Firenze 1 novembre 2021
Caro
Giulio:
Sono seduta nel mio studio, sono quasi le otto del
mattino. Sul tavolo ho dei fogli di carta, buste e
francobolli.
Ho iniziato a scrivere una lettera a tua
madre venerdì 29 ottobre, non c'era ancora nessuna avvisaglia che la
tua nascita sarebbe stata eminente.
Il giorno dopo, il
30/10, quando mi sono svegliata ho trovato un messaggio di tuo padre
in cui diceva che a madre le si erano rotto le acque all’alba e
che erano corsi all'ospedale.
Ho continuato a scrivere la
lettera mentre i tuoi genitori mi informavano che le prime
contrazioni erano arrivate lente e irregolari.
Non ci
potevo credere che tu avessi già iniziato a uscire da quel canale
oscuro dove eri.
Alle 10.30 sono andata a fare colazione
con una amica. Sedute in una terrazza al sole, abbiamo parlato di te
e ricordato i parti dei nostri figli, di trent'anni prima.
Nel
pomeriggio io e tuo nonno siamo andati a fare una passeggiata e ti
abbiamo comprato un regalo.
Tua madre è stata tutto il
sabato nella sala pre-parto. Le ostetriche ogni tanto venivano a
visitarla e le dicevano:
- Coraggio, manca poco,
aspettiamo ancora due ore e vediamo cosa succede.
Un altro
giorno era finito e iniziò il 31/10, che era domenica.
Verso
le due del mattino, dopo dodici ore di contrazioni, le ostetriche
finalmente dissero di essere soddisfate, perché tu eri già ben
posizionato per nascere. Tutto accade di notte, si vede che la notte
è un momento buono per nascere. Anch'io sono nata all'alba.
Tuo
nonno ed io, seduti sul divano, seguivamo in diretta il tuo ingresso
al mondo, tuo padre ci mandava spesso dei messaggini.
Siamo
rimasti svegli fino all'arrivo del messaggio scritto più bello che
abbiamo mai ricevuto:
Siete diventati nonni,
congratulazioni. Lei è esausta ma sta bene,
è stata bravissima. Il bambino è
bellissimo. Adesso madre e neonato sono a
contatto pelle a pelle.
Dopo
tante ore di fatica, tue e di tua madre, sei riuscito a lasciare il
luogo buio per entrare nella luce.
Sei nato quasi alle
tre del mattino. In quel momento c’è stato il passaggio dall'ora
legale a quella solare.
Quella notte non so come
descrivertela, eravamo emozionati, ci siamo baciati e abbracciati
pieni di energia primordiale. Nonostante fossimo a più di 1.500 km
di distanza, ci siamo sentiti vicini a te. Ci dicevamo, ridendo e
piangendo alla volta, che sembrava impossibile che tu fossi già
arrivato.
Ci siamo addormentati felici e contenti. La mattina
siamo andati a fare una passeggiata lungo il fiume e abbiamo parlato
solo di te.
Vogliamo davvero accarezzarti e amarti.
Arriveremo a Madrid domani, quando forse già sarete uscisti
dall'ospedale. A prestissimo.
Ti voglio tanto tanto bene
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