venerdì 13 aprile 2012

Pequeñas historias entrecruzadas-Piccole storie intrecciate





Fue después del verano en el que cumplí cincuenta y cinco años, que mi vida adquiriò un ritmo más lento y pude percibir algunas historias entrecruzadas. Al cabo de algunos días de vacaciones, que pasamos los cuatro en el pueblo donde yo había nacido, nuestros dos hijos venteañeros se quedaron a estudiar en Barcelona el uno y en Madrid la otra. U. y yo volvimos solos a nuestra casa en Florencia. Al principio nos parecía raro vivir sin ellos, pero poco a poco disfrutamos de la nueva vida de pareja.
Una carta olvidada en un libro, una palabra o una imagen a veces me transportaban a otros lugares o a otros tiempos. Pero vayamos por partes, tengo que empezar desde el principio:
Un dia de otoño comenzó a trabajar, en nuestra casa, como asistenta, Nadica, una chica cingalesa alegre y vivaracha. En seguida vi que, tenía muchas ganas de limpiar, por lo tanto le dije que quitara el polvo de la inmensa librería que tenemos en el pasillo: gran empresa!
Mientras montaba en la escalera de tijera, Nadica me contó que le gustaría mucho que sus dos hijos adolescentes pudieran estudiar en Europa, sin embargo ahora tenían que vivir con los abuelos en un pueblecito del interior de su país. Estaba muy orgullosa de escribirles una carta en inglés cada semana. cosa que le hacía sentir más cerca de ellos y además creía que de esta manera aprenderían mejor la lengua internacional, que era tan necesaria para encontrar un futuro trabajo.
Para limpiar los repletos anaqueles, Nadica sacaba uno a uno los libros, me los pasaba y con un trapo limpiaba el mueble. Yo con un plumero los acariciaba y los dejaba como nuevos, quitándoles la sutil capa de polvo. Luego para reponer en orden los volúmenes subí yo a la escalera de mano.
Cada libro que tomaba me traía algún recuerdo, sobre todo las novelas de escritores españoles y sudamericanos que estaban en las estanterías más altas. Erguida encima de aquella escalera recordé que cuando iba a Cataluña a ver a mis padres, compraba muchos libros y los llevaba a Italia dentro de dos grandes maletas, que no podía arrastrar de tanto peso. Los primeros años que viví en Toscana sólo leía en español o en catalàn, luego poco a poco me atreví a descubrir a los escritores italianos en lengua original.
De una novela de Gabriel García Márquez, que U. había comprado, en noviembre de 1976 en Barcelona, la tarde que nos conocimos, cayó una carta que yo le había escrito algunos años después, una noche en la que nuestros hijos, entonces pequeños, dormían y él aún no había regresado de su viaje de Milán, donde había ido por trabajo.
La carta empezaba así:
Viernes 22 de septiembre de 1995
Querido U.:
Estoy sentada en la mesa del estudio de nuestra casa. Mientras arreglaba mis libros he hallado una carta tuya escrita a principios de diciembre de 1976, cuando acababas de regresar de Barcelona. Recuerdo que ese texto nunca me lo enviaste, pero me lo leíste cuando yo ya vivía en Firenze contigo.
Ahora necesito contestarte.
He pensado muy a menudo en aquellos días que siguieron a nuestro enamoramiento. Entonces yo me quedé en Barcelona y tu te fuiste a tu tierra. Al cabo te poco tiempo comprendì que te quería de veras. Tu carta me hizo y ahora me ha hecho feliz, porque me ha ayudado a reconstruir tus sentimientos de aquel entonces, Si yo hubiera sabido que realmente me amabas y sobre todo que me echabas de menos hubiera volado hacia ti antes y sin tantos temores. Pero quizás es mejor como fue acaeciendo todo, pues creo que las dudas, la inseguridad y un poco de sufrimeineto fortalecen el amor.
A pesar de los muchos años que han pasado, estoy muy contenta de mi pequeña gran decisión que entonces tomé haciendo la maleta  y yendo hacia ti.
Soy feliz contigo en nuestra casa y en mi nueva tierra. Mientras te escribo se que tu estás viajando hacia mí.
Me has dicho que el tren va a llegar a las 23h, por lo tanto yo te esperaré leyendo en nuestra cama, sin embargo si me duermo quiero que sepas que te quiero mucho.
Fina
Cuando Nadica se fue, yo salí a comprar el pan y el periódico, al regresar encontré una carta de nuestra hija, que estudia los últimos cursos de su carrera universitaria en Madrid.
Subí corriendo las escaleras, me saqué el abrigo y me senté cómoda para leer la carta. Me decía que estaba muy contenta de vivir en otro país, que había conocido a otras personas, otras costumbres y sobre todo que era feliz.
Gracias a esas cartas comprendì lo positivo que había sido para todas nosotras haber ido a vivir lejos de nuestro pais. Con el eco de las palabras escritas en aquellas hojas dobladas y guardadas en un libro o en un sobre, pensé que la vida era bella pues estaba llena de historias entrecruzadas

