domenica 8 giugno 2025

El llavero

 



El día que se marchó a Argentina, hizo la maleta a escondidas. Metió ropa de abrigar, zapatos de recambio, un collar de nácar, dos libros, un cuaderno, algunas fotografías, dos casetes de un cantautor catalán y un neceser repleto de jabones y cosméticos. Colocó en el forro de la mochila el billetero, el pasaporte y el llavero. Antonio guardó los pasajes y demás papeles para viajar.

Cuarenta años después, en Buenos Aires, mientras preparaba el equipaje para el viaje de vuelta a Barcelona, le preguntó a su hija, Maribel:

¿Has visto mi llavero redondo? El plateado, el que me regaló tu padre.

¡Mamá, tenés que estar tranquila! Quizás esté en el macuto, aquel que no quisiste tirar.

¡Qué boluda que soy! Tienes razón.

¿Te acordás? Lo guardaste en el trastero, le contestó Maribel.

¡Qué suerte que durante la mudanza no se haya perdido! Exclamó, más tarde, con el llavero en la mano.

Llegó a España con la obsesión por introducirse en la casa de sus antepasados.

El segundo día, se armó de valor y, después de cenar, salió del hotel y se dirigió a la mansión que había construido su bisabuelo, el que se fue a Cuba. Por suerte no había ninguna farola cerca de la puerta, tampoco se veía luz en las ventanas de la casa de enfrente y pasó desapercibida. La llave entró bien en la cerradura y abrió el portalón. Su corazón le latió fuerte cuando le llegó el olor a humedad. Encendió la linterna del móvil e iluminó la cómoda del zaguán. Era un mueble antiguo, con dos cajones y armarios, que su abuela, Amelia, hizo restaurar a Joanet, el ebanista. Encima había un platillo con un llavero de plata, de forma de estrella. Marina lo reconoció: era el juego de llaves de su madre y le temblaron las piernas. Se repuso y entró en el salón. Se impresionó al ver las siluetas de los muebles cubiertos por sábanas polvorientas, las marcas de los cuadros que faltaban en las paredes y la tapicería deslucida.

¿Por qué Mercedes ha descolgado los cuadros?

Levantó la sábana de la vitrina y descubrió el marco de una fotografía bocabajo; al darle la vuelta, apareció el retrato de su madre y se sintió desfallecer. No llegó a entrar en el cuarto de estar; cerró la puerta y volvió al hotel.








giovedì 5 giugno 2025

Il portachiavi

 


Il giorno della partenza per l'Argentina preparò il bagaglio di nascosto. Mise in valigia alcuni capi invernali, un paio di scarpe di ricambio, una collana di madreperla, due libri, un taccuino, alcune fotografie, due cassette di un cantautore catalano e una borsetta piena di saponi e cosmetici. Nella tasca interna dello zaino mise il passaporto, i soldi risparmiati e il portachiavi rotondo d’argento. Antonio aveva con sé i biglietti e i visti.

Quarant'anni dopo, a Buenos Aires, mentre preparava i bagagli per il viaggio di ritorno a Barcellona, chiese Maribel, la figlia:
Hai il mio mio portachiavi? Quello d'argento che mi regalò tuo padre quando eravamo giovani.
Mamma, tranquilla! Verrai che sarà in quel vecchio zaino che non hai voluto buttare.
Hai ragione. Non ho più memoria!
Ti ricordi? Credo di averlo intravisto nel ripostiglio, rispose Maribel.
È una fortuna che non sia andato perso durante il trasloco! Esclamò Marina, poco dopo con il mazzo di chiavi in mano.
Marina arrivò in Spagna con l'ossessione di introdursi nella casa dei suoi antenati.
Il secondo giorno dopo il suo arrivo si fece coraggio e, dopo cena, lasciò l'albergo e si recò alla villa, costruita dal suo bisnonno, Narciso Pons Garriga, che si era arricchito andando a Cuba. Per fortuna non c'erano lampioni vicino alla porta, né luci alle finestre della casa di fronte, e Marina passò inosservata. La chiave entrò nella serratura e aprì la porta. Il cuore gli batteva forte quando un leggero odore di muffa la raggiunse. Accese la torcia del cellulare e illuminò la cassettiera nel corridoio. Era un mobile antico, con cassetti e sportelli, che Amelia Pons i Llopis, sua nonna, aveva fatto restaurare dall'ebanista del paese. Vide un piattino con un mazzo di chiavi, riconobbe subito la stella d'argento del portachiavi di sua madre e gli tremarono le gambe. Si ricompose e si diresse verso il salone. Rimase male vedendo le sagome dei mobili coperte da lenzuola polverose e i segni dei quadri mancanti sulle pareti.
Perché hanno tolto i quadri? Si domandò.

Sollevò il lenzuolo che copriva la vetrina e scoprì una cornice capovolta; quando la girò, apparve il ritratto di sua madre e si sentì svenire. Non riuscì a entrare nel salottino della nonna Amelia; chiuse la porta e tornò velocemente in albergo.









mercoledì 30 aprile 2025

Lo svenimento

 



Marina si recò alla villa con l'agente immobiliare. Il portone era scrostato ma conservava ancora tracce del colore verde di un tempo, l’agente introdusse la chiave nella toppa, il portone si aprì e i due entrarono.

Percorsero il corridoio e aprirono le finestre del salone, poi entrarono in sala da pranzo e nella attigua cucina, poi salirono al piano superiore, dove si trovavano le camere da letto, il bagno e la terrazza. Mentre scendevano al piano terra, l’agente parlava dello splendore della casa. Quando entrarono nel salottino Marina ebbe la sensazione che l’anima le stesse fuggendo dal corpo. Si vide nuotare nel mare della sua infanzia. Una forte corrente la risucchiò sul fondo, dove vide la madre seduta su uno scoglio, circondata da alghe e pesci. Marina le si avvicinò e disse:

Mamma, sono tornata.
Marina, sei tu? Mi sei mancata tanto. Ma non ti vedo, fatti toccare!

La madre la sfiorò delicatamente con la mano e le domandò:

Cosa è successo alla villa?

Marina sentì che il suo corpo era diventato la casa, e rispose:
La mia pelle, piena di rughe, è l'intonaco della facciata, vecchio e scolorito dal tempo. I miei organi invecchiati sono le stanze della casa, ma, nonostante il tempo, sono ancora belle. Il cuore, invece, è sempre limpido. Le mie viscere immerse nell’oscurità sono i corridoi che nessuno percorre. Ma adesso voglio spalancare porte e balconi e far fluire liberamente i miei pensieri.

Signora Pons! Che spavento! Le porto un bicchiere d'acqua?
Credo di essere svenuta.
Si sieda sulla poltrona. Torno subito.

Marina si avvicinò alla vetrata per accertarsi che l’agente fosse ancora in cucina. Andò verso l’armadio, lo aprì e premette il pulsante in basso, come le aveva insegnato la nonna. Tirò fuori dalla cassetta di legno alcuni documenti e li mise in borsa. Si sedette e chiuse gli occhi.