A volte
piccoli cambiamenti nella vita quotidiana possono portare nuovi sentimenti e sensazioni positive ma soprattutto fiducia nel futuro, si diceva quel giorno Laura.
La mattina
nel bagno del ufficcio dove lavorava aveva visto una macchia rossa
nella carta igienica che aveva usato dopo aver fatto la pipì. Da due anni, in concomitanza
con l'inizio della menopausa, le erano sparite le mestruazioni, per
cui le sembrava impossibile rivedere quel rigagnolo rosso che usciva
dal suo corpo. Aveva accolto sempre il sanguinamento che le arrivava
puntualmente ogni ventotto giorni, senza contare il periodo delle gravidanze, con allegria.
Anche il
menarca, venutole piuttosto tardi, non l'aveva spaventata.
Si ricordava ancora la bella mattina di primavera di 1971 in cui, in presenza dello zio, aveva detto alla madre:
- Mamma, mi sono venute le mestruazioni, vieni ti prego.
- Adesso non possso, aspetta un momento.
La madre
congedò rapidamente lo zio e si precipitò dalla figlia la quale
venne rimproverata per aver detto quella cosa davanti a un uomo. Non capiva
perché la madre si era alterata e se l'era presa tanto con lei.
Laura era
contenta quando c'erano visite nella loro casa, sempre in penombra,
dove raramente entravano parenti, vicini o altre persone del paese.
Quello zio sempre scherzoso e gentile con lei, prima lo vedeva
spesso, ma da qualche tempo andava poco a trovare il fratello,
forse perché entrambi erano un po' risentiti dopo la ripartizione
dell'eredità materna. La ragazza, nonostante l'incomodità di dover indossare un grosso
assorbente, era felice perché aveva temuto di non essere normale,
dato che, avendo da un pezzo compiuto quattordici anni e non
essendole ancora arrivato il ciclo mestruale, si sentiva diversa
rispetto alle altre bambine.
Di colpo le erano riaffiorate le mille sensazione che aveva
avuto, per quasi quarant'anni, ogni volta le appariva mensualmente il flusso
rosso. La maggior parte erano piacevole e colme di sollievo:
- Sono
sana come le altre.
- Non
sono incinta.
- Che
bello che il sangue sia arrivato prima del viaggio con l'innamorato.
Altre volte
nasceva qualche leggero timore legato alla salute o al lato
pratico:
- Che
disastro sarà dormire con l'assorbente nel sacco a pelo in tenda.
- Questa
pillola anticoncezionale ha cambiato il mio ciclo, farà bene?
- Come
è abbondante, sembra un fiume in piena!
Poi pensò:"Anche questa volta la prima sensazione che ho percepito è
stata positiva perché incoscientemente quel sangue mi fa
sentire ancora giovane e non voglio in nessun modo sostituirla con
la paura di avere una malattia".
Laura tornò
a casa dopo aver lavorato tutta la mattina. Cercò nell'armadio il pacco di
assorbenti della figlia e si disse sempre più convinta:
"Sono
sicura e che alcune ghiandole addormentate del mio corpo si sono svegliate e
hanno prodotto, chi sa perché, una piccola quantità di ormoni che hanno scatenato il sanguinamento".
Il
pomeriggio decise di andare a comprarsi un vestito. Da pochi mesi si
era fatta fare degli occhiali da vista per correggere la sua presbiopia, ma
ancora non era abituata a usarli. Presto si rese conto di aver perso
gli occhiali, forse appoggiati distrattamente nel camerino di uno dei tanti negozi visitati.
All'imbrunire era diventata una ossessione per lei riuscire a
trovare gli occhiali lungo la strada o nei vari negozi. Ma la sua affannata ricerca fu vana.
"Come
farò domani ad andare senza occhiali al corso che
tanto mi interessa? Andrò dall'occhialaio a comprarmene un altro
paio". E con questa sua
decisione si tranquillizzò.
Ma le durò
poco quella serenità perché erano già le sette e mezza e trovò
tutti i negozi chiusi. Era molto abbattuta quando entrò in un caffè
della zona di S. Ambrogio a prendere qualcosa da bere. In un tavolo
più in là erano sedute tre donne, una delle quali era una sua
vecchia amica. Le salutò e si unì a loro dopo l' insistente
richiesta delle donne.