Piccole storie intrecciate
Era la fine dell'estate in cui avevo compiuto 55 anni quando la mia vita ha acquistato un ritmo più lento e ho iniziato a percepire che alcune storie si stavano intrecciando. Dopo alcuni giorni di vacanze, che abbiamo trascorso noi quattro nel paese della costa catalana dove ero nata, i nostri due figli ventenni sono rimasti a studiare a Barcellona l'uno e a Madrid l'altra.
U. ed io siamo ritornati da soli nella nostra casa di Firenze. All'inizio ci sembrava molto strano vivere senza di loro, ma poco a poco abbiamo imparato a godere della nostra vita di coppia.
Una lettera dimenticata in un libro, una parola o un'immagine a volte mi trasportavano a altri luoghi e altri tempi. Ma cominciamo dall'inizio:
Un giorno d'autunno ha cominciato a lavorare a casa nostra per fare le pulizie, Nadica, una ragazza cingalese vispa e allegra. Dall'inizio ho visto che aveva molta voglia di pulire, quindi le ho chiesto di spolverare l'immensa libreria che abbiamo nel corridoio: grande impresa!
Mentre saliva sulla scala pieghevole, Nadica mi ha raccontato che le piacerebbe che i suoi due figli adolescenti potessero studiare in Europa, ma adesso dovevano vivere con i nonni in un piccolo villaggio all'interno del suo paese. Era molto orgogliosa di scrivergli una lettere in inglese ogni settimana. Questo la faceva sentire più vicina a loro e inoltre pensava che i suoi figli avrebbero imparato meglio la lingua internazionale, che oggi era indispensabile per trovare lavoro.
Per pulire gli scalfali pieni di libri, Nadica toglieva i libri, me li passava e con uno
straccio puliva il mobile. Io  li accarezzavo con un   plumero1 levando   il sottile strato
di polvere e li lasciavo come nuovi. Dopo per rimettere in ordine i volumi sono salita sulla scala.
Ogni libro che prendevo mi riportava un ricordo, soprattutto i romanzi degli scrittori spagnoli o sudamericani che si trovavano nella parte più alta della libreria.
Arrampicata in cima a quella scala mi è venuto in mente che, ogni volta che andavo nella Catalogna a trovare i miei genitori, compravo diversi libri e li riportavo in Italia con due grandi valigie, che a causa del peso non riuscivo a trascinare.
I primi anni che ho vissuto in Toscana, leggevo solo in castigliano o in catalano, ma lentamente ho scoperto gli scrittori italiani nella loro lingua originale.
Da un romanzo di Gabriel García Márquez, che U. aveva comprato, nel Novembre del 1976 a Barcellona, il pomeriggio in cui ci eravamo conosciuti, è spuntata una lettera che gli avevo scritto una notte nella quale i nostri figli, allora piccoli, dormivano e lui non era ancora ritornato dal suo viaggio a Milano, dove si era recato per lavoro.
La lettera cominciava così:
Venerdì 22 di settembre di 1995
Caro U.:
Sono seduta al tavolo dello studio di casa nostra. Mentre stavo mettendo a posto i miei libri ho trovato un testo che mi avevi scritto a metà dicembre del 1976, quando eri appena arrivato da Barcellona. Ricordo che non avevi spedito quella lettera, ma che me l'avevi letta dopo quando abitavo con te a Firenze.
Adesso ho bisogno di risponderti.
Ho pensato  molto spesso a quei giorni che seguirono il nostro incontro Tu sei partito per la tua terra e io sono rimasta a Barcellona, ma ho capito subito che ti amavo.
La tua lettera mi rese allora e mi ha  reso adesso molto felice, perché mi ha aiutato ricostruire i tuoi sentimenti. Se avesse saputo che mi amavi così tanto e che ti mancavo sarei partita verso di te senza tanti timori. Ma forse é stato meglio come è accaduto, perché un po' di dubbi, di sofferenza e di insicurezza fortificano l'amore.
Nonostante i tanti anni che sono trascorsi sono ancora contenta della mia piccola grande decisione che allora presi al fare la valigia e venire in Italia.
Sono felice con te nella nostra casa e nella mia nuova terra.
Mentre ti scrivo so che tu stai viaggiando verso di me. Mi hai detto che il treno arriverà alle 23, quindi ti aspetterò leggendo nel nostro letto, ma se mi addormentasse voglio che tu sappia che ti amo molto
Fina
Quando Nadica è andata via, sono uscita a comprare il pane e il giornale. Rientrando a casa ho trovato una lettera di nostra figlia, che studia gli ultimi anni di Università a Madrid.
Sono salita di corsa le scale, sono entrata velocemente a casa, mi sono tolta la giacca e mi sono seduta sul divano per leggere comoda la lettera.
Mi diceva che era contenta di vivere in quel nuovo paese, che aveva conosciuto molte persone e altre abitudini, ma che soprattutto era felice.
Ringraziai quelle lettere perché mi avevano fatto capire quanto era stato positivo per tutti noi vivere lontani dalla nostra terra.
Mentre sentivo ancora l'eco delle parole scritte in quei fogli di carta velina ho pensato che la vita era piena di storie che si intrecciavano e forse anche per questo bella.
Josefina Privat Defaus
Marzo 2012
1. Piumino per spolverrare

Nessun commento:

Posta un commento