Un sabato di
fine autunno, piuttosto freddo e piovoso, abbiamo invitato a cena
alcuni amici, che non vedevamo da tanto tempo. Siamo stati bene,
prima a tavola e poi seduti sul divano rosso, raccontandoci
tante cose sulla nostra vita, parlando di alcuni argomenti di
attualità e ridendo di alcune cose buffe che ci erano capitate. Non
ricordo come mai alla fine della serata era spuntata fuori la
storia di Guido, un nostro coetaneo che come tutti noi si era
trasferito a metà degli anni settanta a Firenze per studiare
all'Università.
Uno dei
nostri invitati cominciò raccontando:
Guido,
quando lo conobbi era un ragazzo taciturno e introverso, ma molto
gentile e generoso. Si innamorò ben presto di una bella
studentessa del corso di storia medievale cui prestava gli appunti.
Lei faceva
le fotocopie in uno stanzino vicino alla biblioteca. Lui, seduto
nella sala di lettura, poteva osservare dalla porta finestra la
ragazza e ammirare la sua sveltezza e determinazione nel fare le
cose. Ma quello che più gli piaceva di lei erano i suoi gesti, in
particolare quando si liberava il viso da una ciocca ribelle di
capelli neri. Questo succedeva ogni volta che gli restituiva gli
appunti, impregnati da quell’ odore forte tipico delle
fotocopiatrici dell'epoca.
Cominciarono
a frequentarsi e, prima di laurearsi, lui si trasferì
nell'appartamento che lei divideva con altre studentesse.
Erano una
coppia un po' bizzarra, lei, rapida e decisa in tutto, aveva sempre
smania di comunicare i suoi pensieri e soprattutto farli piacere
agli altri. Lui parsimonioso nel fare tutte le cose, poteva
sembrare un po' flemmatico. Spesso lei non gli permetteva quasi di
aprire bocca, ricordo un annuncio che ci dettero:
- Abbiamo
trovato un appartamento in affitto tutto per noi, siamo proprio
felici, vero Guido, diceva lei.
- Non ci
piaceva più stare con…... Diceva lentamente Guido dando enfasi
all'ultima preposizione.
- Eravamo
stanchi di abitare con altri studenti, ma soprattutto scocciati
di condividere il bagno e la cucina, diceva lei di corsa e
incidendo su ogni parola come colpi di mitraglia.
Appena finì
gli studi Guido vinse un concorso, entrando quindi a fare parte della
pubblica amministrazione e si sposò con quella ragazza che aveva una
gran fretta di maritarsi.
Avevano
trenta anni quando ebbero il primo bambino. Dopo tre anni dalla
nascita del primogenito nacquero due gemelli.
Guido, fu
sempre l'ombra della moglie, faceva tutto quello che era necessario,
per la casa e per i figli, forse con poco entusiasmo ma senza mai
lamentarsi; la sera quando i bambini erano al letto si chiudeva in
bagno e passava del tempo a leggere seduto sul W.C.; a volte riempiva
la vasca e si faceva un bagno caldo, fumava una sigaretta alla
finestra e si godeva quei momenti di solitudine.
Fino a
quando la moglie non lo chiamava:
- Guido
vieni al letto è tardi
- Arrivo
tra cinque minuti diceva lui, mentre metteva a posto gli asciugamani
che aveva messo alla finestra per non far loro prendere odore di
fumo.
Gli anni
passavano e tutti si resero conto che le cose tra marito e moglie
erano cambiate:
- Lei
non aveva più bisogno di Guido, dato che il suo scopo di vita era
stato raggiunto: una buona posizione economica, la casa al mare, i
figli laureati, amici influenti, ecc., quindi, non doveva più
programmare la vita del marito. Disse il narratore della storia
perentorio.
- Non
essere così drastico, e vero che a lui piaceva lasciarsi guidare
dalla moglie, ma forse la nuova situazione poteva migliorare la sua
vita, finalmente libero. Dissi io.
