Cara
Amica:
Ho voglia di parlare con te adesso che la casa é silenziosa. Ho appena fatto colazione, ancora indosso l'accapattoio, ogni tanto mi riempio la tazza di tè caldo. Mi sento bene, dopo essermi alzata presto, aver corso lungo l'Arno e poi la doccia. I miei occhi conservano ancora l'immagine delle acque del fiume. Mentre correvo osservavo intensamenti alcuni uccelli posati sulle lame e altri con le ali aperte sulle piccole isole di sabbia, poi immaginavo loro volare e fermarsi nella spiaggia del nostro mare, quello che mi ha accompagnato nell'ultima estate.
Sei
stata molto coraggiosa. A ottobre hai dovuto lasciare il lavoro di
ricercatrice, che svolgevi nei laboratori di Biologia
dell'Università, che tanto ti piaceva, per stare vicina a tuoi
anziani genitori. Mi hai detto anche, che hai dovuto rinunciare
alla bella casa colonica dove abitavate, tu e il tuo nuovo marito,
perché le spese erano tante, ma soprattutto per poterti avvicinare
ai tuoi. Il tuo compagno, non era molto felice di questo trasloco,
ma tu l'hai convinto dicendogli che il mare vi avrebbe fatto tanto
bene, che inoltre non dovevate pagare più l'affitto, dato che la
nuova abitazione era di proprietà della tua famiglia e infine che
il suo lavoro di traduttore lo poteva fare ovunque.
Mentre scrivo mi piace pensare che la mia lettera ti farà compagnia nelle giornate grigie e umide che trascorri nella vecchia casa di famiglia.
Mentre scrivo mi piace pensare che la mia lettera ti farà compagnia nelle giornate grigie e umide che trascorri nella vecchia casa di famiglia.
So
che senti nostalgia della tua vita passata. Ma pensa che adesso, che
sei ritornata, i paesaggi della nostra terra ti tenderanno le mani
come le hanno tese a me. Soparattutto il
mare, con la sua bellezza, mi ha strappato le ansie che via via accumulavo in quei lunghi giorni estivi, che ho trascorso nel nostro
paese.
Anche mio padre, come del resto il tuo, ha compiuto da poco novanta anni. Da diversi mesi cammina con difficoltà, per
cui richiede assistenza continua. Ma la situazione si è aggravata quando la tosse, causata da una brutta bronchite, non
gli permetteva di respirare bene.
Ero
arrivata a metà luglio per stare con lui e per dare una mano ai miei
fratelli nella gestione della casa paterna. Appena
scesa dall'aereo, mi sono trovata catapultata in un mondo cupo, dove
comandavano gli sciroppi, le pillole, le visite mediche, le radiografie, gli
attacchi di tosse e i catarri.
Le
notti, accanto al malato, sono state piuttosto movimentate, ma questo non mi
ha disturbato, invece mi hanno rattristito le parole che un giorno al alba sono uscite dalle sue labbra: vorrei buttarmi in una gola profonda!Ora capisco un vecchio zio che al diventare vedovo e anziano si è ammazzato, gettandosi al pozzo.
Percepivo sempre di più nei suoi occhi la voglia di morire. Avrei voluto dirgli che la morte dovrebbe essere affrontata con umiltà e che bisognerebbe, nei limiti del possibile, lottare per la vita, dato che è l'unica cosa che abbiamo. Avrei dovuto anche sussurragli di aspettare la fine senza rabbia e senza terrore. Ma so che è troppo facile questo raggionamento, quando lo dice uno la cui fine è ancora lontana, quindi ho rispettato il suo malessere e ho taciuto.
Percepivo sempre di più nei suoi occhi la voglia di morire. Avrei voluto dirgli che la morte dovrebbe essere affrontata con umiltà e che bisognerebbe, nei limiti del possibile, lottare per la vita, dato che è l'unica cosa che abbiamo. Avrei dovuto anche sussurragli di aspettare la fine senza rabbia e senza terrore. Ma so che è troppo facile questo raggionamento, quando lo dice uno la cui fine è ancora lontana, quindi ho rispettato il suo malessere e ho taciuto.