L'amica,
sentendo le avversità di quella strana giornata, che Laura le aveva
cominciato a raccontare, le disse che le prestava molto volentieri
un paio di occhiali gialli che non usava più e che erano della sua
stessa gradazione. Poi le consigliò di chiamare il dottore, perché
il sangue apparso in menopausa, secondo lei e le altre donne, non
era normale. Laura non diede troppo peso al suggerimento femminile,
perché era contenta di avere risolto con gli occhiali gialli il suo principale problema per l'indomani.
Quando
arrivò a casa si lasciò convincere dal marito a chiamare la
ginecologa, la quale le disse che il sanguinamento poteva avere due
cause: la prima, lo ispessimento del endometrio e quindi la
probabile insorgenza di cellule maligne e la seconda, la seconda meno
probabile, un un sbalzo ormonale.
Laura quella
notte dormì poco al pensiero della sua parete uterina ingrossata, ma
la mattina si tranquillizzò con la convinzione che se fosse
insorto un tumore nel suo utero lo avrebbe affrontato alla meglio, come d'altra parte lo stavano
combattendo in quel momento tante donne nel mondo; sentiva una specie
di umiltà interiore che le faceva vedere le cose in modo meno
negativo.
Il marito la riconfortò con carezze mattutine, che tanto le piacevano, e le prestò il proprio computer portatile, perché quello che
lei di solito usava non voleva dare segni di vita.
Usci di casa
per andare al corso contenta e grata con tutte quelle persone che le
volevano bene e l'avevano aiutata in quella giornata piena di
imprevisti. Aveva con se gli occhiali gialli, il portatile e
soprattutto la consapevolezza di essere disposta a lottare contro
un eventuale tumore se ne fosse stato necessario, ma nel suo intimo
era sicura che in quei giorni il suo corpo stava proprio bene.
Dopo due
mesi, in seguito ad ecografie, endoscopie e altri analisi, Laura
scoprì che la sua teoria si era rivelata giusta: il suo
utero era a posto, anzi in quel periodo era proprio ringiovanito.
Las
gafas amarillas
A
veces pequeños cambios en la vida cotidiana nos traen
nuevas emocione, sentimientos positivos y sobre todo confianza en el
futuro, se dijo aquel día Laura. Por la mañana en el cuarto de
baño del despacho donde trabajaba vio una mancha roja en el papel
higiénico que había usado para secarse tras haber orinado. Desde
hacía dos años, coincidiendo con el inicio de la menopausia, la
menstruación le había desaparecido, por lo que le parecía
imposible, volver a ver aquel riachuelo rojo que salía de su
cuerpo. Siempre había aceptado con agrado la regla que le llegaba
puntual cada treinta días, sin contar los embarazos. Incluso la
primera vez que le vino tenía más ilusión que miedo. Todavía
recordaba la soleada mañana de primavera de 1971, cuando en
presencia de su tío, había dicho a su madre:
- Mamá, me ha venido la regla, ven por favor.
- Ahora no puedo, espera un minuto.
La madre se despidió de su cuñado, volvió a la cocina donde estaba su hija y la riñó por haber dicho aquellas palabras delante de un hombre. Laura no comprendió porqué su madre se había alterado y enfadado con ella. Laura se alegraba cuando tenían visitas, la casona siempre a oscuras se llenaba de luz, las pocas veces que entraban parientes, vecinos u otras personas del pueblo. Aquel tío que era cariñoso con ella, iba a menudo por su casa, pero desde hacía algún tiempo iba menos a ver a su hermano, tal vez porque ambos estaban un poco ofendidos a causa de la herencia.
Aquel día Laura, a pesar de la incomodidad de tener que llevar una especie de toalla entre las piernas, estaba contenta, pues había temido lo peor. Hacía unos meses que había cumplido catorce años y no viniéndole la regla se sentía diferente a las otras chicas. De golpe recordó las palabras que a lo largo de los cuarenta años, cuando le aparecía el flujo rojo, que se decía. La mayoría eran positivas y llenas de alivio:
- Estoy tan sana como las demás
- No estoy embarazada.
