunga, ti manderò un messaggino ogni sera.
 Rispose  Ludovico  e poi  finì dicendo:
- Questa si che è una bella cena, quanto mi piacciono gli spaghetti allo scoglio! Altro che quelle solite minestrine alle otto di sera.
- Questa si che è una bella cena, quanto mi piacciono gli spaghetti allo scoglio! Altro che quelle solite minestrine alle otto di sera.
- Apriamo
 una bottiglia di  spumante e
 godiamoci la serata. Disse sorridendo Alicia. 
Dopo cena i figli uscirono come il solito e marito e moglie guardarono un fil alla televisione.
Dopo cena i figli uscirono come il solito e marito e moglie guardarono un fil alla televisione.
Quella
notte Alicia dormì profondamente, ma  alle cinque del mattino
qualcosa la svegliò questa volta  non era la chiave nella serratura,
ma un rumore che proveniva dall'appartamento di sopra; gli sembrò di
riconoscere  la voce  e poi  l'andatura di Ludovico, mentre scendeva
le scale.
- Ora
 capisco dove va  tutte le sere fino all'alba. Disse tra se e se.
Dopo
poco sentì  entrare il figlio e senza accorgersene si riaddormentò.

 
 
Ah i figli!
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