Per
fortuna, qualche mese prima, avevo seguito il mio istinto,
decidendo di affittare, non lontano dalla casa paterna, contro il
parere di mio padre, per due settimane, un
appartamento con una grande terrazza e delle finestre che si affacciavano al mare.
Questa scelta è stata la mia salvezza.
Dopo
una settimana, nella quale mi dedicavo corpo e anima a mio padre, è
arrivato mio marito.
Ci
siamo trasferiti subito all'appartamento di fronte al mare, anche
perché una delle badanti di mio padre era già ritornata dal suo
paese, dove era andata a visitare i suoi parenti.
Sono
stata felice quando i nostri figli ventenni sono arrivati,
per stare alcuni giorni con noi. Erano alcuni anni che non
trascorrevamo insieme le vacanze estive.
E'
stato bello, noi quattro in quel posto, dove il mare entrava dalle
grandi finestre e ci abbracciava.
In
quei giorni mi dividevo tra la vecchia casa paterna e l'appartamento
davanti al mare.
Alcune
volte, durante il fine settimana, quando era libera la badante, trascorrevo la notte con mio padre. Seduta immobile accanto al malato, non riuscivo a togliermi l'immagine di lui in piedi sul bordo di un dirupo.
La
mattina dopo correvo al nostro appartamento e contemplavo l'azzurro dell'acqua
marina, seduta sul balcone, per dimenticare l'oscurità del
precipizio dove mio padre voleva scivolare. Guardavo a lungo l'orizzonte.
Ogni tanto una nave appariva in lontananza. La
sagoma del transatlantico avanzava piano piano.
Mi sembrava la
stessa di quella che contemplavo un giorno da piccola seduta sulla
spiaggia, mentre tu e le altre bambine facevate il bagno. Quella
nave lenta mi trasmetteva voglia di libertà e desiderio di
scoprire nuovi mondi.
Ricordi
i periodi tristi della mia infanzia, quando mia madre era malatta?
L'azzurro
del mare era riuscito allora a darmi forza, come ha continuato a farlo in tutti questi anni.
Spero
che il nostro mare possa essere, in questi giorni invernali, anche
per te un amico affezionato e premuroso.
Un
forte abbraccio
El barranco
Querida
amiga:
Deseo hablar contigo ahora que la casa está silenciosa. Acabo de desayunar, todavía llevo el albornoz puesto y de vez en cuando pongo en mi taza té caliente. Me siento bien, esta mañana me levanté temprano, fui a correr a lo largo del río Arno y luego me duché. Mis ojos aún guardan la imagen del agua del río. Mientras corría vi a unos pájaros que estaban quietos en la orilla, otros, con las alas abiertas, en las pequeñas islas de arena. Me los imaginé volando hacia el oeste y al final posándose en la playa de nuestro mar, el que tuve a mi lado durante el verano pasado.
Tuviste mucho valor cuando en octubre, dejaste el trabajo de investigación en los laboratorios de Biología de la Universidad, que tanto te gustaba, para poder cuidar a tus padres. Me dijiste también, que desalojasteis la casa de campo donde vivías con tu nuevo marido, porque teníais muchos gastos, pero sobre todo para poder estar más cerca de tu familia. Tu marido no estaba muy contento de la mudanza, sin embargo lo convenciste de que vivir cerca del mar os habría ido muy bien a los dos, de que no tendríais que pagar alquiler, ya que la nueva vivienda era de tu familia y por último, de que su trabajo de traductor podía seguir haciéndolo en cualquier lugar.
Mientras escribo me gusta pensar que mi carta te va a acompañar durante los días grises y húmedos que pasarás en la antigua casa de tus padres.
Sé que echas de menos la vida de antes, sin embargo verás poco a poco los paisajes de nuestra tierra van a ayudarte y a darte cariño, como lo hicieron conmigo. Sobre todo el mar, que con su belleza, me arrancó la ansiedad que yo iba acumulando durante aquellos días de verano en nuestro pueblo.
Mi padre, como el tuyo, acaba de cumplir noventa años. Hace varios meses que le cuesta andar, por eso necesita a una cuidadora que esté con él todo el día. Pero la situación empeoró cuando, a raíz de una bronquitis aguda, tosía sin cesar y no lograba respirar bien.
