venerdì 26 aprile 2024

Cap.17 I Bottai ( in italiano)

 



Isidro, il terzo dei figli di José Defaus Ballesté e Teresa Moragas Gibert, era un bambino magro e malaticcio, tuttavia a quindici anni divenne un bel giovanotto robusto e forte, di statura media, naso affilato e occhi vivaci color caffè. Quando nacque Isidro nel 1862, Mariano aveva sei anni, Maria quasi cinque e Joan soltanto quindici mesi. Mariano e Maria avevano i capelli rossi, pelle chiara e occhi azzurri, mentre Isidro e Joan avevano i capelli neri e gli occhi scuri. I due fratellini sembravano gemelli ed erano sempre insieme, chiamati da Mariano Defaus Segarra, il nonno, els besons. José e Teresa continuarono ad avere figli, Isidro fu per soli due anni il più piccolo della famiglia. Teresa tra le numerose gravidanze e i periodi di allattamento trascorse diversi anni senza mestruazioni, si accorgeva di essere incinta al quarto o quinto mese di gravidanza. Era una donna sana e forte, i suoi parti, secondo Ángela Fontrodona, una delle levatrici del paese, erano facili e veloci, non solo a causa dei suoi fianchi larghi, bensì per il coraggio che aveva. Nel 1864 nacque Francisco, nel 1868 Luisa, l’ultima fu Rosa, nata nel 1870. Anche gli ultimi tre figli, come Mariano e Maria, avevano i capelli rossicci. Isidro soffriva di essere il figlio mezzano, schiacciato dalla forte personalità di Mariano, piuttosto intuitiva e di Francisco, più riflessiva. Isidro e Joan, erano invece più sensibili e istintivi e molto legati tra di loro. Quando il padre elogiava uno dei fratelli, Isidro lo invidiava, ma soprattutto era geloso di Mariano. Il giorno in cui il padre portò per la prima volta in treno Mariano a Barcellona, i ragazzini rimasero a giocare per strada, Joan non ci rimase male, Francisco, il più piccolo, non disse nulla, invece a Isidro l'arrabbiatura durò diversi giorni. Al termine della scuola primaria, suo padre, consigliato dal parroco, lo mandò a studiare a Girona, in un seminario. José Defaus aveva disposto che Mariano si sarebbe occupato del commercio di cereali e sementi, Joan avrebbe coltivato la terra, Isidro sarebbe diventato prete, anche se lui non voleva saperne del mondo ecclesiastico; per Francisco ancora non aveva deciso niente. I primi tempi in seminario furono difficili per il ragazzo, scriveva lunghe lettere alla madre pregandola di andare a prenderlo, anche ai fratelli maggiori, chiedeva di intercedere col padre per farlo uscire da quella prigione. Le sue doti teatrali non gli servirono a nulla nel seminario, spesso veniva punito e dopo due anni fu cacciato via. Un giorno di pioggia, José Defaus Ballesté andò a Girona ad accompagnare al seminario Francisco, il quale nonostante fosse un bravo studente non era sicuro di voler diventare prete, e a riprendere il figlio espulso. Al ritorno il padre lo fece sedere nella carrozza al suo fianco e invece di sgridarlo gli disse che gli aveva trovato un lavoro:

- Isidro, diventerai bottaio.

Il ragazzo a tredici anni cominciò a lavorare, dall’alba al tramonto, per imparare il mestiere. I bottai esercitavano da alcuni anni nella strada de Boters, che era stata tracciata per collegare il centro abitato, situato a poche centinaia di metri dal mare con la stazione ferroviaria, che venne costruita vicino alla spiaggia. I fratelli Paradeda, i quali possedevano la maggior parte dei terreni della nuova strada, aprirono la prima bottega di bottai del paese. Con gli anni aumentò la richiesta di barili di legno, usati non solo per contenere il vino ma anche per altri generi alimentari, come il pesce sotto sale, e via via nella strada furono aperti altri locali artigianali. La strada durante i giorni di mercato si riempiva di acquirenti e

i bottai di Malgrat diventavano sempre più rinomati. Nel 1859 il Comune, con l'arrivo del treno, cambiò il nome della strada in onore a Mariano Cubí, pedagogo e frenologo nato a Malgrat, ma per oltre un secolo conservò il vecchio nome.
Quando Isidro iniziò
a lavorare, nella nuova strada erano già state costruite alcune case, in una delle quali abitava Francisca Moragas Gibert, sorella della madre, col marito Narciso Coll, che faceva il pescatore. La zia non aveva figli e lo accolse volentieri nella sua casa, dove lui si fermava a mangiare e a volte anche a dormire.
In quella strada
abitavano diverse vedove, Agustina, una di loro, era bella e vispa. Anche se giovane, aveva cinque figli. Veniva da fuori, Sebastián, suo marito, lavorava come bigliettaio alla nuova stazione ferroviaria. Ogni due o tre anni l'uomo aveva una nuova destinazione e tutta la famiglia si trasferiva insieme a lui. Agustina era abituata a caricare le sue quattro cose in un carretto e a spostarsi da un paese all'altro. Sebastián si trovava bene a Malgrat, per questo affittò in via de Boters una casa più grande di quella offerta dalla Compagnia Ferroviaria nell'edificio della stazione e disse ad Agustina:

