Luego olvidé la carta, que tanto me gustó escribir, y quedó escondida en un estante polvoriento del garaje.
sabato 24 novembre 2012
La carta perdida - la lettera perduta
Luego olvidé la carta, que tanto me gustó escribir, y quedó escondida en un estante polvoriento del garaje.
lunedì 19 novembre 2012
La bisabuela en las nubes - La bisnonna tra le nuvole
- Ma dove eri? E’ da più di un’ora che ti sto chiamando, disse quasi urlando.
Poi, un po’ più calma, mi raccontò che mio padre era stato ricoverato in ospedale. Quella notizia è stata per me come una doccia fredda. Anche quando mia madre era caduta, tre anni prima, era successa la stessa cosa, il telefono squillava a vuoto.
Da quello che mia sorella diceva, sembrava che mio padre avesse avuto un’embolia celebrale. La parte destra del corpo era compromessa, ma la sua testa era ancora lucida.
- I dottori dicono che con alcune sedute di fisioterapia recupererà molti movimenti. Non è una cosa grave come sembrava all’inizio. Mi sono presa un bello spavento e tu senza farti viva.
Dopo pochi giorni, approfittando dall’inizio delle vacanze di Natale, sono partita per andare a trovare mio padre. In aereo, mentre volavo da Firenze a Barcelona pensavo a lui, che da quando era rimasto vedovo viveva da solo nella vecchia casa. Solo negli ultimi mesi aveva accettato che di notte una badante dormisse nella stanza accanto alla sua. Rimuginavo sull’inesorabile destino di quella casa e lo confrontavo col suo passato pieno di vita. Guardando le nuvole, mi è venuta in mente la bisnonna Teresa, quella che aveva dato il nome a mia madre. Non l'avevo mai conosciuta, ma tutti la ricordavano con affetto. Era una donna allegra e ridanciana, che sposandosi col mio bisnonno, aveva portato nella vecchia casa una vampata di felicità.
Mia madre mi raccontava che sua nonna Teresa aveva un bel viso con dei grandi occhi neri come il carbone. La sua carnagione scura le dava un' aria esotica di cui lei era orgogliosa. Il suo seno prominente risaltava in un corpo ben proporzionato. Lei era fiera del suo petto, che spingeva in fuori camminando per le vie del paese. Cantava mentre cucinava o quando cuciva, seduta nel cortile. Amava stare con la gente, ben presto si era fatto amico tutto il vicinato. Invitava spesso parenti e amici a mangiare nel suo patio pieno di fiori, gesto non molto comune nel paese.
Trovai mio padre cambiato. Camminava a stento, aveva bisogno sempre di qualcuno, questo lo mortificava. Le giornate col malato scorrevano lente. La mattina lo portavo fuori e seduti su una panchina gli leggevo il giornale. Dopo pranzo lui faceva un sonnellino piuttosto lungo, poi gli preparavo un infuso e giocavamo a carte. Un pomeriggio abbiamo guardato fotografie. Da una vecchia scatola di latta, dove erano raccolte le fotografie più antiche, ne ho tirato fuori alcune, dove apparivano, i miei nonni, mia madre e la sorella. Poi lui me ne ha indicato una.
- Questa è la fotografia del giorno delle prime nozze della tua bisnonna Teresa, disse mio padre.
- Ma quante volte si è sposata la bisnonna?
Mio padre cominciò a raccontarmi la storia di quella donna, che lui aveva conosciuto il giorno in cui andò ad abitare nella casa della famiglia di mia madre.
La bisnonna era arrivata da una frazione vicina, su un carro accompagnata dal padre, con un baule che conteneva il suo corredo. Si sposò con Juan, il figlio maggiore dei miei trisnonni. Subito si sentì amata, per il suo carattere gioviale, da tutti i membri della famiglia, tranne che da Francisco, il figlio più piccolo. Francisco aveva un bel viso incorniciato da folti capelli rossi. I suoi genitori l'avevano mandato a studiare in collegio in una città vicina. Ogni tanto, però, nel periodo dei raccolti, ritornava a casa, per aiutare la famiglia.
Dopo due anni Juan morì di polmonite. I suoceri non volendo perdere la brava nuora, le proposero di maritarsi con Francisco, allora ventenne, ma a una condizione: doveva dimostrare di essere fertile, rimanendo incinta prima del matrimonio. Nel frattempo Francisco lasciò gli studi e dovette prendere le redini dei lavori agricoli.
Mio padre non seppe dirmi come andò la vicenda del secondo sposalizio della bisnonna, ma si ricordava che Teresa e Francisco avevano avuto quattro figli: due maschi e due femmine.
L’indomani, mentre lui dormiva, andai in soffitta a cercare qualche testimonianza di quella storia. In una valigia trovai le lettere ingiallite che Teresa aveva scritto a Francisco. La calligrafia era bella, da cui dedussi che Teresa aveva avuto la fortuna di frequentare la scuola primaria. Lessi tutte le lettere, poi ne presi una e la infilai tra le pagine del libro che stavo leggendo.
