domenica 19 gennaio 2014

Libri e letti - Libros y camas



Nel novembre del '76, a Barcelona, città dove studiavo, ho conosciuto U. Dopo dieci mesi di lettere, telefonate e viaggi avventurosi, ho deciso di lasciare la mia terra, ho fatto le valigie e sono andata a vivere a Firenze con lui.
U. abitava con altri studenti in un appartamento in città, ma al mio arrivo abbiamo deciso di cambiare casa. Dopo alcuni traslochi abbiamo trovato una sistemazione abbastanza comoda in una bella stanza di una casa colonica a circa 15 Km di Firenze.
In un primo momento, i mie genitori erano un po' contrariati e dispiaciuti di questa mia decisione, ma giacché avevo compiuto da poco 21 anni, non mi hanno impedito di partire.
Mia madre piangeva e mi faceva promettere in continuazione che le avrei scritto una lettera alla settimana. Mio padre non voleva che lasciassi Barcelona per trasferirmi in una Università straniera e nei giorni prima della partenza mi ripeteva:
- jo soc un home democratic, per lo tan ara ja pots decidir sola, ja que ets major d'edat, però crec que t'estàs equivocant1
Aveva paura che facessi una brutta fine e quando l'ultimo giorno mi accompagnognò alla stazione, nel salutarmi mi disse:
- Et veig fregant les escales del Ministeri amb dos nens petits agafats a la teva esquena2.
Non so come mai ma per lui fallimento voleva dire andare a pulire i pavimenti e le scale di un Ministero, forse perchè aveva in mente qualche film del Neorealismo italiano visto in gioventù.
Dopo alcuni mesi dalla mia partenza, i miei decisero di venire a trovarmi a Firenze portando con loro zia Margarita e suo marito. Zio Emilio era un uomo a cui, a differenza di mio padre, gli piaceva leggere, giocare a scacchi e andare in chiesa. Un altra passione di zio Emilio era guidare l'automobile, che però usava raramente non avendo molte occasioni di viaggiare dato che mia zia non amava uscire dal paese. Credo che durante il loro lungo viaggio verso l'Italia abbia guidato sempre lui, indossando il suo cappello grigio  che portava di solito in inverno.
I mie genitori si vergognavano di avere una figlia che conviveva senza essere sposata. Mia madre aveva un piano per non fare sapere a zio Emilio che U. ed io dormivamo insieme: non lo avrebbe fatto entrare nella nostra camera e quindi il letto matrimoniale sarebbe rimasto nascosto per sempre.
Abbiamo trovato un albergo in città per ospitare i parenti, ma arrivato il terzo giorno abbiamo dovuto  far visitare loro la nostra casa.
Abbiamo passeggiato in giardino ed entrato in tutte le stanze del pianterreno, ma mio zio, essendo molto curioso ha voluto veder anche il piano superiore, quindi non sapendo nulla della stratagemma di mia madre l' abbiamo accontentato.
Arrivati di fronte alla nostra camera, mentre aprivo, mia madre ha richiuso la porta con forza dicendo:
- Anem , anem que es tard i no tenim temps de veure totes les habiatcions.3
Tutto a un tratto  mia madre è diventata pallida e quasi svenuta. Senza pensarci due volte l'abbiamo sistemata nel  lettone. Tremava tutta, era solo un attacco d'ansia, ma ci siamo molto spaventati perché lei era delicata di  salute. Per fortuna dopo poco si è ripresa e via via calmata, nel vedere che zio Emilio sorrideva guardando i nostri libri che coprivano tutta una parete della stanza. Dopo lo zio con molta tranquillità ha detto:
- La vostra filla ha tingut molta sort trovant un noi amb cultura.4
Zio Emilio era molto felice di vedere tanti libri nella stanza di due giovani e non gli importava il fatto che nella camera ci fosse o meno un letto matrimoniale.
Quel giorno ho capito che i nostri scaffali di libri avevano salvato la vita a mia madre e a tutti noi.
1Dato che sono un uomo democratico e tu sei già maggiorenne ti lascio decidere da sola, ma credo che stai sbagliando.
2Ti vedo pulendo i pavimenti delle scale di un Ministero con due bambini aggrappati alle tue spalle.
3Andiamo, andiamo che è tardi e non abbiamo tempo di vedere tutte le stanze.
4Vostra figlia ha avuto molta fortuna nel trovare un ragazzo colto.


