lunedì 10 settembre 2012

Le lingue prestate


Cara Esperanza:
Ti ho sentito al telefono triste e ho capito che ultimamente esci poco di casa, a causa del dolore costante che senti nella parte più bassa del collo.
Mi hai detto che ti hanno diagnosticato un’ernia cervicale, mi dispiace tanto. E' normale che questo ti abbia rattristata e amareggiata, ma tutto passerà. Mi hai fatto capire  che ti vergogni e che non sopporti quel collarino che devi portare, forse per questo non vai più a fare la spesa, la ordine per telefono e poi te la consegnano a casa.  Credo che ti farebbe bene vedere  vecchi amici, ma  da quando ti sei trasferita  a Torino hai tagliato i ponti con quasi tutti, volevi cambiare lavoro e allontanarti da  Firenze, dicevi. Mi dispiace non poter aiutarti adesso che sei lontana. 
Ogni tanto penso a te e mi chiedo se ancora lotti  tra il desiderio di rimanere e quello di  ritornare nella tua terra natale o forse adesso cominci a stare bene  nella nuova città e a mettere piano piano radici. Spero tanto che sia così.
Anche tu, come me, sei arrivata in  Italia da giovane, ma tu venivi da  Capo Verde, da molto lontano. Anche tu come me usavi due lingue, quella capoverdiana e il portoghese.
Noi due abbiamo tante  cose da condividere, forse  tu penserai  solo alle innumerevoli fatiche e problemi che abbiamo dovuto affrontare. Io invece  ti voglio convincere che ci sono tante cose positive nella  vita  di chi decide di lasciare la propria terra, per questo ho deciso di raccontarti la storia delle mie lingue intrecciate. Cercherò  di raggomitolare i tre fili linguistici che hanno colorato la mia vita e forse così riuscirò a farti sorridere.
Da piccola giocavo tutti giorni con mia cugina in una lingua per me un po’ straniera: il castigliano1. Per qualche ora della giornata, prendevamo in prestito questa lingua.
In famiglia e per strada parlavamo sempre catalano, mentre a scuola usavamo solo il castigliano. Questo perché in Spagna, durante il periodo franchista, era vietato insegnare le lingue  diverse da quella ufficiale. Prima, invece, durante la seconda repubblica, mia madre ha imparato a scrivere nella nostra lingua materna. La sua calligrafia era molto bella, ancora oggi l’apprezzo rileggendo le centinaia di lettere che lei mi ha scritto dopo la mia partenza per l’Italia.
Appena uscivamo dall'aula, nei corridoi, le maestre e noi scolari parlavamo in catalano. La mia vita si svolgeva in lingua catalana, ma ero affascinata da quest’altra nuova lingua, imposta o prestata a seconda dei momenti, che mi apriva il mondo.
I nostri vicini di casa parlavano il castigliano, erano emigrati dal sud della penisola. Giocando per la strada con i bambini andalusi, ho imparato molte parole nuove. Ho cominciato a leggere e a scrivere in castigliano.
Ricordo ancora, avrò avuto otto anni, la prima volta in cui ho visto, in qualche libro trovato in soffitta, alcune parole nella mia lingua materna. Le guardavo incuriosita, alcune non le sapevo leggere, altre invece erano parole antiche, come quelle che usava mio nonno. E'  deceduto quando avevo 11 anni, con lui sono morte anche tante parole antiche. Allora, come oggi, il catalano veniva contaminato da nuove parole spagnole.
Per molti anni mi sono sentita dimezzata. Sentivo che mi mancava qualcosa nella mia lingua nativa ma anche qualcos’altro nella lingua prestata.
In classe non riuscivo a leggere bene a voce alta. Mi si intrecciavano le due lingue.  Facevo fatica, ma mi piaceva molto imparare parole nuove e scriverle, anche se ho lottato molto con los tinteros2 e las  plumillas3 , che mi sporcavano le mani, i libri, i quaderni e, a volte, i vestiti.
Dopo poco, ho capito che era molto più facile leggere a voce bassa, senza temere il giudizio degli altri, allora tutto è diventato semplice e piacevole. Da allora ho cominciato a portarmi di nascosto di mia madre, dei libri a letto.
Un giorno, alle elementari, sono riuscita a studiare bene una lezione di scienze naturali e a prender un bel voto. Siamo rimaste di stucco, prima io e poi la maestra. Ricordo ancora qualche brano imparato a memoria: Antes, hace millones de años la tierra era redonda pero lisa. Hacía mucho frío. La tierra se arrugò, como nos pasa a nosotros cuando tenemos frío, así se formaron las montañas, los ríos y los mares4.