Llegué a mediados de julio con mucha ilusión porque quería estar con él y deseaba ayudar a mis hermanos. Al bajar del avión, me encontré en un ambiente triste, donde se hablaba sólo de jarabes, pastillas, visitas al médico, rayos X, tos y catarro.
Por las noches, al lado del enfermo, yo dormía poco, pero eso no me molestaba, sin embargo lo que sí me entristeció mucho fue oír las palabras que un día de madrugada salieron de sus labios: Me gustaría tirarme de un precipicio. Ahora entiendo a un viejo tío, que al quedarse viudo, se suicidó arrojándose al pozo.
Cada día notaba más y más en sus ojos el deseo de morirse. Hubiera querido decirle que cada uno de nosotros debería aceptar la muerte con humildad y que de ser posible, se tendría que luchar por la vida, ya que es lo único que tenemos. También hubiera deseado susurrarle, que esperara su muerte sin ira y sin terror. Pero yo sé que esto es demasiado fácil de decir, por eso respeté su malestar y guardé silencio.
Afortunadamente, unos meses antes, siguiendo mi instinto, pedí a una amiga que me alquilara por dos semanas en agosto, un apartamento con una gran terraza y dos ventanas que se asomaban al mar. El piso estaba bastante cerca de casa de mi padre, quien no estaba completamente de acuerdo con mi decisión. En cambio eso fue mi salvación.
Durante muchos días me dediqué completamente a mi padre, luego llegó mi marido.
Nos trasladamos inmediatamente al apartamento cerca del mar, ya que una de las cuidadoras de mi padre regresó de su país, donde había ido a visitar a sus parientes.
Me puse muy contenta cuando llegaron, al cabo de unos días nuestros hijos ventiañeros, para pasar unos días con nosotros. Hacía mucho tiempo que no íbamos de vacaciones los cuatro juntos, era un milagro!! Fue genial, pasar aquellos días en ese lugar, donde el mar entraba por los ventanales y nos abrazaba.
En aquellos días iba de un lado al otro, salía triste de la antigua casa de la familia y me dirigía pensativa al apartamento de la playa.
Deseo hablar contigo ahora que la casa está silenciosa. Acabo de desayunar, todavía llevo el albornoz puesto y de vez en cuando pongo en mi taza té caliente. Me siento bien, esta mañana me levanté temprano, fui a correr a lo largo del río Arno y luego me duché. Mis ojos aún guardan la imagen del agua del río. Mientras corría vi a unos pájaros que estaban quietos en la orilla, otros, con las alas abiertas, en las pequeñas islas de arena. Me los imaginé volando hacia el oeste y al final posándose en la playa de nuestro mar, el que tuve a mi lado durante el verano pasado.
Tuviste mucho valor cuando en octubre, dejaste el trabajo de investigación en los laboratorios de Biología de la Universidad, que tanto te gustaba, para poder cuidar a tus padres. Me dijiste también, que desalojasteis la casa de campo donde vivías con tu nuevo marido, porque teníais muchos gastos, pero sobre todo para poder estar más cerca de tu familia. Tu marido no estaba muy contento de la mudanza, sin embargo lo convenciste de que vivir cerca del mar os habría ido muy bien a los dos, de que no tendríais que pagar alquiler, ya que la nueva vivienda era de tu familia y por último, de que su trabajo de traductor podía seguir haciéndolo en cualquier lugar.
Mientras escribo me gusta pensar que mi carta te va a acompañar durante los días grises y húmedos que pasarás en la antigua casa de tus padres.
Sé que echas de menos la vida de antes, sin embargo verás poco a poco los paisajes de nuestra tierra van a ayudarte y a darte cariño, como lo hicieron conmigo. Sobre todo el mar, que con su belleza, me arrancó la ansiedad que yo iba acumulando durante aquellos días de verano en nuestro pueblo.
Mi padre, como el tuyo, acaba de cumplir noventa años. Hace varios meses que le cuesta andar, por eso necesita a una cuidadora que esté con él todo el día. Pero la situación empeoró cuando, a raíz de una bronquitis aguda, tosía sin cesar y no lograba respirar bien.