- Chiederò di rimanere a lungo in questo paesino, è tranquillo e la gente non si mette contro di noi, inoltre il notaio mi ha detto che mi darà lavoro nel suo ufficio. Con due stipendi vivremo come dei re.
- Come vuoi tu, rispose la moglie.
Sebasti
án non fece in tempo ad abituarsi alle corse che doveva fare per recarsi da un lavoro all’altro, morì improvvisamente seduto nella biglietteria della stazione all'età di quarantacinque anni e la povera Agustina a soli a trent’anni rimase vedova.
Nella via
de Boters, piena di fermento e di prosperità, era consuetudine che le vedove guadagnassero qualche soldo facendo da mangiare agli apprendisti bottai. Agustina riceveva una piccola somma dalla Compagnia Ferroviaria, ma non le bastava, così dovette trovare un altro lavoro per mantenere i suoi cinque figli e iniziò a preparare i pasti per i bottai.
Quando Francisca Moragas, si ammalò, Agustina si prese cura d
el nipote. A quindici anni Isidro sembrava un giovanotto di diciotto e si innamorò perdutamente di Agustina. Teresa Moragas Gibert scoprì attraverso la sorella che il figlio aveva una relazione con Agustina, ma invece di creare uno scandalo, disse al marito:
- Isidro deve essere tenuto
lontano dalle botteghe dei bottai, temo che possa prendere una cattiva strada.

- Non voglio sapere in che guaio si è cacciato, mi occuperò io di lui, tu devi lasciar fare a me, gli disse José, nervoso.
Non aveva ancora compiuto sedici anni quando Isidro fu assunto da una compagnia di velieri che navigava nel sud della Francia.
Lui non riuscì a perdonare i genitori per essere stato allontanato da Malgrat e quando ritornava andava a trovarli malvolentieri, senza mai fermarsi a dormire da loro, con la scusa che doveva fare la guardia al molo, ma loro sospettavano che andasse da Agustina. Era impazzito per la vedova, la quale era una brava persona, ma per la gente del paese era diventata una donna di cattiva reputazione.

Agustina, per evitare problemi, quando José Defaus Ballesté le offrì del denaro in cambio di lasciare perdere il figlio, accettò. Isidro, rifiutato da Agustina, ci rimase male, ma ben presto a Marsiglia si consolò con un'altra donna. L'anno successivo ebbe un altro dispiacere quando Joan fu sorteggiato per andare a fare il servizio militare; era preoccupato per il fratello, poiché temeva per la sua vita. Joan, dovette partire per la guerra, da dove era ritornato storpio e malato. Quando fu riformato cadde in uno stato di profonda depressione, Isidro gli scrisse lunghe lettere per incoraggiarlo e consigliarlo di non mandare a monte il fidanzamento con Teresita.

All'età di diciannove anni anche Isidro ricevette la chiamata di leva e dovette ritornare in Spagna. Durante i quattro anni di servizio militare ebbe la fortuna di non essere mandato al fronte, poiché la prima guerra di Cuba, durata dieci anni, era finita e in Spagna le Guerre Carliste stavano per concludersi.

Nel dicembre 1882 Isidro ottenne il permesso di andare al matrimonio di Teresita e Joan. Per alcuni mesi, Joan pareva essere guarito dalla depressione e dalla malattia polmonare, che lo aveva tenuto a letto, tossendo giorno e notte, per diverse settimane nell'ospedale militare. Ben presto, però, Joan si ammalò di nuovo. Nel settembre dell'anno successivo Isidro ritornò a Malgrat con una licenza speciale per il funerale del fratello. Isidro era addolorato per la perdita dell'unico membro della famiglia che, a suo dire, gli aveva voluto bene.

