Qualche
mese fa sono andata in biblioteca a prendere in prestito un libro di
racconti di una scrittrice canadese. Gli ultimi racconti mi sono
piaciuti molto, li sentivo miei, allora come segna-libro ho preso una
fotografia a me molto cara.
La
fotografia, in bianco e nero, era stata scattata, un inverno di
qualche anno prima, da mio fratello. Sullo sfondo si vedeva il Ponte
Vecchio, in primo piano, mia cognata ed io, appoggiate alla spalletta
del ponte S. Trinità sull'Arno e lateralmente, vicino a me, c'era
U. con lo sguardo verso sinistra. Ci coglieva in un momento speciale, da quando era morta mia madre, erano
sorti alcuni malintesi a causa dell'eredità di alcune terre. Finalmente c'eravamo incontrati mio fratello ed io, dopo molti mesi che non ci
vedevamo.
Ricordo
quei mesi dolorosi che seguirono la perdita di mia madre.
Mio padre si sentiva solo e smarrito nella grande casa. Mi avrebbe
voluta vicino a lui e ogni tanto, nei momenti di grande sconforto, mi
diceva al telefono che non avrei dovuto abbandonare la Catalogna per andare
ad vivere in Toscana con U. quando avevo vent'anni. Questo mi rattristava.
Avevo
lasciato un messaggio nella segreteria telefonica di mio fratello,
che diceva:
- Hi
ha un concert a Firenze de Ivano Fossati. Vols venir? Us agafo les
entrades?1
Era
alcuni mesi che non sentivo la sua voce, avevo voglia di
abbracciarlo.
Dopo
qualche giorno mio fratello mi ha fatto sapere che sarebbero venuti
lui e la moglie molto volentieri a sentire il cantautore che tanto
amava, ne sono stata molto felice.
Abbiamo
passato delle belle giornate; il concerto, le passeggiate, le
chiacchierate,ma soprattutto le cene a casa nostra ci hanno
riappacificati.
Non ho
pensato più a quella fotografia fino a quando un giorno mi ha
chiamato un’amica che non vedevo da tanto, e mi ha detto che,
mentre la bibliotecaria registrava il libro, da lei scelto per
prendere in prestito, era caduta una fotografia.
- Chi
sa chi saranno queste persone?, disse la bibliotecaria.
- Mi
faccia vedere potrei conoscerle. Rispose la mia amica in tono
scherzoso.
Effettivamente
riconobbe U. e me. Si sentiva dalla sua voce che era felice di aver
trovato la nostra immagine in quel libro.
Quella
fotografia perduta mi ha fatto riallacciare i contatti con l’ amica
e rivedere un vecchio compagno dell'università.
Appena
sono entrata nella sala di lettura quasi deserta, dove mi ero recata
dopo la telefonata della impiegata della biblioteca, ho visto Guido
che leggeva. Mi sono avvicinata a lui per salutarlo.
- Quanto
tempo senza vederci? Come stai?. Mi domandò lui sorridente.
- Bene,
oggi comincio a lavorare tardi e sono più rilassata, gli risposi,
sedendomi accanto a lui.
- Lo
sai che io sono in pensione dopo una lunga malattia e che adesso
ogni giorno vengo in biblioteca, mi disse con una voce allegra,
mentre chiudeva il libro che stava leggendo.
- Sono
contenta che tu possa coltivare la tua grande passione.
- Si,
finalmente ho raggiunto la pace, sia con mia moglie che con me
stesso. Mi piace molto leggere, ma anche poter osservare e ascoltare
i frequentatori della sala di lettura, soprattutto quelli della
mattina; se hai un po' di tempo vorrei raccontarti le mie giornate
in biblioteca.
- Molto
volentieri. Fino alle undici posso rimanere con te.