Llegué a mediados de julio con mucha ilusión porque quería estar con él y deseaba ayudar a mis hermanos. Al bajar del avión, me encontré en un ambiente triste, donde se hablaba sólo de jarabes, pastillas, visitas al médico, rayos X, tos y catarro.
Por las noches, al lado del enfermo, yo dormía poco, pero eso no me molestaba, sin embargo lo que sí me entristeció mucho fue oír las palabras que un día de madrugada salieron de sus labios: Me gustaría tirarme de un precipicio. Ahora entiendo a un viejo tío, que al quedarse viudo, se suicidó arrojándose al pozo.
Cada día notaba más y más en sus ojos el deseo de morirse. Hubiera querido decirle que cada uno de nosotros debería aceptar la muerte con humildad y que de ser posible, se tendría que luchar por la vida, ya que es lo único que tenemos. También hubiera deseado susurrarle, que esperara su muerte sin ira y sin terror. Pero yo sé que esto es demasiado fácil de decir, por eso respeté su malestar y guardé silencio.
Afortunadamente, unos meses antes, siguiendo mi instinto, pedí a una amiga que me alquilara por dos semanas en agosto, un apartamento con una gran terraza y dos ventanas que se asomaban al mar. El piso estaba bastante cerca de casa de mi padre, quien no estaba completamente de acuerdo con mi decisión. En cambio eso fue mi salvación.
Durante muchos días me dediqué completamente a mi padre, luego llegó mi marido.
Nos trasladamos inmediatamente al apartamento cerca del mar, ya que una de las cuidadoras de mi padre regresó de su país, donde había ido a visitar a sus parientes.
Me puse muy contenta cuando llegaron, al cabo de unos días nuestros hijos ventiañeros, para pasar unos días con nosotros. Hacía mucho tiempo que no íbamos de vacaciones los cuatro juntos, era un milagro!! Fue genial, pasar aquellos días en ese lugar, donde el mar entraba por los ventanales y nos abrazaba.
En aquellos días iba de un lado al otro, salía triste de la antigua casa de la familia y me dirigía pensativa al apartamento de la playa.
Alguna
que otra noche, sobre todo durante el fin de semana, tenía que
remplazar a la cuidadora. Sentada cerca de mi padre, cuando su tos
se hacía cruel, volvía a tener la sensación de que él estaba
de pie al borde de un barranco e iba a arrojarse.
Por la mañana corría de nuevo hacia nuestro apartamento y contemplaba el azul del mar, sentada en el balcón, para olvidar la oscuridad del despeñadero donde mi padre quería echarse. Miraba detenidamente el horizonte. De vez en cuando un barco aparecía a lo lejos. El casco de la nave avanzaba lentamente.
Me parecía el mismo buque que contemplaba un día, cuando de pequeña miraba el mar sentada en la playa, mientras que tú y las otras chicas os bañabais. Su movimiento lento me infundía deseos de libertad y ganas de descubrir nuevos mundos.
Por la mañana corría de nuevo hacia nuestro apartamento y contemplaba el azul del mar, sentada en el balcón, para olvidar la oscuridad del despeñadero donde mi padre quería echarse. Miraba detenidamente el horizonte. De vez en cuando un barco aparecía a lo lejos. El casco de la nave avanzaba lentamente.
Me parecía el mismo buque que contemplaba un día, cuando de pequeña miraba el mar sentada en la playa, mientras que tú y las otras chicas os bañabais. Su movimiento lento me infundía deseos de libertad y ganas de descubrir nuevos mundos.
¿Te
acuerdas de la época triste de mi infancia, en que mi madre estaba enferma?
El mar azul entonces fue capaz de darme fuerza, como lo ha ido haciendo a lo largo de todos esos años.
Espero que nuestro mar pueda ser también para ti, en estos días de invierno, un amigo cariñoso y fiel
Un fuerte abrazo
El mar azul entonces fue capaz de darme fuerza, como lo ha ido haciendo a lo largo de todos esos años.
Espero que nuestro mar pueda ser también para ti, en estos días de invierno, un amigo cariñoso y fiel
Un fuerte abrazo