lunedì 14 aprile 2014

La fotografia perduta











Qualche mese fa sono andata in biblioteca a prendere in prestito un libro di racconti di una scrittrice canadese. Gli ultimi racconti mi sono piaciuti molto, li sentivo miei, allora come segna-libro ho preso una fotografia a me molto cara.
La fotografia, in bianco e nero, era stata scattata, un inverno di qualche anno prima, da mio fratello. Sullo sfondo si vedeva il Ponte Vecchio, in primo piano, mia cognata ed io, appoggiate alla spalletta del ponte S. Trinità sull'Arno e lateralmente, vicino a me, c'era U. con lo sguardo verso sinistra. Ci coglieva in un momento speciale, da quando era morta mia madre, erano sorti  alcuni malintesi a causa  dell'eredità di alcune terre. Finalmente c'eravamo incontrati mio fratello ed io, dopo molti mesi che non ci vedevamo. 
Ricordo quei mesi  dolorosi che seguirono la perdita di mia madre. Mio padre si sentiva solo e smarrito nella grande casa. Mi avrebbe voluta vicino a lui e ogni tanto, nei momenti di grande sconforto, mi diceva al telefono che non avrei dovuto abbandonare la Catalogna per andare ad vivere in Toscana con U. quando avevo vent'anni. Questo mi rattristava.
Avevo lasciato un messaggio nella segreteria telefonica di mio fratello, che diceva:
- Hi ha un concert a Firenze de Ivano Fossati. Vols venir? Us agafo les entrades?1
Era alcuni mesi che non sentivo la sua voce, avevo voglia di abbracciarlo.
Dopo qualche giorno mio fratello mi ha fatto sapere che sarebbero venuti lui e la moglie molto volentieri a sentire il cantautore che tanto amava, ne sono stata molto felice.
Abbiamo passato delle belle giornate; il concerto, le passeggiate, le chiacchierate,ma soprattutto le cene a casa nostra ci hanno riappacificati.
Non ho pensato più a quella fotografia fino a quando un giorno mi ha chiamato un’amica che non vedevo da tanto, e mi ha detto che, mentre la bibliotecaria registrava il libro, da lei scelto per prendere in prestito, era caduta una fotografia.
- Chi sa chi saranno queste persone?, disse la bibliotecaria.
- Mi faccia vedere potrei conoscerle. Rispose la mia amica in tono scherzoso.
Effettivamente riconobbe U. e me. Si sentiva dalla sua voce che era felice di aver trovato la nostra immagine in quel libro.
Quella fotografia perduta mi ha fatto riallacciare i contatti con l’ amica e rivedere un vecchio compagno dell'università.
Appena sono entrata nella sala di lettura quasi deserta, dove mi ero recata dopo la telefonata della impiegata della biblioteca, ho visto Guido che leggeva. Mi sono avvicinata a lui per salutarlo.
- Quanto tempo senza vederci? Come stai?.  Mi domandò lui sorridente.
- Bene, oggi comincio a lavorare tardi e sono più rilassata, gli risposi, sedendomi accanto a lui.
- Lo sai che io sono in pensione dopo una lunga malattia e che adesso ogni giorno vengo in biblioteca, mi disse con una voce allegra, mentre chiudeva il libro che stava leggendo.
- Sono contenta che tu possa coltivare la tua grande passione.
- Si, finalmente ho raggiunto la pace, sia con mia moglie che con me stesso. Mi piace molto leggere, ma anche poter osservare e ascoltare i frequentatori della sala di lettura, soprattutto quelli della mattina; se hai un po' di tempo vorrei raccontarti le mie giornate in biblioteca.
- Molto volentieri. Fino alle undici posso rimanere con te.
Allora Guido cominciò un lungo racconto:
