Per Teresa era fonte di orgoglio che nei giorni di festa le figlie vestissero bene. A quel tempo usava poco comprare capi confezionati, le donne rammendavano i vestiti vecchi e si cucivano da sole quelli nuovi, ma chi poteva permetterselo andava dalla sarta. La sartoria delle sorelle Freixes, era quella di fiducia di Teresa. Le due sarte avevano la fama di essere brave nel taglio e nel cucito di abiti alla moda.
Le sorelle Freixes avevano ereditato dalla madre una bella casa, che a sua volta aveva avuto da un'anziana ricca signora, per la quale aveva lavorato tutta la vita come domestica. La stanza dove le sarte cucivano era spaziosa, la luce entrava da un grande finestrone che dava sulla strada. Le sorelle contavano sull’aiuto di due compaesane bisognose di ricavare un piccolo stipendio. Le donne si sedevano vicino alla finestra, attorno a un tavolo basso di legno, dove tenevano rocchetti, ditali, forbici e cuscinetti con aghi e spilli. In un altro tavolo, venivano disegnati i modelli su carta da ricalcare sulle stoffe, con dei gessetti colorati. Non mancavano le macchine da cucire. In fondo c'era un immenso ripostiglio dove tenevano i tessuti, i capi da provare e gli abiti appena finiti, avvolti in carta velina, pronti per essere consegnati.
Maria, la sorella maggiore era abituata a comandare e a decidere tutto. Luisa, la minore, era più mite, quando Maria parlava, lei taceva. Luisa non era stata mai fidanzata e sotto sotto ne dava la colpa alla sorella.
Un giorno Teresa portò sua figlia Alicia, di dieci anni, dalle sorelle Freixes.
- Senti che belle cosce e che bel sederino ha questa ragazzina, disse Maria con uno sguardo insolente.
Alicia indietreggiò di qualche passo, diventando tutta rossa.
- Vorrei che tu facessi, per la festa di Pentecoste, un vestito come questo, disse Teresa, facendole vedere una fotografia, ritagliata da una rivista.
- Dai spogliati, devo prenderti le misure, disse la sarta, mentre guardava l’abito della foto.
Alicia cominciò lentamente a levarsi i vestiti.
- Sbrigati, non ho mica tempo da sprecare, esclamò Maria.
La bambina si sentì morire, in mutande davanti a quella donna brontolona.
- Non essere così rigida, non troverai mica marito, se stai così impalata, disse la sarta.
Alicia dovette pensare ad altro, per non scoppiare a piangere, mentre quella donna indelicata le prendeva le misure, toccandola con le sue gelide mani.
L’altra figlia, Caterina, sette anni più grande di Alicia, fu mandata dalla madre ad imparare a cucire dalle sorelle Freixes. Quando all'ora di cena ritornava a casa raccontava i pettegolezzi che sentiva nella sartoria, alcuni buffi, altri pieni di cattiveria.
Teresa parlava spesso delle sorelle Freixes, venerava soprattutto Maria, Alicia non sapeva cosa ci trovasse la madre in quella donna che a lei metteva tanta soggezione e imbarazzo.
Un giorno Teresa raccontò alle figlie che Maria aveva fatto perdere la testa a diversi uomini, ma che non era stata fortunata in amore.
- Dopo la guerra, il suo fidanzato è sparito, le male lingue dicono che è scappato con un’altra.
- Lei non ne parla mai di lui, ma una volta ci ha fatto capire che era caduto in guerra, disse Caterina.
- Non si saprà mai cosa sia realmente successo, nessuno conosceva il suo passato, era arrivato dall’Andalusia e aveva subito conquistato la ragazza più bella del paese, ma poi era scomparso misteriosamente, disse Teresa, sospirando.
- Maria Freixes è troppo orgogliosa, esclamò Caterina.
- Cosa intendi per orgogliosa, domandò Alicia?
- Che nasconde i suoi errori, rispose Caterina.
- Ma sarebbe un errore, essere abbandonata dal fidanzato?
- Volevo dire che Maria non vuole far vedere le cose che le sono andate male, disse un po’ scocciata Caterina.
- Fai troppe domande, adesso basta, tagliò corto la madre.
Dopo
un anno Teresa
accompagnò
di
nuovo la
figlia
dalle
sorelle Freixes.
Alicia
ricordava
l’insolenza della sarta, ma accettò di andarci, sperando
che quella donna fosse meno
sgradevole e
per non litigare con la madre.
Quel
giorno Maria era indaffarata e fu Luisa a prenderle le misure, ma la
volta successiva dell’abito di Alicia se
ne
occupò Maria.
-
Hai
messo una bella pancia,
sei
diventata cicciona!
Disse
Maria, con
la sua risata
stridula.
- Mi lasci stare, osò dire Alicia, spostandosi verso la macchina da cucire.
-
Teresa,
devi comprarle
una
panciera
elastica,
altrimenti tua
figlia non
si
fidanzerà mai,
disse
la
sarta,
mentre si
toglieva
gli spilli dalle
labbra, per
infilarli
sull'orlo
del vestito che le
stava
provando.
Alicia
si
sentì
di nuovo offesa
e umiliata dalle
indelicatezze
e sconvenienze
di
quella donna
e
quando
andarono
via disse alla
madre che non voleva
mai
più
tornarci. Per
fortuna Teresa
da
lì a poco cominciò
a comprare
alle figlie
i
capi di abbigliamento
nei grandi magazzini di
Barcelona, dove
andavano
insieme in treno.
All’inizio
degli anni
Settanta, quando
Alicia
andò
a
studiare all’Università,
cominciò
a indossare
maglioni,
jeans e giacconi.
Ritornava
ogni tanto in paese e
quando
passava
davanti
alla
sartoria,
sapeva
cosa
avrebbe
detto
Maria,
guardandola
da
dietro
le tendine:
-
Come
veste male Alicia,
così
conciata non
riuscirà a trovare marito.
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