- No, in
quel periodo soffriva molto, perché amava ancora la moglie e sentiva la mancanza dei suoi pareri; lo si vedeva sempre triste e trasandato.
Durante il
giorno, continuò dicendo il narratore, non voleva pensare al
pericolo imminente di rottura con la moglie, poi quando la sera
rimaneva da solo leggeva fino all'alba per dimenticare il suo
disagio.
La moglie
cominciò ad uscire con i colleghi di lavoro o con le amiche; a
volte, con qualche scusa, non tornava a casa la notte. Lei aveva
altro per la testa e quindi aveva perso ogni interesse verso
Guido.
Fu un
cambiamento brusco, quasi doloroso per lui, perché non sapeva
vivere senza i consigli e disposizioni della moglie.
I figli
erano andati via di casa a studiare e in seguito avevano trovato
lavoro in un'altra città, quindi erano rimasti marito e moglie da
soli nell'appartamento che avevano comprato dopo sposati.
Guido, in
quel brutto periodo, le poche volte che andava al lavoro, non si
concentrava, le giornate diventarono per lui lente e noiose, trovava
sollievo solo fumando sigarette e leggendo i suoi libri. Non usciva
più di casa e da allora si lasciò la barba lunga.
Una mattina
si svegliò con un dolore atroce al petto, la moglie lo portò subito
al pronto soccorso e dopo molte analisi e indagini approfondite
scoprirono che aveva un tumore ai polmoni.
Guido fu
molto fortunato, perché la massa cancerogena gli si era annidata
sul polmone destro, quindi un'operazione piuttosto delicata poté
liberarlo da quelle cellule impazzite.
Seguirono
lunghe sedute di chemioterapia, ma Guido non si abbatteva mai e
trovava l'energia per incoraggiare la moglie, la quale era in ansia e
in uno stato quasi di depressione, mentre continuava a leggere uno
dopo l'altro i libri che aveva sempre con sé. La moglie in quel
periodo si riavvicinò al marito, non tanto perché fosse malato, ma
perché piano piano riprese ad amare la serenità con cui lui
affrontava la malattia; pensare che qualche mese prima non lo
sopportava. Quando fu dimesso dall'ospedale lei cominciò a curarlo
con dedizione e amore.
Ottenne un
pre-pensionamento a causa delle numerose cure che
doveva fare dopo l'operazione, quindi si trovò a sessanta anni ad avere tutta la
giornata per sé.
- Cosa
poteva fare Guido?
- Andare
in biblioteca tutte le mattine. Abbiamo detto tutti a voce alta
quasi urlando e ridendo.
Guido ogni
giorno usciva di casa verso le 9.30 per poter essere seduto in
biblioteca alle dieci in punto.
Aveva deciso
di organizzare la lettura, che era la cosa che più gli piaceva,
come un lavoro, seguendo degli orari precisi.
- Lui che
non aveva mai pianificato la sua vita, in quel momento ci riusci e
come. Disse uno dei nostri ospiti.
- L'ho
visto poche settimane fa: era in forma e con gran entusiasmo mi ha
raccontato la sua nuova vita e mi ha invitato a cena. E' stata una
serata molto piacevole, mi ha consigliato alcuni libri e ho
ascoltato volentieri i suoi aneddoti riguardanti le persone che
frequentano assiduamente la biblioteca. Ci disse un altro del
gruppo.
La serata
era finita quando un ospite, verso mezzanotte, si era alzato dicendo
che l'indomani doveva svegliarsi presto e quindi ci ringraziava e
salutava. Piano piano sono tutti andati via.
La storia di
Guido, nonostante lo conoscessi ben poco, mi aveva molto incuriosita
e mi era rimasta nella testa tutta la notte.
Il Lunedì
successivo sono andata in biblioteca, perché avevo ricevuto una
telefonato di una impiegata che mi diceva che avevano trovato una mia
fotografia nell'ultimo libro che avevo preso in prestito:
Appena sono
entrata nella sala di lettura quasi deserta ho notato Guido che
sorrideva mentre girava lentamente le pagine di un libro.
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