Arrivo tutti giorno verso le dieci. Vado prima nella bella terrazza all'ultimo piano, leggo il giornale e do una occhiata ad alcune riviste che prendo in prestito. In quel momento mi sembra di poter abbracciare il Duomo, che spunta come un fungo gigante tra i tetti. Il fatto di vederlo dall'alto e da vicino, mi sembra di poterlo toccare quasi con le ditta; ogni volta mi emoziono. Ed è allora che mi ripeto quanto sono fortunato nel vivere in questa città; anche solo per il fatto di poter ogni mattina sedermi a leggere all'aperto e gustarmi tutta questa bellezza architettonica e artistica. Nella terrazza, d'inverno ci sono poche persone, solo alcuni studenti delle superiori, imbacuccati con sciarpe e cappelli, che hanno marinato le lezioni.
Verso le undici mi siedo nella sala di lettura, vicino alla finestra e apro il mio romanzo. Ogni mese scelgo un autore e leggo le opere più importanti. Adesso ho tra le mani un libro di Simenon.
Forse l'atmosfera famigliare di provincia che sprigionano le opere di questo grande scrittore francese fa che abbia interesse e che immagini una parte della vita delle persone che leggono accanto a me.
A quell’ ora ogni giorno arriva un omino ricurvo e un po' trasandato che si siede sempre nello stesso posto e prende alcuni giornali, dopo aver dato un'occhiata generale ad ogni quotidiano, apre la pagina dei necrologici, tira fuori un piccolo quaderno e ci scrive qualcosa.
Un giorno, in cui mi ero avvicinato a lui per prendere un libro da uno scalfale, ho visto che la sua calligrafia piccola a bella. Le pagine del quadernino erano riempite totalmente tanto erano fitte.
- Cosa scriverà tutti giorni, mi sono chiesto? Non credo che abbia conosciuto tutti quelle persone  decedute.   Disse Guido.
- Forse gli piace immaginarsi brandelli della vita di defunti sconosciuti, ho risposto io.
- Magari sta scrivendo un libro, mi piacerebbe parlare con lui. Prima o poi lo farò.
Verso mezzogiorno la sala di lettura comincia a prendere vita: alcune persone restituiscono i libri presi in prestito e generalmente ne prendono altri, a quell’ ora arriva trafelata una signora bionda sulla sessantina; credo che non lavori o che sia in pensione perché ogni tanto ha con sé una borsa della spessa;
- solo noi pensionati o casalinghi possiamo permetterci il lusso di andare al mercato di mattina. Commentò Guido.
La signora è ancora attraente, nonostante l'età. Prende dallo scalfale sempre lo stesso libro, dove di nascosto ha lasciato un cartoncino come segnalibro e inizia la lettura. Sorride, guarda la gente e sospira, a volte arrossisce. Dopo mezz'ora chiude il libro e se ne va più leggera di prima.
- Cosa pensi che legga tutti i giorni?
- Sarà un libro divertente, magari di racconti o storie brevi, potendone così leggere una ogni giorno,  ho detto io.
- Sì, è un libro spassoso soprattutto per i sensi; e immagino che non voglia che i suoi famigliari scoprano i    suoi gusti letterari. Disse Guido.
- Ah, ho capito,letteratura erotica?
- Si, ho intravisto l'autore del libro: Henry Miller.
- Mi piace la tua biblioteca, ognuno coltiva le sue passioni. Dissi io guardando l'orologio e vedendo che era l'ora di andare via.
Salutai Guido in fretta e furia e andai di corsa al lavoro.
Quella sera a letto ho preso il romanzo che avevo iniziato da poco, ma ben presto i personaggi del mio libro si sono mescolati con la figura di Guido, le scritte fitte dell'omino dei necrologici e il sorriso accattivante della signora bionda che godeva da sola. Lentamente i miei occhi si sono chiusi e il libro si è piegato in avanti lasciando cadere una fotografia, quella che era il mio segnalibro preferito.
1 C'è un concerto a Firenze di Ivano Fossati. Venite? Volendo posso prendervi i biglietti!

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