venerdì 3 ottobre 2014

Il divano


















La giornata era bellissima, il sole delle undici illuminava totalmente la strada quando Emma uscì di casa. Avrebbe dovuto essere contenta, ma c'era qualcosa che l'impediva di stare bene.
Quel sabato non doveva lavorare quindi avevano deciso, lei e il marito, di andare a vedere alcuni divani, perché volevano fare dei cambiamenti nel mobilio di casa. Emma non amava molto recarsi ai negozi di arredamento col marito, perché ricordava che qualche volta, a causa delle loro diverse vedute, avevano litigato. Lei non se ne intendeva di mobili moderni, non guardava i particolari e si accontentava di cose semplici, invece il marito apprezzava molto il disegno e le buone rifiniture.
Non capiva bene cosa fosse successo quella mattina mentre si preparavano per uscire:
- Questo pomeriggio, prima di andare al concerto, possiamo fare una passeggiata per il parco. Disse Emma  al marito mentre si metteva le scarpe.
- Ho tante cose da fare, per favore non fare programmi per me. Disse lui un po' alterato.
- Ma cosa ti succede? Perché ti rivolgi a me così? Ti ho proposto di andare un po' prima al giardino e basta! Solo una persona chiusa e rigida può rispondere in questo modo. Disse Emma risentita, ma soprattutto stupita.
- Sai cosa ti dico, vai tu da sola a vedere i divani, non ho più voglia di uscire e poi ho tante cose da fare che sarà meglio che stia a casa. Disse lui perentorio.
Emma rimase a bocca aperta, senza poter credere a quello che le sue orecchie stavano udendo. Cercò di convincerlo ad uscire, ma non ci riuscì.
Apri la porta e la giornata piena di sole, che aveva tanto apprezzato dalla finestra, le sembrò buia e triste.
Si sforzò di non dare importanza alle frettolose parole che erano uscite, pochi minuti prima, dalla loro bocche, ma mentre camminava, sentiva che le particelle dell'aria avevano una strana forza negativa.
Arrivata al negozio, trovò il mobiliere che parlava al telefono, si guardò intorno e poi si sedette sul bel divano color senape che era esposto nella vetrina.
Chiuse gli occhi, accarezzò con la mano la stoffa dei braccioli e pensò:
- Cosa ci faccio qua in questa vetrina? Perché non sono contenta seduta su questi soffici cuscini di piume?
La gente passava per la strada, qualcuno si fermava ad osservare i mobili esposti. Ma nessuno sembrava vederla. Mentre stava per alzarsi senti una voce che le diceva:
- Signora, desidera avere delle informazioni su questo divano? Adesso sono a sua completa disposizione.
Il negoziante le fece vedere diversi divani moderni tappezzati con dei bei tessuti dai colori caldi, ma lei non riusciva a concentrasi.
Dopo mezza ora uscì dal negozio perché le girava un po' la testa.
Mentre tornava a casa, camminando lentamente, pensò che bastava ben poco perché una giornata diventasse storta.
Nel pomeriggio andarono al parco di una anica villa, dove un loro  amico cantava con altri due musicisti per ricavare fondi per il mantenimento del giardino secolare.
Prima di iniziare il concerto passeggiarono, insieme agli altri partecipanti, e fu chiesto loro di scrivere le sensazioni che via via sperimentavano muovendosi tra gli alberi secolari.
Emma si sforzava, ma niente le veniva da scrivere. Le dispiaceva molto di non partecipare con l'anima a quell'evento.
La sua testa si era chiusa, non apprezzava la bellezza del posto e niente usciva dalla sua penna.
- Ecco la sindrome del foglio bianco. Vorrei scrivere qualcosa, ma non riesco a tirare fuori nessuna sensazione interiore, pensò rattristita.
Durante il concerto i cantanti improvvisarono delle belle canzoni con i brani o le poesie scritte dai partecipanti e lentamente Emma cominciò a rilassarsi.
I giorni successivi, lei e il marito ripresero la loro routine, ma nell'aria era rimasta una leggera tensione.
Quella settimana  Emma aveva pensato di andare a vedere un altro negozio di divani, che il marito le aveva suggerito qualche giorno prima.
Decise di andarci di mercoledì, dato che quel giorno usciva prima dal lavoro. Ma quando stava preparandosi per raggiungere il posto era iniziato a piovere. La cosa più saggia sarebbe stata quella di tornare a casa,  ma lei  non si arrese e indossando una vecchia mantella, montò in bicicletta e attraversò la città sotto la pioggia.
La giornata era proprio brutta, ma  Emma era riuscita a trovare un po' di bellezza  mentre guardava incuriosita, il movimento degli ombrelli colorati, che coprivano la testa della gente indaffarata e frettolosa,  i muri dipinti con grandiosi murales e il via vai delle automobili, forse perché era tanto tempo che non passava da quelle strade.
Il negozio, posto in un viale trafficato, era molto grande. Entrò e attraversò lunghi corridoi e grandi sale dove erano esposti mobili moderni e accessori per bagno e cucina.
Vide in lontananza un divano color antracite, era quello che cercava, pensò.
Si sedette e chiuse gli occhi per qualche minuto. Alzando le palpebre vide subito un uomo, sotto un ombrello rosso, che la guardava. La salutò con un sorriso e presto spari lungo il marciapiede.
- Mi piace la gente che sorride. Pensò  Emma.
Dopo pochi minuti si alzò di scatto e uscì dal negozio con un'idea fissa in testa.
Sali in bicicletta, ma invece di dirigersi verso casa, se ne allontanò.
Pioveva a dirotto, ma la vecchia mantella azzurra riusciva ancora a coprirla. Attraversò strade e viali ingolfati di macchine, dopo poco arrivò davanti a un edificio di dieci piani.
Lasciò la bicicletta in una rastrelliera all'asciutto ed entrò nel moderno palazzo di vetro. Prese uno dei tanti ascensore e sali fino all'ultimo piano.
Attraversò due corridoi, con diverse porte a entrambi i lati. Quasi tutte erano aperte, ma lei si fermò davanti a una porta socchiusa.
Aspettò qualche secondo, per ascoltare se dentro ci fosse qualcuno. Ma non sentì nessun rumore.
Bussò alla porta.
- Avanti, potete entrare. Disse una voce maschile.
Emma entrò lentamente e si diresse verso l'uomo che era seduto davanti a una scrivania in fondo alla stanza. Lui era sorpreso, non riusciva quasi a parlare e alzandosi disse:
- Che bella sorpresa, non ci posso credere che tu sia venuta a trovarmi.
Si abbracciarono e baciarono come se fosse tanto tempo che non si fossero visti.
- Vieni a mangiare qualcosa con me. Le disse lui, ancora un po' stordito da quell' incontro inatteso.
Emma  era felice di essere stata invitata e soprattutto di aver deciso, dopo tanti anni, di andare da lui.
- Quanti anni è che non venivo a trovarti al lavoro?
- I bambini erano ancora piccoli, quando siete venuti insieme l'ultima volta a prendermi. Disse lui sorridendo, mentre gli veniva in mente l'immagine dei  due ragazzini che si trascinavano nel corridoi sopra la sedia con rotelle del suo ufficio.
- Sai che mi piace molto il divano color antracite, lo preferisco a quello color senape. Credo che nel nostro salotto ci starà benissimo. Disse  Emma mentre guardava intensamente il marito.












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