Quella
mattina di fine aprile ero libera, non dovevo andare a scuola a fare
lezione ai miei studenti. Non so perché, ma ho subito iniziato a
fare delle cose diverse, da quelle che solitamente facevo i giorni
in cui non lavoravo. Forse sarebbe meglio dire, che erano su per
giù le cose di sempre, ma fatte in tempi inconsueti.
Mi piace
chiamarle, per questo, cose rovesciate. Eccone un elenco:
Non ho messo
la sveglia, quindi mi sono alzata dopo U., il quale mi ha
preparato la colazione.
Sono andata
a correre lungo l'Arno alle otto del mattino, al rientro ho trovato
lui alla porta di casa, che mentre stava per uscire mi ha salutata affettuosamente. Ero da sola
nell'appartamento. Ho rotto il magico silenzio ascoltando una canzone
di Mercedes Sosa, todo cambia.
Ho fatto una
doccia calda con la porta e la finestra del bagno spalancate, per
fare entrare l'aria fresca del mattino e per sentire la musica
proveniente dalla sala.
Alle nove,
nel tavolo della cucina ho cominciato a sgranare i piselli, che
avevo comprato al mercato il giorno prima. Subito mi è venuto in
mente un racconto contenuto in un libro di un scrittore francese,
Philippe Delern, che la professoressa di lettere, di prima superiore
di nostro figlio, aveva dato da leggere.
Quella
mattina rovesciata ho sentito il rumore dei piselli, non di quelli
che stavo sgranando, bensì di quelli che la mia mente immaginava,
ricordando il lontano pomeriggio, in cui io e mio figlio leggevamo
quel racconto ad alta voce.
Poi mi sono
messa fare tante cose per la scuola seduta davanti al computer,
indossando sempre l'accappatoio arancione. Mi sono vestita dopo
mezzogiorno.
All'una non
ho mangiato la mia consueta insalata, bensì un pezzettino di
tortilla di patatas, che era rimasto dalla sera prima.
Durante il pasto ho bevuto una birra, mentre leggevo il quotidiano
del giorno prima, cosa strana in me che bevo sempre acqua. Verso le due mi sono seduta sul divano a leggere
un romanzo che avevo appena cominciato e mi sono un po' appisolata.
Sono uscita
di casa per recarmi in banca, alle due e mezza. Avrei dovuto esserci
andata la mattina, ma mi era passato di mente. Per fortuna non c'era
nessuno, per questo ho potuto parlare col cassiere, un ragazzo
giovane e gentile, con cui non avevo mai scambiato più di quattro
parole, dato che tutte le volte che andavo in banca, all'ora di
punta, c'era tanta gente e bisognava sbrigarsi. Gli ho raccontato
del misterioso pagamento on-line, che U. aveva
eseguito, a una ditta cinese per l'acquisto di un cofanetto di
dischi. Secondo i cinesi il pagamento non era mai stato effettuato.
Nella lista
di movimenti c'era quel versamento, ma il beneficiario era una
grande libreria italiana.
- Che
strano, cosa c'entra una dita cinese con la libreria italiana? Ho
detto io.
Il cassiere
ed io ci siamo messi a ridere, perché la cosa ci sembrava buffa.
- Tutto può
essere, ma che i libri italiani provengano dalla Cina, mi sembra
impossibile. Ha detto sempre ridendo il giovane bancario.
Alla fine
abbiamo capito che avevamo sbagliato, stavamo guardando i movimenti
di un'altra carta di credito prepagata, nella quale per caso c'era un acquisto
con lo stesso importo: avevano ragione i cinesi il versamento non
era andato a buon fine.
Tornando a
casa ho pensato che se la mia mattina non fosse stata rovesciata,
non mi sarei fatta quelle belle risate.
Nessun commento:
Posta un commento