Terminato il servizio militare, affittò una casa nella via dei bottai, con l'intenzione di riconquistare Agustina. José Defaus venne a sapere dalla cognata che il figlio correva di nuovo dietro alla vedova.
-
Lascia Malgrat, disse José ad Agustina, porgendole delle monete d'argento.
- Voglio bene a
Isidro e non mi piace farlo soffrire, ma mi fanno molto comodo queste monete; andrò a vivere a Mataró, dove ho una zia.
Agustina e i suoi figli caricarono le loro cose su un carro e scomparvero per sempre da Malgrat. Isidro era disperato, andò a cercarla nei villaggi vicini senza trovarla. In que
i giorni Marieta, sua sorella, vedendolo così triste, lo ospitò a casa sua. Lì conobbe María Teresa, una giovane ragazza, figlia di un commerciante di tessuti, che frequentava quella casa. Ogni pomeriggio María Antonia, una delle vedove che abitava con Marieta, insegnava alla ragazza a suonare il pianoforte e spesso la invitava a prendere una tazza di cioccolata. Isidro cercò di dimenticare Agustina e un anno dopo sposò Maria Teresa. Il matrimonio fu celebrato di sera nella chiesa del paese. Alla cerimonia parteciparono i genitori e i fratelli della sposa, insieme a Marieta, Maria Engracia e Maria Antonia, le tre vedove. Maria Teresa avrebbe voluto che la sua famiglia incontrasse i futuri suoceri, ma Isidro si rifiutò.

La coppia ebbe due figli, ma lui non voleva farli conoscere ai genitori. Nonostante abitasse in paese, andava ben poco dai suoi, solo quando era chiamato a risolvere qualcosa di importante, ma non ci portava mai la moglie e i figli. Isidro fece sapere a Marieta che voleva aprire un nuova bottega a Santa Susanna, un piccolo villaggio molto vicino a Malgrat, dove c'era una grande produzione di vino, ma non era riuscito a farlo per mancanza di soldi. Pochi giorni dopo la morte di José Defaus Ballesté, Isidro chiese a Marieta di accompagnarlo a trovare la madre, non osando andarci da solo. Marieta era l'unica che non lo aveva deluso: gli faceva avere notizie della famiglia e non lo giudicava. Quando entrarono nella casa della loro infanzia, a Isidro tremarono le gambe: quanti ricordi gli tornarono in mente! Marieta, prima di entrare in cucina, guardò la Madonna di legno nella nicchia della galeria e parlando a sé stessa, si raccomando affinché Isidro non perdesse la calma.
Teresa era seduta su una sedia di paglia.

- Avvicinati figlio mio, sto perdendo la vista e voglio vederti bene!
- Ma
dre, vi chiedo scusa per non essere venuto al funerale di mio padre, non c’è l’ho fatta, disse Isidro.
- Non
pensarci più, adesso sei qui e questa è la cosa più importante. Mi fa piacere che tu sia venuto a trovarmi, mi sei mancato...
- Ma
dre, dovrebbe essere felice di avere di nuovo i figli a casa, disse Marieta.
-
É vero non posso lamentarmi, adesso che vi ho a casa, l'unica cosa che mi rattrista è non poter vedere Mariano prima di morire, disse Teresa.
- Perché in que
sta casa si parla sempre di lui, come se fosse un Dio? Disse Isidro con voce ironica e stridula.
- Isidro, non esagerare, e
lei madre, non dica così, forse Mariano ce la farà a ritornare e poi non è da sola, ci siamo noi due e Francisco, disse Marieta con dolcezza, intuendo che si stava avvicinando una tempesta.
Isidro, all'udire il nome di Francisco, cominciò a sentire un intenso calore
sul viso e sulle orecchie. Cercò di controllarsi, ma non riuscì a dominare la rabbia. Arrossì ancora di più e disse, gridando:
- Ma
dre, Mariano non ritornerà più, per questo toccherebbe a me essere l'erede universale e non a Francisco, come aveva stabilito nostro padre. In tutti questi anni mi sono sentito usurpato.
- Isidro, devi perdonarci, forse abbiamo sbagliato a mandarti
lontano così giovane, lo abbiamo fatto in buona fede, perché volevamo una vita migliore per te, rispose Teresa.
- Una vita migliore non significa allontanare un figlio dalla famiglia.

- Tuo padre aveva deciso che dovevi andartene da Malgrat.
- Non p
otete immaginare quanto l’ho odiato.
- Isidro, non dire così, nostro padre
l’ha fatto per il tuo bene, rispose Marieta.
- Non
portarci rancore, disse Teresa con dolcezza.
- Perché mi
avete cacciato dalla famiglia?

- Nessuno ti ha cacciato via... io ho fatto il possibile per farti avere un’eredità più sostanziosa. Non dovresti lamentarti.
- Rispetto a quello che ha ricevuto Francisco, la mia parte di eredità è ben poca cosa. Ma non parliamone più, sono venuto a dirvi che andrò a vivere a Mataró.
- Perché a Mataró? Gli affari non ti vanno bene?
- Non vi preoccupate madre, ci vado perché ho intenzione di far crescere l'azienda, c'è più mercato a Mataró.
- Tuo padre sarebbe orgoglioso di te, avrebbe voluto dirgli Teresa, ma intuì che lo avrebbe irritato e si limitò a dirgli: - Attento a non fare il passo più lungo della gamba.