Quel
sabato mi ero alzata presto, ho acceso la radio e ho messo il
bollitore sul fornello. Mentre aspettavo il fischio dell’acqua
bollente, sul divano ho visto spuntare un piccolo giornale che aveva
in alto una striscia rossa. Sfogliandolo e leggendo alcuni dei suoi articoli
ho sentito un gran benessere.
Quei
momenti sono svaniti subito ma mi hanno lasciano una scia di felicità
senza che io ne potessi capire il vero motivo.
-
Forse è stata un’ondata di nostalgia? Ho pensato.
Qualche
settimana prima avevo provato un'emozione simile sentendo in lontananza
la melodia di una canzone che veniva dalla casa vicina, dove da poco
abitava una donna messicana, figlia di catalani
che erano dovuti esiliare in Latinoamerica alla fine della guerra
civile spagnola.
Ricordavo ancora le parole di quella canzone popolare che mio nonno mi aveva insegnato.
«Baixan
de la font del gat,
una noia, una
noia,
baixan de la
font del gat,
una noia i un
soldat.
Pregunteu-li
com es diu?
Marieta,
Marieta.
Pregunteu- li
com es diu?
Marieta de
l'ull viu»1.
Mia
figlia allora ventenne frequentava l’Università e ritornava la
sera stanca ma contenta dopo una giornata di lezioni e studio. A cena
sempre ci regala qualche novità o racconto. Quella volta ci portò
il piccolo giornale con la striscia rossa e lo lasciò per me sul
divano. Lei sapeva che davo un'occhiata al giornale la sera tardi o la
mattina successiva, anche se alcune notizie erano ormai diventate
vecchie. Mi piaceva leggere con calma qualche articolo, mentre in
sottofondo sentivo il notiziario alla radio o della musica soave. Ero
sempre l’ultima a impossessarmi del quotidiano che compravo tutte
le mattine tornando dal lavoro. Il primo a prenderlo era mio figlio
allora diciottenne, quando rientrava da scuola. Dopo nel pomeriggio,
il giornale passava a mio marito e poi a mia figlia. Quando era
tutto sgualcito io ne divento la padrona.
Ero
arrivata a Firenze alla fine degli anni ‘70 in treno; ero partita
da Barcellona con una valigia carica di sogni e di amore. Avevo venti
anni. In quel periodo quasi tutti gli studenti universitari che
frequentavo leggevano il giornale dalla striscia rossa. Io ne ero
intimorita, era difficile da sfogliare, le pagine erano talmente
grandi che scivolavano facilmente dalle mie mani, inoltre c’era una
marea di articoli dedicati a una politica incomprensibile per me.
Tutto era troppo serio e complicato, almeno questo sembrava a me, che
venivo da un paese dove si cominciava allora a fare politica.
Al
mio arrivo in Toscana leggevo ogni tanto un quotidiano spagnolo ma era difficile da trovare, quindi dopo qualche anno ho
cominciato a leggere il giornale che mio marito
comprava tutte le mattine, fino a quando lo scorso anno
il suo bizzarro edicolante è andato in pensione. Piano piano ho
provato gusto a leggere in italiano, ma il giornale con la striscia
rossa, nonostante il suo formato nel frattempo fosse diventato più piccolo e maneggevole,
continuava ad essere ostico per me.
Quella mattina invece leggendo il giornale della striscia rossa mi sono sentita leggera, come se stessi
scendendo dalla «font del gat», ero proprio contenta di averlo
tra le mie mani, mentre fischiava il bollitore.
1 Scendendo
dalla fonte del gat
una ragazza, una ragazza,
Scendendo dalla fonte del gat
una ragazza e un soldato.
Chiedetele come si chiama,
una ragazza, una ragazza,
Scendendo dalla fonte del gat
una ragazza e un soldato.
Chiedetele come si chiama,
Marieta, Marieta.
Chiedetele come si chiama,
Marieta dell'occhio vispo.
Chiedetele come si chiama,
Marieta dell'occhio vispo.