Allora
Guido cominciò un lungo racconto:
Arrivo
tutti giorno verso le dieci. Vado prima nella bella terrazza
all'ultimo piano, leggo il giornale e do una occhiata ad alcune
riviste che prendo in prestito. In quel momento mi sembra di poter
abbracciare il Duomo, che spunta come un fungo gigante tra i
tetti. Il fatto di vederlo dall'alto e da vicino, mi sembra di
poterlo toccare quasi con le ditta; ogni volta mi emoziono. Ed è
allora che mi ripeto quanto sono fortunato nel vivere in questa
città; anche solo per il fatto di poter ogni mattina sedermi a
leggere all'aperto e gustarmi tutta questa bellezza architettonica e
artistica. Nella terrazza, d'inverno ci sono poche persone, solo
alcuni studenti delle superiori, imbacuccati con sciarpe e cappelli,
che hanno marinato le lezioni.
Verso
le undici mi siedo nella sala di lettura, vicino alla finestra e apro
il mio romanzo. Ogni mese scelgo un autore e leggo le opere più
importanti. Adesso ho tra le mani un libro di Simenon.
Forse
l'atmosfera famigliare di provincia che sprigionano le opere di
questo grande scrittore francese fa che abbia interesse e che
immagini una parte della vita delle persone che leggono accanto a
me.
A
quell’ ora ogni giorno arriva un omino ricurvo e un po' trasandato
che si siede sempre nello stesso posto e prende alcuni giornali,
dopo aver dato un'occhiata generale ad ogni quotidiano, apre la
pagina dei necrologici, tira fuori un piccolo quaderno e ci scrive
qualcosa.
Un
giorno, in cui mi ero avvicinato a lui per prendere un libro da uno
scalfale, ho visto che la sua calligrafia piccola a bella. Le
pagine del quadernino erano riempite totalmente tanto erano fitte.
- Cosa
scriverà tutti giorni, mi sono chiesto? Non credo che abbia
conosciuto tutti quelle persone decedute. Disse Guido.
- Forse
gli piace immaginarsi brandelli della vita di defunti sconosciuti,
ho risposto io.
- Magari
sta scrivendo un libro, mi piacerebbe parlare con lui. Prima o poi
lo farò.
Verso
mezzogiorno la sala di lettura comincia a prendere vita: alcune
persone restituiscono i libri presi in prestito e generalmente ne
prendono altri, a quell’ ora arriva trafelata una signora bionda
sulla sessantina; credo che non lavori o che sia in pensione perché
ogni tanto ha con sé una borsa della spessa;
- solo
noi pensionati o casalinghi possiamo permetterci il lusso di andare
al mercato di mattina. Commentò Guido.
La
signora è ancora attraente, nonostante l'età. Prende dallo
scalfale sempre lo stesso libro, dove di nascosto ha lasciato un
cartoncino come segnalibro e inizia la lettura. Sorride, guarda la gente e sospira, a
volte arrossisce. Dopo mezz'ora chiude il libro e se ne va più
leggera di prima.
- Cosa
pensi che legga tutti i giorni?
- Sarà
un libro divertente, magari di racconti o storie brevi, potendone
così leggere una ogni giorno, ho detto io.
- Sì,
è un libro spassoso soprattutto per i sensi; e immagino che non
voglia che i suoi famigliari scoprano i suoi gusti letterari.
Disse Guido.
- Ah,
ho capito,letteratura erotica?
- Si,
ho intravisto l'autore del libro: Henry Miller.
- Mi
piace la tua biblioteca, ognuno coltiva le sue passioni. Dissi io
guardando l'orologio e vedendo che era l'ora di andare via.
Salutai
Guido in fretta e furia e andai di corsa al lavoro.
Quella
sera a letto ho preso il romanzo che avevo iniziato da poco, ma ben
presto i personaggi del mio libro si sono mescolati con la figura
di Guido, le scritte fitte dell'omino dei necrologici e il sorriso
accattivante della signora bionda che godeva da sola. Lentamente i
miei occhi si sono chiusi e il libro si è piegato in avanti
lasciando cadere una fotografia, quella che era il mio segnalibro
preferito.
1
C'è un concerto a Firenze di
Ivano Fossati. Venite? Volendo posso prendervi i biglietti!