- Qué bueno que la sangre ha llegado antes de emprender el viaje. En otras ocasiones sus palabras denotaban un ligero temor relacionado con su salud o con el lado práctico:
- ¡Qué desastre será llevar un absorbente bajo el saco de dormir en una tienda de campaña!
- Esta píldora ha cambiado mi ciclo menstrual ¿ Va a irme bien?
- ¡Qué flujo abundante parece un río!
Aquel día una vez más, la primera sensación que sintió fue positiva porque inconscientemente la sangre hacía que se sintiera más joven y no quiso pensar de ninguna manera en una enfermedad. Laura al llegar a casa buscó en el armario de su hija un absorbente y sin sacarse la mancha roja de la cabeza se dijo:
"Estoy segura de que algunas glándulas inactivas en mi cuerpo se han despertado y han producido, por alguna razón, una pequeña cantidad de hormonas que activan el ciclo menstrual"
Por la tarde decidió ir a comprar un vestido. En los últimos meses le habían hecho unas gafas para corregir la presbicia, pero todavía no estaba acostumbrada a usarlas. De pronto se dio cuenta de que había perdido las gafas, tal vez dejándolas en la repisa de un vestuario de una de las muchas tiendas donde entró. Al atardecer se había convertido en una obsesión para ella encontrar las gafas e iba entrando y salinedo por las las tiendas. Pero su búsqueda fue en vano.
"¿Cómo haré mañana sin gafas al curso que me interesa tanto? Voy a ir a comprarme otro par" se dijo.
Y con esta decisión se tranquilizó. Pero no duró mucho su serenidad porque eran ya las siete y media y todas las tiendas estaban cerradas. Estaba desmoralizada y para animarse entró en un café cerca de la plaza San Ambrogio para tomar algo de beber. En una mesa había tres mujeres, uno de los cuales era una amiga suya. Las saludó y se unió al grupo ya que las mujeres insistieron. La amiga, oyendo todo lo que Laura le había comenzado a contar, dijo que de buena gana le prestaba un par de gafas amarillas que ya no usaba, eran graduadas como las suyas. A continuación, le aconsejó que llamara al médico, porque según ella y las demás mujeres, la sangre que aparecía durante la menopausia no era normal. Laura no dio demasiada importancia a la sugerencia de la amiga, pues estaba contenta de haber resuelto el problema de las gafas. Cuando llegó a casa su marido le aconsejó que llamara a su ginecóloga, quien le dijo que la hemorragia podría tener dos causas: la primera podía ser el engrosamiento del endometrio y por lo tanto la probabilidad de que surgieran más tarde células malignas y la segunda, menos probable, una mayor producción de hormonas.
Laura esa noche durmió poco por el temor de que su pared uterina se volviera cada vez más gruesa, pero a la mañana siguiente estaba tranquila pensando que si le hubieran diagnosticado un tumor en el útero habría luchado como lo estaban haciendo en aquel momento muchas mujeres en mundo; sintió una especie de humildad interior que le hizo ver las cosas de una manera menos negativa.
Su marido la consoló con caricias, que tanto le gustaban a ella y le prestó su ordenador portátil, porque el suyo se había estropeado. Salió de casa para ir a al curso contenta y agradecida con todas las personas que la querían y la habían ayudado en ese día tan lleno de imprevistos. Llevaba consigo las gafas amarillas, el ordenador portátil y la seguridad de estar dispuesta a luchar contra cualquier tipo de cáncer que se le hubiera presentado, pero algo por dentro le decía que su cuerpo estaba bien. Al cabo de dos meses, ecografías, endoscopias y demás análisis, demostraron la validez de su presentimiento: su útero era normal e incluso en aquella época se había rejuvenecido.
- Mamá, me ha venido la regla, ven por favor.
- Ahora no puedo, espera un minuto.
La madre se despidió de su cuñado, volvió a la cocina donde estaba su hija y la riñó por haber dicho aquellas palabras delante de un hombre. Laura no comprendió porqué su madre se había alterado y enfadado con ella. Laura se alegraba cuando tenían visitas, la casona siempre a oscuras se llenaba de luz, las pocas veces que entraban parientes, vecinos u otras personas del pueblo. Aquel tío que era cariñoso con ella, iba a menudo por su casa, pero desde hacía algún tiempo iba menos a ver a su hermano, tal vez porque ambos estaban un poco ofendidos a causa de la herencia.