Dopo quasi 15 anni, dalla prima lezione di scienze nella mia piccola scuola di paese, arrivai innamorata in Toscana, con una valigia e la decisione di cambiare vita e corso di studi. Non parlavo una parola di italiano. Dopo poco tempo, a Firenze ho cominciato ad impadronirmi del gergo degli studenti universitari.
Meno male che dopo alcuni mesi ho imparato la parola: arrabbiato/a, i mie amici non la usavano mai, usavano solo il termine: incazzato/a, e io avevo assimilato quel suono senza conoscerne il vero significato.
Piano piano la nuova lingua prestata cominciava a impadronirsi del mio linguaggio.
Sono andata a vivere nel Chianti, in una casa colonica, con il mio  compagno e altri studenti. In seguito, mi sono iscritta alla Facoltà di Geologia di Firenze, forse questa scelta è nata da quella piccola felicità che avevo sentito durante la prima interrogazione sull’origine delle montagne o forse dalla visione dei bellissimi fossili che aveva in camera un amico che ci aveva ospitato nella sua casa di Bologna.
Per mantenermi agli studi universitari impartivo lezioni di spagnolo ad adulti in una scuola serale. Ricordo ancora una sera quando una signora anziana e molto distinta, che indossava sempre capellini ogni volta diversi, mi ha chiesto come si diceva in spagnolo la parola amo, sì, quello usato nella pesca.
Ho cominciato a sudare, in mente la parola che mi balenava era ham, termine catalano e non spagnolo.
Per qualche secondo ho respinto la parola ham, mentre cercavo di trovare dentro la mia testa la parola castigliana. Finalmente ho ripescato il termine giusto: Anzuelo.
Ho tirato un sospiro di sollievo e la signora Angelica, questo era il nome dell’anziana signora assetata di nuove parole, è rimasta contenta.
Chi l’avrebbe mai detto che quella bambina da grande avrebbe insegnato la sua “lingua prestata” a persone adulte, di un’altra nazione.
L'italiano è diventato in fretta la mia seconda lingua prestata, ma per molto tempo ho avuto timore di scrivere in questa lingua.
Per anni, ogni settimana ho scritto, in catalano, una lettera a mia madre, ora rileggendole rivedo pezzi della mia vita. Mi é sempre piaciuto leggere  libri e scrivere lettere  in spagnolo.
Ma adesso mi sento “tripartita”, cioè divisa fra tre lingue.
Lo si può vedere dalla lista della spesa che compilo ogni settimana, prima di andare al mercato.
Eccone un esempio: ous,5 queso,6 pa,7 oli8, sal9, birra, arroz10, plátanos11, mele, bledes12, insalata, tomates13, cigrons14, pesce, llet15, jabòn16, pasta , pelati, vi17 , sucre18.....
Amo ugualmente sia la mia prima lingua che la seconda, presa in prestito nell’infanzia, che la terza in età adulta.
Sento che, in ciascuna, mi manca qualche cosa. Questo mi ha fatto sentire, per tutti questi anni, più che poliglotta apolide di lingua. Adesso, ultra cinquantenne, ho deciso di adottare nei miei scritti l'italiano,  la lingua che avevo preso in prestito con timore.
Spero che presto di poter incontrarti presto. Cosa ne diresti di venire a passare un fine settimana da me? Ti aspetto, appena starai meglio e potrai viaggiare.
Aspetto una tua  risposta
Un abbraccio
Isabel





1 Attualmente è sinonimo di spagnolo
2 calamai
3 pennini
4  Prima, milioni di anni fa, la Terra era rotonda ma liscia. Faceva molto freddo. Come succede a noi, quando abbiamo freddo, la Terra si corrugò... così si formarono le montagne i fiumi ed i mari
5 uova           6 formaggio
7 pane           8 olio
9 sale            10riso
11 banane     12 bietole
13 pomodori 14 ceci
15latte          16sapone
17vino          18zucchero

2 commenti:

  1. Brava Fina! E vorrei dirtelo anche in castigliano e catalano se solo ci riuscissi. Questo racconto, come spesso mi capita leggendoti, così intimo e diretto, mi crea quasi una sorta di imbarazzo come se vedessi, per caso, qualcosa da una porta socchiusa. Sei una bella cura 'ammorbidente' per uno rigido e difeso come me. Baci e un saluto a U. Vediamoci. Emanuele

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  2. Grazie tante per le tue parole, paraules, palabras.
    vediamoci presto! besitos

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