Dalla fitta corrispondenza capii come era andata la faccenda. Teresa credeva di non piacere a Francisco e sospettava che i suoi suoceri stessero minacciando di diseredarlo, se non avesse accettato lei come sposa. Questo pensiero la rattristava molto. Lei si trovava bene in quella famiglia, ma conosceva appena Francisco e lui sembrava volere scappare ogni volta che si incontravano. Cosa doveva fare? Una donna vedova e povera non aveva molte scelte, le dicevano tutti. I suoi genitori e il prete del paese la spingevano ad accettare la proposta della famiglia del suo defunto marito. Ma lei dubitava.
Un giorno le vennero in mente i libri che Francisco lasciava su una sedia della sala da pranzo, stanza dove non entrava mai nessuno, la famiglia consumava tutti i pasti nella grande cucina. Aveva sentito dire alla suocera che Francisco prendeva i libri in prestito dal vecchio maestro del paese. Allora decise di andare dall'insegnante per chiedergli consiglio.
Il maestro, che abbracciava fermamente le idee repubblicane, le disse che non era giusto che una donna si vedesse obbligata a sposare un uomo quasi sconosciuto. Le consigliò di scrivere una lettera a Francisco. La corrispondenza, per non destare sospetti, poteva essere indirizzata al maestro.
- Ma lui mi ignora ed è sempre scontroso, disse Teresa.
- Francisco agisce così perché è inesperto in amore ed ha paura di fare brutte figure.
Teresa non ci poteva credere, aveva sempre pensato che lui non fosse interessato a lei. Scrisse una lettera a Francisco. Lui rispose subito. Cominciarono così, con l’aiuto del maestro, una lunga corrispondenza. Una notte si diedero appuntamento in soffitta. All’inizio si sentivano un po’ in imbarazzo. Francisco acese una candela e cominciò a parlare del libro che stava leggendo. Teresa lo ascoltava concentrata e ogni tanto gli chiedeva qualcosa.
Via via che passavano i giorni imparavano a conoscersi e piano piano a capire i loro sentimenti. Le lettere diventavano sempre più appassionate. Una notte si amarono su una vecchia panca. Dopo qualche settimana Teresa capì di essere incinta. Francisco ne fu molto contento.
In quei giorni i suoceri, vedendo che niente accadeva, fecero sapere alla nuora che non potevano aspettare più a lungo e che tra due giorni sarebbe stata riaccompagnata dalla sua famiglia di origine. Francisco arrossì mentre annunciava:
- Teresa aspetta un figlio mio.
Tutti saltarono dalla gioia e prepararono in fretta e furia le seconde nozze.
- Perché mia madre non mi aveva mai raccontato quella bella storia d'amore? Mi domandai.
L'indomani ritornai in soffitta e ritrovai in un baule alcune lettere che Francisco aveva scritto a Teresa. Dopo averle lette, le ordinai e le misi, insieme alle altre. Raccontai a mio padre della scoperta, ma lui non sembrava molto interessato a quelle lettere.
- Prendile, io non so cosa farne.
Mio padre piano piano cominciava a muovere la parte destra del corpo, non bisognava più imboccarlo. Dopo le feste sono ripartita per Firenze. Mentre volavo verso l'Italia ho riletto la lettera che avevo nascosto nel mio libro.
Caro Francisco,
come in un sogno sono stata catapultata nella vostra casa, quando avevo appena diciotto anni. Tuo fratello, più grande di me di sei anni, è stato sempre gentile e mi ha voluto bene durante il breve tempo che abbiamo vissuto insieme. Ti chiederai se anch’io lo amavo. Ti posso dire che ammiravo la sua bontà e la sua intelligenza. Juan è stato il mio primo e fedele pretendente, allora avevo quindici anni e ne ero intimorita, ma lentamente mi abituai a lui. I mie genitori, essendo più poveri di voi, vedevano in Juan un buon partito. Io non potevo deluderli, per cui, anche se non ne ero innamorata, acconsentii alle nozze. Il mio matrimonio è durato così poco. Ho trascorso due anni belli a casa vostra. I tuoi mi hanno fatto sentire sempre a mio agio. Mi hanno permesso di fare piccole lavori di muratura nella vostra casa secolare, cosa che nessuno aveva mai osato fare prima.
Tu invece mi sfuggivi sempre. Forse senza volere, ti ho fatto qualcosa di male? Quando entravo in cucina ti nascondevi dietro i tuoi libri. Ogni tanto ne lasciavi uno dimenticato su una sedia che io leggevo di nascosto, mentre tutti dormivate la siesta.
Ho sofferto dopo la morte di Juan, ma adesso ho voglia di rinascere.
Vorrei tanto che tu mi rispondessi
Teresa
Ho rimesso la lettera dentro del libro e mi sono detta:
- E’ stata brava la bisnonna a fare il primo passo, ha agito con intelligenza e coraggio.
Ho guardato a lungo dal finestrino le nuvole e ho pensato di nuovo a mio padre nella vecchia casa, mi sono sentita un po’ sollevata ricordando che non era da solo e senza quasi accorgermi, mi sono appisolata.