La campanella era appena suonata, entrambe erano rimaste in piedi a parlare, appoggiate al muro del lungo corridoio, per tutta la durata della ricreazione.
La professoressa, mentre ascoltava la ragazza, pensava che erano pochi gli alunni che
riuscivano a parlare con gli insegnanti ma quando lo facevano spesso
si trattava di problemi familiari; a volte i genitori si stavano
separando o uno di loro aveva una grave malattia o qualcuno in
famiglia aveva avuto un incidente; altre volte
erano problemi legati al disaggio adolescenziale, ricordava una
ragazza che voleva scappare con il fidanzato, un'altra voleva
lasciare la scuola per andare a lavorare in un bar. Le erano
capitate alcune studentesse che stavano lottando con l'anoressia,
altri con l'ansia e gli attacchi di panico, la maggior parte aveva
bisogno di prendere pillole non solo per dormire ma soprattutto per
riuscire a vivere. Quella mattina, l'alunna le disse:
- Riconosco
che i miei problemi sono di natura psicologica, forse sono troppo
sensibile, ma ho ingoiato tanta amarezza durante le scuole medie che
adesso alle superiori non ce la faccio più. In classe mi sento quasi
sempre inadeguata a volte trasparente. Anche se parlo perfettamente
l'italiano alcuni professori m'ignorano quando esprimo la mia
opinione nei dibattiti in classe e molti dei miei compagni non mi
ascoltano nemmeno.
- Pensa in
positivo. La maggior parte dei docenti ti apprezziamo e anche alcune
ragazze della classe sono legate a te. Disse Flora.
- Si, siamo
le più sfigate della classe, ma ormai sono abituata a essere
esclusa, ma c'è anche un'altra cosa che mi angoscia.
La professoressa cercò
di mettersi nei suoi panni e capi che quella ragazza più che
depressa era esausta, per le ore amare passate a riflettere su
come poteva cancellare o al meno migliorare la sua condizione
svantaggiata. Non si trattava solo di una crisi legata all'età, ma
soprattutto causata dal comportamento di tutta la società.
La professoressa alcune
volte soffriva pensando che, nonostante nelle scuole ci fossero
progetti di inclusione e molti professori e studenti facessero di
tutto per eliminare o almeno diminuire la diversità, le piccole
cose, come le incombenze burocratiche, non aiutavano sempre i ragazzi stranieri: per esempio quando si andava all'estero, per viaggi
di istruzione o scambi, gli studenti extracomunitari spesso non potevano
partecipare perché le loro famiglie non avevano i mezzi e quando ci
riuscivano avevano difficoltà ad ottenere i documenti per lo
espatrio.
Quella
mattina la studentessa a un certo punto cominciò a piangere
disperatamente, mentre diceva:
- Ogni
giorno faccio fatica ad alzarmi, mi guardo allo specchio e non mi riconosco, sento apatica verso quello che
una volta mi piaceva. Non posso levarmi dalla testa il mio futuro
incerto. Lo sa professoressa, che la mia famiglia sette anni fa è
scappata dall'Ucraina in cerca di lavoro? Adesso mio padre ha perso il
posto nel cantiere edile, abbiamo appena i mezzi per sopravvivere. Io
non so come dire loro che vorrei continuare gli studi, ma sono
cosciente che per me l'Università è un miraggio. Non so come fare.
- Non tutto
finisce con gli studi universitari, ci sono altri percorsi. Ti
invierò l'elenco dei corsi post-diploma, dove potresti iscriverti
il prossimo anno. Le tasse sono piuttosto basse, questi studi ti
daranno crediti universitari, una buona formazione e anche un po' di
tempo per fare qualche lezione privata o altro lavoretto. Tu hai
molta pazienza e sei brava in tutte le materie, potresti aiutare dei
ragazzi che hanno difficoltà a scuola. Le rispose Flora.
-
Grazie mille, per avermi ascoltata e cercato di aiutarmi, disse la ragazza, mentre si asciugava le lacrime e si disponeva a rientrare in classe.
Il
pomeriggio la professoressa scrisse una mail alla sua alunna.
Cara
Iryna:
grazie
per avermi fatto partecipe dei tuoi problemi. Anch'io
sono straniera, come te e anche per me i primi tempi in Toscana sono
stati duri, lunghe code in questura per il permesso di soggiorno,
professori universitari che non si sforzavano neanche un po' di
aiutare i pochi stranieri che frequentavamo le loro lezioni, persone
diffidenti, ma dopo qualche anno il mio paese d'origine è entrato a
far parte della comunità europea e le cose sono cambiate.
Ho avuto
anche io come te dei brutti momenti, quello più triste è stato
quando a trenta anni, è morto il mio primo figlio, nove giorni
dopo la sua nascita.
Il mio
bambino aveva nelle cellule quarantasette cromosomi, uno in più
della norma, chi sa perché. Dopo la sua morte pensavo di essere
una donna sfortunata e temevo altri fallimenti, ma il mio compagno
mi è stato molto vicino e poi una mattina mi è arrivato un
telegramma, nel quale mi si comunicava che ero vincitrice di
concorso per l'insegnamento nelle scuole superiori.
Ho vinto
una cattedra a Grosseto. Ho dovuto trasferirmi, lasciare mio marito a
Firenze, trovare un appartamento e andare a viverci da sola. Ho
cominciato da capo la mia vita, conosciuto altre persone, fatte
nuove amicizie e piano piano ho iniziato a superare la morte di mio
figlio.
A volte
la vita ci regala delle belle sorprese, che ci fanno capire che
nonostante gli ostacoli, possiamo farcela e realizzare i nostri
sogni.
Ti allego
l'elenco delle scuole di cui ti ho parlato questa mattina.
Ti auguro
tutto il bene del mondo
Un
abbraccio
Dopo una
settimana, Iryna rispose alla professoressa ringraziandola e
dicendole che aveva deciso di farsi aiutare dalla psicologa della
scuola.
Finirono
l'anno scolastico e gli esami di Maturità. L'insegnante non seppe più
niente della ragazza straniera. Tuttavia, alla fine dell'estate ricevetti una mail di
Iryna che diceva:
Cara
Professoressa:
Le scrivo
per condividere con lei una gioia immensa. Ho provato a fare il test
per la Scuola di Moda, e oggi ho avuto la risposta: superato, e anche
discretamente visto che sono arrivata ottava. Ebbene si, questo sogno
inizia ad avverarsi e parte del merito va a lei perché mi ci ha
indirizzata.
Un
abbraccio.
Mentre la professoressa leggeva la mail di Iryna pensava alle parole sagge di uno scrittore
israeliano che aveva appena letto: tutti gli esseri umani sono
padroni delle proprie scelte, ma la chiave per una vita decente e
saper ascoltare l'altro ed essere capace di vedere il mondo e se
stessi con gli occhi altrui.