Aquel día Laura, a pesar de la incomodidad de tener que llevar una especie de toalla entre las piernas, estaba contenta, pues había temido lo peor. Hacía unos meses que había cumplido catorce años y no viniéndole la regla se sentía diferente a las otras chicas. De golpe recordó las palabras que a lo largo de los cuarenta años, cuando le aparecía el flujo rojo, que se decía. La mayoría eran positivas y llenas de alivio:
- Estoy tan sana como las demás
- No estoy embarazada.
- Qué bueno que la sangre ha llegado antes de emprender el viaje. En otras ocasiones sus palabras denotaban un ligero temor relacionado con su salud o con el lado práctico:
- ¡Qué desastre será llevar un absorbente bajo el saco de dormir en una tienda de campaña!
- Esta píldora ha cambiado mi ciclo menstrual ¿ Va a irme bien?
- ¡Qué flujo abundante parece un río!
Aquel día una vez más, la primera sensación que sintió fue positiva porque inconscientemente la sangre hacía que se sintiera más joven y no quiso pensar de ninguna manera en una enfermedad. Laura al llegar a casa buscó en el armario de su hija un absorbente y sin sacarse la mancha roja de la cabeza se dijo:
"Estoy segura de que algunas glándulas inactivas en mi cuerpo se han despertado y han producido, por alguna razón, una pequeña cantidad de hormonas que activan el ciclo menstrual"
Por la tarde decidió ir a comprar un vestido. En los últimos meses le habían hecho unas gafas para corregir la presbicia, pero todavía no estaba acostumbrada a usarlas. De pronto se dio cuenta de que había perdido las gafas, tal vez dejándolas en la repisa de un vestuario de una de las muchas tiendas donde entró. Al atardecer se había convertido en una obsesión para ella encontrar las gafas e iba entrando y salinedo por las las tiendas. Pero su búsqueda fue en vano.
"¿Cómo haré mañana sin gafas al curso que me interesa tanto? Voy a ir a comprarme otro par" se dijo.
Y con esta decisión se tranquilizó. Pero no duró mucho su serenidad porque eran ya las siete y media y todas las tiendas estaban cerradas. Estaba desmoralizada y para animarse entró en un café cerca de la plaza San Ambrogio para tomar algo de beber. En una mesa había tres mujeres, uno de los cuales era una amiga suya. Las saludó y se unió al grupo ya que las mujeres insistieron. La amiga, oyendo todo lo que Laura le había comenzado a contar, dijo que de buena gana le prestaba un par de gafas amarillas que ya no usaba, eran graduadas como las suyas. A continuación, le aconsejó que llamara al médico, porque según ella y las demás mujeres, la sangre que aparecía durante la menopausia no era normal. Laura no dio demasiada importancia a la sugerencia de la amiga, pues estaba contenta de haber resuelto el problema de las gafas. Cuando llegó a casa su marido le aconsejó que llamara a su ginecóloga, quien le dijo que la hemorragia podría tener dos causas: la primera podía ser el engrosamiento del endometrio y por lo tanto la probabilidad de que surgieran más tarde células malignas y la segunda, menos probable, una mayor producción de hormonas.
Laura esa noche durmió poco por el temor de que su pared uterina se volviera cada vez más gruesa, pero a la mañana siguiente estaba tranquila pensando que si le hubieran diagnosticado un tumor en el útero habría luchado como lo estaban haciendo en aquel momento muchas mujeres en mundo; sintió una especie de humildad interior que le hizo ver las cosas de una manera menos negativa.
Su marido la consoló con caricias, que tanto le gustaban a ella y le prestó su ordenador portátil, porque el suyo se había estropeado. Salió de casa para ir a al curso contenta y agradecida con todas las personas que la querían y la habían ayudado en ese día tan lleno de imprevistos. Llevaba consigo las gafas amarillas, el ordenador portátil y la seguridad de estar dispuesta a luchar contra cualquier tipo de cáncer que se le hubiera presentado, pero algo por dentro le decía que su cuerpo estaba bien. Al cabo de dos meses, ecografías, endoscopias y demás análisis, demostraron la validez de su presentimiento: su útero era normal e incluso en aquella época se había rejuvenecido.
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