Libros y camas
En noviembre de 1976 conocí a U. en Barcelona, donde estaba estudiando. Después de diez meses de carteo, llamadas telefónicas y viajes llenos de aventuras, decidí dejar mi tierra, hice maletas y me fui a vivir con él a Florencia.
U. vivía en un apartamento con otros estudiantes, pero a mi llegada decidimos cambiar de piso. Después de unas cuantas mudanzas encontramos un alojamiento bastante cómodo, en una gran habitación de una casa de campo, a unos 15 km de Florencia.
Mis padres al principio estaban un poco enojados y sobre todo decepcionados, sin embargo ya que acababa de cumplir 21 años, me dejaron marchar.
Mi madre lloraba a menudo y me pedía que le prometiera que iba a escribirle una carta cada semana. Mi padre no quería que dejara mis estudios y me trasladara a otra universidad y unos días antes de irme me dijo:
 
- Jo soc un home democratic, per lo tan ara ja pots decidir sola, ja que ets major d'edat, però crec que t'estàs equivocant.1
Tenía miedo de que acabara mal y cuando el último día me llevó a la estación, despidiéndose de m
í, me dijo:
-
Et veig frégant les escales de un Ministeri amb dos nens petits agafats a la teva esquena.2
No se por qué para él, fracaso significaba ir a limpiar suelos y escaleras de un ministerio, tal vez porque recordaba alguna película neorrealista italiana que había visto en su juventud.
Al cabo de unos meses, mis padres decidieron hacer un viaje a Florencia, junto a tía Margarita y a su esposo, para visitarme. A tío Emilio, a diferencia de mi padre, le gustaba leer, jugar a ajedrez y asistir a misa. Mi tío disfrutaba también conduciendo su coche, que guardaba cuidadosamente en el garaje, porque no tenía muchas oportunidades de viajar, ya que a mi tía no le gustaba salir del pueblo. Creo que durante todo su largo viaje a Italia condujo él con su sombrero gris que en invierno jamás se sacaba de encima.
Mis padres se avergonzaban de tener una hija que viviera con un chico sin estar casada. Mi madre tenía un plan para que tío Emilio no supiera que U. y yo dormíamos juntos: no dejar
ía que él entrara en nuestra habitación, por lo tanto la cama matrimonial permanecería oculta para siempre.
Encontramos un hotel en la ciudad  que  alojara a mis familiares, sin embrago al tercer día los invitamos  a  almorzar y por consiguiente a visitar  nuestra casa.
Primero paseamos por el jardín y luego entramos en todas las habitaciones de la planta baja, pero mi tío, que era muy curioso quiso ver la primera planta; no sabiendo nada acerca de la estratagema de mi madre los hice subir.
En frente de nuestro cuarto, cuando yo estaba empezando a abrir la puerta, lleg
ó mi madre y la  cerró  con fuerza, diciendo: 
- Anem, anem, que es tard i no tenim temps de veure totes habitacions.3
De repente mi madre palideció y casi se desmayó. Sin pensarlo demasiado la acomodamos en la cama matrimonial. Ella no dejaba de temblar, se trataba s
ólo de un ataque de ansiedad, pero tuvimos mucho miedo porque ella estaba delicada de salud. Afortunadamente al cabo de poco tiempo se recuperó y se tranquilizó viendo que tío Emilio sonreía, mirando los libros que cubrían toda una pared de nuestro cuarto. Después mi tío con calma dijo :
-
La vostra filla ha tingut molta sort trobant un noi amb cultura.4
Tío Emilio estaba muy contento de ver tantos libros en la habitación de dos jóvenes y no le importaba nada que en ella hubiera o no hubiera una cama matrimonial.
Ese día me di cuenta de que las estanterías repletas de libros habían salvado la vida de mi madre y la de todos nosotros.

1Yo soy un hombre democrático, por lo tanto puedes decirdir sola ya que eres mayor de edad, pero creo que te estás equivocando
2Te veo fregando las escaleras de un ministerio con dos chiquillos agarrados a tu espalda
3Vamos, vamos. Es tarde no tenemos tiempo para ver todos los cuartos.
4Vuestra hija ha tenido mucha suerte encontrando a un chico con cultura.

Nessun commento:

Posta un commento